A Sua Eminenza il Cardinale Cosenza Arcivescovo di
Capua
Ringrazio di tutto cuore
Vostra Eminenza che con tanto acceso ed apostolico zelo si è adoperato per me e
per i miei sventurati compagni Filippo Agresti e Salvatore Faucitano presso la
maestà del Re: e ringrazio e benedico Iddio, che ha toccato il cuore del
principe con la potente parola del suo pastore. Un partito credendo alle
calunnie di pochi sciagurati mi ha detto uomo tristo, ed un tribunale mi ha
condannato a morte; nondimeno io ho per me la mia coscienza ed il giudizio di
Dio. Vostra Eminenza ben sa che in tempi di civili discordie, il giudizio degli
uomini è torbido e confuso, molti buoni compariscono malvagi, e molti malvagi
buoni: ma affinché conosca qual uomo io mi sia, e giudichi di me non secondo le
voci di poco volgo, ma con quella sapienza e quella serenità di affetti che
solo gli uomini evangelici serbano nelle tempeste politiche, si degni di
leggere quella difesa che io recitai al miei giudici, i quali pur piansero e mi
condannarono. Leggala Vostra Eminenza, e preghi Iddio per me e per i miei
compagni, affinché in questo luogo terribile in mezzo a terribili uomini e
terribili delitti, ci mantenga il cuore e l'anima pura, affinché dove tutti lo
maledicono noi possiamo benedirlo sempre, ed offerire a Lui in olocausto tutti
questi immensi ed immeritati dolori. Leggala, e poi dica al principe un'altra
parola per noi. Se per calmare gli sdegni di parte, se per ritornare la pace al
nostro paese, se per far cessare tanti dolori, tante lagrime, e tante e sì
diverse sventure, bastassero le nostre pene ed il sangue nostro, noi volentieri
offeriamo i nostri capi. Sia di noi quello che Iddio ha destinato, quello che
il principe vorrà: ma che le nostre lagrime sieno le ultime, che nessun
altro soffra quello che noi soffriamo: sia
pace a tutto il reame, e noi saremo lieti di bere noi soli il calice di tutte
le amarezze. Questi sono, o Eminentissimo, i nostri sentimenti, e vorremmo che
l'augusto principe li conoscesse: preghiamo non per noi, ma la gloria sua, per
la pace di tutti. Vostra Eminenza che è dotata di tante virtù vere e cristiane,
e che è l'ottimo tra i pastori, voglia portare innanzi al trono questi sinceri
nostri desiderii e la benedetta parola di pace, che Iddio e gli uomini gliene
daranno merito.
Riverente coi miei
compagni di sventura di Vostra Eminenza.
Ergastolo di Santo Stefano
10 febbraio 1851.
Devotiss. obb.
servitori
Luigi Settembrini,
Filippo Agresti,
Salvatore Faucitano.