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Luigi Zanazzo Usi, costumi e pregiudizi del popolo di Roma IntraText CT - Lettura del testo |
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98. — Garaghè. I giocatori, fatta la conta, la quale deve indicare il primo di loro che frulla, ossia che lancia le monete, si dispongono in circolo e ciascuno depone in terra, davanti a sè, la somma che egli ha scommesso sulla faccia che mostreranno le monete dopo cadute. Le monete che si devono lanciare devono essere rappresentate da due soldi da due; colui che li tira deve tenerli uno sovrapposto all’altro, in modo che essi mostrino le due armi. Se i due soldi frullati nel cadere in terra mostrano tutti e due le armi (ossia la figura del sovrano) allora chi li ha lanciati vince tutte le monete scommesse dai varii giocatori; se al contrario i soldi caduti in terra mostrano il santo, ossia l’esergo della moneta, allora il giocatore perde e fa come si dice bbatticulo. Poi passa il diritto di frullare le monete al secondo, al terzo, al quarto, come si è in principio stabilito. La frode in questo giuoco sta in ciò, che alcuni adoperano delle monete foggiate in guisa da mostrare su tutt’e due i lati la figura del sovrano, ossia l’arma. Le quali monete, ogni volta che vengono lanciate, necessariamente vincono sempre. Tale moneta nel gergo de’ furbi viene chiamata er bello o er patalucco. Un’altra frode è la seguente. Mentre tutti sono intenti a giuocare, uno dei componenti il giuoco fa scirpa8, ossia ruba lestamente tutto il danaro degli scommettitori, e se la dà a gambe. Non per niente la Questura ha proibito il Garaghè.
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8 Far scirpa: parola che pronunziata dai birbi nell’impadronirsi manescamente di alcuna cosa, la rende, secondo essi, irrepetibile. |
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