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Nicola Francesco Haym Giulio Cesare IntraText CT - Lettura del testo |
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Scena decima I detti, Achilla (mentre Sesto vuol prendere la spada di Tolomeo, vien sorpreso da Achilla, che entra in furia e la prende)
ACHILLA Sire, prendi!
TOLOMEO Che fia?
SESTO (da se' ): Stelle crudeli!
ACHILLA Arma la man che non è tempo, o Sire, di star fra vezzi in amorosa parte; queste Veneri lascia, e vola a Marte!
TOLOMEO Qual nemica la fortuna...
ACHILLA Mentre io cerco di Cesare la strage, s'avventa egli fra i nostri, ma il numero di molti alla virtù d'un solo al fin prevale; fugge con Curio, e da balcon sublime si scaglia d'improvviso in mezzo al porto, ed io miro in un punto Curio sommerso, e Cesare già morto.
CORNELIA (da se'): Cesare morto?
SESTO (da se'): Oh Numi!
ACHILLA Or Cleopatra vola al campo romano, e delle trombe ai bellicosi carmi, di Cesare in vedetta, corre co' suoi contro il tuo campo all'armi.
TOLOMEO D'una femmina imbelle non pavento i furori.
ACHILLA A te sol resta che in premio di tant'opra in isposa costei tu mi conceda.
TOLOMEO Temerario! Beltà che non ha pari d'un tradimento in guiderdon pretendi?
ACHILLA Sire...
TOLOMEO Ammutisci e parti! Son re, e saprò premiarti.
ACHILLA Il mio servir questa mercé riceve?
TOLOMEO Olà!
ACHILLA (da se'): A chi fede non ha, fe' non si deve. (parte)
TOLOMEO Ciascuna si ritiri; dopo breve soggiorno vittorioso fra voi farò ritorno. (parte con le favorite)
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