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Luigi Zanazzo
Usi, costumi e pregiudizi del popolo di Roma

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  • Parte II. Usi, costumi, credenze, leggende e pregiudizi del popolo di Roma.
    • 11. — Le serenate.
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11. — Le serenate.

Ah le serenate a li tempi mii che ccose bbelle!

Si cchiudo l’occhi, me pare incora adesso de vedelle e dde sentille.

Le strade staveno guasi a lo scuro: perchè allora li lampioni ereno rari come le mosche bbianche, speciarmente pe’ la Regola, pe’ li Monti e ppeTtrestevere.

A quanto se sentiva in de la silenziosità de la notte una bbella voce che ccantava una tarantella accompagnata dar calascione o ddar mandolino.

Si la serenata era fatta da quarche ggiovinotto che stava in collera co’ la su’ regazza, e questa, a ssentillo a ccantà’, s’inteneriva e upriva la finestra pessalutallo, la pace era fatta co’ li lanternoni!1




1 «E per la pace fatta, li lanternoni!» era il grido dell’antico lanterronaio allorchè andava vendendo i così detti lanternoni in occasione di qualche lieto avvenimento politico. P. e.: la pace tra la Francia e la Spagna o fra l’Austria e la Francia o che so io; nel quale avvenimento si facevano dai cittadini pubbliche luminarie in segno di giubilo.






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