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Luigi Zanazzo
Usi, costumi e pregiudizi del popolo di Roma

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  • PARTE VI. SAGGIO DI VECCHIE PAROLE del Gergo dei Birbi
    • Parole del gergo ebraico-vernacolo usate anche dal popolo di Roma.
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Parole del gergo ebraico-vernacolo
usate anche dal popolo di Roma.

Aèo: Antico grido degli stracciaroli ebrei. Ora una cosa aéa o un oggetto aéo significa: è troppo logoro, vecchio: è troppo aéo!

Achipudium: Ultimo giorno del digiuno.

Asseredda jema tessuvà: Dieci giorni penitenziali.

Atanaï, atanaï: Buon Dio21: dall’ebraico: Adonai.

Azzicaromme: Commemorazione.

Badanai: Interiezione: dall’ebraico Badonai, perdio!

Baragaìmme: Andare a Baragaìmm: andarsene all’altro mondo.

Baruccabbà: Baruch-abba: Benvenuto.

Bèdene: Due.

Bèdene-vaghèzzi: Due e mezzo.

Beferìmme: Un paolo, mezza lira.

Boccanéra: Schioppo, fucile.

Cacàmme: Dall’ebraico haham: dotto, sapiente. Il rabbino maggiore.

Caccadià caccadià: Meditazione, preghiera.

Cachèmme: Chiacchierone, millantatore.

Calamisvà: Trasporto funebre, mortorio.

Callà: La promessa sposa.

Cascerro-a: Puro, bello, integro.

Caurimmi: Tomba.

Càzzemod: Ripieno del pollo, interiori.

Chènne: Sì.

Chipur, Chipurimme: Digiuno della festa del Kipur.

Chiùso: Cristiano. Chiuso: perchè non circonciso.

Ciavàrro (È): Non è maturo e dicesi di frutto o d’altro.

Colaìmme: Da kolaim: morbo, infermità: gonorrea.

Cristianìa: Cristiani in genere. Allorchè noi si andava nel ghètto, ci dicevano: Ecco la Cristiania!

Cugnàtemo: Mio cognato; Cugnàteto: tuo cognato, ecc.

Dainà: Natura.

Debire: Tabernacolo.

De-monà: Scelti, educati, di garbo.

Devarimme: Bugia.

Fràte-i: Fratello, fratelli.

Fràtemo-eto: Mio fratello, tuo fratello.

Fijemo-eto: Mio figlio; fijeto: tuo figlio.

Gannavìmme: Ladro.

Gazzìmme (A): Fare parti eguali, dividersi il guadagno, ecc. Tanto a testa.

Ghèrca: Ricavato della vendita di stoffe fuori uso.

Ghìmene: Tre: dall’ebraico Ghìmel.

Ghìmene-vaghèzzi. Tre e mezzo: Ghìmel va-chezî.

Ghinìmmi: Pidocchi.

Gnóra-e (La o Lo). Lo gnóre, la gnóra: il signore, la signora.

Goi: Cristiani.

Iacodimmi: Ebrei, che si chiamano anche Bacurri, Sciabbadai.

Iciagnà: Cesare.

Ingainà’-ate: Guardare; guardate; osservate.

Ingannavià: Rubare.

Ingavuscìmme: Prigione.

Inghiverìmme: Isdraelita.

Jod bedoddi: Guardie e soldati in genere.

Iom: Giorno.

Lammèdde (Fa): Sta zitto, fa silenzio.

Machêlle: Micco, sciocco, merlo, ecc.

Macòmme: Cesso.

Madétt’a ddio: Maledetto, ecc.

Màdrèma-èta: Mia madre, tua madre.

Malàcche: Buono.

Malachìmme: Buon Dio.

Malòri e malagùri: Imprecazioni.

Marolìmme: Oggetto fuori d’uso, fuori moda.

Mengòti: Soldi, quattrini.

Monghêdde: Scontento, permaloso, ecc.

Mónghi: Strónzi.

Mònna: Madonna, signora.

Mònna Callà soffatti li bbottoni?: Sora spósa, sofatti li bbottoni? — si diceva per ischerzo alle israelite.

Mór di vói: Per amore di voi, per amor vostro, ecc.

Nghiìppi: Debiti.

Pèsechi (li Santi): La Santa Pasqua.

Picciurèllo: Pène.

Pinne, cânne e colaimme: Tre infermità, morbi, malattie veneree.

Purìmme: Festa religiosa.

Risciùdde (Fa): Váttene, toglimiti d’innanzi!

Robbivécchi o Rabbivécchi!: Grido dei cenciaioli isdraeliti.

Scalandrina: Natura

Sciabbà: Sabato, festa. Famo sciabbà: famo allegria.

Sciamanno: Il candido manto che il Rabbino si mette sul capo allorchè legge la Bibbia.

Sciammòddi: Numeri del lotto.

Sciammlamòr: Libro de’ conti, registro dei debitori.

Sciattino: Uccisore legale delle bestie da macello per gli israeliti.

Scimini-vaghézzi: Un centesimo e mèzzo.

Scìmme-scìmme: Vendere scìmme-scìmme: a vil prezzo.

Sciofare: Tromba.

Scioscianìmme: Mammelle.

Sciurio (Lo): Vino.

Sefèrimme (Li santi): Angeli celesti.

Sefro-Attrà-còlice: L’Eterno Padre.

Sòrèma-èta: Mia sorella, tua sorella.

Sor-tavàrro: No.

Tarèffe: Impuro, cattivo, fallace.

Talèdde: Vedi: Sciamanno.

Talmúdde: La Bibbia.

Talmuldurà: Congregazione.

Tavarimmi: Ciarle.

Zachìmme: Coltello.

Zaghènne: Brutta, vecchia, malfatta.

Zagurri: Quattrini, ma credo anche soldati.

Zainà: Bagascia.

Zimmèlli: Azzimèlle, pane àzzimo.




21 Di alcune parole non posso darne che il significato che il popolo attribuisce ad esse; poco curandomi se corrispondono o non corrispondono al vero.






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