A FEDERICO MAX MÜLLER
Professore nella Università di Oxford
e Curatore della Taylorian Institution
Illustre Amico,
Nessuno meglio di Voi potrebbe dire in qual modo sia nato
inaspettatamente questo mio nuovo tenue volume. Chè, se mia fu la scelta del
tèma, Vostro fu il merito, posto che il libro non accresca i miei torti verso
le lettere, se mi venne fornita l'occasione di scriverlo. E quale occasione! La
più solenne che amor proprio di autore potesse ambire. Nè contento di avermi
coi vostri insigni colleghi, i Curatori di codesta illustre Tayloriana Istituzione intesa a promuovere fra gli Inglesi lo
studio delle lingue e delle letterature moderne, messo in condizione di
ragionare per tre volte, innanzi ad un pubblico veramente eletto, intorno al
sommo fra i nostri scrittori contemporanei, la vostra bontà e cortesia volle
non pure che, tra le agiatezze della vostra casa ospitale, io dimenticassi in Inghilterra
la mia condizione di straniero, ma ancora che, nelle vostre domestiche
contentezze, se pure visibilmente contristate da un amaro ricordo, io vedessi,
in alcune parte, l'immagine di quelle vivissime che mi attendevano al mio
ritorno in patria. A Voi, illustre concittadino ed ammiratore di quel Goethe
che diede al Manzoni nostro il vero battesimo della gloria, a Voi avvezzo, dal
cielo olimpico e luminoso in cui spaziate, a contemplar le cime più ardue di
quell'açvattha infinito, ch'è l'albero della scienza, non increscerà, io
spero, dopo avere, con la vostra costante benevolenza accresciuto coraggio al
vostro amico lettore, se io sono in qualche modo riuscito a presentarvi del
Manzoni un ritratto abbastanza fedele, ritrovacelo nuovamente innanzi come
figura degna di Voi; questo ritratto, in ogni maniera, nel mio desiderio Vi
appartiene, se non altro come ricordo di quegli obblighi di sentita
gratitudine, per i quali sono lieto io medesimo di non esservi più interamente
straniero.
Con questi sentimenti, gradite, illustre amico, il libro che Vi
invio con la fiducia, non vorrei dire solamente speranza, che ne durasse
lungamente in Voi la memoria, se non per alcun merito particolare del biografo,
almeno sicuramente per la nobiltà della vita intellettuale che impresi a
descrivere, dalla quale, fin che le nuove generazioni deriveranno luce ed
esempio, le lettere continueranno sempre a sostenere il loro desiderabile e
necessario ufficio d'instauratrici amabili e generose di ogni civile sapienza.
Il vostro
Angelo De Gubernatis.
|