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Francesco Fulvio Frugoni
I fasti del miracoloso S. Francesco di Paula

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  • I FASTI DEL MIRACOLOSO S. FRANCESCO DI PAULA; SPIEGATI NELLA DIVOTIONE DE' TREDICI VENERDÌ   PARTE PRIMA.
    • RICORSO A DIO NELLE ANGUSTIE DI UN CONVERTITO,   Spiraglio certo, onde gli prorompa il respiro.   PROLUSIONE I.
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I FASTI

DEL MIRACOLOSO

S. FRANCESCO

DI PAULA;

SPIEGATI

NELLA DIVOTIONE

DE' TREDICI

VENERDÌ

 

PARTE PRIMA.

 

 

[1]

 

RICORSO

A DIO

NELLE ANGUSTIE

DI UN CONVERTITO,

 

Spiraglio certo, onde gli prorompa

il respiro.

 

PROLUSIONE I.

 

IDDIO, che secondo Agostino (Aquila de' Dottori, come Giovanni de' Vangelisti) è tutto lume, perché Tutto vede: è tutto mani, perché del Tutto fu Fabbriciere: è tutto piedi, perché per tutto si trova: Aggiugnerò Io, con altrettanta Verità, quanta riverenza, che anche sia tutto orecchi, per ascoltare le nostre suppliche: tutto cuore, per compassionar le nostre miserie: tutto viscere, per commoversi a' nostri [2] gemiti; e tutto ale, per volar' a soccorrerci ne' nostri infortunij.

Quel Divinissimo Sole, che non ha luce solo, che da sé stesso, e movendosi in sé medesimo, equilibrato dal suo Sapere preponderante, a tutto libratamente eguali dona le mosse: che di sé solo Epiciclo, e Sfera, colla sua sola Intelligenza infinita, nel solo immenso suo cuor si raggira: che non havendo termine, il Tutto principia, e non havendo fine, il Tutto finisce: che smisurato, ogni cosa misura: innumerabile, è l'origine di ogni numero; & incircoscritto, circoscrive ogni effetto, da lui causato, che non ha causa: Quello, che ha per Vita l'Eternità, la cui sussistenza è il suo Essere, il cui Potere è la sua Volontà, la cui Esistenza è la sua Natura: che in sé contiene con perfetta Eminenza ogni specie creata; non potendo lasciare di essere ad ogni sustanza individualmente intrinseco, non solo nel procrearla, ma nel custodirla; tanto più con ispeciale concorso assiste alle sue Ragionevoli Creature presente, quando necessitose, & afflitte con viva Fede, e con Isperanza non palpitosa a lui si presentano.

È l'Huomo, scintilla durevole della Fiamma inesausta, che da un Nume, il qual tutto è Lume, a rischiarar l'Universo per nostro beneficio sempre divampa; È un riverbero di quell'inesausto Splendore, [3] che sempre ad illuminarci prosorge dall'Abisso degli splendori: È un riflesso di quel Serenissimo Volto, in cui si specchiano gli Angioli; Dunque non può mai scordarlo il nostro buon Dio, poiché sempre il rimira, e spande, Benefico Luminare, a' Popoli anche più opachi la fulgidezza abbondante de' raggi suoi.

Porta l'Ethiopo adusto la Notte in visto, per haver troppo in faccia il Sole, che mentre il ravviva, e 'l fomenta, l'abbrustolisce, & abbronza. Porta bene spesso il Fedel'oscuro la notte nell'Anima dalle tenebre della colpa caliginosa, o dall'ombre cadenti della Tribulatione formata, perché torcendo l'occhio interiore dal Sole Eterno, a queste fugaci Larve inconsideratamente, lo volge. Tal fia di lui, che tralasciando di esser Astronomo in prender la giusta misura del Cielo, si rivolta Geografo a compassare troppo avidamente la Terra.

Dunque il ritornar con la faccia dell'Anima a Dio, per rinovellar'in quella offuscata l'Impronto della Gratia, Foriera del Paradiso, è l'unico mezzo a dissipar le fuligini, che con Egittiana Tirannide tenebrosamente l'opprimono.

Ad un baleno di un raggio, che s'imprima nel nostro affetto, disperge il nostro amabilissimo Amore, purché dall'interno venga implorato, la nebbia folta, che alla nostra carne fangosa, dall'esalatione [4] del Senso, svapora. Per disseccar quelle feccie, che c'impaludono il Cuore, basta scoprirlo a lui, accioché ne disgorghino in lagrimosi rigagni gli umori peccanti, che vi ristagnano a far velenoso covaccio agli Aspidi sordi de' Peccati Homicidi.

Recisa la colpa, che può chiamarsi l'unica radice d'ogni sciagura, ecco l'Anima rifioreggiare, qual Pampinosa Vite di Engaddi, e maturar li suoi Grappoli per le Vendemmie Beate: Sì come allo sbarbicarsi dal vicino Napello, l'Antora medicinale, più vigorosa s'infronda.

Questa è la prima, e l'ultima dispositione ad introdurre la Forma della Gratia santificante, senza la quale tutte le mondane felicità son tormenti.

Vuo' tu essere fortunato? Cerca in Dio la Fortuna, e con un Chiodo del Crocifisso compianto fermala nel tuo Cuore compunto.

Ha egli sempre le braccia aperte a raccorti Pietoso, e spiega le sue grand'ale, per proteggerti ad ogni momento, quando non sia momentaneo il ricorso a lui. Se torni ad essergli Figlio, non dubbitare, ch'egli non ti fia Padre; e collo strignerti al suo Petto, per te sviscerato, non ti converta in un Saggio Economo, se prima fosti un Prodigo Fuoruscito.

Oh qual divario è fra l'Amor Sacro, e 'l Profano! Volesse il Cielo, che non havesse [5] tanti occhi, che acciecano questo Lascivo, che porta ne' vezzi la Morte, e nelle lusinghe le perdite. Egli è un Fetonte, che incende il Mondo, perché non sa governare i lumi, & abbruccia, in preludio del Fuoco Eterno, l'Anime incaute.

Ma il nostro Castissimo Amore è tutto raggi refrigeranti: è tutto Sole, accioché tu possi risorger dalle tue ceneri, e di Verme tramutart'in Fenice: Che se pur'ha tal volta a gli occhi la benda, intessuta da' nostri Errori, stretta dalla nostra Ostinatione, se la leva ben tosto, che a lui ricorriamo pentiti, per fasciarne, dopo di haverle con l'olio della sua Carità medicate, le nostre Ferite Mortali.

Habbiamo un Nume veggente, e con più occhi benefico, che non ha piaghe il Genere humano trafitto. Non è mai così bella la Misericordia di Dio, che quando si trova l'Huomo nel colmo della Miseria. Ella si abbiglia, come di Perle, di lagrime, & i singhiozzi delle nostre Preghiere le fan Monile: De' nostri sospiri s'intreccia il Diadema, dal nostro rossor prende il minio, al nostro pianto s'incandidisce.

Se l'Anima s'apre al Cielo coll'Oratione, a guisa di una Conchiglia, nel mare amaro de' suoi travagli, la Misericordia le si versa nel seno tutta in rugiada colle profusioni salubri delle sue dolci Beneficenze.

[6] Il Crocifisso è l'Ardo baleno, che fa cessare i diluvij: è la Cetera, che implacidisce i furori: è la Stella, che dissipa le procelle: è l'Organo, per cui si versan le Gratie: è la Pietra, colla quale si abbattono i Goliatti: è il Libro, in cui si leggono le Vittorie: è la Nave, su cui veleggiano i cuori sicuri: è il Bastone, a cui si appoggiano gli Spiriti deboli: è l'Horiuolo, su cui si contano le hore felici: è la Nuvola, che disgorga piogge fertilizzanti: è lo Scoglio, nel quale si frangono i flutti irati: è la Spada, con cui si recidono i nodi Gordij: è la Stadera, onde si pesano i voti supplici: è il Cilindro, in cui si riflettono i raggi Empirei: è il Compasso, con cui si misurano i giorni Eterni: è l'Astrolabio, per prendere l'altezza de' gradi perfetti: è la Chiave, con cui s'aprono le Cateratte Clementi: è l'Ancora, che salva ne' naufragi pericolosi: è la Tavola, cui si attaccano i Peccatori sommersi: è la Verga, che stermina tutt'i Serpenti mortiferi: è la Lancia, colla quale si atterrano i Nemici orgogliosi: è la Saetta, con cui s'imbroccano gli scopi finali: è il Carro, su 'l quale si trionfa degli Emuli vinti: è la Tromba, che fa cader le mura di Gerico: è la Scala, per cui discendono gli Angioli: è la Porta, per cui si ha l'entrata alla Gloria: è la Torre, da cui pendono mille scudi: è l'Argine, onde si riparano le innondationi: è l'Ariete, che spiana tutti gli Hostacoli: [7] è il Polo, su cui si regola tutto il Cielo: è l'Aratro, con cui si solca l'Eternità: è l'Olmo, su cui si adagiano le Anime Viti: è lo Scudo, con cui si disfanno gl'incant'infernali: è il Ponte, per cui si passano i rapinosi Torrenti: è la Palma, da cui si colgono Frutti dolcissimi: è l'Alloro, che tien lungi gl'irati fulmini: è il Terebinto, sotto cui si sepelliscono gl'Idoletti delle proprie Passioni: è l'Ulivo, che presagisce le Paci: è l'Arca, sulla quale si salva l'Humano Genere: è la Catedra della Patienza, e della Sapienza: è il Rosaio, che reca Primavera: è il Ginepro, sotto cui riposano i Perseguitati: è l'Ancìle, che protegge tutti gli oppressi: è il Palladio, che difende ogni bersagliato: è il Legno, che raddolcisce l'acque più amare: è il Trono, su cui la Misericordia si asside.

La Misericordia si asside su 'l Crocifisso ad accorci con braccia aperte. Basta divenir Bambino coll'Innocenza, che le Mammelle della nostra Balia amorosa sempre son piene, stan sempre pronte.

Se Dio non havesse pensier di noi, non sarebbe il Dio de' pensieri: se non ci volesse salvi, non ci harebbe redenti. Sposò l'Humana Natura affin di regenerarci, e versò dal Sacco sdrucito del suo Divinissimo Corpo, su 'l Banco della Croce, tutto il Tesoro del suo pretiosissimo Sangue, per riscattarci. Si fe' aprir'il Petto, per risarcir [8] le nostre ferite, e come Madre passionata di ben nodrirci, moltiplicò le sue Poppe nelle sue Piaghe. Imparentati con lui, col mezo dell'Incarnatione ineffabile, habbiamo affranchito l'accesso a chiederli con Fiducia non che le mercedi, ma il merito, che di queste solo ci può costituire capaci.

Christo figurato simbolicamente ne' Santi Quattro Animali di Ezechiello, anche ci prefigura gli aiuti, co' quali solleva Chiunque alla di lui Pietà fa ricorso. Huomo nell'Incarnatione, Bue nella Passione, Lione nella Risurrettione, Aquila nell'Ascensione: Come Huomo compatisce le nostre miserie, perché portolle su 'l dorso: Come Bue aleggia i nostri Travagli, perché per noi piegò il collo al giogo della Croce: Come Lione svegliato si riscuote contra gli Orsi infernali, perché per noi dormì un sonno di Morte: Come Aquila ci anima al volo, perché per noi poggiò in Cielo a prepararci un nido di Vita.

Coraggio Afflitto, che quando ti si chiudano tutte le porte quaggiù del soccorso, non è mai per mancartene una di rifugio, che ti sta sempre aperta nel Paradiso. Da un Dio sdegnato non puoi sottrarti, che con metterti nelle mani di un Dio placato. Egli, misticamente, le ha fatte al torno, perché flessibili a dare i favori, più che a punire i delitti: Colmate [9] le ha di Giacinti contra le Pesti delle Tribulationi, che serpeggiano ad infestarci sotto il Clima corrotto di un Secolo infetto: Le tien forate per ispargere senza risparmio i suoi Doni a que' Cuori, che senza hostacolo si fan degni di riceverli consolati anche col dimandarli importuni.

O Mortale (Iddio chiaramente te 'l fe' intimare dal suo Profeta) non confidar nel Mortale, perché non può dar vita chi per lo più suol vivere con la Morte dell'Anima in seno. Se tu fondi le tue speranze ne' Principi, vendi la tua libertà, per fabbricarti il precipitio nell'Eminenza. I figliuoli degli Huomini non han salvezza per te: sono Vasi di Creta fragili, che ad un urto si rompono, ad una caduta si frangono, ad un soffio si spezzano, ad un crollo si fendono; Dunque mal fai riponendo in essi la tua Ventura. Sta sol la vera tua Sorte nelle mani, che tengono la tua Vita. Il tuo aiuto dipende solo da quel Signore, che fece il Cielo, e la Terra: questa, perché tu la calchi Peregrinante: quello, accioché tu 'l cerchi Perseguitato.

Ah nasconditi nel Costato del Salvatore, e non temer di pericolare nel luogo della Salute! Quivi sol puoi trovar la tua quiete, perché quivi solo è il tuo centro. Uscinne il Sangue, che ci die' la Vittoria: uscinne l'acqua, che ci diede il Candore. [10] Dall'Acqua havrai refrigerio, se sei afflitto: dal Sangue medicina, se sei lebroso. Dal Sangue il nodrimento, se sei famelico: dall'Acqua la bevanda, se sei assetato.

Deh ricovrati all'ombra della Croce, più, che del Potente, poiché là sotto si raccoglie la Mirra, onde ti preservi da' Vermini, che ti rodono; e non imputridischi nelle miserie, che ti sepelliscono. Là troverai l'Inferno imbrigliato, & avvinto quel Cerbero, che non può morderti dove fu vinto. Sotto il Vessillo del Dio degli Eserciti non puoi attendere che Vittorie. Se delle spine del Crocifisso ti formi una Siepe al Cuore, non dubbitar, che v'entri il Serpente antico per infestarti. Col Fiele del Redentore puoi raddolcir'il tuo Spirito amareggiato. Con que' Chiodi, che fissarono la nostra Felicità, poi crocifiggere il Mondo, che ti rende infelice. Con quella Lancia, che ti percosse morta la Vita, puoi Vincitore trafiggere viva la Morte.

Questo Mondo è un Egeo senza Porti: Dunque verso il Cielo spiega le vele sulla Navicella del tuo Corpo debole, poiché non ponno mancarti i Corredi delle Virtù vigorose: E già, che la Salma, che porti, è l'Alma, che spiri, riscattata col valsente di un Dio, spirato per darti spirito, e spirante, accioché tu respiri, non paventar i Turbini, che ti turbano: non ti [11] sbalzino i soffi, che malignosi ti spingono: non t'inhorridiscano le Orche, ad ingoiarti anhelanti: non ti dian pena le Seccagne insidiose: non ti assopiscano le infide Sirene: non ti spaventino gli Euri minaci. Dirizza la Proda a quella Tramontana, che non tramonta se non solo a chi passa sotto la Zona Torrida della Carne, e si allontana dall'Equatore dello Spirito. Tratta di tener'attenti gli affetti a que' Monti Eccelsi, da' quali nascono l'aure ausiliarie. Procura di trovar'il Porto colla Carta del Vangelo, e colla Bussola della Pietà, & ancorandoti col Crocifisso, non temer più di perderti, che non rimarrai sommerso se non solo nell'abbondanza delle Gratie Divine.

 

 

 

Le nostre Suppliche a Dio sono spedite dall'Intercessione da' Santi.

 




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