CAPITOLO
II.
La signorina
matura.
Pur troppo
tutto matura sotto il sole. Gli uomini le piante, le mele rosee e le spighe
dorate; e col tempo e colla paglia, lo dice il proverbio, anche le sorbe e
la canaglia. I bocciuoli diventano rose, i quindici anni diventano
venticinque.
La maturanza
è un pregio. È il massimo grado di perfezione a cui può giungere una cosa
creata. Una fanciulla matura è più completa, più perfezionata che una
giovinetta. Ma è necessario che tutto sia maturato in lei in proporzione cogli
anni. Si cerca spesso di dissimulare il grado di maturanza del frutto,
mantenendo verdi il gambo e le frasche, al regime dell'acqua pura. Si vogliono
dissimulare i venticinque anni della fede di nascita, colla finta acerbità
dell'ingenua.
Perchè? Basta
così poco a serbare una fanciulla di venticinque anni in tutto il suo
prestigio! Lasci maturare il suo giudizio come la sua persona. Sanno, mie
signore, qual è la stregua a cui si conosce se un giudizio di fanciulla è
maturo? Quando accetta l'età che le dà il suo passato, senza false vergogne, e
meschine dissimulazioni. A conti fatti, in quell'accettazione una signorina ha
tutto da guadagnare. Non potrà ancora uscire di casa sola: ma potrà uscire con
un fratello, con uno zio. Potrà andare alla commedia, proibita alle giovinette.
Vestirà con più ricchezza; non sarà esclusa da nessun ricevimento, da nessuna
cerimonia, neppure dalle nozze e dai battesimi, dove le sue sorelline non
vanno. Potrà tenere a battesimo il figlio d'un'amica o d'una sorella. Potrà
essere madrina di cresima; semprechè, anche a quelle cerimonie, vada
accompagnata da sua madre, o da un'altra signora. Ai balli porterà i grandi
scolli come una signora; in villeggiatura potrà uscire sola con una compagna, o
anche accompagnare una giovinetta. Potrà scrivere con maggior libertà; leggere
una quantità di cose che pochi anni prima le erano proibite.
Eppure la
maggior parte delle signorine mature rinunciano a tali vantaggi, per non
confessare di esserlo. Ma chi possono illudere?
Mi ricordo
d'una famiglia in cui c'erano tre sorelle. La maggiore aveva ventinove anni. La
più giovane ne aveva diciasette. Si fece sposa per intromissione del mio babbo,
mentre era uscita provvisoriamente di collegio per curare un'oftalmia. La
seconda era rimasta in collegio. Quando si fecero le nozze, la sorella di
ventinove anni venne in casa nostra a passare una settimana, perchè, come
signorina, non poteva assistere a nozze. Si tirò addosso un ridicolo da cui non
potè più liberarsi.
Una signorina
che a venticinque anni si desse l'aria bambina di dire che non può andare alla
commedia, perchè la sua ingenuità ne sarebbe scandolezzata, farebbe ridere. Se
vestisse come la sua sorellina uscita appena dall'adolescenza, sarebbe una caricatura.
Ma accetti
francamente la sua età, la sua condizione; vesta e si comporti come lo
richiedono lo sviluppo della sua persona, la sua maggiore serietà, la sua
esperienza, e sarà una giovine interessante, amabile, e potrà ecclissare tutto
un collegio di giovinette.
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