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Luigi Settembrini
Ricordanze della mia vita

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  • PARTE SECONDA (1849-1859)
    • A Sua Eminenza il Cardinale Cosenza Arcivescovo di Capua
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A Sua Eminenza il Cardinale Cosenza Arcivescovo di Capua

 

Ringrazio di tutto cuore Vostra Eminenza che con tanto acceso ed apostolico zelo si è adoperato per me e per i miei sventurati compagni Filippo Agresti e Salvatore Faucitano presso la maestà del Re: e ringrazio e benedico Iddio, che ha toccato il cuore del principe con la potente parola del suo pastore. Un partito credendo alle calunnie di pochi sciagurati mi ha detto uomo tristo, ed un tribunale mi ha condannato a morte; nondimeno io ho per me la mia coscienza ed il giudizio di Dio. Vostra Eminenza ben sa che in tempi di civili discordie, il giudizio degli uomini è torbido e confuso, molti buoni compariscono malvagi, e molti malvagi buoni: ma affinché conosca qual uomo io mi sia, e giudichi di me non secondo le voci di poco volgo, ma con quella sapienza e quella serenità di affetti che solo gli uomini evangelici serbano nelle tempeste politiche, si degni di leggere quella difesa che io recitai al miei giudici, i quali pur piansero e mi condannarono. Leggala Vostra Eminenza, e preghi Iddio per me e per i miei compagni, affinché in questo luogo terribile in mezzo a terribili uomini e terribili delitti, ci mantenga il cuore e l'anima pura, affinché dove tutti lo maledicono noi possiamo benedirlo sempre, ed offerire a Lui in olocausto tutti questi immensi ed immeritati dolori. Leggala, e poi dica al principe un'altra parola per noi. Se per calmare gli sdegni di parte, se per ritornare la pace al nostro paese, se per far cessare tanti dolori, tante lagrime, e tante e sì diverse sventure, bastassero le nostre pene ed il sangue nostro, noi volentieri offeriamo i nostri capi. Sia di noi quello che Iddio ha destinato, quello che il principe vorrà: ma che le nostre lagrime sieno le ultime, che nessun altro soffra quello che noi soffriamo: sia pace a tutto il reame, e noi saremo lieti di bere noi soli il calice di tutte le amarezze. Questi sono, o Eminentissimo, i nostri sentimenti, e vorremmo che l'augusto principe li conoscesse: preghiamo non per noi, ma la gloria sua, per la pace di tutti. Vostra Eminenza che è dotata di tante virtù vere e cristiane, e che è l'ottimo tra i pastori, voglia portare innanzi al trono questi sinceri nostri desiderii e la benedetta parola di pace, che Iddio e gli uomini gliene daranno merito.

Riverente coi miei compagni di sventura di Vostra Eminenza.

Ergastolo di Santo Stefano

10 febbraio 1851.

Devotiss. obb. servitori

Luigi Settembrini, Filippo Agresti,

Salvatore Faucitano.

 




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