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Nicola Francesco Haym Giulio Cesare IntraText CT - Lettura del testo |
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Scena terza I detti, Achilla (con stuolo di Egizii) (Achilla entra con stuolo di Egizii che portano aurei bacili)
ACHILLA La reggia Tolomeo t'offre in albergo, eccelso eroe, per tuo riposo, e in dono quanto può donare un tributario trono.
CESARE Ciò che di Tolomeo offre l'alma regal Cesare aggrada.
ACHILLA Acciò l'Italia ad adorarti impari, in pegno d'amistade e di sua fede questa del gran Pompeo superba testa di base al regal trono offre al tuo piede. (Uno degli Egizii svela un bacile, sopra il quale sta il capo tronco di Pompeo)
CESARE Giulio, che miri?
SESTO Oh dio, che veggio?
CORNELIA Ahi lassa! Consorte! Mio tesoro!
CURIO Grand'ardir!
CORNELIA Tolomeo, Barbaro traditor! Io manco, io moro... (si sviene)
CESARE Curio, su, porgi aita a Cornelia, che langue! (piange)
CURIO Che scorgo? Oh stelle! il mio bel sole esangue!
ACHILLA (da sé) (Questa Cornelia? Oh, che beltà! che volto!)
SESTO Padre, Pompeo! mia genitrice! Oh dio!
CESARE Per dar urna sublime al suo cenere illustre, serbato sia il nobil teschio.
ACHILLA Oh dei!
CESARE (Ad Achilla ) E tu involati, parti! Al tuo signore di che l'opre de' regi, sian di ben o di mal, son sempre esempio.
SESTO Che non è re, chi è re fellon, che è un empio.
ACHILLA Cesare, frena l'ire...
CESARE Vanne! Verrò alla reggia, pria ch'oggi il sole a tramontar si veggia. Empio, dirò, tu sei, togliti a gli occhi miei, sei tutto crudeltà. Non è da re quel cuor, che donasi al rigor, che in sen non ha pietà. (parte con seguito; parte Achilla con stuolo di Egizii)
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