VERSO IL CROCIFISSO.
Non s’ha da controvertere, se in Christo, nostro
Sovrano l’Amor riflessivo di sé medesimo fosse di Compiacenza, quando si
trasfigurò sul Taborre: di Compassione, quando morì sul Calvario.
Sulla
Gloriosa Montagna ardendo di gioia, benché vestito di neve, conformò gli atti
della sua Volontà a quelli del suo ingenito Genitore, sentendosi encomiare
[340] da quella Voce, che come feconda, e tonante, uscì d’una nuvola.
Sopra il Mortifero Colle vedendo il suo Sagro Corpo in poter de’ Profani: la
sua impeccabile Divinità nelle forze de’ Criminosi; Velato gli occhi dalla
confusione non meno, che dalla Modesta, singhiozzò, qual Colombo, che dagli
Avoltoi rapaci miri ghermita, e lacera la sua pudica Compagna.
Così frequentemente meditava FRANCESCO; e
tutto innamorato del Crocifisso, libava co’ baci dalle Piaghe del suo Signore,
come da Rose stillanti di celesti rugiade, qual Ape, che non hebbe mai altro
pungolo, che della Carità, li soavissimi humori delle Contemplationi Divine.
Oh quante volte sclamò col gran Martire
Ignatio! Dunque il mio Amore fu Crocifisso? E per Chi? Per la mia
Ingratitudine, che può produr’altro, che Chiodi, e Spine.
Ma taccia, il fervidissimo Amante del suo
caro Confitto, perché santamente delira. Ingrato no, se da che vide la Croce,
non sol’adorolla, ma caricossene subito il dorso, e se n’impresse vigorosamente
lo Spirito.
Oh che spiritual Metampsicosi in lui si
ammira! Si cangia nel Crocifisso, perché il Crocifisso in lui si converte. Vive
morendo, perché vivendo non muore: muore [341] vivendo, perché morendo
non vive: Non vive, perché muore in Christo: non muore, perché in Christo vive.
Ah sì, che muore; ma muor con Christo, nel
Venerdì Santo all’hora di Sesta, sopra una gran Croce disteso, rassegnando il
suo Spirito nelle mani del Figlio, come havea fatto il Figlio nelle mani del
Padre.
Morì FRANCESCO, ma Crocifisso. Tal fu la
sua chiarissima Morte, qual fu la sua pretiosissima Vita. Visse ogn’hor
Crocifisso al Mondo, e volle morir Crocifisso a Dio. Chiuse la bocca co’ Gigli,
perché l’apri nell’ultimo suo respiro co’ Nomi candidi di Gesù, e di Maria.
Passò con sospiro acceso al suo Creatore, e perché così sospirar sogliono
l’Alme di Fuoco: Parve, che morendo dormisse in pace, perché la sua Morte fu
soave riposo, terminata sì lunga Guerra.
Entrò nell’Empireo Trionfante in
Equipaggio di Crocifisso, e dalla Croce innalzato fe’, che si spalancassero
alla di lui grande Humiltà quelle porte, che si chiudono in faccia a’ Superbi.
Hor, che t’imagini tu: Partecipar della
medesima Sorte, se sei così nemico di que’ Mezi, che tanto servirola FRANCESCO
per conseguirla. Sbagliasti; che non si ammettono colasù coloro, che non portan
sul dorso la Croce, che per potervi arrivar’è la Scala.
[342] Per essere uniformati dalla
Predestinatione all’Imaginatione del Figliuol di Dio Glorioso, bisogna portarlo
quaggiù Crocifisso nel Cuore. Deh pazzo tu, che pretendi di poter’entrar in
Carrozza nel Cielo, mentre il tuo Dio v’andò in Croce. Alla guerra, alla
guerra, se vuoi coronarti degli Allori del Crocifisso.
Di Christo lasciò scritto il gran
Tertulliano, che favos post fella gustavit; e tu vorrai, senza gustar
una goccia del di lui fiele, saporeggiar le di lui dolcezze nel Paradiso? Se
non l’amasti in terra, come potrai strignerlo in Cielo?
Gli Amici del Crocifisso si chiamano nella
Scrittura Sagra Case di Avorio; Ma perché non più tosto d’Oro per la
Carità: di cristallo per la Purezza: di Gemme per le Virtù: di pietre per la
fermezza: di Cedro per l’incorrottibilità: di Setin per la fragranza? Domus
Eburneae sì; non sol per la lor candidezza, e per la loro costanza; ma
(secondo il parere del facondissimo S. Girolamo) ancor perché nisi Ebur
radatur Limis, dividatur Serris obscurum est; così se il Christiano non è
limato, e da se stesso diviso, per tutto unirsi al Crocifisso, non può essere
Casa di Dio.
Intendimi o Dilicato. L’essere un vero
Cattolico non consiste nel credere, e non nell’operare; ma nell’operare, &
ancor nel patire: Benefacere, & mala pati Christianorum est lasciò
scritto Filone il Carpatiano [343] per documento. Christo nella sua
Vita fe’ sempre, e tutto, bene: Bene omnia fecit; e patì sempre, e quasi
da tutti male; e per far bene fu Crocifisso.
Ma tu non vuoi capir questa massima per
non praticarla, onde sei quello appunto di cui cantava il Profetico Rege: noluit
intelligere, ut bene ageret: Deh come presumerai di veder’il volto di Dio
Glorioso, se torcesti col piè lo sguardo, per non vederne, né seguitarne il
dorso piagato: Diede una volta Mosè all’Altissimo un Memorialetto di tal
tenore. Mostratemi una poco, o mio Bellissimo Nume, la vostra faccia, vo’ dir
la vostra Divinità, così luminosa ostende mihi faciem tuam. Non
(rescrisse il Signore) non. Posteriora meae videbis: Prima mi vederai
flagellato, che glorioso.
Sì sì la Gloria è un Regno, il quale vim
patitur; dunque bisogna bloccarlo co’ patimenti, assediarlo colle
Penitenze, batterlo co’ sospiri, brecciarlo colle lagrime, scalarlo con le
Croci, & entrarvi non colla baldanza di un Satrapa, ma nella positura di un
Humile.
Il Crocifisso ti fe’ il sentiero; &
altra strada non v’ha per giugnervi, che quella da Esso aperta. Tu ti
presenterai alla porta del Paradiso per esservi ammesso, e ti si darà la
ripulsa, perché non sarai come Christo coronato di Spine. Le tue morbidezze
haveranno per termine un letto [344] duro per tutta l’Eternità, perché
non mai ti adagiasti colla consideratione sopra la Croce. Morirai, e delle tue
Rose molli, e marcite, altro non ti rimarrà, che gli sterpi a passarti il
cuore. Morirai, e trovandoti al capezzale, quel Crocifisso, che tenne sempre le
braccia aperte ad accoglierti penitente; le schioderà per fulminarti sdegnoso,
poiché tante volte ne rifiutasti l’Amore.
Morirai, & apprendo gli occhi, come la
Talpa, non ti vedrai d’intorno, che terra d’ombra, che ombra di morte, perché
mai non fissasti il pensiero nel Cielo, Terra di Promissione, e di Luce.
Morirai; & i tuoi fumi svaporando con l’estremo respiro, ti vedrai cinto di
una perpetua caligine, perché mai non volesti mirar quelle fulgide Piaghe, che
sono lumi del Paradiso. Morirai; & il peggio è, che morrai sempre di fame,
e di sete, poiché tanto satiasti li tuoi appetiti, tanto abbeverast’i tuoi
gusti; senza mai accostar la bocca degnamente al Pane Vivo del Crocifisso, a’
Fonti dolcissimi delle di lui Cicatrici Beate.
Per finirla. Non morrai, come FRANCESCO,
con Christo, perché con Christo mai non vivesti. Non morrai, come FRANCESCO,
col Crocifisso, perché non mai ti crocifiggesti con lui.
Deh cangia Vita, se vuoi cangiar Morte.
Procura di fare per quanto puoi la [345] Vita di FRANCESCO, simile a
quella del Crocifisso, se vuoi far la Morte di FRANCESCO, al Crocifisso così
somigliante.
Siati dunque d’hor’in appresso meta il
Crocifisso, ch’Io replicatamente ti nomino, per imprimerlo nell’Anima tua; e
per proportelo scopo di fruttuosa Imitatione, e Barsaglio di Santo Amore. Inspice, & fac secundum Exemplar. Se dell’Amor perfetto è proprietà il rassomigliar l’Amante all’Amato, deh
tu crocifiggi hor mai queste tue mani, scolanti del Sangue altrui, se non
isvenato col ferro, coll’Interesse bevuto. Crocifiggi questi tuoi piedi, che
corrono così veloci sulle carriere del senso, così retrogradi sul cammino della
Virtù. Cigni questo tuo capo di spine, accioché dalle trafitture di esso
svaporino tanti fumi di Ambitione, che te l’ingombrano. Solca queste tue spalle
colle sferzate, se brami, che la tua Carne fruttifichi nelle Penitenze spinose
frutti di Gloria. Abbevera questa tua bocca tanto attuffita nelle dolcezze
amare dell’infame piacere, col dolce fiele del Redentore, se brami poscia
gustarne i favi.
Sia il Mondo a te crocifisso,
considerandolo non habentem speciem, neque decorem: Sij tu Crocifisso al
Mondo, non havendo più movimento, né Senso. Mett’in Croce i tuoi Vitij,
crocifiggendo le [346] tue carni col Santo Timor di Dio, le tue
Passioni colle tue Penitenze; che così potrai ottener le Gratie da Dio, a cui
ne farai risolutoria Protesta con gl’infrascritti
AFFETTI AL CROCIFISSO.
A’ vostri piedi, si abbata, o dolcissimo mio
svenato, ogni machina di questo mio cuore insassito; e sopra di Esso si pianti
solo la vostra Croce adorabile, come Trofeo del vostro Amor’infinito.
Amor’infinito, poiché non si finì colla Morte: non si fermò co’ chiodi, non si
arrestò fra le spine: non fu legato con tante corde: non fu abbattuto con tante
sferze: Ah mio Redentore confitto: Voi per me sviscerato, & Io per voi
senza Viscere! Voi per me tutte Piaghe; & Io contra voi tutto Colpe! Voi
per me spirante; & Io non mai sospirante per voi! Se i Predestinati alla
Gloria debbono esser conformi alla vostra Imagine: Io che fui sempre una Talpa
cieca, come potrò somigliarmi a voi, che apriste tanti occhi per mia salvezza,
quante piaghe vi fe’ la mia crudeltà. La vostra Croce non si può stampar nel
mio petto, perché l’ostinatione nell’offendervi l’ha reso sì duro, quando il
vostro ardentissimo Amore dovea incenerirlo. Hora mi pento; non so se tardi,
mentre voi sete più pronto al [347] perdono, di quello, ch’Io fossi
pronto al Peccato. Mi vi stringo dunque tutto al mio cuore, ne vi lascierò mai,
finché non habbiate benedetta quest’Anima, che tanti Tesori vi costa, perché vi
costa tutto voi, che sete d’ogni Tesoro l’Abisso.
SUPPLICA AL SANTO.
Deh perfettissimo Simulacro del Crocifisso, a voi
sta l’infiammare la mia detestevole tepidezza. Voi, che tanto foste innamorato
della Croce, che sempre l’haveste in seno, mirate questa mia volontà così
schiva de’ patimenti, e rendetela tanto pieghevole al giogo, che voi portaste,
quanto fu inflessibile alla Legge di quel buon Dio, a cui voi serviste. Errai,
mio gran Protettore, & i miei falli non hanno numero; ma più innumerabili
sono le Divine Misericordie, delle quali voi sete il Depositario. Impetratemi
dunque Pietà: Pietà da un Dio, che morì per me, poiché mi pongo nelle di lui
braccia aperte, sapendo bene, che non mi gastigheranno perché trafitte; non
dovendo aspettar’il mio inciampo finale nelle mani di un Dio vivo, che
convertirà in fulmini i Chiodi ad isterminarmi. Et accioché più non mi
divertano quelle humane Passioni, che tanto mi crocifissero, stampatemi nello
Spirito la [348] Passione del Crocifisso, e fate, che ne sia così
amante nell’avvenire, per meritarne i favori, come ne fui per l’addietro
rubello ad irritarne gli sdegni.
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