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Giovanni Battista Amalteo
Canzone sopra la vittoria seguita contra l'armata Turchesca

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  • DI M. VICENZO MAROSTICA.
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DI M. VICENZO MAROSTICA.

 

SERPE Ottomano in cima al capo nato

D'Aletto, erri se ad Adria far quelle onte

Speri, che festi intorno a Laocoonte,

Perche ella e palla, et non è in lei peccato.

Se forse anco qual Eva hai destinato

Di farla declinar dall'orizonte

Del paradiso, e in van sudi la fronte,

Che secco, e nudo è l'albero vietato.

Se innovar d'Euridice la sventura

Credi, sia al tuo velen la rabbia spenta,

Perche Vinegia è una dozella pura,

Che nel virgineo suo grembo addormenta

Gli almi Unicorni, onde in lei la paura

Del tosco paventoso ardir diventa

 

MIRANDO Adria l'insidie del serpente,

Che Laocoonte uccise, Eva deluse,

Et Euridice in sepoltura chiuse

Divota al Ciel le braccia alzò, et la mente,

E invocando di cor Christo humilmente

Per conculcarlo, il suo velen confuse,

Fiaccolli i denti, e 'l capo gli confuse,

E fe il suo cuoio à Dio trofeo pendente,

Onde hor sublime, e pendulo nel tempio

Qual cocodrillo, che d Egitto viene

Ad ammirarsi il Christianesmo tira.

E i Demoni per dar più atroci pene

Al dorso di Maumetto nefando et empio

Fan dello delle spine horribil sferza, e dira.

 

MENTRE Lucca la Luna di Hellesponto

Con portentosa face

Tolta a i fuochi de i rogi esitiali,

Mai non andaro al tuo splendor vagando

Sogni eletti, et di bella inventione,

Ne s'udiro cantando

Annunciar volanti

Angioli gloria a Dio, e in terra pace

Agl'huomini di buona intentione,

Ma le sue infauste notti hebbero in pronto

Sempre squadroni di larve avernali,

E fur solo propitie a spirti erranti;

E a infami strigi, ch'asciugaro il sangue

Di tenerelli infanti,

Et adverse al battesmo

Imagini gettaro,

Et sol sperimentaro

Malie da fascinar il Christianesmo,

Si che tra i denti mormorando suoni

D'illiciti sermoni

Con atti, et sguardi fieri

Parean lo squammoso angue,

Che gia produsse Lerna,

Che sibilando andasse,

E l'herbe, e le fontane ammaliasse,

Et eran pieni sì trivij, e sentieri

Di scelerati maghi, che si Dio

Ver noi fattosi pio

Questa luna non dava per lucerna

Al nubiloso averno,

Ch'ardesse nelle tenebre a i Demoni,

Alla natura si spegnea il governo

E in breve il mondo divenia l'inferno.

 

MAR Rosso, mar santificato, quando

Le sante piante di MOSE t'apriro,

Mar ministro dell'ira di quel Dio,

Che puniva in furor, et fulminando

Deh mar, si come in te affogasti il diro

Et pertinace, et rio

Faraon destruttore

Del vero culto del tuo creatore.

Con la virtù, che ti rimase allhora

Cresci, e l'Arabia annega

Col sacerdotio della gente Mora.

E sopra l'Arca del Profeta falso,

Che Christo esser il Dio di Mose nega,

Alza quindeci cubiti il tuo falso

Golfo, e fa un Lago simile allo Hircano,

Che in sempiterno quel terren sommerga, .

Perche nel Santuario profano

Di Mecca Macaon tiene

Publico hospitio, ove Satan alberga

Quando d'Abisso a insidiarci viene.


 




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