79. — Nonno, cé porti a mmessa?
Il fanciullo designato dalla conta è il nonno.
Cammina curvo, facendosi sostegno del bastone, come se veramente fosse un vecchio
cadente.
Gli altri giocatori si fingono suoi nepoti, e lo vanno
importunando gridandogli dietro:
— Nonno, cé porti a mmessa?
Ed egli, poco decentemente, risponde loro:
— No: nun vé cé porto; perché ssete un sacco de scorre…
— Nun è vvero, nonno, nun è vvero. Nonno, ce porti a
mmessa?
E le ripulse del nonno e le insistenze dei nepoti durano
parecchio; finchè quello si piega a condurli a messa. Fingono allora di entrare
tutti in chiesa, s’inginocchiano, e mentre il nonno finge di pregare,
essi (parlando con poco rispetto) fanno dei peti a tutto andare. Allora il nonno,
esasperato, alza il bastone per picchiarli, ma essi fuggono inseguiti da lui,
che, per i suoi acciacchi, non giunge ad arrivarli. I suoi nepoti intanto si
sono sparsi di qua e di là, sulla strada che il nonno percorre; ed
alcuni si fingono muratori, altri giocatori di morra, od altro. Intanto,
p. e., che i giocatori di morra gridano: Cinque la morra, la
viscioletta! ecc., il nonno chiede loro: Avete visto certi
vassalletti, scorre...? E quelli: No, nun avemo visto gnisuno. E non
appena il nonno si è allontanato, essi dietro gli fanno un coro di pernacchie.
E il giuoco, sudicietto e puerile, seguita di questo passo a
volontà dei giocatori.
|