«Egli è la tua
speranza»
Giancarlo
Vecerrica, vescovo di
Fabriano-Matelica
Come vivere? Da veri adoratori
Giovanni Paolo
II: "I doni che i Magi offrirono al Messia simboleggiano la vera
adorazione" (Messaggio per la XX GMG, 44).
1 – Se
adorazione è riconoscere dove è la risposta della vita ("Io sono la via,
la verità, la vita"), allora la vita prende una nuova strada.
La vita è sempre novità.
L'adorazione a Gesù incontrato coinvolge tutta la vita, non è solo di un
momento. E' per sempre e per tutte le cose della vita, proprio perché Gesù si
può incontrare sempre (cfr. Mt 28,20).
La vita non è più quella di prima. Conversione è volgersi altrove.
La libertà diventa lo strumento per questa conversione.
2 – Il nemico
(Erode) è il relativismo: Cristo diventa uno dei tanti.
Allora l'incontro con Lui è come la maggior parte degli incontri. Non lascia
traccia. Il relativismo si esprime come idolatria: tutto diventa dio, tanti
dei. Così la vita diventa monotona, tutto uguale come prima.
Il problema è qui: la dittatura dei desideri appiattisce il vero desiderio.
Confondiamo il desiderio di totalità con i desideri. Appiattiamo tutto. Tutto
diventa vero e uguale, e ci si impone.
Esempi: se viviamo la vita come sogno, ci attacchiamo a una nostra immagine, da
qui la violenza per realizzare quel desiderio; se viviamo la vita come
soddisfazione qualsiasi e allora ci si accontenta di poco e così cresce la
disperazione continua.
No. Ogni desiderio non è una soddisfazione parziale che viene da noi, ma è
arrivare all'oggetto del desiderio, che è l'eterno, Dio.
3 – La proposta
di questa GMG: siate adoratori in spirito e verità, per smascherare il
relativismo pratico e prendere una strada nuova. Che ogni incontro con Gesù
sia, non uguale agli altri incontri, ma come quello della Samaritana (Gv 4).
Chi ha a cuore la sua sete, i suoi desideri, non continua a fare le solite
cose, andando sempre al solito pozzo, ma, pieno di stupore, grida:
"Signore, dammi quest'acqua che tu proponi come zampillante per
sempre". La Samaritana fin qui continua con il suo relativismo pratico,
continuando a soddisfare i suoi desideri, ecco i sette mariti e la sete rimane
e ritorna al solito pozzo. Ma in questo incontro con Gesù accade la novità.
Gesù libera i suoi desideri e li compie. Infatti lascia la brocca e il pozzo, e
va in città a dire a tutti la verità incontrata.
Il problema è prendere sul serio l'incontro con Cristo.
Gesù non sia il primo, ma l'unico (la verità).
Non seguirlo "spiritualmente", ma in Spirito e Verità, cioè come la
forma nuova con cui si fa tutto nella vita.
BenedettoXVI: "Così, oggi, io vorrei, con grande forza e grande
convinzione, a partire dall'esperienza di una lunga vita personale, dire a voi,
cari giovani: non abbiate paura di Cristo! Egli non toglie nulla, e dona tutto.
Chi si dona a lui, riceve il centuplo. Sì, aprite, spalancate le porte a Cristo
e troverete la vera vita".
A noi vescovi italiani ha detto di aiutarvi, cari giovani, a scoprire Cristo
che "non è qualcosa che noi aggiungiamo al fardello della vita, ma è la
perla che si deve scoprire".
4 – Gesù è il
guadagno della vita. Ecco come lo considerano i grandi, come l'uomo più
appassionato di Cristo, san Paolo: Filippesi 3,7-15
E come sant'Agostino, il giovane irrequieto: "Qual è allora l'oggetto
della nostra speranza per cui, una volta presente, subentrando come realtà,
ecco cessare la speranza? Qual'è? E' la terra? No. Qualcosa che deriva dalla
terra, come l'oro, l'argento, l'albero, la messe, l'acqua? Niente di queste
cose. Qualcosa che voli nello spazio? L'anima lo respinge. E' forse il cielo
così bello e ornato di astri luminosi? Tra queste cose visibili che c'è infatti
di più dilettevole, di più bello? Non è neppure questo. E cos'è? Queste cose
piacciono, sono belle queste cose, sono buone queste cose: ricerca chi le ha
fatte, egli è la tua speranza. (…) Digli: "Tu sei la mia speranza".
Conclusione.
Due cose
sono importanti:
a - L'educazione: si diventa grandi seguendo chi è grande.
b - Valorizzare
la Chiesa, la comunità. Il Papa ad Aosta ha detto che occorre
"personalizzare la fede, ma anche socializzare nella Chiesa o
'ecclesializzare', che significa introdursi nella grande comunità della
Chiesa".
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