Indice | Parole: Alfabetica - Frequenza - Rovesciate - Lunghezza - Statistiche | Aiuto | Biblioteca IntraText
Vittorio Imbriani
Merope IV

IntraText CT - Lettura del testo

  • I   IL MIO SCRITTOIO
Precedente - Successivo

Clicca qui per nascondere i link alle concordanze

I

 

IL MIO SCRITTOIO

 

... c'est la destinée des portraits. Il ne font battre qu'un seul cœur, et quand ce cœur bat plus, il faut les effacer.

A. DE VIGNY

 

Königin Marie, die vierte Meines Herzens, höre jetze: Manche die vor dir regierte Wurde schmählich abgesetzt.

 

H. HEINE

 

Non oso scommettere ma giurerei d'esserci più caos, molto più, sul mio tavolino che nell'amministrazione italiana: carte scritte, da scrivere e geografiche; armi bianche e da fuoco; oggetti di scrittoio; capi di vestiario; libri e libercoli; occhiali e cannocchiali; mille cosette stravaganti vi sono confusissimamente frammischiate: e quantunque volte mi accade di cercare o questo o quello, travolgo ogni cosa in guisa da far maggiore il disordine, se fosse possibile. Altrimenti, se tutto fosse ordinato, sistemato e classificato, non saprei lavorare, non mi verrebbe un pensiero. Quando, dopo un viaggetto, un'assenza, riprendo il mio solito posto, per due o tre giorni non mi riesce di combinar nulla, finché a furia di scartabellar libri, di scarabocchiar cartuscelle, di scaricar le tasche e soprattutto di rimuginare l'accumulato non abbia ristabilito l'amico scompiglio. Che piacevoli riscontri, quante care sorprese m'apparecchia quel garbuglio! Un sedicente barone ed effettivo camorrista si trova per la prima volta fra le palle senza sgattaiolarsela: vero è che vi si trova solo in effigie. Posando una scatola di compassi rompo per isbaglio una bottigliuzza d'acqua di Colonia sotto alla quale trovo de' quattrini dimenticati, e lo strano si è che avevano a destra un direttore delle bonifiche, a sinistra un segretario di dittatura e né l'uno né l'altro me li ha rubati: ma bisogna pur dire che i loro ritratti sono in medaglione, cioè moncherini, altrimenti, chi sa! centimani al sacchetto, forse me l'avrebbero fatta anche dipinti. Prendo il glossario sanscrito per riscontrare se è vero che l'etimologia di Aleardi sia ali, scorpione ed ardana, seccatore, e scopro una rosa ora secca, ma che fu fresca, ora disprezzata ma che fu richiesta con lagrime negli occhi...

Per esempio, ier l'altro facendo uno spoglio delle carte più inutili, inciampai la versione della Messiade scombiccherata da un cotal Sebastiano Barozzi. Ero di malumore, e poi il troppo è troppo; che un messere stampi scempiaggini di propria fattura, transeat; ma che s'impicci a tradurre dal tedesco quelle che i tedeschi medesimi non leggono più, è una impertinenza. Che un Quedlimburghese dello scorso secolo parafrasasse nei più disarmonici esametri che immaginar si possano le prosaiche menzogne dell'eufemisticamente così detto Evangelio: si condona all'epoca, alla patria, al pessimo gusto, alla disonesta professione (era prete), ma che un nostro compaesano e contemporaneo sia tanto da meno o menno da leggere e volgarizzare queste minchionerie bibliche, affededdio che meriterebbe una buona sculacciata, perché i lattanti d'ingegno non vogliono esser puniti altrimenti che i lattanti di età. Dunque stava per buttar quello scartafaccio nella cesta dei fogli inutili che poi soglio vendere al pizzicagnolo, quando nello scuoterlo ne caddero cinque fotografiuzze.

Erano cinque ritrattini, di donna; la medesima in tutti, evidentemente; eppure tutt'altra in ciascuno. Avresti detto che s'era compiaciuta a farsi riprodurre in atteggiamenti diversi, con espressione e carattere differente, conscia di non poter non parere sempre e comunque bella. Povera amica! io la soprannominai Merope, perché un giorno presentandomi la figlioletta, recitò con un mesto sorriso quel verso d'Alfieri:

 

Di sventurate nozze ultimo pegno.

 

E se la Merope alfieriana già provetta con una parola benigna poteva indurre un usurpatore a risparmiare il sangue dell'erede legittimo, qual meraviglia se l'immagine della mia Merope m'inducesse a perdonare al Barozzi? Mi posi innanzi e considerai lungamente quei cinque ricordi, e mi piombò sull'animo un cumulo di reminiscenze, amare e dolci; e mi allegrai d'antiche letizie e mi rammaricai d'antichi pianti. Ah! quando si è amato una davvero, ma proprio davvero, non si può mai guarir per modo che al vedersela d'improvviso davanti non si provi turbamento alcuno: così una buona ferita, come questa che ho addosso, ancorché perfettamente risanata, sempre fastidio quando vuol piovere, duole acutamente se la tocchi troppo e da rozzo.

Guardala qui! Svelta svelta, ma bassina; in abito di seta nera con lo strascico e poi de' coturnetti guarniti di lacrime di vetro sull'attaccatura delle maniche. Ha due nastri di velluto ne' capegli e qualche ciocchetta rubella scherza sulle tempia e sulla fronte. Di profilo, con le braccia intrecciate ed appoggiate alla spalliera d'un seggiolone, spinge distrattamente l'occhio innanzi e si vede che guarda senza vedere. La persona riempie così adeguatamente il busto che ti par quasi di scorgere que' fremiti involontari de' muscoli, tanto frequenti nelle nervose. La lunga veste increspandosi per terra fa un'ombra fortissima, la maggiore nel ritrattuzzo, sicché la figurina spicca per chiaro ed allo spettatore che non si rende conto del dove siano i piedi sembra accampata in aria, qualcosa d'etereo. Questo ritratto è una poesia.

Nel secondo ch'è un medaglione. non abbiamo che testa e busto, ma più in grande assai; e si veggono meglio i particolari dell'acconciatura che è la stessa. I capelli un po' scompigliati (era un suo vezzo) ed ha di quegli orecchini che chiamano pompeiani: tre cilindretti d'oro, diversi di lunghezza, saldati fra loro e disposti orizzontalmente come pure un regoletto quadrangolare tempestato di turchesi e dal quale pendono tre altri cilindretti uguali. Il colletto inamidato fa spiccare per tono il collo che invita a' baci e le punte ricamate a foglie della cravattina sembrano indicare le bellezze nascose, come una pietra, un palo indica a' viaggiatori nel deserto dov'è nascosto un pozzo che può dissetarli. S'indovina che è seduta, la persona e soprattutto la testa un po' sporta ed inclinata, l'occhio intento, una rughetta all'angolo della bocca: come se ascolti e si compiaccia di udire e sia benigna, ma un non so che, forse un dubbio, un sospetto, le tolga di consentire.

Chi è mai codesta contadinotta vestita come la Lucia de' Promessi sposi? È dessa; con tutti quegli spilloni d'argento in capo, con quella faccia patita, sembra una delle sante immortalate da' pittori, rozze nelle vesti, gentilissime di volto, circondate da raggi. La mano s'appoggia su d'una panierina di frutta: il guarnellino succinto mostra le gambe ignude; al piede non ha che gli zoccoli. Ah quelle gambette, quei ditini, quella molle curva che gli anatomici con voluttuosa metafora chiaman collo del piede, farebbero sospirare chiunque, anche la Statua del Commendatore, figuratevi me! La fotografia non val nulla, fu eseguita in una povera cittaducola da un fotografo ambulante; ma quando mi venne donata, ne sognai l'intera notte. E quando il sogno rappresentandomi troppo vivacemente la vicinanza della diletta, faceva sì ch'io mi riscuotessi col cuore in tumulto, allora (mi vergogno a dirlo) tratto di sotto al capezzale questo ritrattino dal quale, proprio come i bimbi fanno per qualche nuovo balocco, non m'era voluto separar manco dormendo, vi stampavo un subisso di baci nascondendomi sotto le lenzuola, quasi che qualcuno m'avesse potuto vedere nella solitudine e nell'oscurità della mia cameretta. Ed era geloso del fotografo: «Per meno di questo mi mandarono al manicomio.!» soleva dirmi un amico.

Povera Merope mia! Eccola qua di prospetto con le braccia al solito incrociate e s'appoggia sul davanzale d'una balaustra di legno. I capelli ondati si rammucchiano da' due lati, ma senza grufi, senza imbottiture o trecce false; si vede che non è stata lungo tempo allo specchio, che l'è bastato ravviarsi un pochino in fretta in fretta la capigliatura. Agli orecchi sfolgorano due buccolette di diamanti dalle quali pendono due grosse lacrime nere: quella del sinistro per lieve inclinazione del capo poggia graziosamente sulla spalla. L'abito poi è semplicissimo: un ampio camice più che veste di lana nera, ristretto negligentemente da una cintura di cuoio con fibbia d'acciaio. Si vede che ha da fare, che non può sciupar le ore a lisciarsi ed azzimarsi; che adesso per una combinazione strana ha un momento d'ozio e si riposa e fantastica; ma che il lavoro, le cure che riprenderà subito, subitissimo le son care e gradite più che i pensieri importuni i quali l'assalgono nella quiete. È affabilmente seria, dignitosamente paga, come chi conscia di ben fare, ma consapevole che

gliene verrà male, persevera e chiude gli occhi all'avvenire.

Ed in quest'ultima immagine diresti sopraggiunto quell'avvenire, e ch'essa arditamente lo sfida. Eccola non più solo elegante, come non può non esser sempre, ma sfarzosa; il capo alto, l'orecchio scoperto, lo sguardo freddo, il naso impercettibilmente raggrinzato, ed il labbro ed anche il mento lieve increspati da un sogghigno. Gelida, ritta, immobile che pare un ghiaccio, distratta da pensieri amari forse, ma che pur non vorrebbe discacciare perché trova una amara compiacenza nel dolore stesso, che la fa sanguinare; essa non mostra più vestigio dell'antica benevolenza.

Queste cinque fotografiuzze rappresentano altrettanti episodi di una storia che racconterò, quantunque possa costarmi. Si direbbe che come alcune celeberrime attrici si fanno fotografare nelle mosse più spiccate de' cinque atti di una tragedia in cui maggiormente vennero applaudite, così la mia signora nelle cinque principali scene del nostro breve dramma, che seguendo l'uso degli autori di produzioni spettacolose e nuovissime battezzeremo così:

QUADRO PRIMO. Il supplizio di Tantalo ovvero il primo bacio.

QUADRO SECONDO. Il tentativo notturno.

QUADRO TERZO. Lo squillo delle trombe ossia la Dama travestita.

QUADRO QUARTO. Il ferito delle patrie battaglie.

QUADRO QUINTO. L'addio senza lacrime.

 

 

 




Precedente - Successivo

Indice | Parole: Alfabetica - Frequenza - Rovesciate - Lunghezza - Statistiche | Aiuto | Biblioteca IntraText

Best viewed with any browser at 800x600 or 768x1024 on Tablet PC
IntraText® (V89) - Some rights reserved by EuloTech SRL - 1996-2007. Content in this page is licensed under a Creative Commons License