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Paolo Valera
I Cannoni di bava Beccaris

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  • PARTE PRIMA
    • I MORTI E I FERITI DEL 9 MAGGIO
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I MORTI E I FERITI DEL 9 MAGGIO

 

 

 

Li riassumo in una ventina di morti e una quarantina di feriti. Non posso darne il numero esatto perché tutte le volte che ripasso sul terreno della mia inchiesta trovo dei cadaveri e dei feriti che avevo lasciato per la strada. Il dottor Sigismondo Arkel, il quale era in giro con la truppa a soccorrere i feriti, contò, dal convento all’Acquabella, sette morti e diciotto feriti. Egli mi diceva che i morti erano quasi tutti colpiti nella regione del petto. Nessuno all’addome.

- Questo vuol dire, o signore, che si tirava sui passanti a poca distanza.

Tra i disgraziati che caddero fulminati dai proiettili militari non uno fece nascere il sospetto di essere stato un rivoltoso. Erano operai, come il falegname Antonelli di via Nino Bixio, o dei buoni borghesi, come il salsamentario Giuseppe Colombo di via Sottocorno 17, il quale perdette la vita stando alla finestra a chiacchierare con la figlia che perdette un occhio.

Non uno dei soldati che presero parte a questa sedicente battaglia coi rivoltosi è ritornato in caserma ferito o contuso.


 




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