Parte II.
Usi, costumi, credenze,
leggende e pregiudizi
del popolo di Roma.
Avvertenza
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Il raccoglitore delle presenti tradizioni patrie, dettate
nel dialetto più prossimo al latino di quanti se ne parlano in Italia, avendo
vissuto quegli anni durante i quali si ricevono le più forti impressioni, sotto
il regime dei Papi, rammenta, come se vi assistesse ancora, le pompose feste,
forse le più strepitose, che da oltre un secolo la Roma papale ricordasse. Egli
ha infatti assistito all’apertura dell’ultimo Concilio ecumenico vaticano,
alle feste per il XVIII° centenario del martirio dei Ss. Pietro e Paolo, con
l’intervento dei Vescovi di tutto il mondo; alla messa novella di Pio IX, alla
santificazione dei martiri del Giappone, a centinaia di processioni, compresa
quella del Corpus Domini, uno spettacolo di tal grandiosità teatrale,
raro ad imaginarsi non che a descriversi. Ricorda le benedizioni papali sulle
loggie valicane e lateranensi, l’illuminazione della cupola di San Pietro, le
magnifiche feste del 12 aprile, anniversario del ritorno di Pio IX da Gaeta, il
caffè del Veneziano in piazza Sciarra al Corso, le visite alle sette Basiliche,
gli ebrei perseguitati, i ladri alla berlina, il barbero vincitore portalo
in trionfo, il Senatore romano in abito di gala, il Carnevale, il saltarello,
le serenate, le ottobrate, le bbisboccie a Testaccio, le sfide fra poeti
estemporanei, gli scatti terribili d’odio degeneranti in vere, tremende
battaglie, le rappresentazioni sacre; nell’ottavario de’ morti, i riffaroli, i
mannatari, le prefiche, le monacazioni, i forzati in catene girare per la
città, i missionari predicanti sulle piazze; e poi il lago a piazza Navona, i
roghi, che non potendo più bruciare gli eretici, bruciavano libri ed altri
oggetti proibiti; le streghe, i gatti mammóni, l’imperatore della dottrina
cristiana, le Madonne che aprivano gli occhi, i maghi, le monache e i frati
viventi e già in odore di santità, i quali predicevano l’avvenire; i pifferari,
i frati cercatori che medicavano tutti i mali e davano i numeri per il lotto;
le donne che spiegavano i sogni, gli spiriti, i tesori nascosti e la Befana, ed
i racconti più strani e terribili che turbavano gli allora innocenti sonni
dello scrivente. Al quale sembra ancora vedere la biancheria sciorinata al sole
ingombrare finestre e strade, l’immondezza accumulata arrivare fin sotto le
finestre, le vie male illuminate e... cento altre cose.
Poi... poi ricorda i Francesi dell’ultima occupazione con le
loro prepotenze, i loro disordini e la loro iattanza straniera; la battaglia di
Mentana, l’eccidio della casa Ajani, il crollo della caserma Serristori e le
conseguenti decapitazioni di Monti e Tognetti, con tutto lo spaventoso apparato
de’ fratelloni, delle tavolozze appese sui canti delle strade e del lugubre
suono di tutte le campane di Roma... Ed ancora le inverosimili leggende che
udiva bisbigliare sul conto di Garibaldi. L’Eroe di quando in quando compariva
(ora vestito da mendicante, ora da frate o in altra foggia, un giorno sulle
barricate di porta Pia, talvolta alla basilica di San Paolo, vi diceva la messa
e partendo rivelava il suo nome!... Ricorda poi l’aurora boreale del 1870 sulla
quale si ricamarono dal popolo le più strane predizioni; la guerra franco
prussiana, gli ultimi giorni del dominio Papale con i relativi caccialepri
(guardia urbana) e gli zampitti...
Egli vide Pio IX il 19 settembre benedire le barricate... e
vide anche la breccia di porta Pia, il sincero entusiasmo dei romani,
l’ingresso delle truppe italiane, lo sfogo contro i soldati del Papa; la
Guardia nazionale, l’alluvione del Tevere, l’ingresso di Vittorio Emanuele II.
Conseguentemente le inevitabili disillusioni e la estrema miseria per
l’inevitabile rivolgimento nelle condizioni in ogni ceto della popolazione,
dovute in tutto modificarsi. Modificazioni sopportate senza mormorare, anzi con
una docilità e una pazienza che non ha esempio.
Ecco quanto il raccoglitore ha visto ed ha in parte
modestamente descritto con la convinzione di essersi riservata qualche
piccolissima scoperta, di questa grande Roma, mille e mille volte ricorsa e
frugata per ciò che ha riguardo all’arte, all’antichità ed alla storia, per le
quali il Mondo a Lei si prostra.
I° marzo 1907.
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