Gesù, la vera
manna
Arrigo
Miglio, vescovo di Ivrea
Il messaggio di
Giovanni Paolo II, al n. 3, sottolinea il collegamento tra questo atteggiamento
dei Magi e l'atteggiamento di adorazione che la Chiesa mantiene davanti al
mistero eucaristico, sia mentre viene celebrato sia quando viene conservato il
corpo di Cristo nel tabernacolo.
L'adorazione è riservata a Dio: significa riconoscere la nostra piccolezza e la
sua grandezza e potenza di Creatore e di Padre. In modo particolare
nell'eucaristia riconosciamo la presenza e la manifestazione della potenza
dell'amore di Dio, che nella morte e risurrezione di Gesù ha raggiunto il
momento più alto.
L'eucaristia nasce dallo stesso amore di Dio da cui è nato il primo esodo: la
pasqua di Gesù è il pieno e definitivo intervento liberatore di Dio per tutta
l'umanità.
La mensa del
pane eucaristico è la mensa della cena pasquale di Gesù con i suoi apostoli, la
pasqua ebraica memoriale del primo esodo, che Gesù compie e trasforma con il
dono del suo corpo spezzato e del suo sangue versato. È l'annuncio e il dono di
una libertà piena e definitiva, che supera la stessa barriera della morte. Una
libertà che nasce dal dono pieno e definitivo che Cristo fa di se stesso; dono
presente nel pane donato, che noi mangiamo per lasciarci coinvolgere pienamente
dal dono di Gesù.
L'Eucaristia ci rende contemporanei della Pasqua di Gesù e la sua Pasqua è
presente e contemporanea alla nostra vita e alla nostra storia; vengono
superate le distanze di tempo e di spazio, perché entriamo nelle dimensioni di
Dio stesso.
Adorando e
seguendo Gesù nel mistero dell'eucaristia vengono portate al pieno compimento
le nostre limitate esperienze di libertà, riceve risposta piena la nostra
domanda profonda di libertà. Eucaristia è cammino di donazione piena, totale:
per Gesù il compimento è avvenuto sulla croce, e seguire lui vuol dire anche
percorrere la via che passa attraverso la croce.
Ogni volta che celebriamo l'eucaristia accogliamo dentro di noi, nella nostra
vita, la Pasqua di Gesù, e con il nostro Amen diciamo la nostra adesione a lui.
Anche nei
momenti dell'adorazione eucaristica noi contempliamo il Cristo liberatore; il
pane della vita è il pane azzimo, il pane dell'esodo, il pane del deserto, la
vera manna, di cui la manna del primo esodo era figura e profezia (Gv.6).
La presenza di Cristo nel pane eucaristico conservato nel tabernacolo, adorato
dalla Chiesa, è segno continuo della forza della parola di Gesù: una parola
irreversibile, che non produce simboli o sogni ma crea e costruisce.
Nell'eucaristia
adoriamo tutta la potenza dello Spirito Santo che trasforma il pane e il vino
nel corpo e sangue di Cristo: lo stesso Spirito che ha diviso le acque del Mar
Rosso, che sovrastava le acque ai primordi della creazione, che è sceso sulla
Vergine di Nazaret il giorno dell'Annunciazione e l'ha resa madre di Dio; lo
stesso Spirito a noi donato nel battesimo e nella cresima, che l'eucaristia
alimento perché possiamo portare frutti sempre nuovi.
Nazaret e
l'azione dello Spirito ci richiamano al grande silenzio entro il quale opera il
Signore. Nell'adorazione eucaristica il silenzio è una componente essenziale,
che permette al Signore di agire, di parlare nel profondo di ciascuno di noi.
Un silenzio che talora può far paura, stordirci alquanto, perché ci obbliga a
renderci conto di quanto siamo piccoli; possiamo essere tentati di fuggire o di
coprire questo tipo di silenzio; è una tentazione che tutti i profeti e i santi
hanno conosciuto, la tentazione di andare lontano dalla voce del Signore, che
ci riporta sulla sua strada, che ci rimanda a Ninive, come Giona; che ci
interroga nel profondo del cuore, come Pietro: "mi ami tu veramente, più
di costoro?"(Gv.21, 15).
Nell'adorazione
eucaristica ci è sempre accanto Maria: "videro il bambino con Maria sua
madre…".Non adoriamo mai da soli, ma sempre con Maria e con tutta la
comunità dei Santi. Questa vicinanza, specialmente quella di Maria, ci aiuta ad
ascoltare, a non temere la voce del Signore; anche a noi come ai servi di Cana
dice: fate quello che egli vi dirà. Lei che ha udito dall'angelo Gabriele
l'invito incoraggiante "non temere , Maria", ripete a noi le stesse
parole, ci prende per mano, ci aiuta a restare in ascolto.
Nell'adorazione
eucaristica scopriamo il vero volto della preghiera: nel silenzio è lo Spirito
che opera in noi, che grida con noi e per noi, lo Spirito di Gesù, donato a
noi, che ci orienta verso l'amore del Padre; nel silenzio non siamo soli, ma
siamo uniti alla preghiera della chiesa celeste e anche della chiesa terrestre;
è l'esperienza di quanti, uomini e donne, hanno trovato questa gioia e questa
comunione profonda accogliendo la chiamata a dedicare tutta la loro vita
all'adorazione del Signore Gesù.
Nella preghiera comune, specialmente nella liturgia, abbiamo una parziale e
provvisoria manifestazione della festa e della comunione della comunità
celeste, e nell'adorazione personale lasciamo penetrare in tutto il nostro
essere il mistero di cui un giorno saremo pienamente partecipi.
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