DEDICA
Il ne
pouvoit y avoir si loin du lieu où j'étois au premier château en Espagne, qu'il
ne me fut aisé de m'y établir.
J. J. ROUSSEAU
L'inchiostrare
risme di carta straccia per fanciulline e femminette sarà forse oltre modo
meritorio, ma veh, pare proprio ch'io non ci sia nato e quindi non c'è pericolo
ch'io ne faccia mai l'oggetto dell'ambizione mia. Di ciò mi par bene ch'io vi
prevenga nel compiegarvi questo scartafaccio pieno di ghiribizzi, affinché ve
l'esaminiate a dovere prima di permetterne la lettura alla primogenita vostra.
Anzi, cara la mia desiderabilissima, se perdurate in quella disposizione
d'animo per la quale vi facevate scrupolo di leggere anche di soppiatto le
novelle del Voltaire, sarà forse meglio che non lo scartabelliate neppur voi.
Così mi risparmierete dei rimproveri che dalla vostra bocca mi giungerebbero
dolorosi; appunto quanto mi tornano graditi allorché li raglia il grugno di
qualche abatonzolo, che sa truffare cinquemila lire annue al bilancio dello
Stato, senza dare in compenso il dovuto lavoro; o di qualche commendatoruzzo
bassotto e tarchiato, che Giacomo Leopardi dipinse a capello nel seguente
terzetto d'una sua satira inedita intorno Napoli ed i Napoletani:
Ei le
vergini canta, e l'evangelo
Ama, e le
vecchie abbraccia, e la mercede
Di sua
molta virtude aspetta in cielo.
Che gente di
volgo (e volgo son costoro, quantunque non sel credano; e molti li tengano in
pregio; ed abbiano stampato libercoli e libri; e sian ricchi di censo; e l'un
d'essi figurasse, o meglio, sfigurasse in Parlamento), che gente di volgo mi
dia dell'immorale, sia pure, che m'importa? So perché cianciano, e che
montano le loro parole? Non mi turbano la coscienza, essendomi nota la
scoscienzatezza di chi parla; non mi affliggono, perché non li curo. Ma da voi
che mi volete un po' di bene, quantunque non come e quanto io forse
pretenderei; da voi che parlate così non per invida malevolenza, anzi solo
perché avuta la sventura di venire educata cristianamente, vi manca forza
d'animo da rivendicarvi a libertà di pensiero; da voi, buona amica, mi è duro
l'udir biasimare la via prescelta, che ormai non posso abbandonare, perché
appunto il blaterar di que' cani m'avverte ch'è il sentiero dell'onesto e del
vero, e che non è scevro di pericolo il batterlo. Voi ben sapete quale io mi
sia, e con quanto disinteresse ami la Scienza e l'Arte, e che non consentirò
mai a castrarle, a frodarle del minimo de' loro diritti. Ora il primo dritto
che spetta ad ogni opera di Scienza o d'Arte si è quello consacrato dallo
Statuto largitoci dal Magnanimo Re Carlo Alberto, di non venir giudicate che
da' giudici naturali e secondo legge; vale a dire nel caso nostro, di non esser
considerate che come Scienza od Arte. Nello scarabocchiar questa novella,
francamente, non ho pensato a nessuna altra cosa che alla novella; ho creato
due personaggi, ho detto loro di levarsi e camminare; poi quel che vidi io
scrissi, Sono ben lungi dall'approvare ogni loro azione, di consentire in ogni
loro opinione. Dato e non concesso che sian cattiva gente, che c'entro io? che
colpa ha il Burcardo nelle sozzure di Alessandro VI, papa? Se col narrare
alcune loro vicende farò sì che Merope e Quattr'Asterischi vivano un istante
nella mente del lettore, e che l'interesse per questi esseri ideali superi un
momento quello per la prosa della vita, e ne faccia dimenticare per un attimo
la sconsolata miseria, non potrò dire di aver raggiunto lo scopo dell'Arte, e
che mi resta a desiderar di più?
Qui fo punto e lasciando la parola al mio
protagonista Quattr'Asterischi, vi prego di non dimenticarmi e di avere un po'
d'arrendevolezza e d'indulgenza quando accadrà che vi chiegga qualcosa il
vostro
V.I.
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