Capitolo
1 1 | Donato che era il maestro e c’insegnava a declinare e coniugare,
2 1 | si voleva scappare. Non c’era dí che non si facesse
3 1 | Tra i miei piccoli amici c’era Michele Lombardi, a cui
4 2 | correzione degli scritti; poi c’era la costruzione e la spiegazione
5 2 | capitò il Telemaco, e mi c’ingolfai tanto che dimenticai
6 2 | il senato e la plebe, non c’entrava nel mio cervello.
7 2 | nel mio cervello. Ciò che c’entrava e mi commoveva molto
8 2 | una piccola conversazione. C’era un tal don Pietro Nicodemo,
9 2 | stanza con la testa piena. C’era nella testa la battaglia
10 2 | casaccio nel mio cervello. Non c’era ancora un giusto criterio
11 2 | libri, sapeva tante cose. C’era di che averne il capogiro.
12 3 | si mangiava male, perché c’era sempre qualche pensionista.
13 4 | Nelle mie lettere al babbo c’era sempre una riga per Genoviefa.
14 4 | parole a imprestito; Virginia c’entrava per tre quarti. Il
15 5 | col gesto elegante. Non c’era ancora il laico, ma non
16 5 | ancora il laico, ma non c’era piú il prete.~La scuola
17 5 | Nelle scuole di Napoli c’era maggior progresso negli
18 5 | come Storchenau, Corsini; c’era anche una metafisica
19 5 | metafisica latina di Genovesi, c’era un San Tommaso, un Sant'
20 5 | Diceosina di Genovesi. Qui c’era la famosa questione delle
21 5 | e si mescolavano, e non c’era verso di cavarne un sugo,
22 5 | di mano e gentili motti. C’era quel mormorio, che suol
23 5 | versi correndo senza fiato. C’era una certa curiosità,
24 6 | tutto glorioso. Nonna non c’era piú. La mamma mi venne
25 6 | conduce alla strada di sopra, c’imboccammo in un portoncino,
26 6 | domandò sogghignando se c’era Dio. “Sicuro, – diss’
27 6 | intendere che di gran cose c’erano a dire, e non si dicevano
28 6 | con orrore. – Per voi non c’è Dio, non c’è anima, non
29 6 | Per voi non c’è Dio, non c’è anima, non c’è rivelazione.
30 6 | Dio, non c’è anima, non c’è rivelazione. Voi siete
31 6 | facemmo un’uscita in campagna. C’era Costantino, e c’erano
32 6 | campagna. C’era Costantino, e c’erano le tre sorelle Consolazio,
33 7 | di don Niccola Gigli. Ma c’era troppa folla di giovani,
34 7 | ove potessi brillare. Non c’era cattedra. Egli stava
35 7 | grosse prese di tabacco. Non c’erano conferenze, cioè a
36 7 | distinguesse l’ingegno. C’era lí una serie di domande
37 7 | filosofia e di dritto civile. C’era tra gli altri un tal
38 7 | fossero roba meno infetta.~C’era nel mio cervello un turbinío,
39 8 | li chiamava il marchese. C’erano in quello stuolo di
40 8 | e mi diceva: “Bravo!”. C’era tra i giovani una gara
41 8 | Eletti anche Giovannino. C’era lí molti giovani valorosi,
42 8 | tutto era insipido, e non c’era altro sapore che di frasi.
43 8 | quello, ma sotto al nome non c’era piú la cosa. Il marchese
44 9 | Pareva un atto servile. C’erano poi i malcreati che
45 9 | valga; nella sua lezione c’era un passaggio felicissimo,
46 9 | tu, Ciccillo? Ah! tu non c’eri”. Io non fiatai; ero
47 10| vantava il Puoti. Sentivo che c’era una certa contraddizione
48 10| l’era una bella vita. Io c’ero tutto dentro, fantasticando,
49 10| la lettura del Tasso, non c’era altro. Prima si destò
50 10| guardò fiso e disse: “Ma non c’è nessuna persona che prenda
51 10| occhi in aria risposi: “Sí; c’è lo zio”. “E dunque?” Innanzi
52 10| discorso; tante belle cose c’erano a dire a quel signore;
53 10| in piazza della Carità. C’era un diavoleto. “Il carro!
54 10| presso la farmacia Marra. C’era gran calca; uno spingersi
55 10| Cosa volete?” “Ma non c’è un letto, ma non c’è una
56 10| non c’è un letto, ma non c’è una sedia, ma non c’è un
57 10| non c’è una sedia, ma non c’è un lume; ma che modo è
58 10| Pagate, pagate, signori”. Poi c’erano i cosí detti servi,
59 10| testa tutta la notte; e c’era il custode che voleva
60 11| affettuoso mi rendeva timido; non c’era abbandono.~In queste
61 11| marchese. Pochi andavano via; c’erano sempre nuovi venuti;
62 11| non giungeva a comunicare: c’era qui il riflesso e l’eco
63 11| giustizia. Odiava plebe e preti; c’era in lui anima fiera di
64 11| cosa ne dite, De Sanctis?” C’era un modo convenzionale
65 11| montagna di manoscritti miei. C’erano lí dentro compendi
66 12| i casi di contagio. Non c’erano allora giornali; il
67 12| medici e alle loro cure. C’erano i creduli, che narravano
68 12| monastero di S. Pasquale, e c’era un bel terrazzo ombroso,
69 12| innanzi, ancoraché io mi c’infervorassi. Il duca, dopo
70 12| qualche cosa di grosso. “Cosa c’è?” disse lui. “C’è che..” “
71 12| Cosa c’è?” disse lui. “C’è che..” “Insomma, vi sentite
72 12| sapere che quella sera non c’era lezione, e quel mesetto
73 12| dentro, che per fortuna c’era ancora un ultimo posto.
74 12| in molti paesi vicini, e c’era chi sosteneva di averlo
75 12| accompagnarmi fino al cimitero, e là c’inginocchiammo e pregammo.
76 12| piú diligenti, e quando c’era visita di personaggi,
77 12| tutte le occasioni, e mi c’intenerivo. Sovente lo declamai
78 13| teneva tutto tirato a sé. C’era speranza che zio Carlo
79 13| fossi altro che io; e non c’era altro nel mio capo che
80 13| poteva piú vivere, a Morra c’era da rivendicare il proprio.
81 14| due straccioni”. “A questo c’è rimedio, – rifletté lui. –
82 14| battezzò Arte dello scrivere. C’era una divisione dei diversi
83 14| ballare, cosí pazza allegrezza c’invase. Annarella, ci guardava
84 15| cosa quella nomina. Forse c’era quel pensiero del mensile
85 15| in quella imponenza non c’era la calma, e c’era una
86 15| imponenza non c’era la calma, e c’era una stizza ridicola.
87 15| aiutante con in bocca un: “Cosa c’è?” Minacciava il piantone;
88 15| sorpresa, e in quella sorpresa c’era tanta bonomia e sincerità,
89 15| di parole e di frasi non c’era sugo. Vidi che loro andavano
90 15| erano i giornali francesi. C’erano lí il “Siècle”, i “
91 15| il “Siècle”, i “Débats”; c’erano anche, pe’ negozianti
92 15| senza. La domenica, che non c’era tornata, mi sentivo infelice.
93 15| e insinuante mi rapiva. C’era nella sua maniera non
94 15| preso, e che per me non c’era misericordia. Uscii sconfitto,
95 16| era degno di quel nome. C’era lí da impiccarsi per
96 16| da studio. La decorazione c’era, ed era nel cuor mio
97 16| in casa del marchese. Non c’era ancora comunione spirituale
98 16| mio fare monotono e severo c’era da morir di noia; ma
99 17| quegli autori, al di là non c’era che buio. Dell’Oriente
100 17| me, ed ero sincero, e non c’era ciarlataneria, e serbava
101 17| naturalezza. Quando nell’uomo c’è l’attore, presto o tardi
102 17| non perde mai prestigio. C’era in me una contraddizione
103 17| grammatica a giovani fatti. “Ma c’è o non c’è una scienza della
104 17| giovani fatti. “Ma c’è o non c’è una scienza della grammatica? –
105 20| formole alla francese: “Thiers c’est la guerre, et Guizot
106 20| est la guerre, et Guizot c’est la paix”. Questi assolutismi
107 20| aerata e piena di luce; c’era un salotto molto capace,
108 20| grande oratore”; ma sotto c’era la simpatia per l’uomo
109 21| corso sulla lingua. Non c’era un concetto chiaro di
110 21| rettorica; nel vocabolario c’era un materiale morto, come
111 21| Vedevo che di tutto quasi c’era esempio, e che la lingua
112 21| dispiacere a lui. In questo c’era un po’ di malizietta
113 21| Figliuoli, il purismo è uno: non c'è vero e falso purismo. Chi
114 21| che nelle astrazioni, e mi c’immergevo tanto, che talora
115 21| ricominciamo il corso?” C’era pure qualche sentore
116 22| Manco male, – dissi; – qui c’è progresso”. L’occhio da
117 22| vedo il balconcino; ma non c’era lei. Povera Agnese! Mando
118 22| spirito era altrove. In Napoli c’è spesso un saettío di occhiate
119 22| rimasto involuto, e non c’era entrata la malizia. Guardai
120 22| guardavo al balcone, e non c’era nessuno. Credo che la
121 22| sguardo anche addentro, ma non c’era anima viva. Le mie solite
122 22| testa la lezione; ma non c’era verso, ché l’occhio andava
123 22| seria, ma non mi persuadeva: c’era in quella serietà non
124 22| maestro, non senza sua noia. C’erano giornate intere e anche
125 22| sostenni che rumore non c’era.~Il dí appresso fui in
126 23| A sinistra della entrata c’era la cosí detta galleria,
127 23| coperti di tela bianca. C’era nel mezzo una gran tavola
128 23| scuola.~Tra i nuovi arrivati c’era un vecchio, per nome
129 23| il bello ed il sublime. C’erano poi infinite maniere
130 23| che pareva un empiastro. C’era in quella fisonomia non
131 24| garbo di giovane a modo. C’era in quel suo riso un’amabilità
132 24| arricchita di altri valorosi. C’era venuto Francesco Saverio
133 24| disponeva a sentimenti nobili. C’eravamo tutti alzati in un’
134 24| da soverchia familiarità; c’era non so che cosa nell’
135 24| arrivavano che i pochi; ma non c’era verso, l’impulso era
136 25| anima, una seconda vita. C’è la cosa e c’è l’anima,
137 25| seconda vita. C’è la cosa e c’è l’anima, che le dà la sua
138 25| la natura fa difetto, non c’è arte che possa riempire
139 26| Nella nostra immaginazione c’erano il catechismo e le
140 26| guadagnarono tutti. Preso l’aíre, c’immergemmo in quegli studi.
141 26| si udí altro che Bibbia. C’era non so che di solenne
142 26| lacuna nello spirito. Non c’è niente di sí mediocre e
143 26| cause e degli effetti; non c’è libro cosí volgare, dove
144 26| parvero roba letteraria. C’era in lui il grande artista,
145 26| lui il grande artista, non c’era l’uomo. Pure, nella sua
146 26| uguale ammirazione; non c’era ancora un gusto cosí
147 26| ancora di moda la polka, ma c’era il walzer saltante e
148 26| finí, e mi fece capire cosa c’era sotto, io, sicuro del
149 26| a me affezionata, e poi c’era il marchese. I ballerini
150 26| Ballate pure, ma in ogni cosa c’è modo”. Non so che via tenne.
151 26| curiosa lettera, nella quale c’era qualche frase allusiva
152 27| interessanti. Ora, nella scuola non c’erano parentesi, non digressioni;
153 27| non solevo ripetermi mai, c’era del nuovo che tenea desta
154 27| loro ideali, e, se in loro c’era una parte del mio cervello,
155 27| Com’ero felice allora!” C’è nei giovani un sicuro istinto
156 27| sapere al professore”. Pure c’era un’ombra. Non mi credevano
157 27| La gerarchia dell’ingegno c’era, non la potevano disconoscere;
158 27| amici dicevano scherzando: “C’è il mal di cuore, il mal
159 27| vengono in sogno. Qualcosa c’è in questa carta, ma niente
160 27| niente corre liscio; qui c’è un semenzaio di liti perpetue,
161 27| un altro affare; ma non c’entro piú io. Però, se il
162 27| cervello, e dall’altro lato c’era la lezione che cercava
163 27| e disse: “Qualcosa qui c’è sotto; non me la dai a
164 27| che dentro a questa carta c’è un semenzaio di liti”. “
165 27| quei puntini, ne’ quali non c’erano altri sottintesi che
166 27| scuola tenne fermo; pure c’era non so quale inquietudine,
167 27| modo di condurre la novella c’era un codice prestabilito,
168 27| divenuto convenzionale. C’erano le regole intorno alla
169 27| periodi misurati e rotondi, c’era superficialità d’immagini
170 27| scritta assai bene, ma che c’era non so che puzzo di romanticismo,
171 28| giungeva sino a noi. Quello che c’era di novità non ci attirava,
172 28| persona di Basilio Puoti c’era divenuta piú veneranda,
173 28| tutti i poemi possibili. C’erano regole fisse, dalle
174 28| genere andassero allogate. C’era la gran lite degli episodi,
175 28| predicando da tre anni, c’era un tantino di esagerazione.
176 28| inviscerandosi in essi. C’era meno presunzione e piú
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