XIII.
La Conversione.
A questo punto si colloca dal biografi quella che si chiamò la
meravigliosa conversione del Manzoni, e si raccontano storielle forse tutte
veridiche, ma ove si dia loro una soverchia ed esclusiva importanza, poco
credibili.
Alcuni vogliono che un semplice «io ci credo» opposto
risolutamente dal piemontese conte Somis di Chiavrie alle invettive lanciate
contro la religione cattolica in una conversazione di Parigi, abbia persuaso il
giovine miscredente, e indottolo a cercar consigli edificanti presso il
medesimo conte Somis, presso l'abate Grègoire e presso il giansenista genovese
Padre Degola, che allora si trovava a Parigi e col quale entrò quindi in
corrispondenza letteraria; altri che, smarrita un giorno la giovine sposa in
mezzo alla folla delle vie di Parigi, attiratovi da un canto religioso, sia
entrato nella chiesa di San Rocco, e abbia mormorato in ginocchio questa
semplice preghiera: «O Dio, se tu ci sei, fammiti palese.» Egli ritrovò,
dicesi, tosto la sposa, e divenne credente. Qualche piccolo fatto deve, senza
dubbio, essere intervenuto per risolvere in un dato momento il Manzoni a
fissare un po' meglio quelle idee vaghe ch'egli aveva intorno al Cattolicismo43.
Ma egli era nato cattolico, la sua educazione di collegio era stata tutta
cattolica; uscito di collegio, sappiamo ch'egli frequentava ancora le chiese;
le scene orrende del cardinal Ruffo a Napoli, quelle di Binasco e di Pavia
stavano presenti alla memoria del Manzoni; e però il Trionfo della Libertà
esce in frequenti imprecazioni contro la Chiesa, ma a quel modo stesso con cui
Dante cattolico imprecava contro la Lupa, e il canonico Petrarca contro l'avara
Babilonia. Se il giovine Manzoni amava poco i preti ed i frati, se la lettura
delle opere del Voltaire lo aveva anche maggiormente alienato da essi, se
quando morì il suo giovine compagno di scuola Luigi Arese, ei si doleva che
tenendosi lontani dal letto dell'infermo gli amici, gli si fosse accostata
soltanto «l'orribile figura del prete» per accrescergli il terrore della morte,
se, in somma, il Manzoni, pur credendo nella immortalità dell'anima,
nell'esistenza di un Dio che premia «eternando ciò che a lui somiglia,» nei
doveri cristiani della pietà e della carità, e pure adempiendo alcuno de' riti
religiosi prescritti dalla sua condizione di cattolico, fra i quindici ed i
ventitrè anni non fu un cattolico profondamente convinto, devoto e zelante, in
un pariniano, in uno stoico suo pari doveva riuscir molto agevole l'innestare
un po' di devozione cattolica. Ma i preti furono solleciti a levarne soverchio
romore e a trarne troppo grande profitto. Parlando, nel 1806, dei preti
italiani che assediano il letto de' moribondi, in una lettera diretta all'amico
Pagani, il ventenne Manzoni usciva in un fiero lamento, dichiarando ch'egli
voleva rimaner lontano «da un paese, in cui non si può nè vivere nè morire come
si vuole. Io preferisco, proseguiva egli, l'indifferenza naturale dei Francesi
che vi lasciano andare pei fatti vostri, allo zelo crudele dei nostri che
s'impadroniscono di voi, che vogliono prendersi cura della vostra anima, che
vogliono cacciarvi in corpo la loro maniera di pensare.» Due anni dopo aver
levato questo vivo lamento, Alessandro Manzoni doveva egli stesso cadere in
cura d'anima, ed il tristo frutto di questo stato di forzata docilità, alla
quale egli si sottomise, fu una sterilità intellettuale che durò quasi dieci
anni, 1808-1818, e, per l'appunto i dieci anni più belli della sua vita, ne'
quali con molto stento, con molti pentimenti, il Manzoni riuscì a pena a
mettere insieme quattro Inni sacri, due Parodie letterarie e due povere e
stentate Canzoni politiche di genere classico. Si dirà: in quegli anni, egli si
godette le sue prime gioie domestiche, ed attese a' suoi affari un po'
imbrogliati ed alle cure agrarie, ed è vero; ma nè le une nè le altre hanno mai
impedita la manifestazione del genio. Il Manzoni ebbe, pur troppo, in quegli
anni un'idea fissa, che non era la sua, un'idea che gli aveano messa; e quando
v'ha un'idea fissa, tutte le altre idee, per quante siano, e per quanto
originali, non trovano l'opportunità e l'agevolezza di manifestarsi. L'idea fissa
era ch'egli dovesse come scrittore diventare il poeta e l'apologista della
religione cattolica, o non iscrivere più.
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