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Catechesi proposta dai vescovi ai giovani italiani riuniti a Colonia

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  • Incontrare Cristo nell'Eucaristia (19 agosto 2005)
    • Nell'adorazione l'offerta di noi stessi
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Nell'adorazione l'offerta di noi stessi

Alessandro Plotti, arcivescovo di Pisa

 

I Re Magi si prostrano e adorano il bambino. Nella prostrazione dei sovrani orientali davanti al re dei giudei il racconto tocca il suo punto culminante. Essi depongono ai piedi del messia le ricchezze del favoloso oriente da cui vengono, e la sapienza di cui sono illustri esponenti. Tutta la sapienza passata abdica, nell'adorazione di questi savi, a favore del re dei giudei, che non mancherà di proclamarsi personalmente più grande di Salomone.

E questa adorazione è accompagnata dai doni di oro, incenso e mirra,che erano i doni più apprezzati in Oriente: l'oro di Ofir, l'incenso dell'Arabia e la mirra dell'Etiopia. Questi doni ci fanno venire in mente la profezia di Isaia riguardante la Gerusalemme messianica: "Affluirà a te la ricchezza del mare e l'opulenza delle genti, si riverserà su di te; uno stuolo di cammelli ti inonderà, dromedari di Madian e di Efa. Da Saba verranno tutti portando oro e incenso e cantando le lodi di Jahvè" (Is 60,5-6).

II simbolismo che vede nell'oro la regalità del Messia, nell'incenso la sua funzione sacerdotale e divina e nella mirra la sua umanità.
E questi sono i segni che ritroviamo nel Mistero dell'Eucarestia: la regalità di Cristo che nel mistero della Cena celebra il memoriale della sua oblazione nel servizio salvifico per la redenzione del mondo; il sacerdozio di Cristo, che nutrendo il popolo di Dio con il Pane eucaristico attua la mediazione tra il Padre e il Figlio nella potenza dello Spirito e rinnova la centralità della resurrezione; l'umanità di Cristo, che si fa Pane e che con-tinua con il suo Corpo e il suo Sangue a incarnarsi nella vicenda storica dell'umanità e a donarsi come vittima innocente per liberare il mondo dal peccato e dalla morte.

Anche noi dobbiamo, di fronte al mistero dell'Eucarestia "prostrarci" e "adorare". Piegare le ginocchia, soprattutto quelle dell'intelligenza e del cuore, nel riconoscere che senza questo Pane la nostra vita non può avere senso e sapore.

Prostrarsi significa riconoscere umilmente la nostra precarietà e la nostra colpevolezza, confessare i nostri limiti e le nostre inadempienze e ammirare stupiti il grande dono che il Signore ci fa di sedere alla sua stessa mensa e mangiare il suo Corpo. Prostrassi significa accettare la proposta di Dio di essere suoi amici e di condividere lo stesso amore e la stessa comunione che c'è tra il Padre e il Figlio. Ma prostrarsi significa anche rinunciare, al proprio individualismo e "spezzarsi" per i fratelli, come Gesù Pane si spezza per noi. Farsi mangiare nel dono di sé per testimoniare l'amore oblativo e salvifico con cui il Cristo salva il mondo. Per questo l'Eucarestia è il culmine e la fonte di tutta la vita cristiana: è pedagogia per uno stile di vita autenticamente povero ed evangelico.

Ma non può mancare l'adorazione. Adorare significa nutrirsi della Parola di Dio fatta Pane e restare in silenzio ad ascoltare il Maestro che, assimilato a noi nell'unica umanità del suo e del nostro corpo, ci parla della nostra vocazione figli di Dio.

Nelle nostre chiese c'è sempre una piccola luce rossa che arde e che ci indica la presenza reale di Cristo nel Tabernacolo.
Adorare è riconoscere la presenza costante e inesauribile di Cristo nella nostra vita; è accettare Gesù come compagno irrinunciabile di viaggio verso la Pasqua piena della nostra rigenerazione e della definitiva salvezza escatologica.

Dobbiamo recuperare il senso vero e ricco dell'adorazione eucaristica, fuori della celebrazione, perché l'Eucarestia sia non un episodio o un momento di ritualità, ma un mistero che segna ogni nostro gesto e ogni nostra scelta.

Adorazione, come quella dei Magi, è offerta del dono di noi stessi a
Gesù sempre presente in mezzo al suo popolo; non abbiamo da offrire oro, incenso e mirra, ma soltanto la nostra povera vicenda umana. È nella reciproca povertà che si attua il mistero eucaristico. Lui non ci offre cibi prelibati, ma solo Pane e Vino e noi non abbiamo bisogno di andare a cercare doni preziosi, ma soltanto la nostra povertà.




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