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Francesco Fulvio Frugoni I fasti del miracoloso S. Francesco di Paula IntraText CT - Lettura del testo |
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VENERDÌSECONDO
DEDICATOALLA MORTIFICATIONEDEL SANTO.
Mai non si vide così mortificata la Vita, che quando Christo sposò la Morte nel Talamo della Croce. Spogliato della pelle, non che de’ panni: Lacero, sanguinoso, & esangue: Mucchio di Piaghe spezzate; anzi una Piaga intera: deriso piangente, sitibondo, masticato, patì per tutt’i Carnali nella sua Carne, e perciò patì tanto nella sua Passione, dopo gli Stenti da lui peregrinante sofferti; Quindi fu, che per tutti Morto, sopportò per tutti il gastigo; e perdè per tutti la Vita. Oh spettacolo da tanti osservato, e lagrimato da così pochi! Scandaloso al Giudeo pertinace, stolto al protervo Gentile, e trasogno al Fedele Infido. Beate mani, che havete i Poli ne’ Chiodi. Piedi adorati, che inchiodar vi feste per aspettarci. Petto amoroso, che squarciato ci attendi ad accorci. Bocca socchiusa, [317] che se ben’intinta nel fiele amaro spunti sì dolce. Capo spinato, che germogli rose per coronare Chi ti traffisse, Voi siete tutti Caratteri di una Mortificatione vivifica, che debbe professare Chiunque ricorre a Dio. Oh come FRANCESCO corse fra’ primi anhelante, benché dalle Penitenze sfiancato, a cercar’il suo Signor sulla Croce, per imprimerlo a sé tutto nell’Anima sua, morto al Mondo, e Mortificato al Diletto. Non mangiò mai Carne, perché nodrissi sempre di Spirito. Si scordò del Latte, perché succhiollo solo Bambino. Il Pane duro il sostenne, per esser’Egli nemico della mollezza, L’Acqua pura gli piacque, perché considerolla come Istrumento, e Simbolo della Gratia. Infermo aggiunse l’Herbe col pugno scarso alla Mensa parca, com’espressive delle Speranze, che il ravvivano, mentre mortificava il proprio Appetito. Gustò tal’hora qualche campestre Legume, perché di Natura Provida frutto Minimo. I di lui piedi furono sempre nudi, perché seguaci di Christo inchiodato. I di lui affetti furono sempre inchiodati, perché seguaci di Christo nudo. Cercò colle piante le spine per coronarsene il capo: Portolle di continuo serrate d’intorno a’ lombi, per assieparne i suoi Gigli puri; Se ne cinse il Cuore, perché fu [318] Cuor di FRANCESCO il Crocefisso spinato. Della Terra Ei non volle, che quanta bastogli a corcar il suo Corpo, per haver sempre, non sol sotto gli occhi, ma anche sotto le membra, il Sepolcro. Un Sasso servilli da capezzale, per fondarvi sopra la sodezza de’ suoi pensieri. Così vide novel Giacobbe discender gli Angeli per gli gradi delle sue Meditationi, e Dio sulla Scala della Penitenza, che il benedisse, con tutto il suo Seme Spirituale. Tal’hora si adagiò su i Sarmenti, perché non servono ad altro, che a nodrir vivo il fuoco. Tre volte, ogni notte con tempeste di ferro flagellò le sue spalle; e quanto più grandinato, tanto più fe’ frutto, raccogliendo da que’ solchi Messe di Gloria. Trambasciò più fiate sfiatato sotto le fruste, amando meglio di soffrir’i deliquij della sua Carne, che la ribellione del proprio Senso. Oh FRANCESCO! Oh FRANCESCO! Mostro di Penitenza, quanto più deformato, tanto più bello, s’Io ti rimiro mi abbagli, perché la tua continua Mortificatione mi pare un proseguito Miracolo, non che un perpetuo Martirio. Riflesso nell’Austerezza della tua Vita l’Imaginatione confusa, e piango percosso da tanti raggi, onde sfolgoreggi, la mia così rilassata, e codarda, che ad ogni minimo tedio apparente fugge dal patire [319] ritrosa. Osservo il tuo animo così perfettamente mortificato, che nol rinvengo mai nel gran Periodo de’ tuoi anni divertito da un oggetto mondano: quinci mi volgo a me così dissimile dall’obligo, che professo, e vorrei, essere così pronto col mio Spirito ad imitarti, come col mio Senso a risentirmi. Hor’eccoti qui mio Mortale un abbozzo in FRANCESCO del Crocifisso. Deh perché non ti scuoti una volta dal tuo letargo? Tu dormi sepolto nelle Delitie, perciò non osservi FRANCESCO fra le Spine ravvolto. Sempre più vivo al Mondo, altro sentimento non hai, che del tuo Senso insensato. Regali la tua Carne, e pur ti tradisce. Questa è la Dalida, che non ti leva la forza, quando l’Anima tua le si adagia in seno. La tua morbidezza ti snerva, il tuo piacer ti contamina, la tua felicità di sommerge. Non puoi sentir la puntura di una zenzara: molto meno la piccatura di un motto; e poi pretenderai di portar le Stimmate del tuo Signore in questo tuo Corpo così malamente mortificato, in questo tuo Spirito così di piaceri studiosamente nodrito. Tu godi quaggiù il tuo Paradiso. Ma il voler coronarsi epicurizando di quelle Rose, che marciscono, quando si colgono; e poi di quelle, che sempre fiorite, sopra lo Stelo della Gloria rampollano, è una mera Pazzia, che accieca, una vera [320] menzogna, che ti delude. Christo discendendo dal Taborre dove apparì per una succinta dimora glorificato, ingiunse a tre suoi Discepoli di non palesare la Visione, prima ch’Ei fosse risorto, perché, in certo modo, pareva che si arrossisse di haver gioito, benché per tratto sì brieve, pria di patire. E Pietro, che volea lassù dirizzar Tabernacoli, per dimorarvi a darsi bel tempo, non sapea ciò, che si dicesse; perché pretendeva d’imparadisarsi prima di haver sofferto, dopo tante altre pene, il Martirio. Risolviti dunque tu a mortificare le tue Passioni. Catenale come Schiave dell’Intelletto. Infrenale con un Chiodo del Crocifisso. Domale sotto il giogo della Croce. Coronati di Spine, che non ti mancheran poi le Rose: Né ti lagnar se peni, tal volta, troppo dilicato, & impoltronito nelle tue sodisfattioni; ma ti dolga il non essere fatto degno di patir’un po’ poco di quanto FRANCESCO mortificato soffrì per Dio. Pregalo dunque, ch’Egli supplisca col merito delle sue interne, & esteriori Austerezze alla tua fiacchezza, dalla quale se non ti dà l’animo di cacciar forza, per mortificar la tua Carne colle Penitenze, per abbatter’i fumi del tuo cervello colla mortificatione, procura almeno con votive svisceratezze di cavar gl’infrascritti
[321] AFFETTI AL CROCIFISSO.
Amoroso, ma non amato mio Dio, Mortificata mia Vita. Io dunque ardisco di mirarvi così vermiglio nel vostro sangue, col restar sempre più nelle mie delitie affogato? E non impallidisco più per l’horrore delle mie Colpe, che per lo dolor delle vostre Piaghe? Voi per me tanto patiste, & Io tanto peccai contra Voi: Io fra i piaceri, voi fra le pene: Io fra le gioie, voi fra i tormenti: Voi confitto, & Io senza freno: Voi satiato di opprobrij, & Io non mai satio di Honori: Voi cicatrizato dall’Impietà, & Io regalato dalla Dilicatezza. Oh quanto sono le Parti mal ripartite! Et ancor ardisco di chiedervi consolationi fugaci, quando sì poco conto fo dell’eterne? Deh se quanto vi chiedo non è per salute dell’Anima mia, nol chiedo più. Comincierò a mortificarmi, per cominciar a seguirvi; o prenderò per mia Scorta FRANCESCO, che tanto fu vostra Imagine. Chi sa, che non concediate al Merito della di lui somma Austerezza, ciò che giustamente negate al Demerito della mia rilassata Coscienza.
[322] SUPPLICA AL SANTO.
A voi dunque sta, o incolpabile Penitente, il patrocinarmi in questo Procinto. La mortificatione della vostra gran Vita, che vi rese tanto temuto dall’Inferno, è ben soverchia a meritarmi qualche favore del Cielo. Deh fissate lo sguardo in quest’Anima mia così povera di Spirito, perché così poco nella Carne mortificata. Questa mia Volontà, che seguita sempre l’Appetito, e non mai lascia guidarsi dalla Ragione, mi strascina fra le Rose delle Delitie Mondane, alle Spine della Dannatione perpetua. Ah mio gran Peccatore, voi, che vivendo tanto Mortificato vi ravvolgete fra le Spine, offerite a Dio quelle punture, che vi traffissero, per abolire in me quelle Morbidezze, che mi distraggono: Così sarò degno di compassione, purché voi per me presentiate la vostra Passione, cotanto simile a quella del Crocifisso.
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