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Francesco De Sanctis
La giovinezza

IntraText - Concordanze

(Hapax - parole che occorrono una sola volta)


1-attac | attec-chiam | chiar-deter | detta-figur | fil-incon | incor-mando | maneg-parte | parti-racca | racco-sbada | sbagl-sping | spino-valor | vania-zucch

     Capitolo
1 | 1 2 22| 1845”. “E io ci fui nel 1841” “Eh! oh! eh!” Io li lascio 3 22| venuto tu qui?” “Signore, nel 1845”. “E io ci fui nel 1841” “ 4 | 2 5 | 21 6 | 23 7 | 3 8 | 39 9 | 4 10 | 5 11 | 6 12 | 8 13 5 | autori erano quasi tutti abati, come l’abate Genovesi, 14 5 | grato odore di confetture. L’abatino in guanti faceva assai bene 15 6 | sentivo gli occhi secchi e abbacinati; uscivo di come uno scheletro, 16 27| Era una piccola società abbandonata a se stessa, senza regolamenti, 17 11| frettoloso, a testa bassa, abbandonato alla immaginazione, e facevo 18 17| scioglieva la lingua, e mi abbandonavo sfrenatamente al mio genio, 19 19| lo spogliò per via e lo abbandonò. Cosí solo, a piedi, senza 20 27| quella sua carta, credendo di abbarbagliarmi. Mi accompagnò, secondo 21 14| un piglio insolente, e io abbassai il capo e copiai. Uscii 22 8 | alzare la voce, ora no, debbo abbassarla; non so come uno si debba 23 9 | Giunsi a casa, e lo zio era abbattutissimo e stanchissimo, e sentiva 24 28| fondamentale è la carità. Abbattutosi in quel contenuto cristiano, 25 10| con certi miei ricami e abbellimenti. La poca pratica della vita, 26 | abbiamo 27 4 | cielo ridenti e festanti, abbondano nelle immaginazioni umane. 28 17| Se in questa grammatica abbondava la scienza, molto scarsa 29 27| si muovono. La mia natura abborre dai dettagli, salvo che 30 21| non ero sistematico, anzi abborrivo dai sistemi: ciascun sistema 31 17| boccheggiante cosí come era stata abbozzata una volta, uno schizzo piú 32 17| con una stizza ridicola, e abbozzo l’immagine di una grammatica 33 6 | gusti non erano mutati. Abbracciai Michele, il contadino, venuto 34 14| ci levammo in piè e ci abbracciammo, e se non era per vergogna 35 28| intenti il poema epico, e abbracciava tutta l’arte. A tale generalità 36 10| venne l’ordine per tutti. Mi abbracciavano; divenni ai loro occhi un 37 14| e mostrai le piastre, mi abbraccio. “Oggi doppia razione”, 38 4 | a tutto il paese; zio mi abbracciò e mi chiamò penna d’oro; 39 17| caratteri barbari, gotici, abbreviati, minuti che mi stancavano 40 14| d’oro, che vuol sapere se abita qui De Sanctis”. “Ma è uno 41 26| fatti suoi, anzi neppure chi abitasse in quella casa, sprofondato 42 22| presso v’è la casa da me abitata. Entro risolutamente nel 43 22| parti. Giungo al palazzo ove abitavano e non so se abitano ancora 44 26| buona: il greco andò via, e abitò in casa del fratello ch’ 45 28| fratellanza e di carità, che aboliva la schiavitú e stringeva 46 11| sant’Eugenia e di santo Abraam romito. Se i trecentisti 47 25| cui stile io qualificai accademico. L’originalità è il risultato 48 21| contro i calunniatori, che accagionavano i puristi di quello che 49 26| spesso tutto veniva da un’accanita riflessione in me stesso, 50 19| Il medico rise molto, e, accarezzandomi il mento, disse: “Gitta 51 3 | lato, ed ella rideva e ci accarezzava, e poi a tavola raccontava 52 6 | mutò discorso, mi lodò, mi accarezzò. Me ne andai poco rabbonito.~ 53 14| quartiere dove erano allora accasermati gli Svizzeri, era quello 54 10| lentamente; il polverio accecava gli occhi; gli urli e i 55 15| svegliava, stimolava l’ingegno, accendeva la gara tra loro. Questi 56 9 | li ammoniva con l’occhio, accennando alla mia presenza: il qual 57 14| partito dell’oscurantismo accennava a voler cadere, quantunque, 58 27| teste di paglia di studenti, accensibili come un zolfino.~La scuola 59 25| mediante la posizione degli accenti, rispondeva a tutti i bisogni 60 28| tipo è una data qualità accentuata, com’è anche nella vita 61 27| aveva la sua parte in quegli accessi di umor nero, di mala contentezza. 62 23| numero e sulla scelta degli accessori mi giovò assai il Beccaria, 63 23| qualità degli aggiunti o accessorii intorno all’idea principale. 64 17| tutto il secondario e l’accessorio. Non parlavo di un libro 65 7 | si facesse in iscritto. Accettai. Scrissi uno zibaldone; 66 21| uso vivo, e mi erano bene accette anche parole nuove non registrate 67 27| affare di stato. Meglio accetti erano Parini e Gozzi. Un 68 14| idee e di frasi, e talora acchiappando mosche e allargandomi sul 69 28| che le parti esteriori e accidentali. Nondimeno si deve alla 70 3 | e vidi che stava tutta accoccolata, dormendo forte. Mi venne 71 5 | distratto e spesso seccato, e ci accomiatava con il suo solito intercalare: “ 72 12| ancora un ultimo posto. Mi ci accomodai alla meglio, tra le mormorazioni 73 28| sono le generalità, che si accomodano ad ogni contenuto, ma sono 74 10| intendere che coi danari si accomodava tutto. “Volete sedie? volete 75 20| lui gli nocque. Pure, lo accompagnai con qualche simpatia nella 76 12| congregazioni, ogni Sorta di accompagnamento, il che scemava poco la 77 27| parole dolci e paterne. Lo accompagnammo a casa, che s’era già rabbonito, 78 14| la sua risposta. E volle accompagnarci. Arrivammo in tre nella 79 27| braccio, e volermi per forza accompagnare sino a casa, per farmi la 80 6 | assai. E mi ricordo che mi accompagnarono a casa che menavo pugni 81 11| letture fatte alla buona, accompagnate dai gesti e dalle esclamazioni 82 23| Fatemi ancora una grazia; accompagnatemi quassú; faccio una visita, 83 10| di purghe e di salassi, accompagnati con l’inevitabile digiuno, 84 14| grazie che poté maggiori, e, accompagnato da lui, fece la prima visita 85 27| credendo di abbarbagliarmi. Mi accompagnò, secondo il solito, e tirandomi 86 26| gioco turbolento, e io mi ci acconciai di buona grazia, ricordando 87 8 | quando con le mie letture lo accoppava, tra le risa del marchese. 88 7 | in cui il sensismo male accordato col movimento religioso 89 27| nelle sue cause, non se ne accorgeva. Venne terzo fra noi don 90 9 | quale distinzione. Era uomo accortissimo, con un certo saper fare. 91 10| e no”. Il custode si accosta gravemente e dice: “Chi 92 8 | vostra scuola”. Io me gli accostai, e gli presi la mano come 93 28| quelle letture m’ingegnavo d’accostarmi piú a loro, di dir cose 94 17| Paragonavo i grammatici o accozzatori di regole agli articolisti, 95 9 | invecchiava; la famiglia s’era accresciuta; i mezzi scarseggiavano. 96 10| Avevo cosí in pochi mesi accumulate alcune piastre, che mi tenevo 97 27| cinquecentisti, e scegliessi con accuratezza quei luoghi che piú mi parevano 98 28| critici piú severi di lui, che accusarono il poema di scorrezione, 99 10| guarito”. Andai via come un accusato; mi sentivo involto in un’ 100 21| ribelle senza saperlo, e mi accusava il rossore del volto. Peggio 101 19| mi facevano la predica e accusavano la mia poca vigilanza. Rimasi 102 13| presupponendo donde venissero le accuse, mi chiudevo ancora piú 103 19| veniva una puntura cosí acerba. Quanto piú alto e puro 104 10| primi anni mi riuscivano acerbi, non solo per la fatica, 105 3 | sonno sulle tavole del letto acquattata. Appunto in quella camera 106 11| Chiare, fresche e dolci acque”, e le tre sorelle sugli 107 24| che il vero ingegno non s’acqueta mai, e poggia sempre piú 108 23| immediata, nella quale si acquieti lo spirito. Lo splendore 109 28| prende una data situazione, acquista la sua forma, diviene un 110 17| verbo, e propagano la fede. Acquistai autorità sui discepoli, 111 5 | poco per mezzo dei sensi acquistava tutte le conoscenze. Quel 112 11| tra cosí vive impressioni, acquistavano un nuovo sapore.~Non perciò 113 24| ebbi gusto. E fu un vero acquisto.~Costui era Giambattista 114 12| L’infezione era un fetore acre, che veniva da cessi, da 115 23| ginnastica intellettuale, che acuiva l’intelligenza e spoltriva 116 19| mente sui libri, e quell’aculeo del cervello che è la meditazione, 117 23| venivano osservazioni nuove e acute su’ loro pregi e su’ loro 118 10| sentimento, l’immaginazione, l’acutezza e la novità del pensiero, 119 17| sentivano quei giudizii acuti con raccoglimento, e mi 120 24| straordinario. Egli cominciò adagino, con quella sua voce che 121 10| ceneri coronate, quegli Adami rabuffati, quei maestri 122 7 | volgarizzava David Hume e Adamo Smith, e l’altro ch’era 123 26| voglia di leggere, né libri adatti, e spesso tutto veniva da 124 27| nelle sue liti, non s’era addato di nulla, e cominciava la 125 24| e di stile: i giovani si addestravano a cercare nelle viscere 126 14| fatto entrare in una camera addobbata con molta semplicità, dov’ 127 10| principi reali, sfarzosamente addobbato. Mi feci largo a gomitate, 128 9 | ingombra la mente di fantasmi m’addormentai.~Venne il dimane. Mi avviai 129 23| guarito, tornò in paese, adducendo per motivo la gravezza dell’ 130 25| tutto e in ciascuna parte. Addussi molti esempi di queste figure, 131 15| quanto piú ritardata, all’adempimento del dover mio. Gridai: “ 132 21| venne su col pugno stretto, adirato non delle parole, ma del 133 10| fece prima ridere; poi si adirò contro il nipote, e ch’era 134 22| ricordai che, nella mia adolescenza, di appunto avevo mirato, 135 12| a piegar le ginocchia e adorarla. I miei sentimenti platonici 136 21| e bruciare oggi gl’idoli adorati ieri. Ne nasceva una disuguaglianza, 137 8 | come serpente, lisciando e adulando, e s’imponeva con arroganza 138 24| voi, giovani sdegnosi dell’adulare, e schivi di quelle civili 139 26| di Annibal Caro, dove l’adulazione si sentiva lontano un miglio. 140 28| spontanea e incosciente di tempi adulti, che si rivelò con chiarezza 141 10| offrii prontissimo. Egli adunghiò quelle amate piastre con 142 25| studio isolato delle forme adusa l’intelletto al vacuo. Solo 143 23| quasi una sintesi che si affacci nello spirito stimolato 144 22| tutte le mie ore, perché, affacciandomi, la trovavo sempre . Se 145 3 | l’assistenza di Dio. Mi affaccio nell’ultima stanza, e quelle 146 6 | lasciava, si ripigliava, molto affannarsi e poca conclusione. Non 147 10| Salivo salivo che mi veniva l’affanno; quegli m’ammiccava; e io 148 26| Albanesi, che faceva gli affari del mio padrone di casa. 149 5 | sentirmi come un oracolo affastellare tante cose nuove. Il professore 150 5 | nei sensi”. Ma insieme si affaticava molto a dimostrare l’esistenza 151 11| tutti noi. Il marchese era affermativo, imperatorio, non pativa 152 2 | per il braccio, e disse afferrandomi per l’orecchio: “Ciccillo, 153 22| progresso”. L’occhio da lontano afferrava già il portone numero 23. 154 14| raccontando con una mestizia affettata quell’inutilescendere 155 24| Prendeva aria di gran signore, affettava una superiorità benevola, 156 12| sforzava anche la mia natura affettuosa. Quando Pasqualino mi diceva: “ 157 11| bravo amico, al quale mi affezionai molto. Aveva quel certo 158 2 | diceva: “Perché non cerchi di affezionarti D. Nicola? Egli ti è zio, 159 24| Pavone, giovane bonario e affezionato, concittadino di Magliani. 160 6 | lasciavo fare, e mi veniva l’affezione. Giungemmo alle Croci, che 161 16| spiegare; e presto giunsi ad affiatarmi con quei giovani quasi tutti 162 11| in grande stima, soleva affidare a me l’incarico di apparecchiare 163 5 | scuole del governo erano affidate a frati. La forma dell’insegnamento 164 14| affluiva sempre, ed egli affidava a me i piú ignoranti, a 165 26| ricerche e distinzioni si affinava il nostro gusto. Feci anche 166 14| professione di comando. Io non era affitto superbo, e non volevo comandare 167 14| Costantinopoli. La gioventú affluiva sempre, ed egli affidava 168 18| e proruppe in applausi, affollandomisi intorno. Quella descrizione 169 15| alunni delle altre classi si affollavano all’ingresso, e volevano 170 17| costruzione temeraria avea dell’affrettato e dell’imperfetto, se molte 171 20| isolata, e non ebbe animo di affrontare l’Europa per i begli occhi 172 12| per poco non mi volevano affumicare. Pochi appresso mi giunse 173 17| quelle cartapecore in mano, affumicate dal tempo, mi chiamavano 174 23| stile, ma di modo che non aggiunga niente che sia estraneo 175 18| capo a legger tutto, spesso aggiungendo altre postille; poi sceglievo 176 28| reminiscenze scolastiche. È inutile aggiungere che queste lezioni novissime 177 11| scheletro del lavoro; poi vi si aggiungeva la carne e il sangue, cioè 178 26| parevano miracoli di genio, ci aggiungevamo i nostri sottintesi. Quelle 179 26| nella situazione, e non vi aggiungevo niente di mio. D’altra parte 180 23| quantità e qualità degli aggiunti o accessorii intorno all’ 181 7 | che per svecchiarsi aveva aggiunto al suo corso certe lezioni 182 22| d’un riso birichino, e s’aggiustò la sciarpa.~La passeggiata 183 12| gambe e il collo, e io mi aggrappavo sulla sella per tenermi 184 4 | utile. Venne tutta gentile, aggraziata di modi e di parlare, spigliata 185 2 | e poi con le sue legioni agguerrite gli fu facile vincere i 186 19| buona contadina, piuttosto agiata, che aveva una figliuola 187 12| campana dei morti; i piú agiati fuggivano alle loro ville; 188 11| per potervi studiare a suo agio. Non seppi dir di no. Colui 189 2 | col braccio teso in fuori agitando la squadra. Sul balcone 190 19| Tacito, impensierito, stetti agitato per un paio di giorni, insino 191 | agl’ 192 24| Vista, da Spinazzola Michele Agostinacchia, e da Sarno Vincenzo Siniscalchi 193 13| Peppe mi scriveva lettere agrodolci, e che dovevo essere piú 194 17| modi e di verbi irregolari, aguzzando l’ingegno in ridur tutto 195 7 | dubbio di me stesso. Pure, aguzzato l’ingegno dall’amor proprio, 196 10| metafisicherie mi facevano gola, e aguzzavano in me l’appetito di nuove 197 5 | Burlamacchi, e piú tardi l’Ahrens per il diritto naturale, 198 5 | e mi teneva nel largo, aiutandomi con l’immaginazione.~Dove 199 2 | insegnavano due maestri aiutanti l’Aritmetica, la Storia 200 12| vedessi Gerusalemme. Mi aiutarono a scendere, ché ero intirizzito 201 28| Guglielmo Schlegel, e m’aiutavo da me. Notai il carattere 202 26| marchese. I ballerini mi aizzavano, e qualche brutta idea di 203 11| insieme con suo fratello Alberico. Egli era studente di legge, 204 27| riempiva di luce. Scrissi nell’album di una signora: “Desiderando 205 15| Sofronia, i giardini di Alcina e di Armida, la pazzia di 206 3 | vedere. E mi volsi verso l’alcova, e vidi che stava tutta 207 25| della sua superiorità sull’alessandrino, la cui monotonia, cantilena 208 12| quasi atto di disertore. Alfine cedetti alle grida di mia 209 28| elementi poetici e critici, alieni dalla sua natura, non poté 210 24| rimbalzo dalla stessa scuola. Alitava sopra tutti uno spirito 211 8 | vedendomi cosí stecchito e allampanato, disse ch’io era de frigidis 212 25| circoscritta che sia. Ogni anno si allarga il campo del sapere; dopo 213 21| buoni scrittori, se non che allargai il numero di questi di 214 14| talora acchiappando mosche e allargandomi sul terrazzo, quasi l’aria 215 22| sorsi, e mi sono sentito allargare il petto e i visceri. Mi 216 28| grandi centri di popoli, che allargavano l’orizzonte del poema epico; 217 12| Lucia, e il cuore mi si allargò, come vedessi Gerusalemme. 218 24| era De Meis, che si scusò allegando le sue occupazioni, ma insieme 219 11| qualche puntura, mi sentivo alleggerire sfogandomi con lui. Presto 220 11| sentivo un gusto che mi alleggeriva l’umore; quegli endecasillabi 221 28| andavano a caccia di frasi, di allegorie e di fini personali. Notai 222 14| messi a ballare, cosí pazza allegrezza c’invase. Annarella, ci 223 11| discussione de’ lavori mi allettava; la lettura era sempre di 224 20| pensai di chiamarlo a me e alleviargli la vita. M’era anche una 225 9 | Zio Pietro pensava già ad allogare Giovannino presso un avvocato, 226 28| sotto qual genere andassero allogate. C’era la gran lite degli 227 12| e che doveva per un mese allontanarmi, e che mia madre mi voleva, 228 26| quale c’era qualche frase allusiva alla sommaenorme” dei 229 17| pensarci su passeggiando e almanaccando. Parlai dei grammatici che 230 2 | attraverso i Pirenei e le Alpi con una marcia che Cesare 231 9 | avanti all’inferriata dell’altare maggiore. Non so come, mi 232 17| accidenti, modificazioni, alterazioni, e parecchie cose nuove 233 23| niente di mezzo che oscuri o alteri la visione. Questo io chiamavo 234 16| un’aria fredda, che pareva alterigia ed era timidezza. Talora 235 16| stretto stretto, con case altissime, che pare ti si congiungano 236 28| dolcezza che di forza, e altissimo a far sue tutte le idee 237 | altr’ 238 | altrettanto 239 27| e, quando giravo per le alture di Napoli, e qualche villetta 240 22| spiccavano cupole e campanili. Alzai il capo, e non mi parve 241 15| mostrare di aver ragione, quell’alzar la voce e volere imporsi, 242 8 | Ma insomma, ora debbo alzare la voce, ora no, debbo abbassarla; 243 9 | per terra, e mi chinai per alzarlo, ed egli fece un gesto d’ 244 19| giuochi. Un giocavamo a chi alzasse una sedia con sola una mano. 245 15| respingeva da sé con un’alzata di spalle. Io passava per 246 24| livello infatti s’era tanto alzato, ch’io mi misi in pensiero, 247 22| Mi fo un po’ lontano, ed alzo un’occhiata su al terzo 248 24| C’era in quel suo riso un’amabilità che troncava le punte, e 249 28| che fosse superiore all’Amadigi o all’Orlando innammorato, 250 2 | con noi, come Carlo Bosco, Amaduri. A noi pareva la rivelazione 251 6 | Giovannino ed io. Non sapevo di amar tanto il mio paese. Quando 252 5 | per cui ci andavo io con l’amara voluttà della cosa proibita. 253 22| fu quasi~Il vederci e l’amarci un solo istante. ~Come, 254 27| perché sentivano di essere amati. Io avevo il loro entusiasmo 255 11| casa dove mi sentivo poco amato, mi pareva una prigione. 256 14| si seccava visibilmente. Amava meglio starsene tra pochi 257 20| forte. – Thiers lo invia ambasciatore a Londra, e costui cospira 258 19| sentire delicatissimo, quell’ambiente volgare e grossolano in 259 12| quel tempo gl’insegnanti ambivano il titolo piú decoroso di 260 5 | pregiava piú quella sconfinata ambizione di Pirro che quella savia 261 26| Noi eravamo come certi ambiziosi, che sognano re e imperatori, 262 11| Conobbi in quel torno un tale Ambrogio C..., che si spacciava parente 263 17| Bartoli e il Cinonio e l’Amenta e il Sanzio e non so quanti 264 24| venutomi da qualche zio d’America. Quei cinquanta ducati mi 265 24| amabile indulgenza, che gli amicava anche i piú rozzi. Partecipe 266 28| come si vede anche nell’Aminta. Il suo viaggio alle Isole 267 22| Diceva che lei era stata ammalata dalla collera, e ch’io m’ 268 10| gli diss’io che lo zio era ammalato, e che toccava a me l’aver 269 22| creatura. Quel suo riso mi ammaliava, e ci aveva messo dentro 270 10| le mazzate”. La paura li ammansí; gli fecero cerchio, con 271 12| dopo alcuni mesi pareva ammansito, riprese con piú furore 272 18| di tutti quei sostantivi ammassati l’uno su l’altro, che esprimevano 273 6 | Fui nel sottano, e dove si ammazzava il porco, e dove era la 274 5 | capire che non che essere ammessi nelle scuole superiori, 275 2 | l’aria sicura di chi non ammette il dubbio. Ed egli raggrinzò 276 27| volevano riconoscerla loro, non ammettevano una gerarchia a priori, 277 20| Molé mi divenne simpatico. Ammirai soprattutto con quanta prontezza 278 26| nella sua canzone all’Italia ammirammo la sincerità del sentimento 279 23| e fecero le grandi risa, ammirando la mia semplicità.~ ~ ~ 280 26| liquefecero, e molti brani ammirati dagli altri destavano in 281 27| in frasca, con quei punti ammirativi e con quei puntini, ne’ 282 27| contentezza. Gli amici mi vollero ammogliare. Usavo da un pezzo in casa 283 9 | fratello Paolino, zio li ammoniva con l’occhio, accennando 284 8 | contenne, e gli fece un’ammonizione senza intercalare, fredda 285 4 | facevano piangere, stupire, ammutire secondo la materia, mi percotevano 286 6 | mi parlava già dei suoi amori; tutti mi facevano le loro 287 19| spesso che i miei occhi erano amorosi, e io non capivo e non rispondevo 288 22| pensieri, e mi trovai su quell’ampia pianura erbosa ch’è alle 289 27| chi studia si chiama un’amplificazione”. E sghignazzava e si dondolava, 290 27| ed epilogo, con le solite amplificazioni, fermandosi dopo certi periodoni, 291 23| degli scrittori aridi o ampollosi. Non biasimavo meno le digressioni 292 17| di decomporla e procedere analiticamente e riuscire poi ad una composizione 293 25| ricominciare poi il lento lavorío analitico. La storia dell’umanità 294 28| vita nelle forme poetiche. Analizzai il contenuto pre-omerico, 295 28| lezioni sull’Orlando furioso. Analizzando le qualità di quel contenuto 296 17| grammatica. Indi le parole erano analizzate secondo il loro contenuto, 297 18| della lingua. Dopo di avere analizzato e rovistato in tutti i sensi 298 28| notare del pari la grande analogia tra le formazioni poetiche 299 27| che Proudhon chiamerebbe anarchia. Era una piccola società 300 12| Poco si andava innanzi, ancoraché io mi c’infervorassi. Il 301 5 | cosa troppo facile e troppo andante, e mi si volgeva nell’animo 302 10| carnevale! – diss’io. – Volevo andarmene tutto solo a bere un po’ 303 3 | tutto.~Mio zio volle che andass’io a svegliarlo, la mattina 304 28| raccapezzarsi sotto qual genere andassero allogate. C’era la gran 305 9 | base nella vita. Seguii l’andazzo. Non sentivo piú messa, 306 5 | fioca che ci veniva dall’andito. A sinistra verso il balcone 307 10| all’impiego. “E perché non andrei io da cotesto signor Schmücher? 308 24| era Giambattista Mauro, di Andretta, un paese prossimo al mio. 309 10| del suo maestro Nicola d’Andria e di Cotugno e di Bufalini 310 15| presa di Troia, il pianto di Andromaca, la morte di Ettore, Egisto 311 19| come si direbbe oggi, di anemia. Me ne fece avvertito una 312 4 | apparizioni femminili, questi angeletti che, appena libata la vita, 313 27| avea saputo togliere gli angoli, rintuzzare le punte, rammorbidirla 314 19| condotta.~Aggiungi a queste angosce del cuore la vita faticosissima, 315 9 | malincuore, e passò ore angosciose tra preparazione, timori 316 10| abbandono gli dissi le mie angustie: “Che sarà di me?” E lui 317 28| progredita forma della serie animale, cosí le grandi figure storiche 318 5 | vederlo tra quelle macchine animarsi, gestire, colorire; aria, 319 19| altro. Quelle descrizioni animate, che finivano quasi sempre 320 27| italiana, seguí uno studio animato dei nostri satirici, specie 321 16| mano e dottoreggiavano e animavano la scuola. Sorgevano dispute, 322 20| sicurezza di fare una buon’annata. Il primo corso era stato 323 25| quale gli tarpa le ali, gli annebbia la visione delle cose, lo 324 20| menava in famiglia giorni annoiati e malinconici. Il suo umore 325 11| studi. Dell’insegnare m’ero annoiato; pur facevo puntualmente 326 17| lingua toscana o italiana mi annoiavano fieramente. Quel pullulare 327 22| Venne un tempo che lei si annoiò di quella vita, voleva stringere 328 8 | Fatti di Enea, ristampati e annotati da lui.~Il regno di Costabile 329 18| è pieno di senso, ch’io annotava e scolpiva, si trasformava 330 8 | col marchese. Nelle sue annotazioni di lingua e di grammatica 331 8 | riputazione fu assicurata, e fui annoverato tra gli scrittori esimi 332 17| sulle forme grammaticali mi annuvolavano il cervello. Lascio stare 333 2 | movevo rimprovero alla bella Anny, che preferiva a quell’uomo 334 23| vie, signor cavaliere?” Io ansava per il caldo, avevo ritirato 335 6 | sant’Agostino; prova di sant’Anselmo; prova di Cartesio; prova 336 15| distratto, ma l’occhio ansioso lo spiava, e quel lento 337 6 | addossate le ossa degli antenati. Mi sentii un freddo, e 338 25| rettorica, o piuttosto sull’anti-rettorica. Dissi che la rettorica 339 14| Costantinopoli. Io ci fui, e feci un’anticamera di circa due ore, tra le 340 27| credeva sua: poche stanze antiche, sdrucite dal tempo e dall’ 341 12| un riso di soddisfazione anticipata. A poco a poco il maestro 342 26| peripatetica, per il Vomero e per Antignano. La sera mi recavo a una 343 2 | quali fin d’allora mi furono antipatici. Giovannino leggendo ci 344 17| tempo, mi chiamavano un antiquario. E Gabriele Capuano mi diceva: “ 345 8 | logore dall’uso, e non troppo antiquate, e in un certo periodare 346 25| fermai molto sui contrasti o antitesi, flagellando il loro abuso, 347 26| frivole, non sia penetrata un’antologia biblica, attissima a tener 348 27| Cesare Malpica e Domenico Anzelmi, e con parecchi altri che 349 14| erano migliori. Io me ne apersi con don Luigi Isernia, presso 350 12| sorridente, con le braccia aperte. Non mi attendevano, e maggiore 351 17| due anni prima mi pareva l’apice del sapere: De Stefano e 352 20| da un secondo accidente apoplettico, moriva. Mi rimproverai 353 9 | Saverio, quel Santo che fu Apostolo dell’Indie e decoro della 354 21| non osava mai investirmi e apostrofarmi: il mio contegno taciturno 355 28| delle Vigne, il Sordello, l’apostrofe di San Pietro e altri brani 356 20| della vita, che cercano appagamento nella quiete dei conventi. 357 21| tali termini, che se non appagavano puristi e lassisti, neppure 358 10| giovanotti per far vendetta apparecchiarono della calce, e quando il 359 7 | libri e nuovi studi. Si apparecchiavano i tempi di Pasquale Galluppi 360 12| presentavo tal quale, senza apparecchio e senza malizia. “Evviva 361 10| prefettura, e poi a Santa Maria Apparente. “Dove andiamo?” dicevo 362 25| forme esteriori alle cose e appariscenti di falsa luce, indirizza 363 17| piú lontane talora non mi apparivano piú che come un barlume.~ 364 4 | mia vanità.~Queste prime apparizioni femminili, questi angeletti 365 12| Pretendevano che il morbo fosse apparso già in Avellino e in molti 366 8 | tutto l’altro del vasto appartamento.~Queste osservazioni locali 367 24| abitare con me un giovane appartenente a una famiglia stretta d’ 368 26| poema epico e la storia appartengono allo stesso genere, quantunque 369 28| barbara, indisciplinata e appassionata, cosensi umani e anche 370 20| sentimento letterario, si appassionava molto per quella grande 371 27| corso sulla lirica con un’appendice intorno alla satira italiana, 372 15| malattia, che mi si era appiccicata addosso: non potevo starne 373 5 | lasciai , e la gente mi applaudí, gridando: Bravo, bravo!” “ 374 22| una lezione tale, che fu applaudita. Parlai di Dino Compagni. 375 14| e senza affettazione. Fu applauditissimo. Poi venni io, e con voce 376 26| mia donna stata. ~Fu anche applaudito il verso:~L’esilio che m’ 377 21| perdonate volentieri, e io mi applaudivo di aver trovato modo di 378 28| princípi correvano generalità applicabili a tutt’i casi, come certe 379 17| scarsa era la parte dell’applicazione e dell’esempio. Io credeva 380 14| gli rimanessero valido appoggio presso al re, Cocle e Delcarretto. 381 14| Morra s’era in una certa apprensione intorno al mio stato. A 382 28| pieno di molte opinioni apprese nella scuola del Puoti, 383 27| subito il disgusto. Quel non approfondire niente, quel saltellare 384 23| Beccaria, quantunque non approvassi quel suo ridurre lo stile 385 10| non mancare a non so quale appuntamento. La zia sali in casa, e 386 18| carte. Poi prendevo i miei appunti, e con l’occhio alla lavagna 387 6 | in piazza, e dove si apre una scalinata di grosse 388 5 | cominciava la sua carriera aprendo una scuola. I seminarii 389 10| almeno un lume”. L’uomo aprí e si piantò sull’uscio con 390 24| al mese. Questo mi fece aprir gli occhi. Mi parve una 391 23| indietro i bigliettini, senza aprirli. Una sera si fe’ trovare 392 25| mi tenevo. Non pensai di aprirmene col marchese; la mia natura 393 20| poche parole, non facile ad aprirmi; del resto, lo sentivo assai 394 10| attiravano molto; vedevo aprirsi allo sguardo mondi ignoti 395 5 | mezzo ai miei compagni, che aprivano gli occhi a sentirmi come 396 10| gusto per la scuola; non aprivo piú un libro; avevo la testa 397 25| grandi ingegni sono come le aquile, hanno la guardatura dall’ 398 25| giunge a questa guardatura aquilina, per ricominciare poi il 399 24| venuto Francesco Saverio Arabia, Cirillo di Trani, Paolo 400 17| e non ripieni e non casi arbitrari. Con questa tendenza filosofica, 401 21| cui una lista infinita e arbitraria era nelle rettoriche, in 402 17| perché quelle etimologie arbitrarie e contraddittorie e quelle 403 17| metodo scientifico era non l’arbitrario succedersi delle cose, secondo 404 21| tempo. Tenni come sovrano arbitro delle cose della lingua 405 21| pensiero, e non imita gli arcadi e i retori. Andavo innanzi, 406 25| il seicentismo prima, e l’Arcadia poi, e dell’uno e dell’altro 407 8 | questa è troppo usata, l’è un arcaismo, l’è un francesismo”. Accompagnava 408 28| stilista dell’antichità. Feci l’architettura della Divina Commedia, mostrando 409 21| nel vedermi fece il muso arcigno. “Tempesta ci cova”, pensai 410 2 | naso pareva un peperone ardente, schizzavano gli occhi, 411 10| Annibal Caro. Era una novità ardita che piacque. La base dello 412 20| viso rubicondo e gli occhi arditi; la cera benevola e l’anima 413 17| mi procurava la fede. Io, arditissimo nei concetti, non mi tenevo 414 3 | zio disse: “Chi è?” Fatto ardito dalla paura, inventai una 415 9 | sosterrebbe lo zio nell’ardua prova. E mi posi fervidamente 416 26| tranquillo passar le vacanze sull’Arenella, in una villetta. Venivano 417 14| borsellino delle mie piastre di argento, a gran consolazione della 418 3 | nell’avanti-cucina come un Argo, stava Rachele cosí tra 419 26| contemplazione delle cose create si argomenta la potenza e la grandezza 420 22| Vide la mossa, e disse argutamente: “Quella è la stella del 421 14| mensa con di bei motti e con arguti brindisi. Egli era dottore 422 2 | rappresentazione diveniva sempre piú arida e scolorita, e non ci pigliava 423 23| proprio degli scrittori aridi o ampollosi. Non biasimavo 424 3 | cucina, una stanza bene arieggiata e provvedeva a tutto.~Mio 425 28| tempi.~In quella varietà ariostesca mostrai che avevano la lor 426 11| il Saul dell’Alfieri, l’Aristodemo del Monti erano letture 427 28| trovarono né omerico, né aristotelico. La parte cavalleresca fu 428 15| Allora per la prima volta mi armai il naso di due formidabili 429 25| bisogna ficcar l’occhio. Le armi dell’intelletto sono la 430 25| questa prostituzione si armò la collera di Socrate, che 431 5 | contro le idee innate e le armonie prestabilite, e conchiudeva 432 21| le parentesi, i lunghi e armoniosi giri dei periodo, l’abuso 433 13| cuori s’indurivano.~Io n’ero arrabbiatissimo; vedevo tutte le batterie 434 26| compitare. Il marchese ci si arrabbiava. L’importanza della buona 435 22| non vedevo niente, e mi arrabbiavo, e zia diceva: “Cosa ci 436 21| vero purismo, che non si arresta al Trecento, e non mette 437 12| varie voci del morbo si arrestavano come un ronzío importuno 438 25| quel modo che la lingua, arricchendosi, va sempre piú rompendo 439 21| lunga lezione sul modo di arricchir la lingua senza corromperla, 440 21| Non si tratta, diceva, di arricchire la lingua; la nostra lingua 441 24| valeva.~La scuola s’era arricchita di altri valorosi. C’era 442 11| di noi giovani si fosse arrischiato a dir cosa simile, sarebbe 443 19| diceva: “Il sangue non ci arriva”. La sentivo con ammirazione. 444 11| quasi di un sol fiato, arrivai alla fine. Non mancavano 445 14| E volle accompagnarci. Arrivammo in tre nella sala. Il marchese 446 23| durò la scuola.~Tra i nuovi arrivati c’era un vecchio, per nome 447 24| mira troppo alta, ove non arrivavano che i pochi; ma non c’era 448 19| Le circostanze del suo arrivo e le sue risposte confuse 449 8 | adulando, e s’imponeva con arroganza ai minori. I compagni l’ 450 22| biondino, bassotto, facile ad arrossire, e si chiamava Agostino 451 10| quali si curava, con buoni arrosti e con buon vino, sul fondamento 452 20| faceva ridere, ed egli ci si arrovellava e lanciava i pugni in aria. 453 23| sempre, – dicevo io, – si arrugginisce e invilisce”. La chiarezza 454 25| memoria e divenire come l’arsenale dello spirito; ma, nell’ 455 17| accozzatori di regole agli articolisti, che credevano di sapere 456 26| poi che un sonnolento e artificioso petrarchismo. Ci fermammo 457 12| un pranzo da re.~Mi levai arzillo e mi venne la chiacchiera 458 23| rettorica; ma io presi tale ascendente, che non fiatò piú e stava 459 18| dice: “Io lasciai che s’asciugasse le lagrime e il liscio”. 460 12| vino, ché la polvere m’ha asciugato la gola”. La mattina lasciai 461 22| fazzoletto odoroso, e me li asciugava, accostando il viso; e io 462 19| giorni balordo, con gli occhi asciutti, senza forza di pensare 463 7 | di un antico: “Batti, ma ascolta”. Si venne allo scrivere. 464 12| erano trattati come i loro asini; io non ne sapevo nulla, 465 15| anch’io, e che stavo aspettando il suo comodo. Guardavo, 466 20| bocca a riso: “Giovinotti, aspettate il ’46, l’anno della rivoluzione 467 22| una festa.~La domenica era aspettatissima. Parlavo con lei de’ miei 468 20| ministero Thiers, dal quale si aspettavano grandi cose per la libertà 469 20| giovanile non dispiaceva. Aspettavo grandi cose da lui; sapevo 470 28| spirito dalla materia; l’aspirazione a forme piú elevate e piú 471 8 | pessimo umore, e lo correggeva aspramente, ripigliando la parola letta 472 2 | una squadra da compasso, assaliva vigorosamente Argante, e 473 7 | ingrato. In quella presa di assalto della parola mi sentivo 474 24| descriverete piú battaglie, assedi, tempeste, tombe e cimiteri, 475 14| non volevo che mi fosse assegnato da altri; mi piaceva essere 476 3 | quel piccolo pezzo di pane assegnatomi, e dovevo fare la faccia 477 13| paterna, dopo molti anni di assenza e di lavoro, povero e malato, 478 8 | infinitamente la mia riputazione fu assicurata, e fui annoverato tra gli 479 28| tempo e di luogo era un assioma; l’Iliade era il modello 480 27| marchese, e gli rimase accanto, assistendolo in tutti i suoi lavori. 481 3 | croce, come per implorare l’assistenza di Dio. Mi affaccio nell’ 482 12| e costumi semplici, che assistevano alla lezione, e piú tardi 483 20| eloquente, l’altro facondo.~Io assistevo a queste dispute, invaso 484 20| Guizot c’est la paix”. Questi assolutismi non mi entrarono. Ci vedevo 485 21| la forza di assimilarsi e assorbire elementi di altre classi. “ 486 16| la trovavo, e piú mi si assottigliava il cervello, e piú quella 487 10| immaginavo le cose piú assurde a mio danno, e fin d’allora 488 10| maestro, e cominciai a tirare aste in su e in giú, a studiare 489 28| di Orlando, l’andata di Astolfo alla luna, il combattimento 490 28| rappresentanze fossero generalità astratte, e che a dir questo non 491 26| concetto rimane nella sua astrattezza filosofica, e si esprime 492 24| dove splendevano gli astri maggiori, e avveniva che 493 8 | Meledandri, un pugliese falso e astuto, che s’insinuava come serpente, 494 28| accozzamento fortuito di atomi”. Venendo a’ tipi omerici, 495 16| giovani, che vedevamo attaccate a quelle mura tutte le memorie 496 19| cosí al sereno, gli furono attaccati i polmoni, e cosí quel meschino, 497 11| qualcuno piú ostinato mi si attaccava a’ panni, e voleva per forza 498 24| buon amico. Parecchi gli si attaccavano ai panni, e facevano le 499 3 | per starle accanto, e mi attaccavo alla sua gonnella. Giovannino, 500 12| una gran tosse e lei mi si attaccò al collo, e mi stringeva


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