IX
BLANDIR
DI FEMMINA
E ruinò veloce
E il bel corpo con l'acque si confuse,
Gli occhi alzarsi e le braccia, uscì la
voce,
Ma il flutto e il mondo sopra lei si
chiuse...
Raggio di sol non venne in su l'estremo
Pallor de la sua taccia.
ALESSANDRO POERIO
Fures signata sollicitant... aperta effractarius
praeterit.
SENECA, Ep. 68
La vecchia
Parigi dalle case sperticate, dalle straducole a biscia, luridissime,
strettoline, sparisce alla giornata. Anni fa capitando nell'Isola, che a' tempi
della nostra dominazione nelle Gallie conteneva tutta Lutezia, trovo sbarrate
le rughe ed un formicolio di braccianti travagliarsi a mandar giù le case
fasciate d'impalcature, come tanti necrofagi che sparecchiassero qualche
carogna. Una stradata di balordi guardava a bocca spalancata muggendo di gioia
al rovinar delle muraglie: svago economico ed innocente. Anch'io mi fermo a
guardare un pochetto, poi mi viene da sbadigliare e girando distrattamente lo
sguardo adocchio uno sciame di gente che entra ed esce da un edifizio basso e
tetro in riva alla Senna; tengo pecorinamente dietro, e m'imbaratro in uno
stanzone terreno, umido, diviso in due da una vetrata protetta da una ferrata.
Dietro queste, su de' strati di tavole, giacevano esposti alcuni cadaveri,
presso che affatto ignudi, lividi, rabbuffati. Qua vengono trasportati gli
avanzi d'ignoti o ripescati nella Senna o trovati dovechessia in Parigi,
affinché possano essere riconosciuti; ed il luogo s'addimanda in francese morgue:
non sovvenendomi un vocabolo di Crusca per indicarlo in italiano, lo
battezzeremo «Cadaverario». Rado accade che i dieci strati sieno vuoti tutti: i
buoni costumi e la carità francese approvvigionano questa mala casa. Qui vedrai
le vittime di misfatti che la polizia e la giustizia nella patria de' Fouché,
de' parlamenti tolosani e de' tribunali rivoluzionari non porranno in chiaro e
non puniranno mai; qui vedrai gl'infelici soggiaciuti agli stenti lontano da
ogni mano amica, da ogni soccorso umano, o che pudicamente si sono nascosti per
morire, come una fanciulla che calasse il volto nel varcare la soglia del
talamo; qui vedrai, spettacolo forse più miserando e più lugubre, affollarsi
spettatori d'ogni età, d'ogni sesso, d'ogni ceto a sbranare la malnata ed
oziosa curiosità. Quando io v'entrai mi diedero nell'occhio due giovanotte,
bellocce, in fronzoli, al braccio di due bufoli occhialuti con de' solini come
le vele di una caravella, che guardavano e barzellettavano tra loro in tedesco
allegramente: per fermo due paia di sposi che prosciolvevano il viaggio
nuziale. Quella strana razza di femmine che sono le tedesche, dove le altre
chiuderebbero almeno pro forma gli occhi, li spalancano. Sovvienmi che
nel giardino zoologico di Berlino dove trovavi sempre più gonnelle, e non mica
gonnelle in cenci, era intorno alla bertucceria; quanto più sudice le
bestiaccie ne facevano, tanto più alte echeggiavano le risa delle gentili
rimiratrici. Ma torniamo al cadaverario parigino.
Stavolta
c'era fra gli altri il corpo d'una giovinetta, gettato lì come gli altri
ignudo, bersaglio alle occhiate indiscrete, e pur troppo! agli osceni motteggi
dell'inclito pubblico e della colta guarnigione. Due studentacci mi stavano
d'accanto: l'uno, mediconzolo imberbe, diceva: «Oh il professore non vedrà
l'ora di por le mani addosso a questo pezzo: di tali ne abbiamo sventuratamente
di rado, ma di rado assai! La sembra fatta apposta per l'anfiteatro». Insomma
invidiava un pochino il notomizzatore, ma si racconsolava con la speranza di
assistere alla sezione. L'altro studentaccio, economista con mezzo palmo di
barba, opinava che si sarebbe potuto cavare miglior partito, una maggior somma
di soddisfazioni e di utilità da un cotale strumento produttivo. Ed il primo:
«Utilitario! Tu non comprendi il sacro fuoco dell'amor della scienza!». «Eh
già» ripigliava l'economista «voi altri siete e rimanete lavoratori
improduttivi e meri agenti di consumo.!».
Giaceva lì!
Simpatica giovanetta da' capelli biondi, crespi, lunghissimi; chiusa gli occhi
quasi dormisse nel suo letticciuolo, o si fosse sdraiata per pochi istanti
sopraffatta da stanchezza nelle ore calde su qualche sedile agreste: non una
macchia, non un livido deturpava per anco le pallide membra. M'informai, e
seppi che «l'avevano ripescata nel fiume poco prima, presso al Ponte-Nuovo,
poco discosto dalla statua equestre di Arrigo Quarto. Dal parapetto del ponte
s'era precipitata: Tal di Tale era subito entrato nell'acqua per salvarla, ma
non era giunto a tempo, correndo serio pericolo anch'egli: ma si sperava per
lui la medaglia; il signor Prefetto di Polizia s'era incaricato di domandarla
come un favore personale, ed il signor Prefetto di Polizia poter tutto. Inoltre
un influente Accademico aveva giurato che lo proporrebbe pel premio di virtù;
se non aveva ripescata una viva avrebbe così almeno pescato nella Senna un
qualche mila franchi per sé. Le vesti dell'annegata erano decenti; carte, non
aveva addosso; sulla pezzuola era ricamato il nome: Maria». Ringraziai
con una mancia: ne sapevo quanto prima. Ce ne ha poche delle Marie!
Era morta
deliberatamente. Anche adesso, a vederla, l'avresti detta timidissima di
carattere: aveva dovuto essere una di quelle che hanno paura dell'ombra
propria, che si rimescolano ad ogni rumore improvviso, che sdilinquono al
vedere un sorcio! Eppure non era venuta meno in quel funesto pensiero: faceva
ben d'uopo che avesse sofferto assai. Aveva dovuto essere di quelle che vivono
casalinghe e modeste; che per via rasentano il muro a capo chino col velo sugli
occhi, frettolose, senza fermarsi a chiacchierare con chicchessia, gettando
appena un mezzo sguardo in qualche bacheca; di quelle che vogliono rimanersene
ignorate ed inavvertite, che morrebbero di vergogna se sospettassero il
bucherello succhiellato dal birricchino, il quale abita a fianco, nell'uscio
condannato, per ispiarle: ed ora giaceva qui in questo stato, in ispettacolo a
tante paia d'occhi. Povera Maria!
Non avevi tu madre? o non era l'amor suo da tanto da portar
refrigerio alle tue cure? o il solo pensiero delle lacrime che verserebbe dagli
occhi stanchi non valeva a distôrti? Od eri sola, derelitta, senza sostegno?
Spesso ho visto ne' giardini una branca d'edera, non trovando appoggio,
ripiegarsi ed immergersi nella vasca. Discredevi tu le maledizioni che i
ministri del dio al quale torna penitente il tuo popolo (simile alle sgualdrine
incanutite che divengono sante parodiando Maddalena) comminano a' suicidi?
Forse ignoravi che il sacerdote non potrebbe solennemente accompagnarti al
camposanto o consentire che tu vi venga deposta, senza rendersi spergiuro al
cosiddetto sacro ufficio, senza tradire i suoi pretesi doveri? Perché ricorrere
a questo ultimo rimedio? Tanto dunque avevi sofferto? Fuggivi la miseria e la
fatica? eri stanca degli agi o degli ozi? O forse, chi sa? t'inseguiva un
rimorso imperscrutabile ed inesorando?
Quella
pallida bocca sola avrebbe potuto rivelare il secreto: ma quella bocca era
chiusa in sempiterno; neppure la mano de' numi può frangere i sette suggelli
della morte, dato e non concesso che ci sian de' numi e che abbian mani, come
vorrebbero le religioni antropomorfistiche.
E ti
lusingava la speranza di rimanertene sepolta sotto le bionde acque della tua
Senna, come forse fanciulla t'eri sdraiata fra le spighe mormoranti, quando si
falcia la messe; ma no! gli avanzi delle tue membra saranno buttati in qualche
fetida ed oscura fossa, frammisti a sozzi rimasugli d'infinite carogne.
Consòlati: sarai obliata; consòlati: il nome di tuo padre non andrà per le
bocche del volgo; grazie al caso nessuno de' pochissimi che ti conobbero è
capitato qui per istrombazzarlo. Rassicùrati: quell'altra vita postuma nella
quale o dovresti secondo i teologi scontare il fio di non aver voluto esser
complice col tacito consenso della tua infelicità in questa, oppure dovresti
secondo i metempsicosisti o metemsomatosisti trascinare nuovamente la medesima
carretta, è una fola; se' morta tutta e per sempre. Amen.
Mi tolsi
turbato da quell'antro, e lieto di respirare un po' d'aria meno impura, andando
a casaccio m'impigliai in un gomitolo di vicoletti e chiassuoli, simili in
tutto ad un vero mondezzaio; ché non tutta Parigi ha mutato scoglio; né si
creda che le nuove strade larghissime e rettilinee abbiano diminuita
l'insalubrità nella proporzione stessa in cui hanno aumentata la
mitragliabilità. I fabbricati non hanno cortili, ma solo de' pozzi di luce, i quali
non danno né lume, ned aria, bensì ricchissime esalazioni mefitiche.
Era tardi e
cominciò ad annottare; ed i lumai a gironzare accendendo i fanali. Per
distrarmi e rimettermi sul buon cammino, tenni dietro ad un d'essi
compiacendomi di veder la luce scaturir di repente da' becchi. È uno spettacolo
che ho amato bimbo, e che amo uomo. Quale effetto dovette produrre la luce
(supponendo che la non ci sia ab eterno) al suo primo apparire
nell'atmosfera, se tanto ci rallegra il risalutarla dopo pochi minuti
d'assenza! - Quando il chiaror del giorno comincia a mancare sotto le ampie
volte del Parlamento italiano, que' rappresentanti sembrano una congrega di
spiriti neri, e diresti che le loro parole echeggiano sotto una volta funebre:
ma quando tutt'a un tratto cento e cento fiammelle di gasse sorgono a
rischiarare i volti, le voci diventano come per virtù magica più potenti; la
parola scorre più limpida; e l'augusto consesso ridiventa un senato di numi,
radunato in pleno, che non vi mancano né i Satiri, né i Vulcani, né i
Momi, né Peta, dea de' petenti, né il dio Sterquilinio… - Ma questo non c'entra
col mio racconto: non est hic locus; torniamo al lumaio che mi
trottinava dinanzi con la sua scala a piuoli sugli omeri, ed a me che gli
tenevo bravamente dietro, correndo pericolo ch'ei mi cavasse un occhio con
quella. Così giunsi sul Ponte-Nuovo a notte fitta e con pensieri foschi.
Ed ecco una
giovane pallida e bella, per quanto potetti giudicarne, passarmi concitatamente
d'appresso: la seguo con gli occhi e la veggo salire sull'oscuro terrapieno
dove torreggia la statua equestre di Arrigo Quarto e sparire nell'ombra.
Mi sovvenne
della infelice Maria. Oh certo, anche costei medita un suicidio: io debbo, io
voglio, io saprò salvarla. Mi darò in ispettacolo, andrò dimani sul giornale,
accadrà un baccano! mentre invece se la lasciassi annegare in santa pace, non
si disturberebbe un sacco di gente... Ma non tutti, ed io specialmente, la
pensano come quel Giovanni La Fontaine, che in un caso simile sclamava:
...ce n'est rien!
C'est une femme qui se noye!
Ed ho una gran paura de' rimorsi, dacché ho udito che non
ti fanno dormire l'intiera nottata, appunto come il colascione degl'innamorati,
quando vanno a strimpellare sotto la finestra dell'amorosa. Io sono un gran
dormiglione.
Me le
incammino, o meglio, le corro dietro. Figuratevi! in pochi istanti soffersi
l'indicibile. E se la trovassi già precipitata? e se giungessi per sentirne il
tonfo, e fossi colto lì, ed incolpato d'averla sommersa io? O se mi fosse dato
di raggiungerla a tempo, di trattenerla fra le mie braccia, di dissuaderla e
racconsolarla? Di cosa nasce cosa, ed il tempo la governa. Chi sa? io amava già
quasi quella donna; già mi pareva di averle ridata la vita; già di poterla
considerare come cosa mia. Che be' giorni di felicità mi sarei studiato di
procacciarle, perché dimenticasse il funesto proposito d'un momento
d'aberrazione! che dolce errare con lei pe' campi fioriti e verdeggianti! che
dolce ritrovarci a sera in una stanzetta, io tutto desiderio, ella tutt'a
arrendevolezza! Avevo le lacrime agli occhi, e vero affanno in core. Ed ecco la
scorgo nell'angolo più oscuro del terrapieno, appoggiata al parapetto, sporta
in giù guardando ed ascoltando quelle acque. Il mio sospetto è omai certezza,
precipito per trattenerla, sto per ghermirla... Oh disinganno! la signorina mi
si rivolge sorridente e chiede se intenda accompagnarla a casa, io, poco
lontano... Se mi fosse stata gettata una gran tinozza d'acqua gelata sulla
testa non sarei rimasto più immobile, più freddo. Non so che risposi, e mi
tolsi di lì, e tornai mogio mogio a casa, jurant, mais un peu tard, qu'on ne
m'y prendrait plus, giurando che un'altra volta lascerei precipitar nel
fiume tutte tutte le parigine, senza smuovermi.
«A Lei,
Dalmata!» diss'io quando il mio coinquilino ebbe conchiuso. Ed il vecchiaccio,
ordinati di nuovo altri ponci, agitando col cucchiaino la preziosa miscela che
già gli aveva imporporato il grosso naso, cominciò a dire a voce bassa, cupa,
velata.
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