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591 con
591 io
Francesco De Sanctis
La giovinezza

IntraText - Concordanze

era

1-500 | 501-787

    Capitolo
501 21| quella. La lingua comune era per me come l’aristocrazia, 502 21| sentiva già di ribelle, ed era riferito come uno scandalo 503 21| Sostenevo che l’importante era meno di scriver puro che 504 21| inversioni. Tutto questo era roba da esser gittata a 505 21| appunto alla teoria. Non era facile svezzarci da molte 506 21| grottesco: il vecchio uomo non era ancora cancellato, l’uomo 507 21| cancellato, l’uomo nuovo non era ancora formato, e mal vivevano 508 21| nelle teorie. Il pensiero era libero; la pratica era ancora 509 21| pensiero era libero; la pratica era ancora servile.~Dotato d’ 510 21| il vero. La mia mira non era punto a surrogare il Puoti 511 21| dispiacere a lui. In questo c’era un po’ di malizietta inconscia, 512 21| scuola del marchese non era quasi piú altro che una 513 21| aveva maggiore ingegno, ed era mitissima natura d’uomo. 514 21| e dovere di maestro. Io era un maestro nato, e quando 515 21| loro volti quella luce ch’era nel mio intelletto. Dicevo 516 21| ricominciamo il corso?” C’era pure qualche sentore della 517 21| piacere.~Base del mio corso era non la purità, ma la proprietà. 518 21| di considerare la lingua era tutt’una rivoluzione, di 519 21| lista infinita e arbitraria era nelle rettoriche, in due 520 21| sistemi: ciascun sistema era per me una esagerazione, 521 21| quale avevo molta fede, ed era un certo buon senso, una 522 21| sicuro di me. Il mio cervello era una fabbrica di teorie, 523 21| qua e di . Il mio studio era volto principalmente a ridurre 524 21| malizia; il mio intelletto era fatto cosí, e pareva arte 525 21| e pareva arte quello ch’era natura.~Mi è saltato innanzi 526 22| fosse la mia strada. Ma era la strada della mia prima 527 22| il balconcino; ma non c’era lei. Povera Agnese! Mando 528 22| Dirimpetto al mio balcone era un balconcino, sul quale 529 22| malizia, perché il mio spirito era altrove. In Napoli c’è spesso 530 22| passare il tempo. La donna era per me non so che vicino 531 22| profondato negli studi, era rimasto involuto, e non 532 22| rimasto involuto, e non c’era entrata la malizia. Guardai 533 22| dopo pranzo, che zio Peppe era sortito per non so quale 534 22| letterina profumata, e vi era scritto cosí: “O mia celeste 535 22| guardavo al balcone, e non c’era nessuno. Credo che la dovesse 536 22| Il appresso Zio Peppe era andato a dir messa, e io, 537 22| sopra: “”; ma vidi ch’era troppo leggiera e sarebbe 538 22| fermai alla terza rampa, dove era un bel giardino, convegno 539 22| ci vuoi fare? sei miope”. Era la prima volta che sentivo 540 22| molte altre, ché quella era la via solita dei miei trastulli 541 22| quel mio , e che ella era e m’attendeva, e la bella 542 22| in giú, quando la strada era piena di gente, dissi: “ 543 22| trafelato e tutto in sudore; ma era già quasi buio, e zio Peppe 544 22| quasi buio, e zio Peppe era uscito. Quando tornò, non 545 22| anche addentro, ma non c’era anima viva. Le mie solite 546 22| una frase e l’altra, ma era un lampo e non avea la forza 547 22| già piena della sua voce, era solitudine e silenzio. A 548 22| testa la lezione; ma non c’era verso, ché l’occhio andava 549 22| pur , e quel pensiero era come un verme fitto nel 550 22| come in una palude. Piú era lo sforzo, e piú m’ingarbugliavo 551 22| Compagni. Volevo mostrare ch’era un bon omo e cittadino probo 552 22| piedi; e quella cameretta era sempre muta e oscura. “Sarà 553 22| porse una carta, e via. Era un bigliettino profumato, 554 22| lampione. Diceva che lei era stata ammalata dalla collera, 555 22| dalla collera, e ch’io m’era portato male, e che voleva 556 22| ombreggiava un visetto grazioso; era una simpatica creatura. 557 22| sua sciarpina che le si era sciolta dalla gola. Gliela 558 22| ma non mi persuadeva: c’era in quella serietà non so 559 22| bigliettini. La scrittura era bella, ma non mancavano 560 22| Gliene facea motto, ma era sempre pronta qualche storiella. 561 22| che ci penso, quello non era che un amore d’immaginazione. 562 22| distraeva, non mi turbava, anzi era uno sprone acuto che mi 563 22| esaminavano i componimenti. S’era già fatto un progresso; 564 22| caro, perché nel tradurre era corretto e castigato; e 565 22| di lui. Quel suo lavoro era intitolato: La donna. Andava 566 22| dire che in quel lavoro s’era rivelato l’ingegno. Non 567 22| parlai io subito. Il lavoro era di genere didascalico, come 568 22| uomo d’ingegno”. Il tema era bello; io ero in vena, e 569 22| fu una festa.~La domenica era aspettatissima. Parlavo 570 22| ore di notte. Zio Peppe s’era coricato e russava potentemente. 571 22| russava potentemente. L’uscio era socchiuso. Entrò lei, e 572 22| sostenni che rumore non c’era.~Il appresso fui in casa 573 22| mille scongiuri, che la era una giovane per bene, e 574 22| uscì detto che il suo nome era Agnese, e che abitava di 575 22| fece turare il naso, cosí era sudicia. La trovai insipida, 576 23| ventesimoterzo~LO STILE~La scolaresca era cosí cresciuta che in quella 577 23| gravezza dell’età. In verità io era proprio guarito, perché 578 23| vidi piú.~La nuova casa era nel larghetto di San Pellegrino 579 23| grazioso terrazzino. La casa era all’antica, con grandi finestre 580 23| e grandi sale. A dritta era una sala capace di meglio 581 23| luce. m’installai. Non era messa con lusso, ma non 582 23| decenza. In fondo, a sinistra, era il tavolino con l’immancabile 583 23| presso la finestra, di lato, era la cattedra. A sinistra 584 23| sinistra della entrata c’era la cosí detta galleria, 585 23| coperti di tela bianca. C’era nel mezzo una gran tavola 586 23| si dicevano poveri, pure era un bel numero che pagavano, 587 23| di bei quattrini. Non si era dato ancora il caso che 588 23| Tra i nuovi arrivati c’era un vecchio, per nome don 589 23| Una sera che la lezione era finita, e molti mi stavano 590 23| de Meis. Quel nome non m’era nuovo. Sapevo già in confuso 591 23| suo stile. La situazione era per me il punto capitale. 592 23| nella sua verità, questo era lo stile. Chiamavo stile 593 23| stile falso quello che non era conforme alla cosa, nella 594 23| Questo oblio di sé nelle cose era per me il carattere dello 595 23| il piú del vero, ciò ch’era proprio degli scrittori 596 23| ciascuna di queste idee era a sua volta un protagonista, 597 23| lo stile a singhiozzi, ch’era spesso una mutilazione; 598 23| quasi sempre nuove. A me era di stimolo la mia opposizione 599 23| esse le cose. L’effetto era maraviglioso. Io stesso 600 23| maraviglia, e neppure i giovani. Era una ginnastica intellettuale, 601 23| Faceva un caldo grande; era nelle prime ore vespertine, 602 23| chiama la contr’ora. Io era volto verso casi, e mi frullava 603 23| braccio e la guardava fiso. Era una strega, con la faccia 604 23| che pareva un empiastro. C’era in quella fisonomia non 605 23| gridò la strega. – O ch’io era un cencio? o ch’io dicevo 606 23| raccontai ai giovani come io era stato conte per un quarto 607 24| LA MIA SCUOLA~La mia casa era cosí silenziosa, che mi 608 24| un vero acquisto.~Costui era Giambattista Mauro, di Andretta, 609 24| il desinare fosse lauto. Era un giovane sveltissimo e 610 24| spesso volgari. Suo bersaglio era principalmente Giambattista, 611 24| garbo di giovane a modo. C’era in quel suo riso un’amabilità 612 24| modo di mostrarti offeso. Era un buon compagnone e un 613 24| gioviali brigate. Giambattista era il contrapposto di lui; 614 24| di lui; la sua serenità era in contrasto grottesco con 615 24| tutti i nobili sentimenti; era come il diavolo in chiesa. 616 24| affezionata e proba; ma la casa era in mano alla servitú, e 617 24| facevo il Catone, ché non era il mio costume; anzi avevo 618 24| risolino, un’alzatina di spalla era la mia risposta. Perciò 619 24| loro. Medicina efficace era la scuola, che tirava a 620 24| In quell’anno la scuola s’era molto popolata. V’erano 621 24| quella grande moltitudine. Era già venuto Carlo Pavone, 622 24| chiamavo il mio stato maggiore. Era visibile il progresso, soprattutto 623 24| componimenti e nella critica. Non era piú quistione solo di lingua 624 24| stile veniva in ultimo, ed era esaminato non solo in sé, 625 24| conclusione della critica era questa formola: “la situazione 626 24| faceva pallido, il lavoro era giudicato essenzialmente 627 24| critica”. Un giudizio buono era un avvenimento, come un 628 24| molto. Il livello infatti s’era tanto alzato, ch’io mi misi 629 24| raccogliermi e a studiar bene. Non era in verità cosa facile imbroccare 630 24| Magliani e De Meis. Magliani era un po’ secco, ma preciso 631 24| destava entusiasmo. De Meis era insinuante, incisivo, facile 632 24| approvazioni.~Una sera la scuola era molto animata. Io ero di 633 24| facessero la critica. Tra questi era De Meis, che si scusò allegando 634 24| annunziò un suo lavoro. Era il primo suo lavoro in iscuola. 635 24| semplice nello scrivere, com’era nella vita. Si trattava 636 24| un giocatore. Il giovane era studioso, ma, capitato in 637 24| non divagava, l’attenzione era sostenuta. Poi, nella storia 638 24| sentono e non si descrivono. Era un senso indefinito di ammirazione, 639 24| egli valeva.~La scuola s’era arricchita di altri valorosi. 640 24| arricchita di altri valorosi. C’era venuto Francesco Saverio 641 24| soverchia familiarità; c’era non so che cosa nell’aria 642 24| sentiva un zitto. Questa era un’aureola che manteneva 643 24| ritornello. E il mio ritornello era il disprezzo del luogo comune 644 24| potesse avere un giovane era il sentirsi a dire di qualche 645 24| L’è un luogo comune”. Ed era una trafittura quando si 646 24| mirava alla eccellenza. Io era incontentabile; solevo dire: “ 647 24| arrivavano che i pochi; ma non c’era verso, l’impulso era dato. 648 24| non c’era verso, l’impulso era dato. Dotato di molta pazienza, 649 24| Se però il profitto non era uguale, il buono indirizzo 650 24| e dicevo che la dignità era la chiave della vita. Contravveniva 651 24| e dicevo che la menzogna era la negazione della propria 652 24| piú puro e piú attraente era Camillo De Meis, carattere 653 25| gli elogi del marchese, m’era antipatico; lo trovavo pesante 654 25| trattati scolastici; la materia era quasi nuova nelle sue profondità. 655 25| verseggiatore dal poeta. Colui era un fabbro piú o meno perito, 656 25| senza espressione. Dissi ch’era bene studiare le forme con 657 26| di alcun altro. La scuola era numerosissima. Già la fama 658 26| le province. In essa si era naturalmente formata l’aristocrazia 659 26| fra le mie carte. Il sugo era che la scuola è presentimento 660 26| perché Giambattista Vico era piú ammirato che studiato. 661 26| cose nuove, e quello studio era per me nuovissimo. Non avevo 662 26| qualche Treno di Geremia. Era per noi come un viaggio 663 26| udí altro che Bibbia. C’era non so che di solenne e 664 26| accorgevano, sapevano che a me era piú grato il loro raccoglimento 665 26| resi migliori”. La scuola era il riflesso della mia anima, 666 26| di Annibal Caro. Grande era l’ammirazione per le canzoni 667 26| canzone del Guidi alla Fortuna era un esempio di sublimità. 668 26| Parnaso. Ma il nostro gusto era divenuto cosí delicato, 669 26| miglio. La lirica amorosa non era poi che un sonnolento e 670 26| parvero roba letteraria. C’era in lui il grande artista, 671 26| il grande artista, non c’era l’uomo. Pure, nella sua 672 26| menadito; ma quella lirica era nuova a me e a loro. Mi 673 26| Morta è la donna tua, ch’era bella; ~e quando lessi:~.... 674 26| sentimento. L’intonazione era giusta, l’accento sincero, 675 26| l’ispirazione del poeta era spesso letteraria, come 676 26| Leopardi. Il Berchet non era ancora giunto tra noi, e 677 26| ritrovati piú.~Leopardi era il nostro beniamino. Avevo 678 26| pochi giorni. Quasi non v’era che, per un verso o per 679 26| uguale ammirazione; non c’era ancora un gusto cosí squisito 680 26| disputava se il concetto era buono o cattivo, volgare 681 26| presso al nostro vulcano, s’era spento quel vulcano poetico. 682 26| e due volte la settimana era un diavoleto. Il bello e 683 26| volevano stare in mente. Non era ancora di moda la polka, 684 26| ancora di moda la polka, ma c’era il walzer saltante e non 685 26| recarmi presso l’ufficio. Era la prima volta che mi succedeva 686 26| succedeva questo. La polizia era per me un nome scuro e pauroso, 687 26| e mi fece capire cosa c’era sotto, io, sicuro del mio 688 26| me affezionata, e poi c’era il marchese. I ballerini 689 26| stomacava; quella vita non era la mia, e ci stavo per forza. 690 26| venisse a lavarmi il bucato. Era imbruttita, con aria stanca 691 26| curiosa lettera, nella quale c’era qualche frase allusiva alla 692 26| in casa del fratello ch’era venuto in Napoli. Ci separammo 693 26| essere un capo scarico, ed era buono d’indole e di cuore, 694 26| don Raffaele, che mi si era insediato in casa e spadroneggiava. 695 26| creditore. Mutai la servitú, ch’era gran parte di quella dissipazione, 696 26| nella carriera forense. Era un bel giovane, persona 697 26| perdevo sempre, il piattino era tutto pieno. “Che bella 698 26| se questo non cadeva, l’era finita. Io gitto il tre, 699 27| scrivere, e la loro traduzione era scelta per lo piú come la 700 27| in tutti i suoi lavori. Era giovane laborioso, pratico 701 27| opinioni del marchese, ed era il suo piú fido interprete 702 27| solevo ripetermi mai, c’era del nuovo che tenea desta 703 27| entrava Ferdinando Vercillo. Era un giovane elegante, guantato, 704 27| con voce commossa che l’era un fatto grave, senza esempio 705 27| ripigliai le lezioni. Questa era la disciplina della scuola.~ 706 27| riso suo. Lo spettacolo era nuovo e voleva una correzione. 707 27| Corabi in prima fila, ch’era stato serio e prendeva delle 708 27| prendeva delle note. Costui era un ingegno secco di stretta 709 27| piccino, e come in fondo era un bravomo, divenne un 710 27| naturalmente.~La scuola era venuta a quel punto che 711 27| Proudhon chiamerebbe anarchia. Era una piccola società abbandonata 712 27| ideali, e, se in loro c’era una parte del mio cervello, 713 27| governano. Il loro affetto era cosí delicato che, quando 714 27| sapere al professore”. Pure c’era un’ombra. Non mi credevano 715 27| gerarchia dell’ingegno c’era, non la potevano disconoscere; 716 27| uguali”, diceva Lavista, ch’era l’idolo della scuola.~Io 717 27| capo. Figlia di don Tommaso era Caterina, cresciuta cosí 718 27| Fatta grandina, dicevano che era tutta suo padre, perciò 719 27| greca e romana, dove lei era una dottora. La mamma rompeva 720 27| Vi gittai l’occhio sopra. Era un carattere impossibile; 721 27| mi davano il capogiro: era la lista dei suoi possedimenti. 722 27| nulla. Pure, una cosa m’era rimasta, che don Tommaso 723 27| con un segno di croce. Io era rimasto un po’ contadino 724 27| gli altri. Il mio sogno era: una casa mia, con un bel 725 27| andai solo e correndo, com’era mio uso, con la testa in 726 27| cervello, e dall’altro lato c’era la lezione che cercava pure 727 27| il maledetto imbroglio ch’era nel mio spirito. Capitò 728 27| assorto nelle sue liti, non s’era addato di nulla, e cominciava 729 27| storto don Tommaso che m’era parso un paglietta imbroglione, 730 27| bene alla Caterina, ma non era di quell’amore che ti trascina; 731 27| distratti. Il matrimonio era per me una velleità, un 732 27| dirla con frase moderna, non era giunto ancora per me il 733 27| col povero don Tommaso, ch’era in perfetta buona fede, 734 27| atmosfera letteraria che vi era penetrata. Quantunque nelle 735 27| o Foscolo o Manzoni non era poi un affare di stato. 736 27| voleva il nuovo, e il nuovo era il genere romantico, e si 737 27| novella romantica. Non era una nuova coltura che sorgesse 738 27| che sorgesse spontanea, era un’eco confusa e inintelligente 739 27| giornali a’ suoi giovani. Cosa era romanticismo non si sapeva 740 27| saliva in moda, la leggenda era un genere favorito, classico 741 27| nella onnipotenza del genio, era un sistema comodo, che incendiava 742 27| scuola tenne fermo; pure c’era non so quale inquietudine, 743 27| composizione; ma la novella era il genere favorito. Intorno 744 27| di condurre la novella c’era un codice prestabilito, 745 27| naturalezza negli affetti. Il sugo era che, sotto il liscio di 746 27| periodi misurati e rotondi, c’era superficialità d’immagini 747 27| addentro. Ma nella mia scuola era sorto il ticchio di mostrare 748 27| dié lode. La situazione era un po’ tesa; ma l’ingegno 749 27| venne la bonaccia, e, com’era di bonissime viscere, ci 750 27| accompagnammo a casa, che s’era già rabbonito, e frizzava 751 27| giornalisti, e faceva il lepido ch’era una grazia. Quella collera 752 27| una grazia. Quella collera era la sua musa, che gli dilatava 753 27| letamaio. Il romanticismo era l’ultima rovina degli studi. 754 27| spiaceva ne’ romantici, era la dismisura negli affetti, 755 27| Isolina di Roberto Savarese ch’era scritta assai bene, ma che 756 27| scritta assai bene, ma che c’era non so che puzzo di romanticismo, 757 27| di Cava, dove il marchese era spesso invitato e festeggiato. 758 27| altra di Fabbricatore, ch’era la sua prediletta. E già 759 28| sino a noi. Quello che c’era di novità non ci attirava, 760 28| persona di Basilio Puoti c’era divenuta piú veneranda, 761 28| basse contumelie di cui era fatto segno.~La conclusione 762 28| lo stesso metodo. Prima era l’esame del contenuto in 763 28| del Tasso sul poema epico era per me un oracolo; mi piaceva 764 28| marchese, al quale Metastasio era antipatico. Anche celatamente 765 28| scrivere poetico.~Questo era lo stato del mio spirito, 766 28| azione, di tempo e di luogo era un assioma; l’Iliade era 767 28| era un assioma; l’Iliade era il modello immutabile di 768 28| regole fisse, dalle quali non era lecito scostarsi. Sotto 769 28| La Divina Commedia non era un poema, l’Orlando furioso 770 28| genere andassero allogate. C’era la gran lite degli episodi, 771 28| stimati piú belli. Dante era poco meno che un barbaro. 772 28| merito degl’italiani. Alfieri era superiore a tutti i tragici, 773 28| predicando da tre anni, c’era un tantino di esagerazione. 774 28| inviscerandosi in essi. C’era meno presunzione e piú studio.~ 775 28| l’espressione. Perché s’era abusato delle forme, essi 776 28| derivandolo dal contenuto cosí com’era situato e formato nella 777 28| e ne dedussi che Omero era la mente di quel contenuto. 778 28| Mostrai che Achille non era un tipo generico ed esemplare, 779 28| quanta serietà di disegno era in quel viaggio, base sulla 780 28| turba chiamava disordine era ordine, e quello che la 781 28| turba chiamava irregolarità era regola. Tirai da quel contenuto 782 28| ammettendo io che il Tasso era un critico valoroso secondo 783 28| beffe del suo argomento, era una ironia spontanea e incosciente 784 28| della lingua; e dicevano ch’era un altro, perché pareva 785 28| Gerusalemme conquistata. Il poeta era scomparso sotto la rigidità 786 28| ischeletrí il poema.~Il Tasso era un poeta geniale, di molta 787 28| matura, volle porvi rimedio, era troppo tardi, e non attinse


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