Amare Gesù,
con tutto il cuore
Agostino
Marchetto, segretario del
Pontificio Consiglio della Pastorale per i Migranti e gli Itineranti
«Siamo
venuti per adorarLo» (Mt 22)
«Siamo venuti per adorare l'unico vero Dio» (Giovanni Paolo II)
"Venimus adorare Eum", (l'Emanuele, Dio con noi) è il titolo del
canto che è stato scelto come inno ufficiale di questa Giornata Mondiale della
Gioventù di Colonia. Siamo venuti per adorarLo. Quando uso questo verbo mi
viene in mente un gesto che mi impressionò molto e vi trasmetto come immagine
da fissare. Ero Nunzio in Bielorussia e mi si invitò a partecipare al
pellegrinaggio annuale al Santuario di Budslav. Dopo aver incontrato, lungo il
cammino a piedi, molti giovani che si dirigevano al Santuario, li osservai al
loro entrarvi. Ebbene moltissimi si prostravano a terra, volto e pancia
all'ingiù, e stendevano le braccia in modo da formare, con il corpo steso, una
croce, così sul pavimento. Ecco un gesto di adorazione, di vera adorazione
espressa anche con il corpo – mi dissi –, e il corpo siamo noi, con l'anima,
l'altra componente sostanziale del nostro io. Noi infatti non abbiamo un corpo,
ma siamo il nostro corpo, come siamo la nostra anima.
Puntando direttamente sul tema Eucaristia, oggi, direi che, in genere, non
vedo, anche in giovani ben preparati dalla catechesi, un'espressione esterna di
quell'adora-zione che è dovuta al sacramento dell'Eucaristia, a quella presenza
che rimane, legata sempre alla celebrazione della S. Messa – segno di amore è
la presenza –, in quello che chiamiamo il tabernacolo, accanto al quale v'è, di
solito, un lumino rosso o una lampada rossa ad indicare quella presenza che ci
attende. E nemmeno più si fa una genuflessione per quella presenza, e nemmeno
quella doppia quando v'è l'esposizione del Santissimo Sacramento, appunto. E se
cerchiamo quel tabernacolo all'entrare in una chiesa, vi sostiamo davvero poco
tempo, impazienti, come un bambino che diceva alla sua nonna dimorante in
adorazione: nonna quando diventa verde quel lumino così che possiamo andare
via? (con evidente legame al semaforo).
Sì, oggi siamo più portati a considerare la Chiesa come nostra casa, quella
della comunità, e vedere Gesù come amico, fratello, Maestro, a cui diamo del tu
– ed è questa una dimensione giusta della nostra vita religiosa, cristiana –,
ma senza dimenticare l'altra dimensione, quella della creatura di fronte al
Creatore, del redento, in faccia al Redentore, Dio fatto uomo, Emanuele, Dio
con noi.
Vi presento qui ora alcuni spezzoni incandescenti dalla contemplazione nel
deserto di quel "fratello universale" – come diceva di sé – che fu
Charles de Foucauld. Egli voleva per sé il penultimo posto, perché Gesù si è
preso l'ultimo, scrisse.
Così definiva l'adorazione: "un'ammirazione muta che è la più eloquente
delle lodi". Poche parole dunque, magari ripetute ("Ti adoro mio
Dio"), perché la ripetizione lenta faccia scendere nel nostro cuore la
pace e la dolcezza di riconoscerci creature e figli davanti a Dio.
Certo possiamo dividere il tempo di adorazione dedicando alcuni minuti all'uno
o all'altro degli "atteggiamenti" fondamentali della preghiera, come
faceva del resto Charles de Foucauld.
Per aiutarci a memorizzare vi suggerisco un acrostico (non è mica un
crostaceo!) e cioè "ardor" (significa "ardore" in latino).
Allora ne deriva "a" come adorazione, "r" come ringraziamento,
per sé e per gli altri, "d" come domanda per gli altri e per sé (qui
significativamente l'ordine è l'inverso del precedente), "o" come
offerta e "r" come riparazione (dei peccati nostri e degli altri:
"un'anima che si innalza, eleva il mondo intero, e una che si abbassa
porta giù tutta l'umanità: è il principio dei vasi comunicanti applicato al
mondo spirituale, perché siamo tutti uniti, come Corpo mistico, misterioso).
Continuiamo con la citazione di Fratel Charles: l'adorazione è
"ammirazione muta (cioè contemplativa), che racchiude la più appassionata
delle dichiarazioni d'amore". Bellissimo! "Vi adoro mio Dio, vi amo
con tutto il cuore" si dice. Con tutto il cuore, con tutta l'anima, con
tutta la mente, con tutta la volontà, e il prossimo mio, come me stesso. Ecco
la regola d'oro del cristianesimo. Ma ditemi, fratellini, cos'è di più grande,
entusiasmante e bello di questo comandamento dell'amore richiesto da Gesù
nostro Signore, che in sé racchiude tutti e dieci comandamenti? Difficile? Certo,
difficile, ma non nella logica dell'amore, che voi stessi conoscete nella
versione "amore umano", a un ragazzo, a una ragazza, e forse – oso
sperarlo – anche in quella dell'amore divino. Ecco i santi, i martiri, i folli
di Dio, i pazzi per Iddio, secondo il giudizio della gente, che pensa e giudica
in base ai criteri di questo mondo, da voi ben conosciuti, perché vi sbattete
contro il naso ogni momento. Amore, amore, amore vero, vo' cercando, dice il
Signore. Ho cercato consolatori "et non inveni", e non ne ho trovati,
ripete il Cuore di Gesù. L'amore non è amato, predicava S. Francesco d'Assisi.
No, qualcuno lo trova, a ben considerare, volete farvi trovare anche voi? Come
Charles de Foucauld, che scrisse: "Non conosco niente di più dolce delle
ore passate davanti al tabernacolo, in profonda solitudine esteriore. Sentire
Dio così vicino a sé e sentirsi soli con Lui nell'immensità e bellezza della
sua creazione, che riflette la Sua bellezza; più si beve di questa dolcezza e
più se ne ha sete". E questo vale anche quando non c'è più dolcezza
sensibile – aggiungo io, e capita –, e si rimane, lo stesso, in adorazione,
nell'aridità del cuore, nel deserto della "notte oscura", che
purifica, di cui parla S. Giovanni della Croce, il grande mistico, Direttore di
spirito di S. Teresa d'Avila.
V'è qui cenno all'adorazione non solo davanti al Tabernacolo, ma anche a quello
della creazione, aiutati magari da Teilhard de Chardin, con la sua Messa sul
mondo, nel cuore del mondo, della materia.
E ricordo per voi le notti in prostrata adorazione di Giovanni Paolo II, e il
suo pensare, scrivere, decidere, davanti al SS.mo Sacramento, davanti al
Tabernacolo.
E ricordo a voi l'inizio della conversione di Romana Guarnieri, una
straordinaria studiosa, filologa, amica di don Giuseppe De Luca, letterato e
prete romano, con la sua storia della pietà (la storia vista con gli occhi
della "pietà", e cioè dell'amore di Dio e dei fratelli, nella
letteratura – in tutte le letterature del mondo –, nella poesia – in tutte le
poesie del mondo –). In un momento particolare del suo travaglio spirituale,
Romana approda alla casa di don De Luca. Orbene, per ricompensarlo del tempo,
lungo, che pensava di aver "rubato" a quell'uomo di studio, gli
chiese cosa poteva fare per lui. Ed egli rispose: "entri in chiesa e
davanti al tabernacolo dica: mi manda quel tuo amico, sempre così impegnato,
che non può venire a salutarti oggi, e ha mandato me a darti un saluto in suo
nome". Bello, no? Potessimo farlo spesso noi, a nome di tutti: "le
mani alzate verso te, Signor, per offrirti il mondo".
Sentite ancora Fratel Charles: "L'Eucaristia è il bene infinito e il
nostro tutto … Una comunione è più della vita, più di tutti i beni della terra,
più dell'universo intero: è Dio stesso". Esagerazioni pie? Pensateci e
vedrete che, nella fede, il nostro ha ragione. Sì, ha ragione! Ma alla base di
tutto, oltre magari il fasto del culto, la radice della lode divina è nei
nostri cuori, nel nostro amore.
Concludo con l'ultimo pensiero e ricordo che vi lascio: "l'adorazione sia
all'inizio di tutte le nostre azioni e riempia una gran parte della nostra
vita", come diceva de Foucauld.
Orbene abbiamo una bellissima preghiera che vi propongo di recitare all'inizio
di ogni giornata della vostra vita, dopo il segno della croce.
E' vero, quando ci svegliamo, il nostro pensiero non va spontaneamente a Dio,
come si dovrebbe. Ecco lì subito, è cosa psicologicamente comprensibile, la
nostra preoccupazione più grave o anche la nostra gioia più intenso. Invece di
seguirle, eleviamo il nostro spirito, offriamo la nostra giornata, a partire da
questa Giornata Mondiale della Gioventù, se finora non l'abbiamo, fatto,
recitando il "Vi adoro". Sentite che bello: "Vi adoro mio Dio,
[Vi amo con tutto il cuore], Vi ringrazio d'avermi creato, fatto cristiano,
conservato in questa notte, vi offro le azioni della giornata, fate che siano
tutte secondo la Vostra S. Volontà e per la maggior gloria Vostra preservatemi
dal peccato e da ogni male, la grazia Vostra sia sempre con me, e con tutti i
miei cari. Amen". Naturalmente potete anche dare del "Tu" a Dio,
invece del Voi. Io preferisco però ancora quest'ultimo pronome personale.
Se avessimo tempo vi illustrerei ogni aspetto di questa bellissima preghiera
mattutina, ma non l'abbiamo. Pazienza! Potreste però rifletterci su voi stessi
e scoprirete in questa orazione una ricchezza straordinaria, di vita cristiana.
Concludiamo proprio, guardando a Maria. Ella è stata il tabernacolo vivente di
Dio per 9 mesi, giorno più o giorno meno, e poi ha presentato Gesù ai Magi e fa
lo stesso anche con noi, a Colonia, venuti qui per adorarLo. Maria è modello e
figura della Chiesa, ricordiamo, è pure Donna Eucaristica e nostro modello di
adorazione. "Et nos venimus adorare Eum", per Mariam. Siamo venuti
per adorarLo, grazie a Maria.
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