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Luigi Zanazzo
Usi, costumi e pregiudizi del popolo di Roma

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  • Parte III. Giuochi fanciulleschi divertimenti, passatempi esercizi
    • 30. — Pis’e ppisèllo.
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30. — Pis’e ppisèllo.

Più bambini si mettono a sedere in fila con le gambe stese ed i piedi pari, mentre uno di loro, il capo-giuoco, resta diritto con una bacchetta in mano, o anche senza la bacchetta, e recita la seguente filastrocca, toccando successivamente, con la bacchetta o con l’indice della mano destra, a ogni accento del verso o un po’ a capriccio, un piede de’ suoi compagni, e nell’ultimo verso un piede ogni parola:

 

«Pis’ e ppisèllo,

Colore così bbèllo,

Colore così ffino

Del santo Martino.

La bbella Pulinara

Che ssale su la scala;

La scala del pavone;

La penna del piccione.

Bbella zitèlla,

Che ggiôchi a ppiastrèlla

Cor fijo de’ re,

Tira su questo piede

Che ttocca a tte!»

 

Il bambino toccato nel piede all’ultima parola deve ritirarlo; e si ritorna da capo; finchè colui che resta ultimo e solo con un piede in fuori, viene ironicamente applaudito con battimani od anche fischiato, e gli si cantano in coro queste parole:

Tappo de cacatore, tappo de cacatore!

Qualche volta invece, specialmente tra bambini di civil condizione, quello il cui piede è toccato all’ultima parola, si alza cedendo il posto al maestro o capo-giuoco, e prende lui la bacchetta per rifare il giuoco.




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