NOSTRA SIGNORA.
Pendette Gesù Bambino dalle Poppe beate della
Verginale sua Madre: Pendette afflitta Maria dalle Piaghe amorose del suo
Figliuol Crocifisso. S’ella gli canta alla Culla Nenie soavi, sotto la Croce il
deplora con funesti Epicedi. Se nodrillo Bambino col Latte, adulto il lava col
pianto. Se colle fasce infantili lo strinse nella Capannuccia di Betelemme,
nelle funeree bende il ravoglie dentro il Sepolcro sotto il Calvario.
Costante al par di dolente sotto il
durissimo Legno, che le si pianta nel cuore, se ne sta immobile, come un
Tronco; & a tanta procella di sangue, che tutta le diluvia sull’Anima, non si
ritira, perché que’ Chiodi, che fissano il Corpo Divino del suo moribondo
Unigenito nel Calvario, arrestano i passi della Gemente, poiché [358]
traffiggono la più cara parte delle di lei viscere sviscerate.
All’hora sì, che parve sorgente Aurora,
perché Stabat, più intrepida dello stesso Sole, che provò l’Occaso nel
caso del suo Fattore, restando a mezo Cielo sepolto, quando vide l’Eterno nel
mezo delle Terre fissato. Ma stava incrollabile a tanti colpi la gran Donna
celibe, col solo appoggio del suo stabile Amore, havendo ritenuto il concetto
delle sue Potenze quando gli Elementi l’havean perduto.
Provò nulladimento que’ dolori alla Morte
assistendo del suo Diletto, che non haveva patiti nel partorirlo; e ben poteva
dirsi angosciata, perché si sentiva morire il suo cuore. Si vide ammorzar sì
gli occhi la sua pupilla; ma con ispettacolo non degenere dalla Patienza del
Figlio, si dimostrò tanto dalla Compassione battuta, e non atterrata, quanto
dalla Passione fu Christo abbattuto, e non atterrito.
In tal positura la meditava sovente
FRANCESCO; & oh quante volte con reiterati singhiozzi replicò l’Eco pietosa
a’ gemiti mesti dell’accordogliata Colomba!
Non sapeva no, l’accesso Contemplativo,
meditar sulla Croce tiepido il Figlio, e non compatir a’ piè della Croce, qual
ghiaccio, irrigidita dal suo dolore la Madre.
[359] Questa gli serviva di stilo
per trovar l’Hore della sua compuntione divota nell’Horiuolo Solare del
Crocifisso, vero Orizonte dell’Anima innamorata di Dio. Spiegò veliera la mente
in quel tempestoso Mare del Redentor naufragante sopra di un Legno; e la di lui
Stella, fra tante caligini dense, onde vedeva coperto il Mondo, fu sempre la
Vergine, più scintillante all’hora, che ritrovossi vicina al Polo.
La prefisse FRANCESCO i suoi Pensieri
bellissima Cinosura non mai offuscata, etiandio quando fu spento il Sole. Ella
fu sempre l’obbietto di attributione d’ogni Gesta di lui; & Egli non mai
operò maraviglia di tante, che ferono rimaner attonita la Natura, che non le
appropriasse a Maria, come di tutte le Gratie la Dispensiera.
Gesù, e Maria furono i Cardini de’ di lui
Affetti: furono i Tropici de’ di lui movimenti; & havendo Egli ottenuto
dalla Santa Apostolica Sede, che l’Ordine suo s’intitolasse de’ Minimi,
vi aggiunse (come osservò Genebrardo) di Giesù Maria, per ingrandirlo con una
Santa Ambitione; A fine ancora (cred’io) di radolcirne con questi due Favi
melliflui, l’asprissima quaresimale, perpetua, Astinenza, così temuta, e
rifuggita con tanti raggiri dal Secolo molle, e codardo.
Non fe’ ricorso alcuno a FRANCESCO,
[360] ch’Egli non gli additasse, in rifugio, la gran Madre della
Clemenza. Con questo mistico Platano, che ha le foglie a foggia di scudi,
apprestò le difese a’ perseguitati. Con questa elettissima Mirra condì l’Anime
morte, affine di preservarle dall’imminente putredine. All’odore di questo gran
Cedro esaltato nel celeste Libano, discacciò delle Colpe serpenti le morditure
venenifere. Con questa Palma eccelsa di Cades inaugurò trionfali Vittorie
all’Humanità militante. Con questo Ulivo ferace de’ Campi Empirei recò la Pace
a tanti Spiriti combattuti dalle loro Passioni.
Ben vedi hora tu da queste Premesse la
conseguenza, che cavar dei, per ottener’a’ tuoi Voti l’intento. Se fai ricorso
al Crocifisso non puoi trovarlo senza la Vergine, che fu l’amata, e l’animata
sua Croce, con cui sui strinse più molto incarnandosi, che coll’altra in
morire; Ne mai lasciolla di vista, ancorché negli ultimi sfinimenti; e finché
negli occhi hebbe la pupila viva, hebbe moribonda la Madre.
Se richiedi a FRANCESCO, che t’interceda
a’ tuoi fini successo fausto, bisogna, che il prieghi ancora ad esserti
favorevole, colla Tesoriera della Pietà, come tanto di lei favorito.
Ma ti trovi forse d’haverla così mal
servita co’ tuoi poco rispettosi ossequij, [361] che con ragione
disperi di riportar da quella (benché l’interpositione di FRANCESCO sia grande)
le gratie, che chiedi. Esclama la tua Sinderesi, che non meriti alcun Rescritto
benigno dalla celibe Principessa degli Angeli, perché sei tanto impaniato nelle
lordure del senso, e tante volte ti sei co’ Demonij confederato, quante contra
il tuo Creatore peccasti. La tua impurità non ti rende, che meritevole de’
fulmini dell’Aquila Divina della Giustitia, e non degli sguardi amorevoli di
una così candida, e bella Colomba.
Maria è la Madre Castissima; hor come
presumerai d’esserle Figlio, se fosti della Castità cotanto nemico, e
persecutore! Maria è lo Specchio della Giustitia; Hor qui riflessi potrai
ricerverne in te, che sei così opaco per l’Impietà. Maria è Genidrice del
Redentore; Hor se tante volte offendesti il di lei Figlio, che ti salvò, hai
anche offesa la di lei Madre, che ti protesse. Maria è la Vergine, per
Antonomasia Fedele; Hor tu, che sei tanto infido, e non vivesti mai, che
d’Inganno, perché l’implori al tuo bisogno benefica? Maria è Vaso Spirituale;
Hor tu vaso di carne, pieno di senso, non sei capace, non di ricever’in te le
consolationi, che da quella si diffondono agli Spiriti Honesti, e purificati.
Maria è Vaso insigne di devotione; Hor tu cotanto indevoto, che ti stanca una
Messa, che non sia breve, una Predica [362] di un’hora; ma non una
Commedia di sei hore, un Libro di cento fogli, e di mille laidezze,
qual’Indulto puoi ottenere, così dissimile, dalla Supplicata Reina, hor, che la
necessità, non la Pietade, ad inchinartele ti costrigne.
Cangia dunque tenore; e tieni per fermo,
che non esce il Dispaccio alcuno di quella gran signatura di Gratia, che Maria
nol faccia pria suggellare coll’impronto di quelle Piaghe Divine, che può ben
chiamar sue, poiché le cagionarono tanto dolore, e nella di lei carne purissima
restarono impresse.
Hai questa sorte, che FRANCESCO ti sarà
Mediatore, per farti suggellare la gratia bramata; ma mentr’Egli ne prega la
Madre, tu vogli il tuo cuore al Figlio, pregandolo con simili sviscerati
AFFETTI AL CROCIFISSO.
Deh perché vi rimiro ancora cogli occhi asciutti
lagrimoso, ma non lagrimato mio Dio? E tanto più mentre veggo con voi, confitta
dal suo dolore, la vostra cara Madre, che geme più sopra le mie Piaghe, che per
le vostre, poiché le vostre sono salubri, e le mie letali. Pur ardisco di
ricorrere ad essa, come a rifugio de’ Peccatori accioché mi nasconda da’ vostri
sdegni col manto della sua Protettione. Ah che non può mai la somma pietà di
lei lasciar, [363] che perisca chi fu riscattato col vostro
pretiosissimo Sangue, che dalle purissime vene di quella ha la sua Sorgente. Né
voi mio Nume, così prodigo delle vostre Misericordie, potete lasciar di
abbondarmele col mezo di essa, che, non sarebbe la Madre dell’Innocenza, e del
bello Amore, se questo non fosse nato per mia ingratitudine forza, e quella non
si fosse humanata per mia colpa. Ah mio Santissimo Salvatore non mi abborrite
per gli meriti tanto sublimi della vostra gran Genidrice, a cui essendovi
degnato di ubbidire in Terra, tanto vi piace di compiacere nel Cielo.
SUPPLICA AL SANTO.
E voi, mio Gloriosissimo Protettore; non
mi abbandonate in questo rincontro, ma rendetemi colla vostra Intercessione
propitia la vostra adorabile Protettrice. Io mi presento qui co’ miei Affetti
prostrato alla Croce, come all’Asilo de’ Tribulati, e perciò mi sono appressato
alla Vergine, che alla Passione del suo Diletto non seppe staccarsene mai;
& a voi, che la portaste sempre nel vostro Spirito Crocifisso. Se il
Redentore spirante, raccommandò alla sospirante sua Madre il Discepolo amato:
Voi, che anche nel morire tanto vi assomigliaste al vostro confitto Amore,
raccomandate alla Vergine quest’Anima [364] mia così afflitta, e degna
più di gastigo, che di perdono. Il mio Christo non ricusò nella Croce di condur
seco un Ladro nel Paradiso, perché lo vide ver’ quella parte dove stava Maria;
Hor s’Io mi ricovro verso di Essa, benché così scelerato confido
d’impetrar’ogni Gratia, e di vedermi aperta la Gloria. Ah non dispero, no,
perché ricorro ad un Dio Crocifisso, che mi apre le braccia: ad una gran
Protettora, che mi stende il manto; e finalmente a voi, che così partiale di
Giesù, e di Maria, nel pronunciarne
i Nomi soavissimi moriste per
andar’a gioire con Essi, & ad
essere Avocato degli
Afflitti come
son’Io,
che vi dimando così
dolente, come affidato
il Soccorso.
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