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Giuseppe Rovani
Valenzia Candiano

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  • XI   RICONOSCIMENTO
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XI

 

RICONOSCIMENTO

 

Intanto che avvenivano queste cose, la barca della Republica s'affrettava verso la riva. Attilio ed il Visconti avevano adagiata la Valenzia su alcuni cuscini sotto il felze, quando era caduta priva di sensi: per l'affanno assiduo di più d'un anno e, in quegli ultimi giorni, per le ansie, gli spaventi e le angustie d'ogni sorta, avendo peggiorato a furia, la Valenzia s'era venuta assai mutando nelle sembianze, e il Visconti non aveva saputo riconoscerla. Bensì per que' resti di somiglianza, che a chi la guardasse a lungo, si venivano svolgendo anche sotto la sepolcrale pallidezza, il Visconti non sapeva un momento toglierle di dosso lo sguardo, gli pareva e non gli pareva, e preso il lampione ch'era appeso sotto il felze, lo accostò al volto della giovane per osservar meglio, e,

«Per veritàproruppe, «che costei somiglia a Valenzia

«Ed è Valenzia di fatto,» gli diceva il Bronzino, che in quell'istante era entrato sotto il felze. «Voi non avete mai voluto credere alle mie parole, che costei non era già morta

«Oh! adesso comincio a credere;» ed alzava i capelli d'in sulla fronte della giovane.

«La notte che doveva essere trasportata nelle tombe di San Cristoforo della Pace, ebbe in vece l'anello da quell'Alberigo Fossano che testè abbiamo lasciato in mezzo alla laguna. Vi deste a credere ch'io v'avessi voluto vendere vesciche e menzogne; ma ora sarete ben capace del vero

«Dunque questa ipocrita Republica, che ora mi annoia con tante cortesie, volle farsi giuoco di me, e mi raggirò con indegnissimo inganno.» Qui il Visconti chiamava il Gritti che se ne stava fuori a prender l'aria della notte.

«Conosci tu questa donna?» gli disse il Visconti come se lo vide presso.

Il Gritti gettava gli occhi su Valenzia che già cominciava a risentirsi, e guardatala ben bene,

«Per san Marcodisse, «che costei non mi riesce nuova alla vista.... ma pure io non so chi sia.»

In quel momento la Valenzia apriva gli occhi, e quella soave guardatura che tanto le era caratteristica, rischiarò nella memoria del Gritti le bellissime sembianze che una volta aveva cotanto fermati anche gli sguardi di lui, e se avesse saputo che Valenzia non era altrimenti morta, non avrebbe tardato un istante a dire: - Costei è la figlia di Candiano; - ma in vece, tornato a riguardare la sventurata, e dopo essersi affannato un pezzo a raccogliere delle sparse ricordanze,

«Costei,» tornò a ripetere, «non mi riesce nuova alla vista; ma pure non so chi sia.»

«Guardala meglioripeteva il Visconti, «guardala meglio, e vedrai ch'ella è la figlia di Candiano

Il Gritti, a quelle inaspettate parole, fece un movimento che non si può descrivere, e tornò a guardare Valenzia, e allora gli parve di fatto che in quanto a somiglianza non ne scattasse un filo; ma soprastato un pezzo, e alla fine scrollato il capo:

«Sei pazzo, amico, il tempo de' miracoli è passato.» E faceva per uscire.

«Ti dico ch'ella è Valenzia, figlia dell'ammiraglio Candianotornava a ripetere il Visconti, fermando il Gritti pel lembo della sopraveste. «Costui ti farà capacesoggiunse additando il Bronzino, «solo mi pesa che la Republica abbia voluto prendersi un tristo giuoco di me; ma per l'anima del terribile padre mio, ne prenderò vendetta

In questo mentre, tornando a poco a poco il senso a Valenzia, la prima memoria che la percosse fu quella del Fossano.... del padre.... e le tronche ed interrotte parole che pronunciò così tra labbro e labbro, furono tali che poterono assicurare tanto il Visconti quanto il Gritti ch'essa era la vera figlia di Candiano.

Allora Attilio, associando insieme tante idee e tanti fatti sparsi, e ricordandosi di alcune misteriose parole che spesso il Barbarigo gli aveva dette sul conto di Candiano, le balzò in mente un'idea, e in parte potè congetturare com'era veramente il fatto. Una sola cosa non riusciva a comprendere, ed era l'elezione dell'ammiraglio al dogato, mentre il consiglio de' Dieci, dal momento che Valenzia veniva condotta in una barca della Republica, doveva pur sapere ogni cosa punto per punto; ma le parole misteriose del Barbarigo, che non aveva mai potuto comprendere, non avendo neppure un dato per rintracciarne il valore, ora che quel dato più non le mancava, le tornavano chiarissime alla memoria, e conobbe per intero la trama, e d'una gioia insolita senti tutto accendersi il sangue:

«E ci sei coltoproruppe quasi gridando, «ci sei colto, o tristo; addio scettro, addio corno ducale, addio tutto.»

Il Visconti e il Bronzino si volsero a guardare maravigliati il Gritti, non comprendendo per niente il senso delle sue parole. Ma il tristo li seppe far capaci di tutto, e voltosi poi al Visconti:

«Io non comprendo perchè tu abbia a lagnarti della Republica, che ti è larga di tanti favori, e a credere opera sua un inganno che ella.... come potrai vedere, punirà con tutto il rigore. Non è già la Republica, ma l'ammiraglio Candiano che ha voluto farsi giuoco di te.... e il Candiano sconterà la pena della legge

Valenzia erasi oramai risentita abbastanza per comprendere quel che si diceva.... e sentito il nome del padre.... e la minaccia di una pena, si rizzò così sulle ginocchia, e si volse al Visconti e al Gritti in atto di supplicarli; ma la tinta assai truce di que' volti, le arrestò la parola sulle labbra, e guardato meglio il Visconti, e riconosciutolo, mandò un altro grido e ancora ricadde sul fondo della barca.

Questa intanto era giunta a poca distanza della riva, e l'arsenalotto s'affrettava coi remi a rimediare al molto tempo perduto.

Gli dice il Gritti:

«Dove hai da condurre costei?»

«Nella sala dei Dieci, messere

«Dove sei andato a prenderla

«Al convento di Santa Brigida

«Gli era un pezzo che costei trovavasi in quel luogo

«Di tutto questo non so nulla, messere, perchè il capo arsenalotto, che ci conduceva e aveva l'ordine scritto, ebbe un maledetto colpo di remo sul capo da quel tristo spione, che ho conosciuto benissimo, e cadde riverso nel mare

A queste parole che il Visconti potè sentire, comprese che Valenzia versava in gravissimo pericolo, e che sarebbe stata punita dell'avere, d'accordo col padre e col Fossano Alberigo, ingannato la Republica, e quantunque la pietà non fosse in vero delle sue doti la principale, se pure ne aveva ombra, tuttavia essendogli già piaciuto fieramente quel volto, troppo gli rincresceva che di presente gli sfuggisse ancora quella, che per un caso stranissimo eragli capitata fra le mani. D'altra parte gli restava ancora un mezzo a vendicarsi del Fossano, che tanto aveva in uggia, e di lei che così manifestamente aveva mostrato avere in odio il nome Visconti.... però voltosi al Gritti,

«E così,» gli domandò, «che provvedimenti prenderà per costei l'eccelso consiglio dei Dieci?»

L'Attilio si strinse nelle spalle, e rispose:

«Gravissimi provvedimenti; se la cosa è, com'io credo che sia, ella, in uno al padre suo, è rea d'aver tradita la patria

«La cosa è ben altro che da celia

«È da patibolo, caro mio, e non si vorrà andar per le lunghe, e tu sarai vendicato appieno

«In quanto a me,» rispose il Visconti, «non me ne importerebbe gran fatto.... e quando trattossi di vendette, mi è sempre piaciuto farle io medesimo.»

«E così?»

«E così trovomi pentito assai d'aver dato aiuto a queste cappe rosse....» e additava l'arsenalotto.

«Cosa avreste voluto fare?»

«Quello che farò ora.» E preso l'arsenalotto per la cappa, «Ferma,» gli disse, «e torna indietro

Il Gritti, non volendo credere a stesso, lo guardava maravigliato, poi disse:

«Sei tu pazzo

«Sta di buon animo ch'io son ora benissimo in cervello più che altri.»

«Dunque?»

«Dunque mi penso di non voler gettar questa grazia di Dio a quelle bocche ingorde dei signori Dieci, e giacchè si vuol vendicare un'ingiuria che io ho ricevuta, io ne li ringrazio di cuore, e a quel che sarà da fare ci penserò io stesso, e molto meglio di loro.» E con voce aspra molto, «Arsenalottodisse, «ti ho detto di tornare indietro. Obbedisci, o fa conto d'ire un tratto sott'acqua a trovare il compagno

Allora il Gritti preso da un impeto d'ira, e non avendo riguardo al Visconti,

«Va innanzi,» disse all'arsenalotto, «e fa il tuo debito

Ma quelle dispettose parole non le volle trangugiare il Visconti, e cavatosi la daghetta che aveva accanto e fattala balenare all'occhio dell'arsenalotto,

«Con questo,» gli gridò furibondo, «io ti scucirò la cappa e la pelle, se non dai retta a quel che voglio io.»

Il malcapitato arsenalotto guardava ora il Gritti ora il Visconti, in dubbio di quel che si dovesse fare.

«Se i signori Dieci,» continuava il Visconti parlando all'arsenalotto, «ti domandassero, come ti domanderanno certamente, quel che sia avvenuto di codesta donna, in prima racconterai l'incontro avuto con quei due ribaldi, poi pure che capitò in mie mani; e giacchè un'altra volta mi si condusse di camera in sala per poi lasciarmi colle mani vuote, ora ho pensato di tenerla in custodia io costei, infin che l'eccelso consiglio abbia fatto i suoi provvedimenti. Dunque m'hai compreso, ed è inutile al tutto che tu vada spiando i pensieri di questo amico mio,» e additava il Gritti, »il quale se mai si pensasse di avere a far star me, sarebbe indizio che quel poco senno che aveva, è uscito intero del suo cervello

Il Gritti in questo frattempo pensò molto bene a' fatti suoi, ricapitolò in quell'istante tutto ciò che aveva riguardo a lui ed al Candiano, del quale voleva vendicarsi in qualche modo terribile. Considerò che a buoni conti l'eccelso consiglio avrebbe cominciato a punire il vecchio.... qui una gioia diabolica gli scintillò tra ciglio e ciglio... e pensò di che affanno, di che disperazione sarebbe stato cagione al vecchio Candiano il sapere che la sua Valenzia era caduta nell'artiglio del Visconti.

Considerate ben bene tutte queste cose, e giacchè vedeva che non era quello il momento opportuno di venire alle mani col Visconti, il quale, se per caso fosse rimasto ucciso, l'eccelso consiglio avrebbe punito lui d'aver tanto osato contro un ospite, ch'essa manifestamente proteggeva, fece ogni sforzo a mandare indietro quell'impeto di sdegno che già lo aveva tramestato, e cambiando modi e sforzandosi a ridere,

«Fa egli bisogno di scalmanarsi tanto?» prese a dire. «Doveva io sapere che costei vi dovesse tanto stare in sul cuore? Adesso che lo so, è ben altra faccenda, e me ne lavo le mani. Sappiate per altro, amico mio, che tanto io che questo bravo uomo, getteremo la broda addosso a voi, che coll'eccelso consiglio non si scherza, e non ha un riguardo al mondo al patrizio, al plebeo

«Bene, benissimo, e direte ai signori Dieci che colei che già m'apparteneva per diritto, ora la tengo per forza

A qualche distanza passava in quella un gondoliere, il Gritti mandò un fischio.

«Attilio, che fai?» gli chiese il Visconti.

«Chiamo quel gondoliere perchè m'abbia a condurre dove mi parrà meglio. Io non debbo saper nulla di te, di quest'uomo. Patteggiate fra voi due, io me ne lavo le mani;» e replicava il fischio. La gondola s'accosta, e il Gritti dice al gondoliere:

«Non hai da servire altri per questa notte

«Messere, comandate ch'io sono a vostri ordini

«Bene, ti accosta....» E senza volgere un saluto al Visconti, una parola all'arsenalotto, saltò nella gondola e si allontanò con quella.

Accosto alla barca della Republica veniva la gondola del Visconti dove trovavasi il Bronzino e un altro uomo.

L'arsenalotto intanto stava pensando se gli convenisse far resistenza, o dar le mani vinte. Sapeva che quel Visconti era protetto dalla Republica vedeva che volendo opporsi non avrebbe potuto a lungo gioco resistere contro tre, essendo solo, e quel fante della Republica si trovò in così terribil bivio che avrebbe voluto piuttosto trovarsi sott'acqua insieme a' suoi due compagni che in quella situazione. Però non ebbe l'ardimento di opporsi al Visconti, il quale, alzata di peso Valenzia, che era ancor tramortita, la trasportò nella propria gondola, dove saltò esso pure, e detto all'arsenalotto che lo guardava perplesso: raccontasse pure ciò che voleva meglio all'eccelso consiglio, fece dare ne' remi e s'allontanò.

Quando furono a qualche distanza,

«Messereentrò a dire il Bronzino, «io non ci vedo ben chiaro in questa vostra pensata, e credo che voler cozzare colla Republica, sia per essere il più dannato mestiere di questo mondo

«Tu non sai nulla, costei doveva essere già mia.»

«Doveva, questo lo capisco; ma il fatto mi dice che adesso è donna d'altri, e vedrete che tempesta di guai ci coglierà presto.»

«Nasca pure ciò che saprà nascere, credo che a questo mondo io non abbia più nulla a perdere, così penso di non rifiutare quel poco di bene che la sorte mi getta innanzi. D'altra parte, come avrai sentito, egli era per vendicar me che fu fatta la cattura di questa poveretta; però la Republica non si sdegnerà poi tanto come tu

Il Bronzino stringevasi nelle spalle, e non aggiungeva altro; poco dopo la gondola, attraversato il canale della Zucca, si fermò a' piedi di un palazzetto. Per l'ora assai tarda non udivasi più batter remo sulla superficie di quelle acque, una voce, un canto. Quando la gondola urtò contro lo scaglione, si udì Valenzia a mandare un gemito.

«Pare che si risentadisse il Visconti.

«Sarebbe ben tempo, io la credevo già morta questa poveretta. Dal momento che la togliemmo di mano a quel suo Fossano svenne e si risentì più di quattro volte

«Dammi or mano a trasportarla in camera.» E il Visconti da capo e il Bronzino dei piedi, l'alzarono di peso, e la trasportarono nelle stanze interne,

«Recati un tratto verso la piazza di San Marco,» così stando dentro diceva il Visconti al Bronzino; «e appena che avrai potuto raccapezzar qualche cosa, che qualche cosa succederà di certo, fa di venir subito a darmene notizia

«Bene, bene....» E crollando il capo il Bronzino saltò ancora nella gondola, e vogò verso San Marco.

Il senator Barbarigo, che di tutta l'insidia che aveva tesa al suo antagonista e alla povera sua figlia, non aveva ancora palesato nulla a' colleghi, se ne stava intanto nella gran sala del consiglio a ripassare alcune carte impazientissimo, ed aspettando che la Valenzia Candiano venisse condotta alla sua presenza. Ma quando gli parve che fosse oltrepassata l'ora in cui gli arsenalotti avrebbero dovuto esser già di ritorno, fa preso da tale e tanta inquietezza che non potè più star seduto. Nella sala passeggiò per qualche tempo, poi uscì nelle anticamere del consiglio, e non sentendo alcuna pedata altro, dopo essersi anche colà indugiato assai tempo. alla fine più non gli bastando la pazienza, discese la scala del Gigante, e uscì fuori sulla piazza. S'accostò alla riva, si sforzò a render più acuta la facoltà visiva, e potè distinguere finalmente a qualche distanza una gondola; ma in ragione che veniva essa accostandosi, egli perdeva ogni speranza, ed alla fine potè accertarsi che non era altrimenti la barca della Republica. Quando la gondola fu all'approdo, vide uscirne un uomo e guardò: era Attilio Gritti. Il Barbarigo gli si accostò, non per altro, che per intertenersi un momento con lui a fuggir tempo, e lo chiamò per nome.

«Voi qui?» gli disse il Gritti assai maravigliato, e soprastava perplesso, e avrebbegli pur voluto dir tutto. Ma stando fermi ambidue, l'uno potè vedere nell'aspetto dell'altro manifesti indizi d'imbarazzo e di sollecitudine. Però prese a dire il Barbarigo pel primo:

«E donde vieni?» gli domandò.

Attilio stette ancora un momento senza rispondere, poi s'accostò al senatore, e con voce assai bassa,

«Voi,» disse, «state qui aspettando alcuno che vi deve premere assai.»

«Io?» rispose il senatore aguzzando gli occhi sul Gritti....e stava per aggiunger qualche cosa... ma si trattenne, e dando la svolta al discorso: «Stanotte ho la sopraveglianza in palazzo, sono uscito così un momento a respirare un po' d'aria libera

«Ma....» tornò il Gritti a riappiccare il discorso.... «voi state aspettando adesso chi non verrà così presto. Gli arsenalotti furono assaliti

Il senator Barbarigo diede due passi indietro a quelle parole, e fatto livido in volto,

«Chi?» disse, «come tu sai?...»

«La Valenzia è ora nelle mani del Visconti

«Del Visconti?...»

E in mezzo alla dispettosa maraviglia con che pronunciò quel nome, un occhio scrutatore avrebbe veduto a balenare una scintilla di gioia, che in quel rapido istante aveva già potuto pensare che quel contrattempo avrebbe dovuto accrescere la sventura di Candiano.

«Dimmisoggiunse poi: «come avvenne tutto questo?»

Il Gritti gli narrò come seppe meglio ciò che era avvenuto, poi disse:

«L'ammiraglio sa qualche cosa?»

«No, non sa nulla. Nell'istante che starà sognando il corno ducale, il fante della Republica andrà a dargli uno scrollo. Insieme a questa nostra patria, che quel vecchio imbecille ha offeso contravvenendo alle sue leggi, vendico anche la tua ingiuria

«Io vi ringrazio; ma qualche cosa vorrei fare anch'io.»

«E che vorresti far tu? bada a non rompere la rete; bada.... ora io vo. Addio....»

E quel vecchio settantenne, fatto agile a un tratto e assai presto, rientrò in palazzo quando il Gritti, più maravigliato ancora di prima, si mise di nuovo per la laguna.

Non appena il Barbarigo ebbe messo il piede nella sala del consiglio, chiamò i colleghi; e lor disse:

«Messeri, stanotte c'è necessario raccoglierci in sessione. Un affare d'importanza, della più grave importanza, ci resta a trattare; vi dirò tutto in breve: mandiamo intanto il fante del consiglio ad avvisare i nostri colleghi di venir qui sull'istante

Gli altri due rimasero stupefatti, però domandarono qual fosse quella così grave bisogna.

«Non è tempo da perdere, lo paleserò in pieno consiglio....» e chiamato il fante gli diede l'ordine d'ire a chiamare gli altri membri del consiglio, «Se non sono nelle case loro, si troveranno alla festa de' Malipieridiceva il Barbarigo a quel fante. «Va e fa presto.»

Rimasto solo cogli altri due senatori, questi cominciarono a tempestarlo di domande, alle quali egli non faceva che rispondere: - Parlerò in pieno consiglio. - E andava pensando e ripensando al modo di svolgere quel viluppo di cose che improvvisamente e all'impensata s'era venuto aggruppando. Da qualche giorno poi lo martellava il timore non venisse mai a chiarirsi in faccia a tutti i suoi colleghi la sua trama, giacchè non era facile a dare ad intendere ch'egli non avesse saputo la colpa dell'ammiraglio Candiano prima di dare il voto per l'elezione di lui al dogato. Nei primi momenti che gli balzò in pensiero il perfido e raffinato disegno, l'impeto della passione non gli avea permesso di vedere le possibili conseguenze, e di presente pensava al modo di poter celare altrui il basso e perfido fine che egli aveva, e al quale serviva di pretesto l'obbligo che gl'incumbeva di punire i colpevoli.

L'essere poi caduta Valenzia nelle mani del Visconti in quel momento che la presenza di lei era tanto necessaria, gli dava pure moltissimo a pensare, giacchè se l'ammiraglio, messo agli esami, non avesse voluto confessare al primo, tutto il congegno della sua trama avrebbe dovuto fermarsi per il momento, e infino a tanto che Valenzia non fosse in potere della Republica. Considerava però che il Visconti non poteva aver che un fine a conseguire, e quindi avrebbe di leggieri rimessa colei nelle mani dell'eccelso consiglio.

 

In quella notte nel palazzo del senator Malipieri a festeggiare le nozze di una sua figlia con un patrizio Veneto, tenevasi una sontuosissima festa alla quale era stato invitato anche il povero Alberigo Fossano, che vi sarebbe certo intervenuto se si fosse trovato in tutt'altra condizione d'animo.

L'ammiraglio Candiano vi si recò invece, e quantunque di ragione l'attenzione dovesse in quella notte rivolgersi ai due sposi felici, pure il prode vegliardo, sul quale, come sapevasi da tutti, il dopo avrebbe posato il corno ducale, era il vero eroe della festa. Non avendo il Fossano mai osato metterlo a parte dell'orribile sua sventura, e avendo anzi coll'assicurarlo che la Valenzia era in buonissimo stato, fatto dileguare dalla mente di lui quel dubbio orrendo che vi s'era messo per le ingannevoli parole del Malumbra, il Candiano era d'un umore così ingenuo, così gaio, così affabile, che tutti se ne consolavano pensando che sarebbe stato il doge colui nel quale, anche gli occhi acutissimi dell'invidia, non avrebbero potuto trovare una pecca.

Soltanto quando comparve nel bel mezzo della festa la giovinetta sposa Malipieri, sfolgorante di bellezza e di gemme, il buon vegliardo corse col pensiero alla sua Valenzia, e una nube coprì per un istante la faccia serena di lui. Quantunque si consolasse nell'idea ch'ell'era ancor viva, e in sicuro e forse felice, pure considerava ch'egli non l'avrebbe veduta mai più, che l'essere egli assunto alla dignità del dogato, impediva assolutamente di recarsi dov'ella si trovava, e che Valenzia non avrebbe mai potuto venire neppure per un momento a Venezia, chè guai per lei e per tutti! e questa considerazione scemò per un momento quella fantastica gioia che aveva generato in lui il sapere d'aver potuto raggiungere quell'alto seggio a cui eran volti i desiderii, le virtù, i talenti, le fatiche, i sacrifici di tutti quanti i patrizi veneziani; lo accasciò il pensiero che non avrebbe mai più veduta la diletta sua Valenzia!

A quella festa trovavansi quasi tutti i senatori che formavano l'eccelso consiglio dei Dieci; e non vi mancava che il senatore Attendolo Barbarigo. Candiano, avendo saputo quanto in suo pro si fosse adoperato colui ch'egli aveva tenuto per suo rivale e peggio, e non sospettando che il Barbarigo si fosse rifiutato a intervenire a quella festa, pel dispetto di trovarsi faccia a faccia con lui che ora lo avanzava di tanto nella dignità della carica, ne chiese conto ai colleghi di lui:

«Stanotte gli è toccata insieme al Mocenigo, e al Tiepolo, la sopraveglianza nella sala dell'eccelso consiglio, però non ha potuto intervenire alla festa

«Si sa mai quello che può succedere, ammiraglio, e sapete bene che quando trattasi di servire la patria, non v'è altra cosa al mondo che possa distogliere il Barbarigo dall'oficio suo.»

«È suo debitorispose Candiano, «e quanti siam Veneziani dobbiamo fare così.»

«E poi, sapete bene, ammiraglio, quel che resta a farne domani, e quante cose si debbono apprestare prima di cingere la veste d'oro all'amico nostro dilettissimo.» E sorridendo i due che parlarono, strinsero cordialmente la mano al vecchio Candiano, che, assai grato di quelle cortesie, fece altrettanto con loro.

Poco dopo s'era ritratto con que' due a giocare a tavola reale, in una sala appartata.

Quando agli orologi suonò la mezzanotte, entrò in quella sala un servo del senator Malipieri, e accostatosi al tavoliere,

«Illustrissimi Senatoridisse, «il fante dell'eccelso consiglio è qui fuori che aspetta; vorrebbe parlarvi

I due senatori furono colpiti a quell'annuncio, e si domandarono a vicenda:

«Che sarà mai? a quest'ora.» Poi volti al servo: «Avete dato codesto avviso,» gli domandarono, «anche agli altri nostri colleghi che si trovano qui?»

«Il fante m'ha ingiunto ch'io dessi avviso a tutti voi che siete chiamati a palazzo

Ogniqualvolta i membri dell'eccelso consiglio venivano nottetempo invitati a recarsi in palazzo, era indizio ch'era sopravvenuto d'improvviso una bisogna così grave e seria che non ammetteva dilazione di tempo. I due senatori, smettendo subito il giuoco, si alzarono tosto; i loro volti erano alquanto impalliditi.

«Vi lasciamo colla buona notte, ammiraglio

«Ammiraglio, a rivederci domani, che per questa notte sendo già ora assai tarda, non è facile che possiamo tornar qui.»

«Che cosa può mai essere intervenuto di sì grave, che possa fare necessaria una sessione a quest'oradomandò il Candiano alzandosi esso pure.

I due si strinsero nelle spalle, e nulla risposero.

Allora il Candiano, e fu cosa assai notabile, che al primo annuncio del servo non aveva tampoco dato segno di maraviglia.... cominciò a farsi pensoso, e disse:

«Per sant'Elmo! codesta improvvisa chiamata mi fa pensare il peggio: non vorrei?...»

«Cosa, ammiraglio

«Gli è dieci anni che l'eccelso consiglio dovette a quest'ora raccogliersi in seduta per deliberare, e se non vi ricorda, ci fu in quella notte annunziato che s'eran vedute sull'Adriatico le vele turche, non vorrei che qualche grave sventura stèsse sopra Venezia

«Non sarà, non sarà,» risposero i due senatori impalliditi il doppio, e uscirono di lasciando solo il  Candiano.

 

Ora, tornando a Carlo Visconti, nel quale il Barbarigo aveva riposte tutte le sue speranze, entrato che fu nella stanza dov'era la sventurata Valenzia, e fermato il chiavistello dell'uscio, già nella sua mente precorreva l'esito dell'infame tentativo cui stava per accingersi. Chiusa la porta, si fermò un istante gettando un'occhiata a colei, che, per sua sciagura, avendo ricuperati i sensi, comprendeva tutto il terribile della sua situazione. Nel momento che il Visconti s'era fermato, in quel silenzio generale che copriva tutte le cose intorno al suo palazzotto, non si sentì che il respiro intermittente e singhiozzante della poveretta. Egli stette fermo qualche tempo ancora, come se aspettasse qualche cosa. Finalmente, fatti alcuni passi, si avvicinò a Valenzia, la quale provando un ribrezzo invincibile all'avvicinarsi di quell'uomo, si ritrasse strascinandosi ginocchioni com'era, e mandando un tal gemito che non si può rendere con parole, poi lasciandosi cadere le braccia, e intrecciando le mani alzò la faccia come rapita dal fervore di una preghiera che in quel punto faceva mentalmente. Quel volto di Valenzia, sul quale era l'impronta di un dolore antico, accresciuto dalla desolazione del momento, conservava tuttavia la maravigliosa sua bellezza; se non che per que' segni di dolore, per quelle traccie di patimento, più non poteva suscitare le voluttuose sensazioni che, forse alcun anno prima, avrebbe potuto destare nella fantasia d'uomo avvezzo a servire al senso, ed anzi, tanta ne era la pallidezza, il languore, lo sbattimento che in vece di voluttà, avrebbe potuto destare, se non assoluto ribrezzo, certo alcuna cosa di simile. Fatto sta che quella prima idea colla quale il Visconti le si era avvicinato, svenne nell'istante medesimo che potè contemplarla bene, e la faccia di lui, sulla quale era un riso procace e disonesto, si appianò tutt'in un tratto conservando tuttavia ne' guizzamenti dei muscoli un certo che significante noia, malcontento, aspettazione delusa. E quella repentina mutazione d'idee, quello spostamento improvviso di sensazioni, anzi quel vacuo assoluto di pensieri che allora gli si fece in mente, non gli permise di metter fuori alcuna parola, e stette in silenzio un pezzo, e soltanto si accontentava di guardarla. - Valenzia intanto tutta tremante e ristretta in , per quanto fosse grande la confusione delle sue idee, pure riandando col pensiero le vicende già corse, rimontando quattr'anni indietro, quando per la prima volta aveva veduto l'uomo orribile che ora gli stava presso, quando sentì dal padre che colui gli era destinato in isposo, e via via le sue lagrime, la sua confessione a Candiano del proprio amore per Fossano, la fuga.... quella fuga in cui le parve di toccare il paradiso.... e più di tutto, le parole del suo Fossano: - Quel tristo figlio di Bernabò non ti riavrà mai più in eterno, in eterno. - Ed ora se lo vedeva presso... e le risuonava tuttavia nell'orecchio quel disperato grido che un momento prima il suo Fossano aveva mandato nel doverla abbandonare. Per l'azione di questo cocente pensiero, quello spavento misto all'atonia che le teneva come aggranchite le membra, si trasmutò in una tenerezza spasmodica per colui che da tanto tempo era il solo, l'assiduo pensiero di tutte le ore del e tutto l'angòre che le tramestava l'anima, si versò in uno scoppio di pianto che scosse il Visconti. E guardando a quelle lagrime, si maravigliava della propria irresolutezza che lo faceva restar sempre immobile a guardare colei che piangeva. Alla fine si ricordò che v'era ancora a sciogliervi un viluppo assai misterioso, che quantunque si vedesse innanzi viva e vera quella Valenzia di cui un tempo egli s'era sentito preso con tanta violenza, ancora gli rimaneva a sapere come era avvenuto il fatto, in che modo egli e la Republica erano stati ingannati; questa curiosità gli aprì il varco alle parole, e disse:

«È inutile il disperarvi tanto, l'esser qui alla mia presenza vi deve metter tanto orrore. Io non voglio farvi del male, d'altra parte sappiate che se voi a quest'ora non foste qui, sareste innanzi al signori Dieci, i quali, quando hanno messo il dente sulla preda, non fia che per nessun caso mai se la lascin sfuggire; dunque vi esorto a farvi coraggio

Le parole del Visconti erano queste.... ma il tuono con che le accompagnava era assai aspro, per cui pochissimo si potè confortare Valenzia.

«Soltantocontinuava il Visconti, «ho gran desiderio di schiarire un mistero in questo momento.... e per l'anima del padre mio crederei bene d'aver qualche diritto a saperne più che altri, perchè, se la memoria non mi falla, voi eravate promessa a me.»

Valenzia mandò un guizzo per tutta la persona a queste parole.

«Del resto.... nel momento ch'io vi credeva morta da quattr'anni, vi rivedo ancor viva, e per aggiunta sposa d'altrui, vogliate dunque compiacervi a raccontarmi in breve tutta la storia dell'orribile inganno

Qui Valenzia, essendo malissimo disposta a narrare quella storia, non che a metter fuori una sola parola, mostrò di non aver sentito, tampoco il tuono della voce del Visconti, e continuò a mormorare fra' denti una sua preghiera. Però crebbe la stizza al Visconti, e in tuono più alto replicò quella domanda.

Valenzia, spaventata, cominciò allora a mandar fuori qualche sconnessa parola, e d'una in altra tra singhiozzi e sospiri potè dire abbastanza perchè il Visconti potesse farsi un'idea chiara di tutto quanto era avvenuto.

Valenzia intanto, a cui l'angoscia aveva in prima ottenebrata la mente, così da farle vedere in confuso la condizione delle sue vicende, coll'esser costretta a raccontare ordinandosele in mente in successione tutti i fatti avvenuti dalla fuga da Venezia in poi, per sua sventura rinacque alla chiara cognizione di tutto, e misurato il pericolo del padre e il proprio, vide come le cose fossero giunte al punto che più non era luogo a sperare, e che uscita dalle mani del Visconti sarebbe tosto ricaduta in quelle della Republica, ove avrebbe trovata l'estrema condanna. A questo pensiero, di ginocchio balzò in piedi esterrefatta: quella immobilità, quell'atonia in cui aveva durato qualche tempo, si trasmutò improvvisamente in un dolore prorotto che teneva della forsennatezza: chiamò ad alta voce per nome il suo Fossano, il padre, e fu presa da un così prepotente delirio che parlava singhiozzando a que' due suoi cari; quasi che le fossero presenti, e invocava Dio, la Vergine, i santi, e miste alla preghiera, le imprecazioni contro a Venezia, ai Dieci e a tutti coloro che nell'agitata fantasia credeva avessero causata la di lei rovina. Finalmente dopo quello sperpero di grida, di pianti, di preghiere, d'imprecazioni, e quel violentissimo lassamento di tutte le sue forze fisiche, nell'istante che volta al Visconti con una faccia tutta stravolta e terribile stava per imprecargli, il sangue le fuggì dal cuore, nel suo volto avvenne come un altro smagrimento repentino, i nervi le sussultarono dai capo alle piante, e per la quinta volta cadde abbandonata da' sensi.

Le lagrime, le preghiere, le furibonde grida, il delirio della povera Valenzia, arrivarono a ingenerare nell'animo del Visconti qualche cosa che poteva somigliare alla compassione, e gli somigliava abbastanza per giungere a scioglierlo del tutto da ogni basso tentativo. Si fermò a contemplarla un pezzo, poi disse:

«Ma infine.... cosa mi resterebbe a fare? Se io la lascio uscire di qui.... cadrà nelle ugne di tal belva, al cui confronto io le sarò parso assai più che padre e fratello.» E gettò un'altra occhiata sulla giovane infelice, e con ribrezzo ne sentiva i singhiozzi affannosi, e il rantolo strozzato nelle fauci, la compassione s'accrebbe a più doppii nell'animo suo, e pensò.... pensò se vi poteva essere qualche aggiustato modo per trarla in salvamento e alleggerire la sua sventura.

Ma come poteva venire in mente a quel tristo un simile pensiero? - Non era forse egli più il crudele, il feroce figlio di Bernabò? - Questa domanda è assai ragionevole, e anche noi durammo assai fatica a credere a un simile mutamento nell'indole sua. Ma una considerazione che ci sorse in mente, ne condusse, o ne parve almeno ci potesse condurre, alla soluzione di un fatto così strano. Se a Carlo Visconti, quattr'anni prima, quand'era ancora nel fiore della sua potenza il terribile Bernabò suo padre, ed egli non viveva che nell'aspettazione di un ricco e vasto dominio, fosse intravvenuto una simile avventura, si fosse trovato in una circostanza pari, avrebb'egli ceduto sì di leggieri a delle lagrime, avrebb'egli saputo comprendere l'angoscia di un cuore al punto da rimanersi dalla persecuzione? Tutto c'induce a credere che avrebbe fatto il contrario. Da quell'altezza su cui la sorte avealo fatto nascere, e da cui non era disceso un momento non avendo mai potuto porsi a paro un istante col resto degli uomini, non aveva mai potuto mettersi all'unisono col loro, per quanta sagacia potesse mai avere, la dura esperienza non gli aveva fatto conoscere ancora il che ed il perchè di tutte le cose. Non gli aveva ancor data la giusta misura per valutare nella loro interezza i dolori che possono straziare anima d'uomo, ma da quel momento che la sventura lo ebbe assalito, e il cuor suo sentì le potenti strette dell'angoscia e della disperazione, e provò le durezze dell'esiglio, le privazioni più tormentose della vita, e l'odio contro il suo persecutore, l'anima sua oscillò per migliaia di sensazioni che fino a quel punto gli erano rimaste al tutto sconosciute.... e da quel punto, senza ch'egli se ne fosse accorto, l'indole sua subì una forte modificazione, modificazione che però non s'era mai palesata, ed aspettò a mostrarsi intera allora che una scena di sventura e d'angoscia lo ebbe fortemente colpito. La prosperità guasta gli animi, la sventura li corregge, se non sempre, certo il più delle volte.

Alla Valenzia, così come gli poteva permettere l'abituale durezza de' suoi modi, spruzzò con acqua la fronte affine di farla riavere.

«Valenziacominciò poi a chiamarla per nome, «Valenzia

«O Fossano, perchè mi lasci tu qui?»

«Destatevi su via, fate presto che meglio per voi.» La giovane si rizzava. «Se amate il vostro meglio, v'è mestieri di coraggio; alzatevi, presto.»

«O Fossano, vieni a togliermi di qui.»

«È inutile che sprechiate il vostro fiato a chiamare chi non verrà di certo.»

«Non verrà? perchè non può venire?»

«Oh! sentite, vorrei pregarvi a non darmi più noia con queste vostre parole, e torno a ripetervi che v'è mestieri far senno, e che vi converrà prendere qualche partito prima che battino alla porta i fanti del consiglio

«Oh, padre mio!» esclamò allora la Valenzia. e facendo forza a stessa, e volgendosi al Visconti: «Oh! ditemi, che è avvenuto del padre mio?»

«Io non so nulla; ma vi consiglio a pensare a voi medesima prima di tutto, diversamente senza fare il suo vantaggio, sarete causa del vostro danno

Valenzia, che un momento prima guardando la faccia del Visconti aveva potuto scorgere quanto fosse volto al male, ora non sapeva credere a stessa accorgendosi dell'improvviso mutamento ne' suoi modi; e disse:

«Signore, abbiate pietà di me, ditemi che è del padre mio; lasciate ch'io vada presso di lui. Dov'è il Fossano? dov'è? voi lo dovete sapere. Lasciatemi tornare dov'è lui; lasciatemi uscire di qui. Io non domando, io non voglio altro.»


 

 

 




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