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Nicola Francesco Haym
Giulio Cesare

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  • Atto Secondo
    • Scena seconda
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Scena seconda

Nireno, poi Cesare; Cleopatra (nelle vesti

di Virtù)

 

NIRENO

Da Cleopatra apprenda

chi è seguace d'amor l'astuzie e frodi.

 

CESARE

(entra)

Dov'è, Niren, dov'è l'anima mia?

 

NIRENO

In questo loco in breve

verrà Lidia, signor.

(Qui s'ode vaga sinfonia di vari strumenti)

 

CESARE

Taci!

 

NIRENO

Che fia?

 

CESARE

Cieli, e qual delle sfere

scende armonico suon, che mi rapisce?

 

NIRENO

Avrà di selce il cor chi non languisce.

(S'ode nuovamente una sinfonia; s'apre il

Parnasso, e vedesi in trono la Virtù, assistita

dalle nove Muse)

 

CESARE

Giulio, che miri? e quando

con abisso di luce

scesero i Numi in terra?

 

CLEOPATRA

(nelle vesti di Virtù)

V'adoro, pupille,

saette d'amore,

le vostre faville

son grate nel sen.

Pietose vi brama

il mesto mio core,

ch'ogn'ora vi chiama

l'amato suo ben.

 

CESARE

Non ha in cielo il Tonante

melodia che pareggi un sì bel canto.

Vola, mio cor, al dolce incanto...

(Mentre Cesare corre a Cleopatra, si chiude il

Parnasso, e torna la scena come prima)

... e come?

Ah! che del mio gioir invido è il Nume!

 

NIRENO

Signor, udisti, e che ti par di Lidia?

 

CESARE

Virtù cantata da Lidia possiede?

Ah! Che se già piangente

mi saettò tra le armi, io ben m'aveggio

che bellezza sì vaga

cantando lega, e lagrimando impiaga.

 

NIRENO

Signor, se amor t'accese,

non affligger, no, no; Lidia è cortese.

Anzi, se non t'è grave, ella t'attende

nelle sue stanze oror.

 

CESARE

Lidia mi brama?

 

NIRENO

Ed ella a Cleopatra

anche ti scorterà.

 

CESARE

Guidami tosto in seno al mio tesoro,

acciò che dolce rendo il mio martoro.

Se in fiorito ameno prato

l'augellin tra fiori e fronde

si nasconde,

fa più grato il suo cantar.

Se così Lidia vezzosa

spiega ancor notti canore,

più graziosa

fa ogni core innamorar.

 

 

Cambiamento

Giardino del serraglio, dove corrisponde

quello delle fiere

 




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