Perché
sia prefissa la somma di Tredeci
Venerdì a questo Santo Esercitio.
PROLUSIONE XII.
Il Numero Tredicesimo fu, non solo da' Pittagorici; ma da gli altri Saggi
ancora, Greci, & Hebrei, dell'Antichità superstitiosa, annoverato fra'
nefasti, e marcato col carbone, non colla perla. Teocrito se ne valse a
spiegare la Stolidezza d'un Huomo stupido, a cui l'anima, benché milensa, serva
solo di sale a preservare il di lui Corpo, benché insensato, da imputridire.
Nacque Caino; il Prototipo de' Reprobi, nel giro
dell'Anno Decimoterzo, da che cominciaro le Rivolutioni del Primo Mobile; Et
alla Terzadecima Tappa il Giudaico Popolo, scosso il giogo dell'Egittiana Tirannide,
cominciò a brontolare di Dio, e di Mosè, gorgogliando più delle Pentole, che
già fea bollire piene di carni là in Babilonia; e per l'Ingratitudine più
fetente delle Cipolle, e degli Agli, [248] che havea lasciati; onde ne
restaro i più criminosi da giusto incendio assorbiti, nella loro
concupiscienza, più che nella cenere, con gastigo esemplare, sepolti.
Io non mi mescolo, per hora, in istrigare la
Verità di queste osservationi; né men porronne un'altra sul Tappeto così
ridicola, come il proscrivere da' Conviti il Tredicesimo commensale. Quando
Giuda fu nel Cenacolo, non fu infausto il numero di Tredici, perché fu felice
quando caddè la Sorte sopra Mattia, che fu sostituito dal Cielo nel Ministero,
e consagrò la Sedia, che il Traditor'havea profanata non mancandovi lo Spirito
Santo come capo a coronare quel numero, & a supplir la presenza del
Redentore asceso alla destra del Padre. La differenza si ha perciò da prendere
dalla qualità del Suggetto, non dalla quantità dell'annoverato, e può ben'essere,
che si rincontrino Tredici, che sien Giusti, e rendano per conseguenza felice
il numero, e che fra Tredeci vi sia un Empio: il che non basta a vitiar'il
Merito degli altri Compagni; Anzi, sì come un cespo di Rose non manca di essere
vezzosamente fiorito, ancorché fra molte ve ne sia una languidamente sfiorita:
così accade nel nostro Caso. E chi dirà mai, che una Pianta di frutti carica
tutti maturi non sia ferace, perché da essa ne cada alcuno marcito? Se dentro
ad uno Sciame di Pecchie s'intrude [249] un Fuco, lascierà perciò
d'essere stimata, e melliflua quella volante Repubblichetta, che con dolce
Politica si governa, e con aculeati pungoli si difende? Un Napello, che si
abbarbichi fra le Antore medicinali, non ne invalida perciò la Virtù; ma col
suo contraposto l'inforza. Un losco fra gli occhiuti fa brillar le altrui
pupille più vaghe, & una Cometa, che fra le Stelle serpeggi codata, rende
al prospetto le striscie di quelle più chiare. Il zoppicar fra' diritti, fa
parer gli altri camminanti più retti; e qual'hor si mischia un Corbo co' Cigni,
fa spiccar meglio di questi il candore, & il Canto.
Stia pure, che il Numero Tredicesimo sia per altro
contaminoso, o contaminato. Il Verbo Eterno accinto a morir'in carne il purgò
colla sua Passione, e purificandolo col suo Sangue, lo rese illustre, &
incerchiandolo delle sue Spine, lo fece florido, e vestendolo colla sua
Nudezza, lasciollo ornato, e cospargendolo del balsimo delle sue vene,
convertillo in salubre. Christus (scriveva Ugone di S. Vittore nelle sue
Miscellanee) Tertiadecima transgrediens, tertiadecima passus est: ad
Vesperam anticipans comedere Pascha fecit pro nobis Sacrificium Vespertinum, ut
de Vespere Mortis nos produceret ad Matutinum Vitae.
Eccoci dunque giustificato il numero Tredicesimo,
che prima pareva reo: Eccolo [250] cangiato di nefasto in fausto, di
superstitioso in sagro, di abborrito in accolto; e perciò dedicato colla
Divotione de' Tredici Venerdì, che a Christo Morto nel Mondo per noi, & a
FRANCESCO morto al Mondo per Christo santificati si presentano da' Fedeli con
un intreccio di Spine, come Vittime di Passione, perché su l'Holocausto de'
nostri affetti versi provido il Cielo nembi di fiori nelle sue Gratie Divine.
Io non discordo qui dall'Opinione, che così divoto
Istituto sia per honorar la Vita Miracolosa, che questo gran Taumaturgo trasse
nel Mondo. Vita, che qual Vite di Engaddi produsse non vana con fogliatura
infruttifera, ma ricca di grappi succhiosi di Merito una pretiosa Vendemmia.
Vita, che spirò tante maraviglie quanti respiri; da ogni cui momento prendendo
l'Eternità, hebbe quanti giorni, tanti Secoli di Gloria in quella guisa, che
ne' semi si contengono gli Alberi. Vita, che qual Rosaio di Pesto, benché tutta
spinosa germogliò quelle Rose foltissime, & olezzanti, delle quali si
coronano con Primavera perpetua i Beati. Vita, che quanto più sfrondata, tanto
più fruttuosa, quanto più grandinata dalle Sferze; tanto più feconda, quanto
più incolta, tanto più ferace, Pianta d'Innesto sovrano, fruttificò fra gli
sterpi senza grassura, e sotto le brine non adhuggiata, [251] quanto
più vecchia, tanto più florida, a guisa di Palma si curvò co' suoi frutti di
Penitenza, e s'inalzò co' Trionfi delle sue Glorie.
Hor questa Vita così fastosa per le sue
maraviglie, così maravigliosa per gli suoi Fasti, nella Divotione de' Tredici
Venerdì, con mistica, e misteriosa allusione si celebra; Perché sicome la
Corona della Vergine nostra Reina si compone di Sessantatré Ave Maria,
corrispondenti agli Anni Sessantatré, che la gran Principessa degli Angioli
visse ad imparadisare colla sua presenza la Terra: Così ne' Tredici Venerdì si
contano appunto Novant'un Giorni, che portano relatione agli Anni Novant'uno,
che visse il Santo.
Di Tredici Anni Egli si ritirò nel Diserto a
macerar le sue tenere membra sotto di un Sasso: il che ci ha da servir di
motivo per una ritirata dal Mondo.
Hassi dalla Santa Scrittura, che il furbacciotto
Ismaele d'anni Tredici fu circonciso: in documento nostro, che dobbiam recidere
nel nostro cuore tutti quegli affetti, che come i virgulti dell'Ellera, se si
lasciano crescere, aggraticchiandosi all'Anima, la spiantano dalle fondamenta
delle Virtù.
Se questi Tredeci Venerdì si debbono solennizzare,
secondo la loro Istitutione, prescritta dal Santo, in memoria del Salvatore, e
de' Dodici Apostoli, bisogna [252] imitare il Salvator'e gli Apostoli,
come imitolli FRANCESCO.
Il Salvatore peregrinando in terra fu l'Esemplare
delle Virtù; anzi la Virtù stessa: Dunque bisogna dar bando a' Vitij, e divenir
Coppie co' lineamenti della Gratia di un'Imagine sì perfetta. Fu Specchio senza
macchia, & espressione della Divina Bontà, che tutta in Esso fu
corporalmente, cioè non ombratilmente ristretta: Dunque bisogna purificarsi, e
risplendere per ben ricevere i riflessi di quegli splendori sovrani, che
dall'Humanità Sagrosanta del Redentore travasano. Le Colpe, e le Gratie non mai
si accompagnano; & il Peccato è un argine, che si oppone a' celesti
profluvij. Chi vuol, che il Ciel sereno gli arrida, non ha da offuscarlo a'
suoi lumi interni co' vapori del Senso. Se brami, che Iddio ti senta, fa cessar
nel tuo cuore lo strepito delle Passioni tumultuose; e se vuoi assiderti a
Nozze, senza pericolo di esserne discacciato, indossa una Veste candida. Dimanda
in figura di mitissimo Cagnolino, le minuzzaglie, che cadono dalla Tavola,
& haverai con ripartita Munificenza dalla mano divina, que' cibi, onde fu
sfamata la Cananea. Cangiati in Pecorella Innocente, se voi cibarti de' pascoli
delle Consolationi celesti; e lascia di camminare per gli precipitosi dirupi,
se desideri fermar il piede sicuro.
[253] Imitando gli Apostoli, bisogna
lasciar le Reti. Chi vuol far pesca nel Cielo ha da fuggire il Mare di un
Secolo, in cui Chi s'ingolfa non può patir, che naufragi, e Chiunque a pescar
s'intrattiene non prende per lo più che Granchi retrogradi, & Histrici
acuminosi.
Christo corresse singolarmente Pietro, che cogli
altri due Discepoli dormiva nell'Horto, e rimproverollo con dirgli, che non
poteva un'hora vegliar con lui, perché soleva Pietro andar a pesca tutta la
Notte, e poi tornarsene col nihil capimus.
Così va nel Mondo! Per pregar'un'hora con Christo
habbiam sonno; e per vegliar col Demonio siamo tutt'occhi. Si stanchiamo subito
nell'Oratione, e siamo infaticabili nella dissolutezza. Per prender un nihil:
Pesce che stupidi ci rende la sembianza della Torpedine, eccoci tutta la notte laborantes;
per far acquisto del Paradiso: Pesca di Perle, simboli di giubilo, e non di
pianto, non habbiamo <…>. Siam dilicati alla Penitenza, e robustissimi
all'Impietà. Per correre a tutto sprone sulle carriere del senso siam più, che
barbari, e per dar un passo nel Sentiero della Virtù diventiam Ronzoni.
Si trovano nell'Isola Formentera certi Asinacci di
pelo liscio, e di corporatura così smoderata, che paiono Dromedari di Madian, e
di Epha. Al ragghiare [254] sembrano Trombe, che chiamano a battaglia
l'Infingardaggine: Colle zampe quadrate rassomigliano gli Elefanti di Ethiopia,
e di Tingitàna. Risuonano Tamburri vivi col ventre pieno, più che non farebbero
Tamburri morti col cuoio voto. Hanno certi orecchioni, che s'ergono come le
Guglie di Menfi, e formano due Piramidi da scrivervi sopra il Non plus ultra
della Fortezza; Ma poi quando s'infrenano alla fatica trambasciano alla veduta
del Peso, sudano prima, che sieno carichi, si sepelliscono cadutti sotto la
Soma, e vogliono più tosto, che star sotto il Basto, accosciarsi sotto il
Bastone; onde dietro l'impulso all'Adagio Spagnuolo: Boricos de Formentèra,
que en viendo la carga sudan. Tanto ne fan cert'uni, per non dir molti, che
per pascere delitianti l'herbe solstitiali de' Piaceri, tondi, ma non perfetti;
di gran schena, e di poco vigore, alla comparsa della <…> sudano per la
lor debolezza, es<…> regalo, e giacenti sotto una carica così dolce si
piegano; non per Divotione, ma per fiacchezza.
Non così fero gli Apostoli: non così FRANCESCO,
che visse al Mondo una Vita Apostolica, Incontrarono la Croce con allegrezza, e
prima di strignerla al corpo la concentrarono al cuore. Sudarono per la Gloria,
prima l'humor della fronte adusta, che quello delle vene traffitte.
[255] Si spogliarono degli Habiti del proprio affetto, per vestirsi
alla Livrea del loro Sovrano.
Tratta tu dunque di far il simile; e quanto sollecito
fosti a tracciar'i Piaceri vani, e svaniti, tanto fervoroso dimostrati in
seguir le Penitenze vere, e severe. Senza Croce non si dà la Scalata al Cielo:
I Violenti 'l rapiscono: Cioè coloro, che fanno forza a loro medesimi: che col
freno della Legge eterna arrestano le loro Passioni sbrigliate: che
peregrinando in terra col piede, volano al Paradiso con l'animo, per trovar ivi
FRANCESCO, che nelle loro necessità li soccorra; e Dio, che le loro Suppliche
con benigni rescritti esaudisca.
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