DI PAULA;
SPIEGATI
PARTE PRIMA.
[1]
RICORSO
DI UN CONVERTITO,
Spiraglio certo, onde gli prorompa
il respiro.
PROLUSIONE I.
IDDIO, che secondo Agostino (Aquila de' Dottori,
come Giovanni de' Vangelisti) è tutto lume, perché Tutto vede: è tutto mani,
perché del Tutto fu Fabbriciere: è tutto piedi, perché per tutto si trova:
Aggiugnerò Io, con altrettanta Verità, quanta riverenza, che anche sia tutto
orecchi, per ascoltare le nostre suppliche: tutto cuore, per compassionar le
nostre miserie: tutto viscere, per commoversi a' nostri [2] gemiti; e
tutto ale, per volar' a soccorrerci ne' nostri infortunij.
Quel Divinissimo Sole, che non ha luce solo, che
da sé stesso, e movendosi in sé medesimo, equilibrato dal suo Sapere
preponderante, a tutto libratamente eguali dona le mosse: che di sé solo
Epiciclo, e Sfera, colla sua sola Intelligenza infinita, nel solo immenso suo
cuor si raggira: che non havendo termine, il Tutto principia, e non havendo
fine, il Tutto finisce: che smisurato, ogni cosa misura: innumerabile, è
l'origine di ogni numero; & incircoscritto, circoscrive ogni effetto, da
lui causato, che non ha causa: Quello, che ha per Vita l'Eternità, la cui
sussistenza è il suo Essere, il cui Potere è la sua Volontà, la cui Esistenza è
la sua Natura: che in sé contiene con perfetta Eminenza ogni specie creata; non
potendo lasciare di essere ad ogni sustanza individualmente intrinseco, non
solo nel procrearla, ma nel custodirla; tanto più con ispeciale concorso
assiste alle sue Ragionevoli Creature presente, quando necessitose, &
afflitte con viva Fede, e con Isperanza non palpitosa a lui si presentano.
È l'Huomo, scintilla durevole della Fiamma
inesausta, che da un Nume, il qual tutto è Lume, a rischiarar l'Universo per
nostro beneficio sempre divampa; È un riverbero di quell'inesausto Splendore,
[3] che sempre ad illuminarci prosorge dall'Abisso degli splendori: È
un riflesso di quel Serenissimo Volto, in cui si specchiano gli Angioli; Dunque
non può mai scordarlo il nostro buon Dio, poiché sempre il rimira, e spande,
Benefico Luminare, a' Popoli anche più opachi la fulgidezza abbondante de'
raggi suoi.
Porta l'Ethiopo adusto la Notte in visto, per
haver troppo in faccia il Sole, che mentre il ravviva, e 'l fomenta,
l'abbrustolisce, & abbronza. Porta bene spesso il Fedel'oscuro la notte
nell'Anima dalle tenebre della colpa caliginosa, o dall'ombre cadenti della
Tribulatione formata, perché torcendo l'occhio interiore dal Sole Eterno, a
queste fugaci Larve inconsideratamente, lo volge. Tal fia di lui, che
tralasciando di esser Astronomo in prender la giusta misura del Cielo, si
rivolta Geografo a compassare troppo avidamente la Terra.
Dunque il ritornar con la faccia dell'Anima a Dio,
per rinovellar'in quella offuscata l'Impronto della Gratia, Foriera del
Paradiso, è l'unico mezzo a dissipar le fuligini, che con Egittiana Tirannide
tenebrosamente l'opprimono.
Ad un baleno di un raggio, che s'imprima nel
nostro affetto, disperge il nostro amabilissimo Amore, purché dall'interno
venga implorato, la nebbia folta, che alla nostra carne fangosa,
dall'esalatione [4] del Senso, svapora. Per disseccar quelle feccie,
che c'impaludono il Cuore, basta scoprirlo a lui, accioché ne disgorghino in
lagrimosi rigagni gli umori peccanti, che vi ristagnano a far velenoso covaccio
agli Aspidi sordi de' Peccati Homicidi.
Recisa la colpa, che può chiamarsi l'unica radice
d'ogni sciagura, ecco l'Anima rifioreggiare, qual Pampinosa Vite di Engaddi, e
maturar li suoi Grappoli per le Vendemmie Beate: Sì come allo sbarbicarsi dal
vicino Napello, l'Antora medicinale, più vigorosa s'infronda.
Questa è la prima, e l'ultima dispositione ad
introdurre la Forma della Gratia santificante, senza la quale tutte le mondane
felicità son tormenti.
Vuo' tu essere fortunato? Cerca in Dio la Fortuna,
e con un Chiodo del Crocifisso compianto fermala nel tuo Cuore compunto.
Ha egli sempre le braccia aperte a raccorti
Pietoso, e spiega le sue grand'ale, per proteggerti ad ogni momento, quando non
sia momentaneo il ricorso a lui. Se torni ad essergli Figlio, non dubbitare,
ch'egli non ti fia Padre; e collo strignerti al suo Petto, per te sviscerato,
non ti converta in un Saggio Economo, se prima fosti un Prodigo Fuoruscito.
Oh qual divario è fra l'Amor Sacro, e 'l Profano!
Volesse il Cielo, che non havesse [5] tanti occhi, che acciecano
questo Lascivo, che porta ne' vezzi la Morte, e nelle lusinghe le perdite. Egli
è un Fetonte, che incende il Mondo, perché non sa governare i lumi, &
abbruccia, in preludio del Fuoco Eterno, l'Anime incaute.
Ma il nostro Castissimo Amore è tutto raggi
refrigeranti: è tutto Sole, accioché tu possi risorger dalle tue ceneri, e di
Verme tramutart'in Fenice: Che se pur'ha tal volta a gli occhi la benda,
intessuta da' nostri Errori, stretta dalla nostra Ostinatione, se la leva ben
tosto, che a lui ricorriamo pentiti, per fasciarne, dopo di haverle con l'olio
della sua Carità medicate, le nostre Ferite Mortali.
Habbiamo un Nume veggente, e con più occhi
benefico, che non ha piaghe il Genere humano trafitto. Non è mai così bella la
Misericordia di Dio, che quando si trova l'Huomo nel colmo della Miseria. Ella
si abbiglia, come di Perle, di lagrime, & i singhiozzi delle nostre Preghiere
le fan Monile: De' nostri sospiri s'intreccia il Diadema, dal nostro rossor
prende il minio, al nostro pianto s'incandidisce.
Se l'Anima s'apre al Cielo coll'Oratione, a guisa
di una Conchiglia, nel mare amaro de' suoi travagli, la Misericordia le si
versa nel seno tutta in rugiada colle profusioni salubri delle sue dolci
Beneficenze.
[6] Il Crocifisso è l'Ardo baleno, che fa
cessare i diluvij: è la Cetera, che implacidisce i furori: è la Stella, che
dissipa le procelle: è l'Organo, per cui si versan le Gratie: è la Pietra,
colla quale si abbattono i Goliatti: è il Libro, in cui si leggono le Vittorie:
è la Nave, su cui veleggiano i cuori sicuri: è il Bastone, a cui si appoggiano
gli Spiriti deboli: è l'Horiuolo, su cui si contano le hore felici: è la
Nuvola, che disgorga piogge fertilizzanti: è lo Scoglio, nel quale si frangono
i flutti irati: è la Spada, con cui si recidono i nodi Gordij: è la Stadera,
onde si pesano i voti supplici: è il Cilindro, in cui si riflettono i raggi
Empirei: è il Compasso, con cui si misurano i giorni Eterni: è l'Astrolabio,
per prendere l'altezza de' gradi perfetti: è la Chiave, con cui s'aprono le
Cateratte Clementi: è l'Ancora, che salva ne' naufragi pericolosi: è la Tavola,
cui si attaccano i Peccatori sommersi: è la Verga, che stermina tutt'i Serpenti
mortiferi: è la Lancia, colla quale si atterrano i Nemici orgogliosi: è la
Saetta, con cui s'imbroccano gli scopi finali: è il Carro, su 'l quale si
trionfa degli Emuli vinti: è la Tromba, che fa cader le mura di Gerico: è la
Scala, per cui discendono gli Angioli: è la Porta, per cui si ha l'entrata alla
Gloria: è la Torre, da cui pendono mille scudi: è l'Argine, onde si riparano le
innondationi: è l'Ariete, che spiana tutti gli Hostacoli: [7] è il
Polo, su cui si regola tutto il Cielo: è l'Aratro, con cui si solca l'Eternità:
è l'Olmo, su cui si adagiano le Anime Viti: è lo Scudo, con cui si disfanno
gl'incant'infernali: è il Ponte, per cui si passano i rapinosi Torrenti: è la
Palma, da cui si colgono Frutti dolcissimi: è l'Alloro, che tien lungi gl'irati
fulmini: è il Terebinto, sotto cui si sepelliscono gl'Idoletti delle proprie
Passioni: è l'Ulivo, che presagisce le Paci: è l'Arca, sulla quale si salva
l'Humano Genere: è la Catedra della Patienza, e della Sapienza: è il Rosaio,
che reca Primavera: è il Ginepro, sotto cui riposano i Perseguitati: è
l'Ancìle, che protegge tutti gli oppressi: è il Palladio, che difende ogni
bersagliato: è il Legno, che raddolcisce l'acque più amare: è il Trono, su cui
la Misericordia si asside.
La Misericordia si asside su 'l Crocifisso ad
accorci con braccia aperte. Basta divenir Bambino coll'Innocenza, che le
Mammelle della nostra Balia amorosa sempre son piene, stan sempre pronte.
Se Dio non havesse pensier di noi, non sarebbe il
Dio de' pensieri: se non ci volesse salvi, non ci harebbe redenti. Sposò
l'Humana Natura affin di regenerarci, e versò dal Sacco sdrucito del suo
Divinissimo Corpo, su 'l Banco della Croce, tutto il Tesoro del suo
pretiosissimo Sangue, per riscattarci. Si fe' aprir'il Petto, per risarcir
[8] le nostre ferite, e come Madre passionata di ben nodrirci,
moltiplicò le sue Poppe nelle sue Piaghe. Imparentati con lui, col mezo
dell'Incarnatione ineffabile, habbiamo affranchito l'accesso a chiederli con
Fiducia non che le mercedi, ma il merito, che di queste solo ci può costituire
capaci.
Christo figurato simbolicamente ne' Santi Quattro
Animali di Ezechiello, anche ci prefigura gli aiuti, co' quali solleva Chiunque
alla di lui Pietà fa ricorso. Huomo nell'Incarnatione, Bue nella Passione,
Lione nella Risurrettione, Aquila nell'Ascensione: Come Huomo compatisce le
nostre miserie, perché portolle su 'l dorso: Come Bue aleggia i nostri
Travagli, perché per noi piegò il collo al giogo della Croce: Come Lione
svegliato si riscuote contra gli Orsi infernali, perché per noi dormì un sonno
di Morte: Come Aquila ci anima al volo, perché per noi poggiò in Cielo a
prepararci un nido di Vita.
Coraggio Afflitto, che quando ti si chiudano tutte
le porte quaggiù del soccorso, non è mai per mancartene una di rifugio, che ti
sta sempre aperta nel Paradiso. Da un Dio sdegnato non puoi sottrarti, che con
metterti nelle mani di un Dio placato. Egli, misticamente, le ha fatte al
torno, perché flessibili a dare i favori, più che a punire i delitti: Colmate
[9] le ha di Giacinti contra le Pesti delle Tribulationi, che
serpeggiano ad infestarci sotto il Clima corrotto di un Secolo infetto: Le tien
forate per ispargere senza risparmio i suoi Doni a que' Cuori, che senza
hostacolo si fan degni di riceverli consolati anche col dimandarli importuni.
O Mortale (Iddio chiaramente te 'l fe' intimare
dal suo Profeta) non confidar nel Mortale, perché non può dar vita chi per lo
più suol vivere con la Morte dell'Anima in seno. Se tu fondi le tue speranze
ne' Principi, vendi la tua libertà, per fabbricarti il precipitio
nell'Eminenza. I figliuoli degli Huomini non han salvezza per te: sono Vasi di
Creta fragili, che ad un urto si rompono, ad una caduta si frangono, ad un
soffio si spezzano, ad un crollo si fendono; Dunque mal fai riponendo in essi
la tua Ventura. Sta sol la vera tua Sorte nelle mani, che tengono la tua Vita.
Il tuo aiuto dipende solo da quel Signore, che fece il Cielo, e la Terra:
questa, perché tu la calchi Peregrinante: quello, accioché tu 'l cerchi
Perseguitato.
Ah nasconditi nel Costato del Salvatore, e non
temer di pericolare nel luogo della Salute! Quivi sol puoi trovar la tua
quiete, perché quivi solo è il tuo centro. Uscinne il Sangue, che ci die' la
Vittoria: uscinne l'acqua, che ci diede il Candore. [10] Dall'Acqua
havrai refrigerio, se sei afflitto: dal Sangue medicina, se sei lebroso. Dal
Sangue il nodrimento, se sei famelico: dall'Acqua la bevanda, se sei assetato.
Deh ricovrati all'ombra della Croce, più, che del
Potente, poiché là sotto si raccoglie la Mirra, onde ti preservi da' Vermini,
che ti rodono; e non imputridischi nelle miserie, che ti sepelliscono. Là
troverai l'Inferno imbrigliato, & avvinto quel Cerbero, che non può
morderti dove fu vinto. Sotto il Vessillo del Dio degli Eserciti non puoi
attendere che Vittorie. Se delle spine del Crocifisso ti formi una Siepe al
Cuore, non dubbitar, che v'entri il Serpente antico per infestarti. Col Fiele
del Redentore puoi raddolcir'il tuo Spirito amareggiato. Con que' Chiodi, che
fissarono la nostra Felicità, poi crocifiggere il Mondo, che ti rende infelice.
Con quella Lancia, che ti percosse morta la Vita, puoi Vincitore trafiggere
viva la Morte.
Questo Mondo è un Egeo senza Porti: Dunque verso il Cielo spiega le vele
sulla Navicella del tuo Corpo debole, poiché non ponno mancarti i Corredi delle
Virtù vigorose: E già, che la Salma, che porti, è l'Alma, che spiri, riscattata
col valsente di un Dio, spirato per darti spirito, e spirante, accioché tu
respiri, non paventar i Turbini, che ti turbano: non ti [11] sbalzino
i soffi, che malignosi ti spingono: non t'inhorridiscano le Orche, ad ingoiarti
anhelanti: non ti dian pena le Seccagne insidiose: non ti assopiscano le infide
Sirene: non ti spaventino gli Euri minaci. Dirizza la Proda a quella
Tramontana, che non tramonta se non solo a chi passa sotto la Zona Torrida
della Carne, e si allontana dall'Equatore dello Spirito. Tratta di
tener'attenti gli affetti a que' Monti Eccelsi, da' quali nascono l'aure
ausiliarie. Procura di trovar'il Porto colla Carta del Vangelo, e colla Bussola
della Pietà, & ancorandoti col Crocifisso, non temer più di perderti, che
non rimarrai sommerso se non solo nell'abbondanza delle Gratie Divine.
Le nostre Suppliche a Dio sono spedite
dall'Intercessione da' Santi.
|