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Autori vari Catechesi proposta dai vescovi ai giovani italiani riuniti a Colonia IntraText CT - Lettura del testo |
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«Chi mangia di questo pane, non avrà più fame» Gianfranco Todisco, vescovo di Melfi-Rapolla-Venosa
Come i Magi, anche noi ci avviamo verso la fine del nostro pellegrinaggio qui a Colonia, che avrà il suo momento culminante nella giornata di Domenica, non solo giorno dell'incontro con Papa Benedetto XVI, ma soprattutto giorno del Signore, giorno dell'Eucaristia. Coincidenza suggestiva tra l'Anno dell'Eucaristia (ottobre 2004-2005) ed il tema della GMG di quest'anno: "Siamo venuti per adorarlo". E' lo stesso Giovanni Paolo II a spiegarne la connessione nella Lettera Apostolica Mane Nobiscum Domine, nella quale da indicazioni pratiche sul modo di celebrare questo anno dedicato al mistero dell'Eucaristia. "Ad orientarmi in questo passo non è mancata, poi, un'altra considerazione: cade in questo anno la Giornata Mondiale della Gioventù, che si svolgerà a Colonia dal 16 al 21 agosto 2005. L'Eucaristia è il centro vitale intorno a cui desidero che i giovani si raccolgano per alimentare la loro fede ed il loro entusiasmo" (MND n°4) Sappiamo bene che nel bagaglio di vita di tanti giovani, anche se la fede e l'entusiasmo non mancano mai, l'Eucaristia non rappresenta un motivo di grande interesse. Basta dare uno sguardo alle nostre assemblee domenicali per rendersi conto che il "grande assente" sono proprio i giovani. Non c'è mai stato un buon feeling tra Messa e giovani. Se proviamo a domandare ai giovani perché non vanno a Messa, le risposte potrebbero essere: " Non ci trovo niente di interessante; "Sempre la stessa cosa"; "Mi annoio da morire"; "Non credo che sia necessario andare a messa per incontrare Cristo; lo si può incontrare ovunque!" e giù di lì, per giustificare il perché si va a messa solamente "quando uno si sente di andarci". A nulla valgono gli inviti dei genitori che presto si rassegnano a questo modo di fare dei loro figli. Ritorna il problema di sempre, quello della maturità della fede dei giovani, che è rimasta ferma alle esperienze della fanciullezza, dopo aver fatto la Prima Comunione e Cresima, quando, quasi bruscamente, viene interrotta la pratica domenicale di andare a Messa. Già Paolo VI aveva sottolineato la difficoltà di noi moderni ad ammettere la realtà di un mistero come quello dell'Eucaristia che si comprende soprattutto vivendolo, senza per questo fare alcun torto alla ragione, che vuole, giustamente, vedere chiaro in tutto ciò che fa. "A noi moderni, formati alla mentalità razionale immaginosa, riesce difficile ammettere la Realtà che questo sacramento ci presenta; occorre la fede, l'adesione semplice e amorosa alla Parola, che ci annuncia il mistero eucaristico; e questa adesione esige una nostra rieducazione a pensare con un impegno ed una coerenza, che i nostri vecchi, più poveri di noi nella cultura, ma più schietti e più fiduciosi nella Verità che viene da Dio, esercitavano, anch'essi certo con fatica e con merito, ma più facilmente di noi. Noi moderni, in compenso, siamo meglio disposti a capire il perché di questo sacramento. Il come ci mette in uno sforzo interiore; il perché ci apre incantevoli scoperte." (Paolo VI, 11 agosto 1964) L'Eucaristia non è mai il punto di partenza, ma di arrivo di un percorso di fede, proprio come nel caso dei Magi che solamente al termine della loro ricerca "videro il bambino con Maria sua madre, e prostratisi lo adorarono". L'incontro con Cristo, se non è accompagnato dall'adesione semplice ed amorosa alla sua Parola, è come un fuoco di paglia che non dura molto. Ecco perché l'adesione a Lui, ci ricorda Paolo VI, esige "impegno e coerenza": due caratteristiche importanti della nostra vita cristiana che spesso ci spaventano perché ci obbligano a non mollare, specialmente nei momenti di difficoltà, se vogliamo raggiungere la meta dei nostri progetti. Pensiamo all'impegno dei Magi, a quanti disagi si sottopongono pur di raggiungere la meta! Il cammino che li porta all'incontro con Cristo non è una gita oppure un safari, se vogliamo metterla anche sul piano dell'avventura che piace tanto ai giovani. Si tratta di un impegno fatto non soltanto di studio ma di non arrendersi di fronte a difficoltà reali – disagio, freddo, fame, pericoli di attentati - che però non li scoraggiano affatto, neppure quando non vedono più la stella e, ciononostante, continuano la ricerca del bambino. E poi c'è la coerenza, di principi e di stile di vita, oggi diventata quasi una rarità, visto gli scandali che le cronache ci mettono davanti agli occhi ogni giorno. La tentazione di comportarsi come fanno gli altri è molto forte. La coerenza ci obbliga a non venir meno ai nostri impegni, compresi quelli della fede. Non basta la conoscenza di Gesù; bisogna essere coerenti nella vita con le idee professate.
Cos'è allora l'Eucaristia? Come dice l'etimologia della parola, è innanzitutto "azione di grazie" a Dio, un sacrificio di ringraziamento al Padre, una benedizione con la quale la Chiesa esprime la propria riconoscenza a Dio per tutti i suoi benefici. Per il dono della vita, della salute, della famiglia, degli amici, delle bellezze del creato, di tutto ciò che rende la nostra vita piacevole, siamo debitori al buon Dio che non cessa mai di stupirci con la sua bontà ed infinita generosità. L'Eucaristia è il memoriale della Pasqua di Cristo,e la Pasqua è l'evento centrale della Sua vita e della vita della Chiesa. Attraverso il battesimo veniamo inseriti nel mistero pasquale di Cristo. Il Memoriale – richiamare alla memoria - non è soltanto il ricordo di avvenimenti passati, ma la proclamazione delle meraviglie che Dio ha compiuto per gli uomini attraverso l'azione di Gesù. La celebrazione eucaristica rende questi eventi in un certo modo presenti ed attuali, perché tutti coloro che credono in Cristo ed aderiscono a Lui possano ricevere il frutto della sua opera di salvezza, come ci ricorda S. Paolo: "da ricco che era, si è fatto povero per voi, perché voi diventiate ricchi per mezzo della sua povertà" (2 Cor 8, 9) "Come rendere grazie a Dio per tanta accondiscendente bontà?" si domanda Giovanni Paolo II nel messaggio ai giovani per questa GMG.
In quanto memoriale della Pasqua di Cristo, l'Eucaristia è anche un sacrificio, perché ri-presenta (rende presente) il sacrificio della Croce. La parola sacrificio è una parola che – normalmente, non fa parte del nostro vocabolario quotidiano, perché evoca subito l'idea di sofferenza, di rinuncia. Ma l'amore, quello vero, sincero, non è frutto di sacrificio e di rinuncia? Non implica fedeltà, attenzione all'altro? " Non c'è amore più bello che dare la propria vita per gli amici. E voi siete miei amici", ci dice Gesù nel Vangelo. E tutti sappiamo come Cristo ci ha amati, dando la sua vita per l'umanità, e quindi anche per noi, fino al sacrificio di se stesso sulla Croce. Avrebbe potuto salvarci con una semplice parola, come ha fatto per tanti ammalati nel corpo o nello spirito. Ed invece ha voluto condividere la nostra condizione umana accettando la morte in croce, come se fosse un malfattore. L'Eucaristia ci ricorda e ci fa rivivere questo amore illimitato ed incondizionato di Cristo, inchiodato sulla croce per i nostri peccati, ma risorto per la nostra salvezza, perché anche noi potessimo risorgere a vita nuova. Un sacrificio incruento, ossia senza spargimento di sangue, perché il sangue versato sulla croce, una volta per tutti, è stato sufficiente per salvare l'umanità. Qualcuno, che non conosce bene la nostra fede, ironizzando sul sacrificio di Cristo, paragona il suo sacrificio a quello dei kamikaze che sacrificano la loro vita per ridare libertà e dignità al loro popolo oppresso. Noi che abbiamo
conosciuto Cristo, sappiamo invece che il sacrificio della sua vita non provoca
la morte di gente innocente o peccatrice. Tutt'altro. Esso ridona vita e
speranza a tutti, giusti e peccatori, poveri e ricchi. La sua morte in croce
non semina terrore ed angoscia ma dona coraggio e forza per eliminare ogni
forma di morte e di ingiustizia che esce dal cuore ammalato dell'uomo. "Apri i miei occhi, affinché io possa contemplare questo sublime mistero; dammi la forza di credere in esso, con fede ferma", proclama l'autore dell'Imitazione di Cristo.
MISTERO DELLA FEDE, proclama solennemente il sacerdote, dopo aver mostrato il pane ed il vino consacrati. In quel momento la Chiesa presenta di Cristo non un oggetto da lui usato in vita oppure una piccola parte del suo corpo che ha resistito alla corruzione - come una reliquia di un Santo – ma "il dono per eccellenza, perché dono di se stesso, della sua persona nella santa umanità, nonché della sua opera di salvezza", lo chiama Giovanni Paolo II, nell'Enciclica Ecclesia de Eucharistia, con la quale annuncia la celebrazione dell'Anno Eucaristico che si concluderà il prossimo mese di Ottobre .(EE n° 11). Un dono che ha fatto stupire i Magi, quando hanno finalmente trovato il bambino Gesù, e continua a far stupire i cristiani che vedono nelle specie eucaristiche il dono più prezioso che Dio potesse fare all'umanità, perché espressione di un amore che va fino "all'estremo" (Gv 13,1), un amore che non conosce misura. Fare comunione, andare a ricevere la comunione, sono termini che usiamo molto spesso per indicare l'Eucaristia, culmine di tutti i sacramenti nel portare a perfezione la comunione con Dio Padre mediante l'identificazione col Figlio Unigenito per opera dello Spirito Santo. Con acutezza di fede esprimeva questa verità Nicola Cabasilas, un insigne scrittore della tradizione bizantina: nell'Eucaristia, "a preferenza di ogni altro sacramento, il mistero [della comunione] è così perfetto da condurre all'apice di tutti i beni: qui è l'ultimo termine di ogni umano desiderio, perché qui conseguiamo Dio e Dio si congiunge a noi con l'unione più perfetta" (La vita in Cristo, IV,10: SCh 355,270) L'Eucaristia crea comunione ed educa alla comunione. Non ci si può sedere alla stessa mensa eucaristica e non stare in comunione gli uni con gli altri. Alla comunità di Corinto, lacerata da divisioni al suo interno, l'apostolo fa notare la contraddizione di celebrare l'Eucaristia senza prima essersi riconciliati. "Non avete forse le vostre case per mangiare e bere? O volete gettare il disprezzo sulla chiesa di Dio e fare arrossire chi non ha niente? Che debbo dirvi? Devo lodarvi? In questo non vi lodo!" 1 Cor 11,22) Contrarietà, dissapori, litigi fanno parte del vivere quotidiano. L'orgoglio non favorisce certo la loro eliminazione. Al contrario, alimenta le divisioni che a volte portiamo con noi nella tomba. L'Eucaristia, sacramento
di unità, unendoci a Cristo, obbediente al volere del Padre, ha la forza di
scardinare il nostro orgoglio e ricomporre la comunione non solo con Cristo ma
anche con i nostri fratelli. Ce lo ha ricordato anche il papa Benedetto XVI, durante l'omelia a Bari, a conclusione del Congresso Eucaristico Nazionale: "Nell'Eucaristia
Cristo è realmente presente tra noi. La sua non è una presenza statica. E' una
presenza dinamica, che ci afferra per farci suoi, per assimilarci a sé… e poi
ci fa uscire da noi stessi per fare di noi una cosa sola con lui (cfr Confess.,
VII,10,16). In questo modo Egli ci inserisce anche nella comunità dei
fratelli." (Bari, 29 maggio 2005) Santa Teresa di Gesù scriveva: "« Quando non vi comunicate e non partecipate alla messa, potete comunicarvi spiritualmente, la qual cosa è assai vantaggiosa... Così in voi si imprime molto dell'amore di nostro Signore » (Cammino di perfezione, c.35) Ci sono situazioni in cui non è possibile mangiare il pane eucaristico. E non mi riferisco solamente a chi non ha avuto la possibilità di confessarsi ma anche a tante situazioni di divorziati o separati che si sono risposati oppure convivono e vorrebbero accostarsi all'Eucaristia. San Paolo ci ricorda che "chi mangia indegnamente l'Eucaristia, mangia e bene la propria condanna". Non sono parole di minaccia ma un invito a sederci alla mensa eucaristica con un cuore sgombro da qualsiasi traccia di peccato, dopo esserci prima riconciliati con Cristo e con i fratelli. Il Papa, nell'enciclica Ecclesia de Eucharistia: ha ribadito l'insegnamento della Chiesa espresso dal Catechismo della Chiesa Cattolica: "« Chi è consapevole di aver commesso un peccato grave, deve ricevere il sacramento della Riconciliazione prima di accedere alla comunione ».(n°1385) Desidero quindi ribadire che vige e vigerà sempre nella Chiesa la norma con cui il Concilio di Trento ha concretizzato la severa ammonizione dell'apostolo Paolo affermando che, al fine di una degna ricezione dell'Eucaristia, « si deve premettere la confessione dei peccati, quando uno è conscio di peccato mortale » (n° 36) In tale situazione, coscienti cioè di aver commesso un peccato grave, la comunione spirituale pone già le basi di quella sincera conversione che nel sacramento della Penitenza trova concreta realizzazione, anticipando la gioia dell'incontro reale con Gesù che ha luogo quando si riceve il pane eucaristico. "Ma è così indispensabile ricevere l'Eucaristia?" potrebbe obbiettare qualcuno. "Perché la Chiesa insiste tanto sulla necessità di andare a Messa ogni domenica?" Alla fine di maggio
di quest'anno si è celebrato a Bari il Congresso Eucaristico Nazionale, il cui
tema è stato "Senza la Domenica non possiamo vivere". Durante
l'omelia già citata, Papa Benedetto XVI, dopo aver ricordato il sacrificio dei
martiri di Abitene che hanno affrontato coraggiosamente la morte, sfidando
l'ordine dell'imperatore che vietava loro di riunirsi per la celebrazione
eucaristica, parlando della necessità di ricevere l'eucaristia, ha detto: Dice San Francesco di Sales: "Se i mondani ti chiederanno perché ti comunichi così spesso, dirai loro che è per imparare ad amare Dio, e purificarti dalle tue imperfezioni; per liberarti dalle tue miserie, e trovare conforto nelle tribolazioni e nelle tue debolezze". (Da "Gesù Ostia", di Giuseppe Giulino, Editrice Ancilla, 2002, pag.313) Da quando abbiamo scoperto che la contaminazione ambientale ha messo a rischio anche la nostra salute fisica, siamo diventati molto più attenti sul cibo che ingeriamo. Leggiamo attentamente cosa c'è scritto sull'etichetta, per sapere come, dove e quando è stato prodotto l' alimento. Rivolgendo la stessa attenzione al Pane Eucaristico, facendo in modo da mangiarne regolarmente – ogni domenica - è facile allora vederne gli effetti benefici, sia nella vita personale che comunitaria. Abbiamo nell'Eucaristia non la speranza soltanto, ma la certezza della vittoria sulle passioni, sul dolore e sulla morte. S. Giovanni Bosco soleva ripetere ai suoi giovani: "Vuoi ottenere grazie? Ricevi l'Eucaristia. Non vuoi ottenere grazie? Non ricevere l'Eucaristia." Ed allora le
parole di Gesù "chi mangia di questo pane non avrà più fame"
acquistano veramente un altro sapore, perché ricevendo l'Eucaristia non solo
saziamo la fame di verità insita in ognuno di noi, ma la stanchezza della vita
lascia il posto al desiderio di andare ogni giorno all'incontro con Cristo ed
al maggior impegno ed entusiasmo di comunicare agli altri la stessa gioia ed
energia. Quanta verità in queste parole. Quanta difficoltà a sottrarci a questa tentazione continua di sostituire la nostra fede in Cristo con dottrine e credenze ormai diventate di moda tra i giovani. E sapete perché? Perché ti fanno credere che tu sei un dio, puoi ottenere tutto ciò che vuoi, non hai bisogno di alienare la tua volontà per realizzare i tuoi sogni. Giovani, non cedete a mendaci illusioni e mode effimere che lasciano non di rado un tragico vuoto spirituale! Rifiutate le seduzioni del denaro, del consumismo e della subdola violenza che esercitano talora i mass-media. L'adorazione del vero Dio costituisce un autentico atto di resistenza contro ogni forma di idolatria. (Messaggio GMG 2005, n°5) E' sempre lui,
Papa Giovanni Paolo II, ad incoraggiarci a tenere duro e a non farci sedurre
dai falsi idoli ma a riporre nel Cristo Gesù ogni nostra fiducia e speranza.
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