Dopo Gesù,
nulla può rimanere come prima
Severino
Poletto, arcivescovo di Torino
Premessa
In questa nostra
riflessione siamo invitati a mettere a confronto la nostra vita personale di
cristiani, ed in particolare la nostra testimonianza di fede che siamo chiamati
ad offrire al mondo, con l'esperienza dei Magi. Essi hanno visto la stella, si
sono messi in cammino per cercare Gesù e trovatolo lo adorarono ed infine
fecero ritorno al loro paese percorrendo un'altra strada. Il momento centrale
di tutto il racconto dei Magi è l'incontro con Gesù, la loro adorazione al
Figlio di Dio e l'offerta dei doni.
"Siamo
venuti per adorarlo" (Mt 2, 2). Anche noi siamo venuti a Colonia per
adorare Gesù: ma non c'è adorazione senza fede, senza offerta sincera di noi
stessi a Lui e senza un desiderio sincero di conversione.
"Adorare
significa riconoscere la presenza di Dio, Creatore e Signore dell'universo. È
un riconoscimento colmo di gratitudine, che parte dal profondo del cuore e
investe tutto l'essere, perché solo adorando e amando Dio sopra ogni cosa
l'uomo può realizzare pienamente se stesso" (Benedetto XVI – Angelus 7
Agosto 2005).
1. RISCOPRIRE
L'EUCARISTIA COME UN VERO INCONTRO CON GESÙ
Ciò che fu
possibile ai Magi duemila anni fa i quali "videro il bambino con Maria sua
madre e prostratisi lo adorarono" (Mt 2, 11) lo è anche per noi quando
partecipiamo alla celebrazione dell'Eucaristia.
a) Appena
lasciata Gerusalemme i Magi rividero la stella e al vederla "provarono una
grandissima gioia" (Mt 2, 10). La stella è la luce divina che orienta il
loro cammino. Essa non può brillare quando si cercano quelle false guide umane,
come Erode, le quali non ci conducono a Gesù ma vorrebbero eliminarlo
dall'orizzonte della storia. Ripresa la strada verso Betlemme la stella tornò a
brillare e i Magi si sentirono gioiosi e sicuri perché quella era la vera luce
divina che si fermò sopra il luogo dove si trovava il bambino.
È importante,
cari giovani, saper riconoscere le vere guide, i veri profeti per distinguerli
da quei tanti falsi maestri, che ci ronzano intorno con i loro insegnamenti che
non ci conducono verso la verità, ma ci allontanano da essa. Di questi falsi
maestri Gesù ci dice: "Lasciateli! Sono ciechi e guide di ciechi. E quando
un cieco guida un altro cieco, tutti e due cadranno in un fosso!" (Mt 15,
14).
Ma la nostra
guida non è cieca: ha la luce dello Spirito Santo ed è Lui il garante della
strada vera che conduce a Gesù. È il nostro Papa Benedetto XVI e a lui, come a
Pietro, Gesù dice: "Su questa pietra (che sei tu) edificherò la mia
chiesa" (Mt 16, 18) e "Pasci i miei agnelli, pasci le mie
pecorelle" (Gv 21, 15-16).
b) "Entrati
nella casa videro il bambino con Maria sua madre" (Mt 2, 11).
L'importanza del
vedere, del riconoscere, dell'incontrare la Persona di Gesù. Noi siamo qui per
questo. Però non dobbiamo dimenticare che per vedere Gesù dobbiamo tenere ben
aperti gli occhi della fede, una fede fatta di ricerca, di preghiera, di
ascolto e di esperienza del trascendente ed insieme dobbiamo custodire una
nostra purezza di cuore, una limpidezza nei nostri comportamenti morali perché
Gesù ci ha detto nella sesta beatitudine che "soltanto i puri di cuore
vedranno Dio" (Cf Mt 5, 8).
c) "E
prostratisi lo adorarono. Poi aprirono i loro scrigni e gli offrirono in dono
oro, incenso e mirra" (Mt 2, 11).
Come è importante
l'adorazione e come è necessario sapere che solo davanti a Dio ci si deve
prostrare in adorazione e mai davanti agli idoli. Adorare significa
"consegnarsi totalmente" riconoscendo la nostra piccolezza ed il
nostro bisogno di salvezza e nello stesso tempo cercare questa salvezza
nell'unico che ce la può dare: Gesù, il Figlio di Dio, morto e risorto. Molti
si lasciano affascinare da ciò che non è Dio e vivono nella vera e propria
idolatria, cioè consegnano la loro vita agli idoli di questo mondo che sono
rappresentati nelle tre tentazioni subite da Gesù nel deserto: la tentazione
del piacere, del successo e del possedere.
Per mantenere la
nostra vita nel giusto orientamento è importante non dimenticare la centralità
del primo comandamento: "Non avrai altro Dio all'infuori di me!".
La vera
adorazione poi non può consistere in un semplice gesto esteriore: è il cuore,
l'intimo di noi stessi, che deve diventare "adorante". I Magi
aprirono i loro scrigni, i loro cuori, e nei doni che offrono riconoscono in
Gesù la divina regalità, il sacerdote della nuova Alleanza ed il profeta che
verserà il proprio sangue per riconciliare l'umanità col Padre.
Siamo qui a
Colonia per un vero atto di adorazione nei confronti del Signore Gesù: un'adorazione
non di un momento, ma che deve durare tutta la nostra vita. Se siamo venuti per
cercare Gesù e per adorarlo significa che è Lui stesso il tesoro nascosto e la
perla preziosa che a noi interessa e per conquistarlo siamo disposti a lasciare
tutto il resto.
Pensate a come
questo si realizzi in ogni Eucaristia! Convocati dal Padre, dal Figlio e dallo
Spirito Santo noi ascoltiamo la Parola che ci conferma nella fede, veniamo
offerti al Padre insieme al sacrificio di Cristo e riceviamo come cibo e
bevanda il vero Corpo e Sangue di Gesù.
Veramente
l'Eucaristia ci rende contemporanei della Pasqua del Signore, dalla quale
sgorga la salvezza che è vita nuova. L'Eucaristia ci trasforma, ci cambia. Se
questo non avviene è perché in questo grande e misterioso incontro noi non
siamo stati capaci di arrivare.
Quanto preziosa e
qualificante è la presenza dei giovani nelle celebrazioni eucaristiche
domenicali e festive delle nostre comunità! Vi chiedo, cari giovani, di
convincervi sempre più che senza Eucaristia non c'è fede, non c'è Chiesa, non
c'è vita cristiana. È lì che noi incontrando Gesù ci sentiamo confermati e
fortificati per le grandi battaglie della vita.
2. "PER
UN'ALTRA STRADA FECERO RITORNO AL LORO PAESE" (Mt 2, 12)
Quando si
incontra veramente Gesù "dopo" più nulla nella nostra vita può essere
come prima. È questa la grande sfida che lancia a tutti noi questa GMG di
Colonia. Se davvero siamo venuti qui per cercare Gesù, per adorarlo ed
offrirgli in dono noi stessi ci dobbiamo aspettare un cambiamento profondo e
duraturo, come frutto prezioso del personale dono di grazia che il Signore
desidera fare a tutti noi. Gesù ci dona luce sufficiente per vedere un'altra
strada che dobbiamo avere il coraggio di imboccare per cambiare vita. Anche
noi, come tanti tra coloro che hanno incontrato Gesù, dobbiamo trovare la forza
di un cambiamento radicale: pensate a Saulo, a Zaccheo, agli Apostoli, …
Pensate ai grandi convertiti della storia del cristianesimo: Francesco
d'Assisi, Ignazio di Loyola, Charles de Foucauld, Edith Stein …
Quale "altra
strada" dobbiamo percorrere per tornare trasformati nel nostro ambiente di
vita dopo questa GMG?
Dobbiamo
conoscere dove e come cambiare qualcosa o tutto della nostra vita e questo deve
avvenire a più livelli:
a) A livello di
fede: dobbiamo sentire il bisogno di una formazione più seria e profonda. Ci
vuole più conoscenza dei veri contenuti della fede; dobbiamo avere dentro di
noi maggiori certezze capaci di fugare tanti dubbi e paure.
Il mondo, il
nostro mondo, quello degli amici, attende di conoscere giovani che sappiano
rendere ragione del perché credono e perché vivono con scelte precise che sono
spesso controcorrente.
Pensiamo al dono
prezioso che il nostro Papa Benedetto XVI ha fatto alla Chiesa e al mondo
pubblicando il Compendio del Catechismo della Chiesa Cattolica. Esiste un
dovere morale di averlo, consultarlo, studiarlo, assimilarlo per una visione
globale dei contenuti della fede cattolica.
b) A livello di
comportamenti morali.
La GMG deve
essere una occasione propizia per una seria revisione di come noi ci
rapportiamo con i comandamenti di Dio e di conseguenza con le regole della
morale cristiana.
Il soggettivismo
e relativismo morale sono la grande deriva alla quale sono esposte tante
coscienze di giovani e di adulti. Ciascuno tende a farsi la morale a propria
misura e a proprio gradimento, spesso chiamando bene ciò che è male e male ciò
che è bene, stravolgendo così in modo drammatico il progetto di Dio sulla
persona umana e sull'umanità: pensiamo ai grandi temi della giustizia e della
pace, pensiamo alla famiglia, pensiamo al valore della vita, pensiamo al
significato del corpo come profezia della ricchezza spirituale della persona e
come spesso invece viene strumentalizzato o commercializzato per il piacere
egoistico, pensiamo ai tanti rovesciamenti della scala dei valori che oggi
vengono presentati soprattutto ai giovani e ai bambini, per cui la sfida
educativa è una delle più grandi e difficili fatiche che la Chiesa e la società
devono affrontare.
Bisogna tornare
con saggezza e pazienza a riscoprire il valore di una morale universale,
oggettiva, valida per tutti perché viene da Dio il quale ci ha dato delle
regole non per limitare la nostra libertà, ma perché ci ama e vuole il nostro
bene e la Chiesa ce le propone con lo stesso intendimento. La Chiesa,
"esperta in umanità" come l'ha definita Paolo VI, non è mai contro
l'uomo, ma è la vera Madre che, appunto perché ama, richiama l'intangibilità di
quei valori senza i quali l'umanità non riesce a trovare un suo equilibrio.
Cari giovani,
questa è una sfida da affrontare ed una scelta da fare: dobbiamo decidere se ci
accontentiamo di un cristianesimo di facciata e di un po' di vernicetta
evangelica e fare poi i nostri comodi o se invece siamo determinati a prendere
sul serio la Persona di Cristo che per noi ha dato la vita e ci ha insegnato
che certe scelte e grandi sacrifici sono la vera strada della gioia, della vita
e della salvezza. Dobbiamo rifiutare un cristianesimo di basso livello per
cercare, per quanto è possibile, quella "misura alta" della vita
cristiana, che è la santità.
c) A livello di
annuncio.
Oggi, nell'epoca
di una comunicazione globale in tempo reale, i cattolici devono far sentire la
loro voce sulle grandi questioni internazionali, sul senso e sul valore della
vita, sulla dignità di ogni persona, sulla giustizia sociale, sulla pace, sulla
fraternità universale, … Il cristianesimo è un messaggio "globale" di
salvezza per l'uomo di tutti i tempi e non qualche scampolo di verità per
soluzioni parziali di tipo sociologico. Gesù ha salvato l'uomo, tutto l'uomo,
considerato anche e soprattutto nella sua dimensione soprannaturale.
Ecco che cosa
significa "prendere un'altra strada" e lo si può esprimere in una
sola parola: "Conversione!". La GMG per qualcuno può ridursi a
semplice vacanza, vuota di significato, se non si cambia "dentro" e
se non si torna a casa diversi rispetto a prima. Chi ci incontrerà "dopo
Colonia" ha il diritto di accorgersi che qualcosa di grande in noi è
accaduto in questi giorni!
3. VIVERE NEL
MONDO COME ADORATORI DI DIO
a) Quale
adorazione ci chiede il Signore?
Quella di una
vita santa.
• Isaia:
"«Che m'importa dei vostri sacrifici senza numero?» dice il Signore. …
«Lavatevi, purificatevi, togliete dalla mia vista il male delle vostre azioni.
Cessate di fare il male, imparate a fare il bene, ricercate la giustizia,
soccorrete l'oppresso, rendete giustizia all'orfano, difendete la causa della
vedova»" (Is 1, 11.16-17).
• Gesù alla
samaritana: "I veri adoratori adoreranno il Padre in spirito e verità;
perché il Padre cerca tali adoratori. Dio è spirito e quelli che lo adorano
devono adorarlo in spirito e verità" (Gv 4, 23-24).
• San Giacomo:
"Infatti, come il corpo senza lo spirito è morto, così anche la fede senza
le opere è morta" (Gc 2, 26).
b) La nostra
presenza cristiana nel mondo deve rispondere alle indicazioni di Gesù. Egli
infatti ci ricorda che dobbiamo essere "lievito, sale, luce, città sul
monte …".
c) Un'ultima
sottolineatura dobbiamo fare: il mondo non deve metterci paura, non dobbiamo
cedere al pessimismo, guai perdere la speranza, bando ai complessi di
inferiorità. Perché se è vero che nel nostro mondo il male fa più rumore del
bene e i mezzi della comunicazione danno più risonanza al male che al bene, è
altrettanto vero che il bene, anche se silenzioso, è più forte del male e la
storia dell'umanità è saldamente nelle mani di Cristo. Questa è la grande
speranza che dà respiro al nostro futuro: "Non lasciarti vincere dal male,
ma vinci con il bene il male" (Rm 12, 21).
Conclusione
La croce della
GMG che vent'anni fa Giovanni Paolo II ha consegnato ai giovani del mondo che
cosa ci insegna?
Il braccio
orizzontale della croce indica un "segno meno": è la nostra realtà quotidiana
intrisa di fragilità, mediocrità e peccato. Noi, da soli, siamo il "segno
meno".
Ma se al braccio
orizzontale aggiungiamo il braccio verticale, che indica l'intervento salvifico
di Dio per mezzo della morte e risurrezione di Gesù, allora il "segno
meno" diventa un "più". La croce è un "più", un
"positivo", innestato dall'amore misericordioso di Dio dentro la
storia degli uomini.
Questo è il
miracolo che Gesù vuole compiere in noi in queste giornate e questo è il dono
che noi dobbiamo portare, cioè annunciare e testimoniare nelle nostre comunità,
nelle nostre famiglie, nei nostri gruppi quando torneremo a casa.
Guardiamo ora,
per un momento, ai Santi, quelli vicino a noi:
• Edith Stein:
entra nella camera a gas ad Auschwitz dicendo: "Muoio per il mio
popolo".
• Teresa di Gesù
Bambino: "Ora ho capito: la mia vocazione nella Chiesa sarà l'amore. Solo
l'amore trasforma il mondo".
• Pier Giorgio
Frassati: una santità giovane, moderna e gioiosa, ma nutrita di preghiera, di
Eucaristia quotidiana, di sacrifici e di carità verso i poveri, una carità che
gli è costata la vita.
• Giovanni Paolo
II morente: chi gli era vicino afferma di averlo sentito sussurrare in polacco,
verosimilmente pensando ai giovani di tutto il mondo incontrati nelle varie
GMG: "Vi ho chiamati … siete venuti … vi ringrazio".
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