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Andrea Maffei
Guglielmo Ratcliff

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  • QUADRO SECONDO
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SCENA IV

Ratcliff e Lesley

Ratcliff
Il Dugla viene?
Dunque me n'esco.
(prende cappello e spada)

Lesley
(trattendolo)
Oibò! ten guarda. È d'uopo
Pria, che meglio s'abbui. Tu da' famigli
Di Mac-Gregorio sei spiato; ai bimbi
Noto è il tuo volto, così ben dipinto
T'hanno ... Ma dimmi,
A che mai questo gioco?
Rischi, che non ti fruttano, qui cerchi.
Torna a Londra con me, sei sicuro.
Via dal tristo paese, ove san tutti
Che tu sei l'assassin di Macdonaldo
E di Duncano!

Ratcliff
(con dinitosa alterezza)
L'assassin? Menzogna!
Duncano e Macdonaldo in un duello
Caddero. Io combattei con tutt'onore,
E con onor combattere disegno
Pure col Dugla.

Lesley
Agevolar la cosa
Meglio ti dei. L'italian conosci ...
(fa un gesto da brigrante)
Dimmi almen: questo Dugla ove d'intoppo
Ti fu? che mai t'ha fatto? e qual radice
Ha la tua bile, il tuo rancor?

Ratcliff
il vidi,
parlato gli ho mai; nessun oltraggio
Mi fece, ed io non l'odio.

Lesley
Dargli lo paccio? Il senno hai tu perduto?
O perduto l'ho io, dacchè strumento
Mi ti son fatto in così pazza impresa?

Ratcliff
Triso a te, tristo a te, se in tali cose
Penetrar tu potessi! e sciagurata
La fodera del tuo poco cervello!
Scoppiar la ti dovrebbe, e far dal rotto
La follìa capolino. Al par d'un guscio
D'ovo potria quel tuo povero capo
Rampersi, e fosse ancor qual è la vasta
Cupola di San Paolo.

Lesley
(si tocca con angoscia beffarda la fronte)
Oh mi spaventi!
Meglio tu taccia.

Ratcliff
Un lunatico eroe
Non mi divi suppor, un cacciatore
D'ombre, che per la notte e per l'inferno
Aizzi il suo fantasico segugio:
O un malaticcio, tisico, stremato
Pötin che cogli astri e colla luna
Amoreggi, e si prenda un mal di ventre
Per troppa emozion, se il trillo ascolti
Dell'usignuol, se de' propri sospiri
Si fabbrichi una scala, e col capestro
Di rime imbavagliate alla colonna
Della sua gloria alfin stesso impicchi.

Lesley
Affermar tutto ciò con giuramento
Al bisogno io potrei.

Ratcliff
Pur ti confesso --
E ch'io motteggi ti parrà -- vi sono
Strane orribili posse, a cui soggiaccio;
Buje virtù, che guida a' miei voleri
Si fan, che sprone ad ogni opra mi sono,
Che reggono il mio braccio, e di terrore
M'ingombrar fin da' primi anni la mente.
Quando, fanciullo ancora, a qualche
Spasso,
Da me solo, io mi dava, innanzi agli occhi
Talora io mi vedea due nebulosi
Spettri, che l'uno all'altro, in un trasporto
D'amor, come anelassero accostarsi,
Le lunghe si tendeano aeree braccia;
lo potendo, dolorasamente
Si stavano a guardar. Comunque fosse
Nebbia vuota, fugace il loro aspetto,
Nell'uno tuttavia sembianze altere
D'uomo io scorgea, contratte a chiuso
Sdegno,
E pia, soave femminil bellezza
Nell'altro. Anche nel sonno i due fantasmi
M'apparvero talvota e più distinti.
Di dolore atteggiato in me fissava
L'uomo le ciglia, e con amor la donna.
Nel tempo tuttavia che in Edimburgo
M'ebber le scole, mi si fer più rare
Tali apparenze, e il mio torbido sogno
Nel vortice sparì di quella vita
Scapestrata. Per caso io qui ne venni
In un tempo di ferie, e Mac-Gregorio
Nel suo castello m'ospitò. Maria
Vidi! Un subito lampo al primo sguardo
Di quella giovinetta in cor me scese.
Era assomiglio dell'aerea donna,
Era il bello, era il muto, era il soave
Volto d'amor che in sogno mi sorrise
Tante fiate; e sol pallida meno
La guancia di Maria, sol meno immota
La pupilla. Sul viso avea le rose,
Il baleno negli occhi. Inquella cara
Creatura ogni grazi incantatrice
Parea scesa dal cielo, e bella tanto
Cierto non fu la Vergine beata,
Di nome a lei sorella ... Io, d'una febbre
Amorosa infiammato, aprii le braccia
Per serrarmela al cor ...
(pausa)
Come avvenisse
Non so. La mia persona in uno specchio
Vidi riflessa ... Er'io quel nebuloso
Uom che tendea con tal desio le mani
A quella donna nebulosa! Un mero
Sogno fu quello? non più che un inganno
Di calda fantasia? Tenera tanto,
Tanto accesa d'amore a me si volse
In quel punto Maria, che gli occhi nostri
Si confusero insiem coi nostri cuori ...
Oh Dio! ... soltanto allor l'antico, oscuro
Mistero si svelò della mia vita.
Il canto degli augelli e l'dioma
De' fiori allor compresi, allor degli astri
L'amoroso saluto, il mormorio
Del fonte, l'asolar del venticello,
E del mio petto i segreti sospiri ...
Tutto, tutto io compresi! E, quasi allegri
Fanciulli, insieme godevano, insieme
Giocavam. N'era svago uno dell'altro
Cercar, poi nel giardino alfin trovarci;
Delle rose m'offria, delle mortelle,
M'offira de' suoi capelli, e cari baci ... Baci che a cento doppi a lei rendea.
Fin che a' piedi io le caddi, e: -- Di' Maria!
M'ami tu? -- supplicai.
(cade in delirio)

Lesley
Come veduto
Volentieri io t'avrei di quelle pugna
Nerborute a far croce in atto pio
Di supplicante, a stremperar que' fieri
Fulminei guardi in un molle languore
Sentimentale, a imprimere un affetto
Tenero, doce al suon di quella voce
Che per la vie maestre orrenda tuona
Nell'orecchio de' ricchi!

Ratcliff
(prorompe con ferocia)
Ah maledetta
Serpe! Con occhi impauriti, strani,
E quasi repugnante, a me si volse,
E con beffardo inchino e con parola
Di gel: -- No! -- mi ripose. Ancor lo sento
Quel -- No! -- diestro di me!
Lo sento ancora
Quel -- No! No! -- derisor sul capo mio ...
E così strepitando, a me si chiuse,
Ahi! la porta del cielo.

Lesley
Infame beffa
Quella fu!

Ratcliff
Dal castel di Mac-Gregorio
Per Londra in via mi posi, ov'io sperava
Stordir nella marea dell'agitata
Metropoli il dolore, ond'era oppresso.
Giacchè, pria che notizia io pur ne avessi,
M'eran morti i parenti. Oh, l'insensato
Proponimento a tristo, a triso effetto
M'uscì! Nulla di ben, il vin di Porto,
lo Sciampagna mi fruttar; più mesto
Ad ogni llibagione io mi sentìa.
Non potean brune o bionde
Il mio cordoglio
Cacciar co' vezzi loro. Anche la pace
Nel faraone non trovai! Sul verde
Tappeto errava di Maria lo sguardo;
La bianca mano di Maria piegarmi
I pàroli io scorgea; fin nella dama
Di cuori -- in quello sgorbio di figura! --
Le sue care io vedea, le sue celesti
Sembianze; e sottil carta essa non era;
Era Maria, Maria! Del suo respiro
Movea l'aura a ferirmi. Ella accennava
Col capo, ella assentia ...
-- Va' banco! -- E l'oro
Via portossi il dimon ... l'amor rimase!

Lesley
(ride)
Ah! Ah! così cavato hai dalla stall
Il tuo picciol ronzino, e il voil prendesti
Come ben si conviene a' cavalieri
Scozzesi; e come gli avi, a tasche vuote
Vissuto sei. L'amor, senz'alcun fallo,
Se n'è andato or da te; però che giova
A rinsavir lo scorrere di notte,
Con vento e pioggia, e tirar via se incontri
Forche, se penzolarvi un caro amico
Vedi che sgambettando ti saluta.

Ratcliff
Olio piovve sul foco, e in me la febbre
Per Maria divampò più che mai fiera.
L'Inghilterra talvolta a me perea
Troppo angusto confine, e quella rabbia
D'amor con ferrea non visibil mano
Qui di nuovo mi trasse, e qui potei,
Sol qui presso a Maria, trovare il sonno.
Or libero io respiro, or tanto oppresso,
Dall'angoscia non sono, e provo un senso
Di bene ... io t'apro il mio segreto. Ascolta!
Per Dio giurai, per le posse del cielo
E dell'inferno, e posi al giuramento
Il suggel d'una orribile bestemmia:
-- Cadrà sotto il mio ferro
Ogni uom che osasse
Findanzarsi a Maria. -- Segreta voce
In me l'ha proferito, e cieco io seguo
Di questa oscura possa il cenno arcano.
Possa che meco pugna allor che al Negro
Sasso apparecchio un talamo di rose
Per gli sponsali di Maria.

Lesley
Ti scendo
Ora alfin nel pensier, ma non t'approvo.

Ratcliff
Forse io stesso m'approvo? Ah, quella voce,
Quella sola in me scesa, estrania voce,
-- Sì -- mi dice nel cor! quell'ombre sole
Che veggo in sogno, con cenni del capo
M'approvano ...
(manda un grido)
Gran Dio! ... ! ... Non vedi?
(Tenebre. Due figure nuvolose attraversano la scena e spariscono. I mansardieri e il mariiuoli sdrajati nel fondo, desti a quel grido, alzano in piedo e gridano: "Che v'è che v'è?")
! ! quelle figure?

Lesley
O che, Guglielmo?
Qual diavolo ti tocca? Io nulla veggo.




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