La ricerca dei
Magi
Arrigo
Miglio, vescovo di Ivrea
Il messaggio del
Santo Padre Giovanni Paolo II, pubblicato lo scorso anno per prepararci a
questa giornata mondiale della gioventù, ci invita anzitutto a ripercorrere
l'itinerario dei santi Magi. Le indicazioni del vangelo sono apparentemente
generiche: dei magi venuti dall'oriente… ma questa è una indicazione
preziosissima, indica degli uomini non banali, attenti, scrutatori,
ricercatori, il cui cammino coincide con quello che il sole compie ogni giorno,
dall'oriente…uomini coraggiosi che intraprendono strade nuove, che si rinnovano
ogni giorno come la luce; le strade vecchie sono già ben conosciute e
pubblicizzate, anzi, gridate, strade per i soldi, per il successo, per il
corpo, per l'amore, per la violenza…
Per trovare strade nuove occorre imparare a scrutare i segni, a cominciare da
quelli più piccoli: la stella, il bambino con sua madre, segni presi dalla
normalità della vita, proprio come il sorgere del sole.
Il cammino dei magi è un cammino di libertà: la libertà di partire e di cercare,
libertà di riconoscere la grandezza di Dio nei segni apparentemente piccoli,
libertà che permette di prostrarsi e di adorare un unico Signore, liberi dai
disegni di Erode, liberi di cambiare strada per tornare a casa cambiati.
Il messaggio di Giovanni Paolo II ci indica altri due testimoni, ambedue
tedeschi, di questa libertà di chi sa cercare ed esplorare: Alberto Magno, nel
XIII secolo, ed Edith Stein, del XX secolo: due appassionati della ricerca
scientifica e filosofica, due innamorati del cammino della fede.
I doni portati dai Magi: l'oro, il valore della vita, della giovinezza,
dell'entusiasmo; l'incenso, la lode, la gioia, la preghiera vissuta come
esperienza di amore; la mirra, il dono della vita per amore, nel servizio,
seguendo colui che si è fatto servo ed ha lavato i piedi ai discepoli.
La ricerca di
colui che è via, verità e vita, rende il cammino dei Magi una via di vera
libertà.
Mentre la verità viene negata e dichiarata inesistente, la libertà viene
declamata, esaltata, gridata, ma non è difficile vedere con quale esito: molte
vie che vengono presentate come vie di libertà conducono a inganni, delusioni,
drammi, violenze. È necessario che impariamo continuamente a renderci conto di
queste contraddizioni, a tenere gli occhi aperti sulle schiavitù più diffuse e
più subdole.
Le esperienze di
libertà - o di non libertà - toccano alcuni ambiti classici della nostra vita:
le cose, il loro uso, la proprietà, di cui è simbolo e strumento il denaro; il
corpo, in cui si esprime la vita che abbiamo ricevuto, attraverso il quale
possiamo far nascere una nuova vita, il corpo attraverso cui comunichiamo,
sentiamo simpatia ed affetto, cerchiamo comunione ed amore, conoscendo però
anche spesso solitudine e delusione; la comunità, la vita sociale, con il bisogno
di essere insieme e con la fatica di camminare insieme, con la tentazione di
fare da soli o di prevalere.
Gesù usa tre parole provocanti per descrivere la libertà del discepolo in
questi ambiti fondamentali della vita: parla di povertà evangelica; parla di
amore limpido e casto, purificato da ogni egoismo ed egocentrismo; parla di
amore fraterno, di comunione, di perdono, di legame con lui e tra di noi come i
tralci alla vite. Sono indicazioni che egli offre a tutti i suoi discepoli: ai
dodici e a coloro che ne erediteranno i compiti ( e per costoro tutto ciò vale
ancora di più: chi è il primo dev'essere il servo di tutti) e a tutti gli
altri; a coloro che sono chiamati alla vita del matrimonio e a coloro che per
il regno dei cieli accolgono la chiamata a vivere totalmente immersi nel
dialogo con Dio e con i fratelli, cominciando dai più poveri.
Gesù ci chiama
ad essere un popolo libero, il popolo del nuovo esodo, che viene liberato da
ogni schiavitù; popolo chiamato ad essere fermento di libertà nel mondo, segno
e inizio dell'umanità nuova di cui Gesù risorto è il primogenito.
Il cammino verso
la verità diventa la pietra di paragone per comprendere il confronto e la
differenza tra la libertà secondo il Vangelo e la libertà secondo gli uomini.
Gesù unisce
nella sua persona in modo profondo la verità e la libertà: si presenta come
via, verità e vita: Gv.14, 6. La sua libertà trova la massima espressione nel
potere di dare la propria vita: è la libertà di amare. Gv. 10, 18: ho il potere
di dare la mia vita e di riprendermela; Gv. 8,31-32: se rimanete fedeli alla
mia parola sarete davvero miei discepoli, conoscerete la verità e la verità vi
farà liberi; Gv. 16, 13: lo Spirito Santo ci guida verso la verità tutta
intera; lo Spirito del Signore è libertà: 2Cor.3,17; Cristo ci ha liberati
perché restassimo liberi: Gal. 5,1.
Ricercare la
verità dunque è il senso profondo dell'esistenza umana, e la ricerca della
verità, che si concretizza nella ricerca di qualcuno, come fu per i magi, e non
in un vagare senza meta, diventa da subito esperienza di libertà. I Magi sono
partiti dall'oriente già con una domanda precisa: dov'è il re dei Giudei che è
nato: conoscono già un orientamento, hanno accettato la scommessa di cercare in
una direzione precisa; non conosciamo chi e che cosa ha fatto loro prendere
quella direzione; il vangelo però ci dice che dopo aver conosciuto meglio le
Scritture, lette a Gerusalemme, con l'indicazione di andare a Betlemme, la loro
stella è tornata a splendere, con loro grande gioia. La loro è stata una
ricerca umile, si sono lasciati aiutare.
L'itinerario dei Magi che ci viene presentato dal vangelo è un itinerario
misterioso ma profondamente vero, non è certamente leggenda, nonostante la
sobrietà di notizie che potrebbero interessare i nostri cronisti; non è
leggenda anche perché purtroppo non è leggenda la reazione furiosa e
sanguinaria di Erode, quando si rende conto di non poter tenere in pugno questi
personaggi liberi, che gli sfuggono nonostante tutta la sua sorveglianza. Anche
questo risvolto drammatico dalla pagina di Matteo diventa una provocante
conferma del messaggio illuminante e liberante che i Magi portano con il loro
cammino e i loro doni.
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