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Luigi Zanazzo Usi, costumi e pregiudizi del popolo di Roma IntraText CT - Lettura del testo |
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79. — Nonno, cé porti a mmessa? Il fanciullo designato dalla conta è il nonno. Cammina curvo, facendosi sostegno del bastone, come se veramente fosse un vecchio cadente. Gli altri giocatori si fingono suoi nepoti, e lo vanno importunando gridandogli dietro: — Nonno, cé porti a mmessa? Ed egli, poco decentemente, risponde loro: — No: nun vé cé porto; perché ssete un sacco de scorre… — Nun è vvero, nonno, nun è vvero. Nonno, ce porti a mmessa? E le ripulse del nonno e le insistenze dei nepoti durano parecchio; finchè quello si piega a condurli a messa. Fingono allora di entrare tutti in chiesa, s’inginocchiano, e mentre il nonno finge di pregare, essi (parlando con poco rispetto) fanno dei peti a tutto andare. Allora il nonno, esasperato, alza il bastone per picchiarli, ma essi fuggono inseguiti da lui, che, per i suoi acciacchi, non giunge ad arrivarli. I suoi nepoti intanto si sono sparsi di qua e di là, sulla strada che il nonno percorre; ed alcuni si fingono muratori, altri giocatori di morra, od altro. Intanto, p. e., che i giocatori di morra gridano: Cinque la morra, la viscioletta! ecc., il nonno chiede loro: Avete visto certi vassalletti, scorre...? E quelli: No, nun avemo visto gnisuno. E non appena il nonno si è allontanato, essi dietro gli fanno un coro di pernacchie. E il giuoco, sudicietto e puerile, seguita di questo passo a volontà dei giocatori.
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