VI.
Dopo due
settimane: al club.
Giordano
Mari ha rimandato ad altra epoca le sue conferenze di Bologna, Roma e
Napoli; trovandosi a Milano, vuole invece approfittare
dell’occasione, per fare tutte le ricerche necessarie e
compiere sul posto l’importante monografia Ambrogio vescovo
nella civiltà de’ suoi tempi, che gli deve aprir la
strada alla cattedra di storia in una delle principali Università
del Regno. Intanto approfitta delle sere, e un po’ anche del
giorno (le biblioteche e gli archivi si chiudono presto) per far
conoscenze e frequentare il bel mondo di Milano, in compagnia del
presidente del Circolo Artistico-letterario, il nobile Barbarani,
sempre felicissimo, «proprio content», quando può
fare il cicerone delle belle signore coi personaggi un po’
celebri che passano da Milano.
— Sarà
un debole — diceva il presidente Barbarani scusandosi di questa
sua mania cogli amici che lo pigliavano a giuoco — ma a me la
gente di talento... non mi dispiace! Si parla di tutto volentieri, e
si vengono a sapere tante cose anche curiosissime, che saranno vere
sì, saranno vere no, questo non implica, ma interessano
moltissim.
Mediolanum,
eccone una bella, per esempio, si compone di due parole Med
e Lan
che nell’idioma celtico significano Fertile
terreno!
Ma
questa volta, a proposito di Giordano Mari, altro che pigliarlo a
giuoco! Per poco, non lo pigliavano a... bastonate! Nino Sebastiani
era furente contro di lui, perchè pareva che il grande uomo di
Padova facesse la corte alla signorina Dionisy; e Guido Bardi gli
teneva il broncio perchè anche donna Fanny si montava la testa
e civettava a segno da compromettersi. E oltre questi due, che lo
lasciavano indifferentissimo, perchè già noti in
Galilea pei loro furori da Otello, anche Carlo Borghetti non si
prendeva il gusto di diventare ogni giorno più villanissim?..
certamente per quelle gelosie, invidie e battibecchi tra scienziati,
che, dacchè mondo è mondo, purtroppo si sono sempre
ripetuti, cominciando dal Caro col Castelvetro?..
La
mattina di quel giorno, proprio per far dispetto, e dare anche una
prova di indipendenza e di prepotenza ai tre moschettieri di casa
Dionisy, Nino, Guido e Carlo Borghetti, il nobile Barbarani fa
staccare una lettera d’invito, al club, per Giordano Mari: e fa
male.
Questa
volta, anche tutti gli altri soci, molto esclusivisti e però
molto diffidenti e difficili nell’ammettere persone estranee,
gli fanno osservazioni e lamentele.
— Quella
è gente del tuo Circolo Artistico-letterario! Bisogna andar
adagio! tirar dentro il primo che capita! Va bene, è un
letterato, uno scrittore, uno scienziato, anche un genio! Quella è
roba del tuo Circolo Artistico-letterario! Ma qui, al club, che cosa
ci verrebbe a fare? Intanto — come individuo — da dove è
saltato fuori?
— Dalla
più eletta società di Padova!
— Ma
chi è, in fine? Chi è?
— È
stato per tre anni l’amante ufficialissimo della contessa
Pianelli, alla quale ha fatto la corte anche Don Carlos, sicchè
mi pare — e il piccolo Barbarani tutto impettito si mette le
mani sui fianchi, — mi pare, è sempre stato in buona
compagnia!
Ma
Guido Bardi e Nino Sebastiani soffiano nel fuoco, preparano una
cabala contro Giordano Mari — tutti gli avrebbero voltate le
spalle appena si fosse presentato — e il nobile Barbarani, a
sua volta, per parare il colpo continua a fare tutto il giorno una
gran propaganda per il conferenziere!
Al
club:
Il
presidente Barbarani è in piedi in mezzo a sette od otto
sportsmen, sdraiati intorno alla finestra del grande terrazzo.
Nino Sebastiani, sul canapè, nell’ombra della sala,
legge il Corriere della Sera: Guido Bardi, seduto al tavolo,
col capo fra le mani, legge l’ultimo fascicolo della Revue
des Deux Mondes.
Il
nobile Barbarani. Vi assicuro — parola d’onore —
per quanto pieno di talento, non esclude che sia anche di
un’educazione perfettissima! È qui il nostro Guido?
precisament! Non è un letterato e un poeta di
primissimo ordine, e medesimamente il più compito gentiluomo?
E il bravo Sebastiani? Tutti applaudono le sue commedie che sembrano
scritte addirittura da un francese, e con questo?.. Gentilezza e
cortesia sono il suo emblema!
Il
Bardi e il Sebastiani (tutti e due insieme scattano come molle: ma
dopo un’occhiataccia torva, e un’alzata di spalle,
tornano a leggere.)
Il
nobile Barbarani (un saltetto di compiacenza, quindi ripiglia
tendendo l’amo nel circolo dei «fashionables»)
Di cavalli, per esempio? Anche di cavalli, Giordano Mari se ne
intende moltissim! Dei vari sport? (movimento di
curiosità). È una vera competenza! Un’erudizione
speciale!.. Certi suoi confronti coi Greci e coi Romani, e con le
nostre corse del giorno d’oggi, sono interessantissimi e
curiosissimi! Le bighe, per esempio, erano nè più
nè meno dei nostri tilbury: e anche nel Longchamp
dei Greci, nell’ippodromo, tiravano a sorte ciascuno il suo
posto e partivano insieme a un segnale convenuto. Invece l’ippodromo
dei Romani era poi il circo, cioè la nostra pista;
precisamente! E anche i Romani — tal’e quale —
avevano per l’appunto i loro bravi... — aspetta un moment
(pausa, poi:) gli editores ludi! — benissim!
Ne più nè meno della nostra Società delle corse!
E anche le scommesse! Ma, allora — grazie tante! — come
le prendevano sul serio! Sotto Giustiniano, per esempio... (si
ferma interdetto, per timore di Guido Bardi che alza il capo e sta a
sentire) o sotto... un Costantino... (stizzito) Già
l’uno o l’altro, non importa, è il fatto storico
che preme! (Tossisce, si rischiara la voce: con impeto quasi
aggressivo contro il Bardi) E questo è positivissimo!... I
vari partiti — che si chiamavano le fazioni — invece di
scommettere tranquillamente, per Sansonetto o per Drusilla,
si appassionavano al punto da far degenerare la discussione in una
guerra punica ferocissima, che durava persino due o tre giorni, con
venti e magari trentamila morti!... (Una risata, un saltetto e una
fregatina di mani) Altro che totalizzatore!
Il
Bardi e il Sebastiani continuano a leggere, sogghignando per
quell’erudizione da dizionario; ma intanto, perdono terreno: i
soci del club s’interessano allo sport dei Greci e dei
Romani, ed anche a Giordano Mari; essi fanno parecchie altre domande
sul conto degli editores ludi ed anche sui meriti della
contessa Pianelli, delle corse degli auriga nel circo e delle
avventure amorose del conferenziere a Padova; e così il
piccolo Barbarani trionfa col suo grand’uomo, a dispetto del
poeta e del commediografo.
— Benissim!
Son proprio content.
Ed
anche un’ora dopo, sempre al club ma nella sala da pranzo, egli
continua a raccontare, a sdottoreggiare ed a sfiatarsi, sempre a
proposito del suo illustre amico di passaggio.
Il
nobile Barbarani, potentissimo come presidente del Circolo
Artistico-letterario, anche al club gode di una certa considerazione
come direttore di mensa.
Quel
giorno, al pranzo delle sette, c’è poca gente; mancano
pure Guido Bardi e Nino Sebastiani, che quasi sempre, del resto,
pranzano in famiglia; e il nobile Barbarani, fattosi più
sicuro, anche per questa assenza, è sul punto di arrischiare
il gran colpo coi fedeli commensali, immersi, beatamente, nel tepido
profumo del consumè, annunziar loro, cioè, che per
l’indomani egli ha invitato a pranzo, proprio al club, e
proprio lui, il grande Giordano Mari! (Tossisce, si rischiara la
voce più che mai arrochita e incomincia)
— Dunque,
domani... — benissim!
— sarà una conversazione veramente piacevoliss... (ma
il resto gli rimane in gola: entra nella sala per mettersi a tavola
l’architetto Carlo Borghetti, sempre in ritardo al pranzo delle
sette, perchè arriva alle sette e un quarto da Pontida: linea
di Lecco-Bergamo-Milano).
Carlo
Borghetti.
Il
nobile Barbarani.
I
soliti commensali.
Il
maggiordomo e un cameriere in frak: servitori in livrea.
Fuori,
il rumore del tram, quando passa, dentro l’odorino del
consumè.
Carlo
Borghetti (spettinato,
accigliato, la faccia sudata e stanca, saluta col capo a destra e a
sinistra, mentre il servitore di dietro gli spinge la seggiola:
appena seduto sorbisce in fretta due o tre cucchiaiate di brodo:
disgustato)
— Porta
via.
Un
servitore gli porta via subito il consumè: il cameriere gli
versa da bere.
Il
nobile Barbarani (con grande cautela, senza nemmen guardare Carlo
Borghetti, quasi avesse timore di toccarlo soltanto cogli occhi.)
Dunque, certissimo, non è vero?... Stasera sarai anche tu, di
casa Dionisy?
Carlo
Borghetti (fissandolo
bieco) In
casa Dionisy? Stasera?
— Venceslao
festeggia il venticinquesimo anniversario della prima
rappresentazione dell’Aida.
Tutto un concerto verdiano, interessantissim.
(Tossisce:
poi in falsetto, per tastar il terreno e preparare l’altra
notizia dell’invito a pranzo)
Io vi condurrò anche Giordano Mari, una persona proprio
simpatici... simpatichissima!
Carlo
Borghetti (in
collera, strapazza il maggiordomo perchè non trova il «menu»:
poi pianta un palmo di muso).
Il
Barbarani perde coraggio.
Uno
dei commensali lontano (dopo
un momento di silenzio).
Un concerto? Con questo caldo? Non è finita la stagione dei
concerti? (Ancora
silenzio: rumorio tranquillo, moderato, composto di piatti e di
posate: i servitori camminano in punta di piedi...)
Un
altro commensale.
L’Aida!
(col
lungo sospiro dell’abbonato)
Bei tempi per la Scala! La prima dell’Aida,
la prima dell’Otello...
Il
Barbarani (scattando sulla seggiola) Mai più!
(Riscaldandosi) L’Aida del Verdi è stata
scritta, nientemeno, per commissione del vicerè d’Egitto
col premio di centocinquantamila lire e rappresentata al Cairo con
grande sfarzo nel 1871. Dunque, settantuno e venticinque...
I
due commensali insieme.
Novantasei!...
Barbarani
(a
Carlo Borghetti con un filo di voce e di speranza)
Domani, per esempio, tu sei capacissimo
di ritornare ancora a Pontida e di fermarti, magari, tutta una
settimana?
Carlo
Borghetti (sempre
ingrugnito)
No; per ora non mi muovo più da Milano. (Beve
di colpo tutto il bicchiere di vino che ha dinanzi: il cameriere
gliene versa dell’altro).
Barbarani.
Come? Come? Come? Bevi durante il pasto? E bevi vino?... Che cosa
vuol dire quest’infrazione alle regole, al metodo di cura?
Carlo
Borghetti.
Vuol dire che ho sete.
Barbarani
(punto
leggermente)
Benissim:
son proprio content
della bella notizia.
Carlo
Borghetti (che
non ha sete, ma beve per stordirsi, e per calmare il suo dispetto
contro la signorina Emma, e la sua rabbia contro Giordano Mari:
sforzandosi, volendo rimediare alla sgarbatezza)
Sono stato molto al sole; tutto il giorno al sole.
Il
commensale più lontano (mangiando)
Proseguono... alacremente... i lavori... a Pontida? Carlo
Borghetti
(non
risponde: non risponde mai alle domande che gli fanno al club a
proposito de’ suoi lavori. Invece brontola e si arrabbia di
nuovo contro una fetta di «rosbiffe», che non vuol
cedere).
Barbarani
(con
uno sguardo obliquo all’architetto e a quel «rosbiffe»
che minaccia di offuscare i suoi meriti di direttore di mensa)
Forse non hai scelto... bene. (Chiamando
il cameriere perchè gli riporti il piatto)
Giorgio!...
Borghetti
(con
stizza: butta sul tondo coltello e forchetta)
Porta via! (E
vuota tutto d’un fiato il terzo bicchier di vino).
Il
nobile Barbarani (con sollecitudine paterna) Oh! Oh! Oh!...
Non ci sei abituato!... Non bevi mai per la dilatazione di stomaco...
Oh! Oh! Oh!... Adagio!... È Gattinara vecchio!
Carlo
Borghetti (con
le guance che gli son diventate subito rosse per quel terzo bicchiere
prorompendo in una sghignazzata)
È Gattamelata?... Come sta il tuo Gattamelata?
Barbarani
(stupito,
inquieto, senza capire)
Gatta?... melata?...
Borghetti.
Già: il grand’uomo patavino! Stasera, dunque, te lo
porti in trionfo, da mia zia?
Barbarani
(contento
dello scherzo: sperando nella combinazione del pranzo per il giorno
dopo) Ah!
benissim!
Giordano Mari?... Desidera vivissimamente di fare la tua bellissima
conoscenza! Ha per te un’ammirazione addirittura straordinaria!
Naturalissima, del resto: due persone di vero talento; due competenze
reciprocamente simpatici... simpatichissime!
Carlo
Borghetti (sempre
colle guance accese: una guardatura ed un sogghigno insoliti)
Dunque?... Si è deciso?
— …?
— Per
la bruna o per... l’altra?
— Cioè?
— Per
donna Fanny o per la...
— …?
— O
per il matrimonio?
Uno
dei commensali, il più furbo (a
guisa di commento)
Per il peccato... o per la dote?
Barbarani
(serenissimo:
non sospettando mai che l’austero e lunatico architetto potesse
avere delle viste particolari su donna Fanny, e tanto meno sulla
signorina Emma).
Se dovessi proprio giudicare spassionatissimamente, starei quasi per
dire viceversa. — Precisament.
— Donna Fanny avrebbe un debole per il conferenziere: si
capisce subito, del resto, basta guardare la faccia d’itterizia
del Bardi!... Invece, mi pare, a Giordano Mari ha fatto colpo la
fanciulla... (a
Carlo Borghetti coll’aria, quasi di congratularsene)
la tua leggiadrissima cuginetta.
Ancora
il commensale di prima (seguendo
cogli occhi gli asparagi al burro che fanno il giro della tavola)
Spieghiamoci: gli ha fatto colpo la fanciulla o la dote?
Un
altro commensale di faccia;
L’una e l’altra: sono belle tutte e due.
Carlo
Borghetti (a
Giorgio che gli presenta il piatto degli asparagi)
No! Ho detto di no! Porta via!
Il
Barbarani (con un sospiro per la mortificazione del cameriere: al
vicino di tavola) Quell’architett è
proprio... incontentabilissim!
Il
più vecchio e il più autorevole dei «fasionables»:
un pezzo ancora vivo del Museo
del Risorgimento. Nel
1857 ha ucciso in duello, per una delle più belle signore di
Milano, di cui era l’amante, un ufficiale degli usseri,
austriaco: rifugiatosi a Torino, ha portato una lettera di Cavour al
conte Nigra, a Parigi)
I nostri giovani, per altro, del giorno d’oggi, hanno un gran
torto: lasciano troppo libero il passo, ai forestieri.
— Per
forza!...
— Si
rendono noiosi!
— Insopportabili!
Il
nobile Barbarani. E poi, tutti lo stesso sarto, tutti lo stesso
parrucchiere! Che cosa risulta? Che sono tutti eguali, e le donne
amano la varietà!
Intanto
il pranzo volge alla fine: si fa più vivo il risonare dei
piatti e dei bicchieri, cresce l’animazione fra i commensali
che parlano più forte, ridendo, scherzando; non si sente più
il tram nemmeno quando passa, ed il pettegolezzo diventa meno
prudente, meno riguardoso.
— E
donna Fanny, per esempio, credete che si diverta, con Guido Bardi?
— Poeta,
come il Petrarca, sarà benissim...
— Ma
un gran poeta seccatore!
— Esigente!
Gelosissim!
— Donna
Fanny non ha più un momento di respiro, di libertà,
specialmente poi quando suo marito è a Roma, e quell’altro
può fare il tiranno a tutto spiano.
— Sicuro,
l’amore moderno è così monotono e poco divertente
che le nostre povere signore devono ricorrere al marito come ad un
sollievo, come ad una liberazione.
— E
allora questo onorevole Simonetti perché non sta di più
con sua moglie? Perchè non resta a Milano? Che cosa fa, sempre
a Roma?
— Tace,
e vota per Rudinì.
— Finchè
sta in piedi Rudinì sarà sempre contento, anche se cade
sua moglie!
— E
Nino Sebastiani?
— Il
commediografo?
— Perchè?...
È in pericolo anche il commediografo?
— Il
nobile Barbarani
(tossendo
due o tre volte e riuscendo ad imporsi colla vocetta strillante)
«Anche il commediografo!... Mea
culpa!
Deve dire mea
culpa
anche il commediografo! Perchè continua anche lui colle sue
pose di Romeo e di Otello, a filare il sentiment
e la gelosia, sempre alla lontana? Perchè non farsi avanti?
Che cosa aspetta, santo Dio? Che il frutto vada in fiore e il fiore
in semenza?... Le ragazze, si sa, e le ragazze oneste tanto più,
non amano che il matrimonio! — La signorina Emma gli piace? —
E dunque, coraggio! La sua brava domanda; e il suo bravo matrimonio;
altrimenti... aspetta e aspetta, che cosa succede? Che ne capita un
altro sull’orizzonte; e se quest’altro, come nel caso, se
si verificasse, del nuovo pretendente, è un bell’uomo e
un uomo anche di genio, con una splendida posizione, con un grande
avvenire, e col fascino della gloria, parliamoci chiaro, io trovo
naturalissim
che la ragazza possa perdere, come si dice, la sinderesi, e allora
signori miei... (Il
Barbarani s’interrompe).
Carlo
Borghetti (a
mano a mano, da rosso acceso, è diventato sempre più
pallido: dopo inghiottito un altro bicchiere di vino, nel posare il
bicchiere a calice con troppa forza sulla tavola, gli si rompe fra le
dita).
Barbarani
(vedendo
la mano di Carlo Borghetti insanguinata: chiamando forte)
«Giorgio! Giorgio!»
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