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179 zio
176 c'
172 marchese
169 erano
163 dei
Francesco De Sanctis
La giovinezza

IntraText - Concordanze

c'

    Capitolo
1 1 | Donato che era il maestro e c’insegnava a declinare e coniugare, 2 1 | si voleva scappare. Non c’era che non si facesse 3 1 | Tra i miei piccoli amici c’era Michele Lombardi, a cui 4 2 | correzione degli scritti; poi c’era la costruzione e la spiegazione 5 2 | capitò il Telemaco, e mi c’ingolfai tanto che dimenticai 6 2 | il senato e la plebe, non c’entrava nel mio cervello. 7 2 | nel mio cervello. Ciò che c’entrava e mi commoveva molto 8 2 | una piccola conversazione. C’era un tal don Pietro Nicodemo, 9 2 | stanza con la testa piena. C’era nella testa la battaglia 10 2 | casaccio nel mio cervello. Non c’era ancora un giusto criterio 11 2 | libri, sapeva tante cose. C’era di che averne il capogiro. 12 3 | si mangiava male, perché c’era sempre qualche pensionista. 13 4 | Nelle mie lettere al babbo c’era sempre una riga per Genoviefa. 14 4 | parole a imprestito; Virginia c’entrava per tre quarti. Il 15 5 | col gesto elegante. Non c’era ancora il laico, ma non 16 5 | ancora il laico, ma non c’era piú il prete.~La scuola 17 5 | Nelle scuole di Napoli c’era maggior progresso negli 18 5 | come Storchenau, Corsini; c’era anche una metafisica 19 5 | metafisica latina di Genovesi, c’era un San Tommaso, un Sant' 20 5 | Diceosina di Genovesi. Qui c’era la famosa questione delle 21 5 | e si mescolavano, e non c’era verso di cavarne un sugo, 22 5 | di mano e gentili motti. C’era quel mormorio, che suol 23 5 | versi correndo senza fiato. C’era una certa curiosità, 24 6 | tutto glorioso. Nonna non c’era piú. La mamma mi venne 25 6 | conduce alla strada di sopra, c’imboccammo in un portoncino, 26 6 | domandò sogghignando se c’era Dio. “Sicuro, – diss’ 27 6 | intendere che di gran cose c’erano a dire, e non si dicevano 28 6 | con orrore. – Per voi non c’è Dio, non c’è anima, non 29 6 | Per voi non c’è Dio, non c’è anima, non c’è rivelazione. 30 6 | Dio, non c’è anima, non c’è rivelazione. Voi siete 31 6 | facemmo un’uscita in campagna. C’era Costantino, e c’erano 32 6 | campagna. C’era Costantino, e c’erano le tre sorelle Consolazio, 33 7 | di don Niccola Gigli. Ma c’era troppa folla di giovani, 34 7 | ove potessi brillare. Non c’era cattedra. Egli stava 35 7 | grosse prese di tabacco. Non c’erano conferenze, cioè a 36 7 | distinguesse l’ingegno. C’era una serie di domande 37 7 | filosofia e di dritto civile. C’era tra gli altri un tal 38 7 | fossero roba meno infetta.~C’era nel mio cervello un turbinío, 39 8 | li chiamava il marchese. C’erano in quello stuolo di 40 8 | e mi diceva: “Bravo!”. C’era tra i giovani una gara 41 8 | Eletti anche Giovannino. C’era molti giovani valorosi, 42 8 | tutto era insipido, e non c’era altro sapore che di frasi. 43 8 | quello, ma sotto al nome non c’era piú la cosa. Il marchese 44 9 | Pareva un atto servile. C’erano poi i malcreati che 45 9 | valga; nella sua lezione c’era un passaggio felicissimo, 46 9 | tu, Ciccillo? Ah! tu non c’eri”. Io non fiatai; ero 47 10| vantava il Puoti. Sentivo che c’era una certa contraddizione 48 10| l’era una bella vita. Io c’ero tutto dentro, fantasticando, 49 10| la lettura del Tasso, non c’era altro. Prima si destò 50 10| guardò fiso e disse: “Ma non c’è nessuna persona che prenda 51 10| occhi in aria risposi: “; c’è lo zio”. “E dunque?” Innanzi 52 10| discorso; tante belle cose c’erano a dire a quel signore; 53 10| in piazza della Carità. C’era un diavoleto. “Il carro! 54 10| presso la farmacia Marra. C’era gran calca; uno spingersi 55 10| Cosa volete?” “Ma non c’è un letto, ma non c’è una 56 10| non c’è un letto, ma non c’è una sedia, ma non c’è un 57 10| non c’è una sedia, ma non c’è un lume; ma che modo è 58 10| Pagate, pagate, signori”. Poi c’erano i cosí detti servi, 59 10| testa tutta la notte; e c’era il custode che voleva 60 11| affettuoso mi rendeva timido; non c’era abbandono.~In queste 61 11| marchese. Pochi andavano via; c’erano sempre nuovi venuti; 62 11| non giungeva a comunicare: c’era qui il riflesso e l’eco 63 11| giustizia. Odiava plebe e preti; c’era in lui anima fiera di 64 11| cosa ne dite, De Sanctis?” C’era un modo convenzionale 65 11| montagna di manoscritti miei. C’erano dentro compendi 66 12| i casi di contagio. Non c’erano allora giornali; il 67 12| medici e alle loro cure. C’erano i creduli, che narravano 68 12| monastero di S. Pasquale, e c’era un bel terrazzo ombroso, 69 12| innanzi, ancoraché io mi c’infervorassi. Il duca, dopo 70 12| qualche cosa di grosso. “Cosa c’è?” disse lui. “C’è che..” “ 71 12| Cosa c’è?” disse lui. “C’è che..” “Insomma, vi sentite 72 12| sapere che quella sera non c’era lezione, e quel mesetto 73 12| dentro, che per fortuna c’era ancora un ultimo posto. 74 12| in molti paesi vicini, e c’era chi sosteneva di averlo 75 12| accompagnarmi fino al cimitero, e c’inginocchiammo e pregammo. 76 12| piú diligenti, e quando c’era visita di personaggi, 77 12| tutte le occasioni, e mi c’intenerivo. Sovente lo declamai 78 13| teneva tutto tirato a sé. C’era speranza che zio Carlo 79 13| fossi altro che io; e non c’era altro nel mio capo che 80 13| poteva piú vivere, a Morra c’era da rivendicare il proprio. 81 14| due straccioni”. “A questo c’è rimedio, – rifletté lui. – 82 14| battezzò Arte dello scrivere. C’era una divisione dei diversi 83 14| ballare, cosí pazza allegrezza c’invase. Annarella, ci guardava 84 15| cosa quella nomina. Forse c’era quel pensiero del mensile 85 15| in quella imponenza non c’era la calma, e c’era una 86 15| imponenza non c’era la calma, e c’era una stizza ridicola. 87 15| aiutante con in bocca un: “Cosa c’è?” Minacciava il piantone; 88 15| sorpresa, e in quella sorpresa c’era tanta bonomia e sincerità, 89 15| di parole e di frasi non c’era sugo. Vidi che loro andavano 90 15| erano i giornali francesi. C’erano il “Siècle”, i “ 91 15| il “Siècle”, i “Débats”; c’erano anche, pe’ negozianti 92 15| senza. La domenica, che non c’era tornata, mi sentivo infelice. 93 15| e insinuante mi rapiva. C’era nella sua maniera non 94 15| preso, e che per me non c’era misericordia. Uscii sconfitto, 95 16| era degno di quel nome. C’era da impiccarsi per 96 16| da studio. La decorazione c’era, ed era nel cuor mio 97 16| in casa del marchese. Non c’era ancora comunione spirituale 98 16| mio fare monotono e severo c’era da morir di noia; ma 99 17| quegli autori, al di non c’era che buio. Dell’Oriente 100 17| me, ed ero sincero, e non c’era ciarlataneria, e serbava 101 17| naturalezza. Quando nell’uomo c’è l’attore, presto o tardi 102 17| non perde mai prestigio. C’era in me una contraddizione 103 17| grammatica a giovani fatti. “Ma c’è o non c’è una scienza della 104 17| giovani fatti. “Ma c’è o non c’è una scienza della grammatica? – 105 20| formole alla francese: “Thiers c’est la guerre, et Guizot 106 20| est la guerre, et Guizot c’est la paix”. Questi assolutismi 107 20| aerata e piena di luce; c’era un salotto molto capace, 108 20| grande oratore”; ma sotto c’era la simpatia per l’uomo 109 21| corso sulla lingua. Non c’era un concetto chiaro di 110 21| rettorica; nel vocabolario c’era un materiale morto, come 111 21| Vedevo che di tutto quasi c’era esempio, e che la lingua 112 21| dispiacere a lui. In questo c’era un po’ di malizietta 113 21| Figliuoli, il purismo è uno: non c'è vero e falso purismo. Chi 114 21| che nelle astrazioni, e mi c’immergevo tanto, che talora 115 21| ricominciamo il corso?” C’era pure qualche sentore 116 22| Manco male, – dissi; – qui c’è progresso”. L’occhio da 117 22| vedo il balconcino; ma non c’era lei. Povera Agnese! Mando 118 22| spirito era altrove. In Napoli c’è spesso un saettío di occhiate 119 22| rimasto involuto, e non c’era entrata la malizia. Guardai 120 22| guardavo al balcone, e non c’era nessuno. Credo che la 121 22| sguardo anche addentro, ma non c’era anima viva. Le mie solite 122 22| testa la lezione; ma non c’era verso, ché l’occhio andava 123 22| seria, ma non mi persuadeva: c’era in quella serietà non 124 22| maestro, non senza sua noia. C’erano giornate intere e anche 125 22| sostenni che rumore non c’era.~Il appresso fui in 126 23| A sinistra della entrata c’era la cosí detta galleria, 127 23| coperti di tela bianca. C’era nel mezzo una gran tavola 128 23| scuola.~Tra i nuovi arrivati c’era un vecchio, per nome 129 23| il bello ed il sublime. C’erano poi infinite maniere 130 23| che pareva un empiastro. C’era in quella fisonomia non 131 24| garbo di giovane a modo. C’era in quel suo riso un’amabilità 132 24| arricchita di altri valorosi. C’era venuto Francesco Saverio 133 24| disponeva a sentimenti nobili. C’eravamo tutti alzati in un’ 134 24| da soverchia familiarità; c’era non so che cosa nell’ 135 24| arrivavano che i pochi; ma non c’era verso, l’impulso era 136 25| anima, una seconda vita. C’è la cosa e c’è l’anima, 137 25| seconda vita. C’è la cosa e c’è l’anima, che le la sua 138 25| la natura fa difetto, non c’è arte che possa riempire 139 26| Nella nostra immaginazione c’erano il catechismo e le 140 26| guadagnarono tutti. Preso l’aíre, c’immergemmo in quegli studi. 141 26| si udí altro che Bibbia. C’era non so che di solenne 142 26| lacuna nello spirito. Non c’è niente di mediocre e 143 26| cause e degli effetti; non c’è libro cosí volgare, dove 144 26| parvero roba letteraria. C’era in lui il grande artista, 145 26| lui il grande artista, non c’era l’uomo. Pure, nella sua 146 26| uguale ammirazione; non c’era ancora un gusto cosí 147 26| ancora di moda la polka, ma c’era il walzer saltante e 148 26| finí, e mi fece capire cosa c’era sotto, io, sicuro del 149 26| a me affezionata, e poi c’era il marchese. I ballerini 150 26| Ballate pure, ma in ogni cosa c’è modo”. Non so che via tenne. 151 26| curiosa lettera, nella quale c’era qualche frase allusiva 152 27| interessanti. Ora, nella scuola non c’erano parentesi, non digressioni; 153 27| non solevo ripetermi mai, c’era del nuovo che tenea desta 154 27| loro ideali, e, se in loro c’era una parte del mio cervello, 155 27| Com’ero felice allora!” C’è nei giovani un sicuro istinto 156 27| sapere al professore”. Pure c’era un’ombra. Non mi credevano 157 27| La gerarchia dell’ingegno c’era, non la potevano disconoscere; 158 27| amici dicevano scherzando: “C’è il mal di cuore, il mal 159 27| vengono in sogno. Qualcosa c’è in questa carta, ma niente 160 27| niente corre liscio; qui c’è un semenzaio di liti perpetue, 161 27| un altro affare; ma non c’entro piú io. Però, se il 162 27| cervello, e dall’altro lato c’era la lezione che cercava 163 27| e disse: “Qualcosa qui c’è sotto; non me la dai a 164 27| che dentro a questa carta c’è un semenzaio di liti”. “ 165 27| quei puntini, ne’ quali non c’erano altri sottintesi che 166 27| scuola tenne fermo; pure c’era non so quale inquietudine, 167 27| modo di condurre la novella c’era un codice prestabilito, 168 27| divenuto convenzionale. C’erano le regole intorno alla 169 27| periodi misurati e rotondi, c’era superficialità d’immagini 170 27| scritta assai bene, ma che c’era non so che puzzo di romanticismo, 171 28| giungeva sino a noi. Quello che c’era di novità non ci attirava, 172 28| persona di Basilio Puoti c’era divenuta piú veneranda, 173 28| tutti i poemi possibili. C’erano regole fisse, dalle 174 28| genere andassero allogate. C’era la gran lite degli episodi, 175 28| predicando da tre anni, c’era un tantino di esagerazione. 176 28| inviscerandosi in essi. C’era meno presunzione e piú


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