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Francesco Fulvio Frugoni
I fasti del miracoloso S. Francesco di Paula

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  • I FASTI DEL MIRACOLOSO S. FRANCESCO DI PAULA; SPIEGATI NELLA DIVOTIONE DE' TREDICI VENERDÌ   PARTE PRIMA.
    • PROLUSIONE III.
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PROLUSIONE III.

 

La gran VERGINE MADRE Figlia, e Sposa di Dio, col partorirci feconda il Bene nel Benedetto suo Frutto si fe' Antemurale a difenderci da ogni nostro disastro. I Colpi delle Colpe, che son le Pene, non si pon meglio rispignere, che con questo tersissimo Ancìle della Torre di David.

Ella è dell'Onnipotenza l'ultima linea, che non potea tirarsi più retta, o più perfetta formarsi, poiché si racchiuse in Essa l'Ottimo Massimo. Quell'immenso, che non capisce nell'ambiente vastissimo delle Sfere, poiché dagli spatij ancora imaginarij travasa, nell'Augustissimo Grembo di MARIA si racchiuse, per renderla più Eccelsa de' Cieli, havendola scelta de' Cieli più pura. Più pura, & anche [19] più benefica, poiché ne provengono influssi più salutari alle Anime nostre, di quelli, che cribrano le Sfere a' Corpi sottolunari.

Della carne mondissima di questa Divina Donzella si fece una Cifra a rinchiudere abbreviato quel Verbo, che procedendo dal Padre immenso tutto Parola, nacque dalla Madre ineffabile tutto Fatti per nostro Amore. Dolcissima Genidrice, che strignendo nelle sue illibatissime Viscere la Misericordia, se ne costituì provida Tesoriera. Arteria dello Spirito Santo, col mezo della quale fa tutti li suoi movimenti la Gratia. Rosa di Gerico, che presagisce infallibile la Primavera, Giglio fra le Spine, che stillandosi nella clemenza, guarisce di quelle le trafitture. Cedro incorruttibile, che ci preserva dal fracidume del Vitio. Cipresso altissimo, che ci addita la Via Celeste. Palma Trionfale, che si piega animandoci alle Vittorie. Oliva Speciosa, che ne' Campi delle Battaglia c'inaugura le Paci. Platano verdeggiante, che ci protegge colla sua ombra. Cinnamomo odorifero, che ci ricrea colla sua fragranza. Scala di Giacobbe, alla quale si appoggia il Signore, e per cui discendono a soccorrerci gli Angioli. Nuvola chiara, che nell'Egitto di questo Secolo illumina a' veri Israeliti la Notte. Colonna di Fuoco, che serve di scorta fida al Popolo fedele di Dio. Stella [20] splendente, che non mai tramontando è la Tramontana a' nostri viaggi così fortunosi in un Pelago tanto sconvolto. Verga di Iesse, che flagellato discaccia il Serpente Infernale. Castello Fortissimo, a cui refuggendos'i Cuori incalzati dalle Disgratie, sono sicuri. Trono Reale, per cui si poggia al Mistico Salomone ad impetrarne generosi i Favori. Colomba candidissima, che portando il Ramo di Ulivo, dinota cessato il Diluvio. Arca Noetica, in cui si salva il Genere Humano. Iride Bellissima, che ci rende sereno il Cielo alla Terra confederato. Nave, in cui si veleggia senza periglio al Porto del Paradiso. Sole fulgidissimo, da' cui raggi, disperse le tenebre opache, ci si prenuntia l'Eterno Giorno. Luna non mai macchiosa, che sempre piena della luce di Gratia, non mai si ecclissa per la Terra interposta tra quella, & il Sol di Giustitia, poiché lo miro sempre direttamente, a continuarci di quello splendente il Lume. Piscina Probatica in cui discese l'Angelo del Testamento a movere le acque della Gratia salubri, onde si risanarono tanti Languidi, e tanti Paralitici si rinforzarono. Aurora luminosissima, allo spuntare de' cui albori, forieri della Luce sovrana, dispariscono le Strigi delle Ombre caliginose, & infeste, e compariscono a discacciarle le Aquile dell'Empireo schierate, e fauste.

[21] Dopo questa gran Reina de gli Angioli sieguono questi per ordine fulgidamente agguerriti, a soccorrerci pronti, se si dichiariamo del partito di Essi, e non habbiam parte cogl'innabbissati Ribelli del Cielo. Quelle Intelligenze Spiritosissime, che con movimento addoppiato, e direttamente a noi sono inviati, e circolarmente si aggirano al loro termine interminabile, son così officiosi per la nostra prosperità, che non cessano di fiancheggiar la nostra fralezza.

I nostri Custodi singolarmente sono gli Olmi costanti, a' quali si appoggiano le Viti delle Anime, e de' Mortali le Vite. Eglino ci servono di veritieri Mercurij, per insegnarci la strada certa ne' Trivij fangosi del nostro travaglioso Peregrinaggio. Sono i Dedali, che ci prestano lo Scudo a disfar gl'Incanti: Sono i Monti, a' quali inalzando gli occhi ne imploriamo l'aiuto: Sono gli Astri benigni, che co' loro influssi amorevoli van mitigando i nostri disastri 'nfelici.

Innumerabili sono le Falangi de' Santi, che sotto lo Stendardo del Crocifisso venturosissimi Venturieri, dopo i loro legitimi Campeggiamenti, Vittoriosi, godono in Primavera Eterna negli Empirei Quartieri Fruttuoso il riposo. Questi [22] son que' felicissimi vaticinati dalle Profetiche Predicenze, che delle loro Spade fecero Aratri, e le Lancie convertirono in Falci: quelli, che seminarono lagrime, e mietono gioie, e tenzonando Guerrieri nel Mondo contro a' Capitali Nemici, trionfano Pacifici nell'Empireo, coronati i Capi di Aureole Verdeggianti. Ma non deposto peranco il Genio bellissimo, e bellicoso, tenenti alla mano lo Stocco dell'Intercessione, s'offrono a pugnare per noi; prodi non meno di pronti, e valorosi altretanto, quanto robusti ad una Virtù, che trasse dalle debolezze le forze. Non havendo hora più, che hosteggiare per loro contra il Gerione insidioso, che havendo tre teste richiede triplivate le resistenze, invocati ci assistono a debellare il Principe delle Tenebre, che cospira rabbioso colle sue tetriche Squadre, a farci perdere quella Luce, ch'egli benché Lucifero portar non seppe, indegno del Lume accesso, che in lui fu spento da' soffi gelati dell'Aquilone.

Trasando qui la seriosa Serie di tanti Celesti Togati, che colla loro Fortezza Heroica, se già furo Colossi di Fede, hora risplendono Fari di Gloria, per darci fulgidi Segni nelle Procelle Notturne da poter prendere senza naufragio il Porto sicuro.

Inesplicabili Martiri, che furono Marti del Crocifisso, son tutti habili, a schermirci [23] da' fulmini della tonante destra Divina, solo in frapporre tra 'l Signore aditato, e noi palpitosi, le loro Laureate Intercessioni, accioché possiam placarlo adorato.

Tacerò que' taciturni Romiti, che, se concentrati, vissero nelle Selve, invisibili, per essere tutti Spirito, hor tutti Voce, per essere pieni del Verbo, fecondamente si spiegano, & impietositi si piegano a patrocinare il Genere Humano oppressato.

Delle Truppe Verginee, che co' loro passi candidi, come festivi, van seguitando, ovunque vada, l'Agnello Divino, celebri al pari di Celibi, è troppo nota, per esser nata a non paventar' il Ferro Barbarico, la fortissima Intrepidezza, terribile come un Campo volante di ben disciplinata Militia. Queste Amazoni generose, che si recisero la mammella del Senso, per hasteggiare più francamente, contra il Mondo odiato da Esse, perché immondo, hanno il Petto sì tenero per compatirci, come l'hebbero sodo a patire. Coronate di Gigli Empirei ci mirano cinti di Spine agute, e con placidezza innocente s'inchinano supplici allo Sposo loro Reale, per alleviarci dalla Tribulatione gravante.

Ma de' Confessori Celesti, che vissero in carne come Angioli, qual hora esser debbe la sveltezza a soccorrerci, se quando quaggiù portarono Vasi lotosi, furono [24] così agili in sollevarsi ad impetrar le Gratie opportune? Oh come sono quelle belle Mummie di Penitenza medicinali alle soffocationi del Cuore?

Ogni Apostolo, come scelto fra tanti meritevole d'entrare in Dozzina, perché non fu Dozzinale, se conversò quaggiù all'intimo col suo Divinissimo Maestro, e seguendol Fedele, ne calcò le Vestigia inostrato, saprà lassù ben conoscerlo non solo per tenerlo a sé stesso Beante, ma per trattenerlo ancora a nostro profitto Benefico: Ché se costumarono in terra que' Spiriti niente terreni di essere Pescatori degli Huomini, si può ben credere, che tuttavia di lassù stendano le Reti, e tendano gli Hami, per far di Essi preda all'Empireo, e liberarli dalle fauci dell'Orco infernale, e dalle insidie del Mondo Fellone.

Luci del Mondo i Dottori sublimati sul Candelabro d'Oro della Beatitudine, grandi perché ferono le Opere, che insegnarono, oh quali risplendono con doppio lume di Dottrina, e di Gloria a rischiararci 'l Cammino cotanto limaccioso, & oscuro! Ché se colle loro Penne ci danno le ale per volar'al vero riposo, colle loro intercessioni ci avvivano ne gl'intoppi, che a noi si frappongono, accioché possiamo infaticabili pervenirvi.

Le Vedove Tortorelle, che in quel Soggiorno di Casto Amore hansi trovato [25] Immortale lo Sposo, ci presagiscono, non più gementi, ma dolci, 'l finimento dell'Invernata, che ci molesta, purché intendiam di quelle Voci, colle quali c'invitano a spiccar volo da un'Africa di tanti Mostri, come fanno le Rondinelle, alla Terra Ferma delle Virtù, perché quivi solo alligna un'incolpabile Felicità.

Per conchiuderla, tanti occhi ci miran pietosi, quanti lumi sfavillano intorno al Trono della Misericordia, che ha tante pupille, quanti Beati, e tanti Forieri, quanti Dimestici. I Santi si pregiano di essere nostri Avvocati presso di Essa; ma se noi non si curiam d'imitarli, deh non procuriam d'invitarli ad assisterci; perché meglio s'inducono ad esserci Ufficiosi col fervor delle buone Opere, che colla frequenza de' Prieghi distratti.

 

Di alcuni Santi Particolari, che ci

proteggon sovente implorati, Encomio

succinto.

 




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