Capitolo
1 2 | il freno. “Che Cesare! – dicevo io. – Cesare vinse i Galli
2 3 | letto, e correvo allo zio e dicevo: “Zio, sono le sei e mezzo”.
3 4 | mie vittorie scolastiche, dicevo spesso: lo saprà Genoviefa
4 4 | chiacchierare con lui. “Sai, – dicevo; – tu m’hai da fare tanti
5 5 | in basso quegli autori, e dicevo con sicumera che Elvezio
6 10| Apparente. “Dove andiamo?” dicevo io. “Camminate, signorino,
7 11| facile all’abbandono, gli dicevo tutti i fatti miei, come
8 12| Come è andato?” “Male, – dicevo io con la mia sincerità; –
9 12| e si disperava, e io gli dicevo: “Dio non peggio”. Era un
10 13| ancora piú in me, e non dicevo verbo, e non mi lasciavo
11 14| taschino. “Fai il tuo comodo”, dicevo io, guardandogli le mani. “
12 14| impazienze. “Che modo è questo? – dicevo tra me, pestando dei piedi. –
13 14| mi andavo correggendo, e dicevo che avrei dovuto far questo
14 15| stesso da queste novità, mi dicevo: “Meno male che il marchese
15 15| lasciavano piú. Io mi rodevo e dicevo tra me: “Pezzo d’asino!
16 16| portone di casa, a me che gli dicevo addio, disse: “No, no, vi
17 17| negli scrittori francesi. Dicevo che costoro erano eccellenti
18 18| lingua, di ciascuna parola dicevo i derivati e i composti,
19 18| sentiva la noia, perché dicevo cose novissime con un calore,
20 21| facciamo pur la guerra, – dicevo, – e purghiamo la lingua
21 21| esatta, che fosse, come dicevo io, lo specchio del pensiero.
22 21| ch’era nel mio intelletto. Dicevo spesso ai giovani, ch’io
23 21| doveva prendere per pazzo, e dicevo tra me e me: “Ma, caro marchese,
24 22| teneva inquieto. “Dunque, – dicevo, – allons, pensiamo alla
25 23| conducono al ben dire”; io dicevo: “No, è il ben pensare che
26 23| una espressione traditora. Dicevo che il grande scrittore
27 23| integrità, l’è una mutilazione. Dicevo che due difetti capitali
28 23| qualità dell’espressione, dicevo che la nota fondamentale
29 23| Ciò che luce sempre, – dicevo io, – si arrugginisce e
30 23| intorno all’idea principale. Dicevo che ciascun argomento dee
31 23| la faccia mi raggiava, e dicevo: “Ecco una nuova rivelazione”.
32 23| io era un cencio? o ch’io dicevo bugie?” E gridava per cento,
33 24| che vi è di sbagliato, – dicevo io allora, – è la vostra
34 24| loro un piú alto segno. Dicevo che il vero ingegno non
35 24| volevo anche nella vita. Dicevo che lo scrittore dee concordare
36 24| compendiavo tutta la moralità, e dicevo che la dignità era la chiave
37 24| menzogna nello scrivere, – dicevo, – è roba da retori e da
38 24| inflessibile ero nella vita, e dicevo che la menzogna era la negazione
39 24| la violenza, la superbia. Dicevo che l’orgoglio è il sentimento
40 24| una menzogna. “La vita, – dicevo, – è una missione determinata
41 25| al foco le rettoriche, – dicevo, – e anche le logiche. Ci
42 25| studenti. “Il maestro, – dicevo io, – non dee dogmatizzare,
43 25| impressione. “Notate anche, – dicevo, – i vostri pensieri e le
44 26| energia, non mai monotona. Dicevo che le cose hanno ciascuna
45 26| non sapevano leggere; e dicevo che il modo di leggere mi
46 27| digressioni; anche parlando a uno, dicevo cose che tutti avevano interesse
47 27| fermava, cadevo in fantasia e dicevo: “Oh fosse mia! Stare qui
48 28| mio buon maestro Fazzini, dicevo “essere cosí impossibile
49 28| Venendo a’ tipi omerici, dicevo che bisognava tenere un
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