NOTIZIA PRELIMINARE
Giorno d'oro per le lettere italiane, quando, nel 1873, a cura di
Luigi Perelli, in Milano, usciva il saggio di Giuseppe Rovani: La Mente di Alessandro Manzoni: io ne invidio l'aurora lucente
e porporina e non presumo di emularla con L'Ora topica di Carlo Dossi. Però,
le stesse ragioni presiedono per l'una e l'altra; se Carlo Dossi volle
scrivere: «Rovani è il continuatore logico di Manzoni, come il Dossi di
Rovani»; egli ha pur detto rivolgendosi a me; «siamo due campane fuse nello
stesso metallo, ma di diversa capacità; diamo suoni di ugual valore, ma di
diversa nota.»
Vorrò io perciò vantarmene e non far parte all'amicizia del di più
che le deve in questo giudizio lusinghiero? Certo: ma oggi concorre a me, come
già fu per Rovani, l'obbligo di una stessa affermazione. Ed in difetto di
editori, i quali confidando in me e nella mia anomala letteratura come ditta e
prodotti commerciali, commerciabili e reddituarii, mi fabricherebbero, allo
spaccio, libretto garbato e corrente mi sia dato esporre, da queste pagine per
me non venali e bandire, finalmente, il nome di Carlo Dossi, ai giovani della
mia generazione ed ai giovanissimi che mi incalzano, e mi chiedono parole
sempre più nuove con altre ed inedite audacie.
Anche tu, o Alberto, oggi dolorosamente desiderato dai tuoi che
respirano nella tua memoria e nella tua fama, dalli amici che ti ammirano, da
me che ti piango come fratello, sembra mi conforti ad esporre l'opera mia, cui,
in parte, hai udito leggerti nelli ultimi tuoi dì: e se turba un poco la tua
modestia non condannare la mia sincerità che non deve mai interrompersi. Che
anzi, troverò commentatori privilegiati di officiosità e di ignoranza che, me
la imputeranno a male come inezie di fisiologia, ciarle sconvenienti,
pettegolezzi indiscreti, sciorinate citazioni per lusso da note inedite
difficilmente controllabili. Hanno ed avranno torto, perchè mi affido a quanto
il nostro autore desidera si faccia in questo caso, come lo apprendo dalla
stessa sua parola: «A scoprire, a rifare il processo su cui una mente, specie
di scrittore, ha voluto produrre date opere; a rintracciare l'origine del
materiale da esso impiegato e trasformato, a conoscere lo stato d'animo di chi
pensava o eseguiva, giova più che tutto l'esame di quelle intime carte,
qualunque sia la sua forma, nelle quali l'artista ha segnato il suo primo
pensiero e consegnò la memoria dei pensieri ultimi. Simili documenti i quali
vanno dal più laconico aforisma all'epistolario più diffuso, e possono anche
comprendere i conti di cassa e di cucina, sono tanto più preziosi, inquantochè
un artista, come ha raggiunto la designata altezza, si affretta solitamente a
cancellare le tracce della sua via, quasi a dare ad intendere che ei vi volò,
non vi si arrampicò».
E, quando allora mi imputeranno, in qualche passo, tono,
aggressione, polemica, siano tutti persuasi, che, col proclamare, ammirando,
l'arte ed il pensiero di Carlo Dossi, tento di difendere e volontieri me
stesso.
G. P. Lucini
Dosso Pisani, il XXVIII di Gennaio, CMXI.
|