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Capitolo
501 17| molte di quelle cose non attecchivano e non lasciavano orma, certo
502 25| cervello. Il dí appresso, attendendo il marchese per la traduzione,
503 12| le braccia aperte. Non mi attendevano, e maggiore fu la gioia.
504 11| ora, e il conte mi udiva attentamente, a gran soddisfazione del
505 16| cerchio dei giovani piú attenti, e si faceva la lettura.
506 24| perché essi, sincerissimi e attentissimi, talora mi guardavano con
507 23| fiatò piú e stava cheto e attentissimo. Il marchese l’ebbe in grande
508 18| l’occhio alla lavagna, attento, caldo, come se vivessi
509 27| solo di lord Byron, che mi atterrí. Tutto mi pareva gigantesco:
510 27| dei miei scolari, non mi atterrii. Quel numeri, uno, due,
511 12| babbo, da mamma e da zio, atterriti dalle voci del colera, che
512 26| Libro di Giobbe. Rimasi atterrito. Non trovavo nella mia erudizione
513 19| orecchio una notizia che mi atterrò. Il povero medico faceva
514 17| mal rispondeva la cultura, attesa la mia scarsa grecità e
515 25| sostanza individua, ma le loro attinenze. Compiuto questo lavoro
516 26| non fosse mia: ciascuno vi attingeva sotto nome d’imprestito.
517 28| tacevo mai le fonti ove attingevo.~Quest’anno il mio corso
518 18| mia infinita erudizione, attinta ai testi di lingua, di ciascuna
519 25| Conchiusi che la rettorica, attirando l’attenzione sopra forme
520 9 | descrizione della Villa Borghese, attirata l’attenzione del marchese
521 26| penetrata un’antologia biblica, attissima a tener vivo il sentimento
522 18| chiara a tutti. Avevo molta attitudine alle minuzie; sminuzzavo
523 25| natura ti dà le forze e le attitudini. Non si nasce solo poeta;
524 19| cervello si fissava, e, attivissimo in un punto, rimaneva quasi
525 18| l’ora e facevo la faccia attonita, quei cari giovani mi sorridevano
526 11| conchiudendo col minacciare. Rimasi attonito, come innanzi a cosa incredibile,
527 24| L’esempio piú puro e piú attraente era Camillo De Meis, carattere
528 21| quelle esagerazioni che si attribuivano al marchese, e, cosí facendo,
529 21| di spirito, ed in quell’attrito mandavano scintille. A che
530 15| piantati facevano tanti attucci col viso, che ridevano tutti,
531 23| Quella casa fu di buon augurio. Gli studenti moltiplicavano.
532 14| del marchese Imperiale, Augusto e Checchino. Giunsi là gioioso,
533 27| loro veniva a me una fresc’aura di vita e d’ispirazione.
534 10| non m’entrava ancora quell’aurea semplicità che vantava il
535 4 | buona donna, di costumi austeri, e non voleva orpelli né
536 22| Formale. Mi ci avvio quasi automaticamente, ancorché non fosse la mia
537 3 | era a sua casa; ma nell’avanti-cucina come un Argo, stava Rachele
538 3 | contro la zia, che era un’avara, e ci faceva desiderare
539 13| lasciar la casa, e non essere avaro dei miei guadagni verso
540 6 | dissi molti Pater e molte Ave.~Verso la sera, fatte molte
541 | aveano
542 | avergli
543 17| vivo della parola, dopo di averla decomposta e trovato il
544 | averlo
545 | avevi
546 27| di molto strepito e letto avidamente: chiamava l’opera del fratello
547 | avrò
548 6 | stizzito chinai il capo, e mi avvelenarono la scampagnata.~ ~ ~
549 8 | pareva che stesse lí lí per avventarglisi e pigliarlo pel collare;
550 17| contraddittorie e quelle congetture avventate non avevano fondamento sodo,
551 11| I discorsi di moda e di avventure galanti, i sozzi parlari
552 21| qualche sentore della scena avvenuta in casa del marchese. Io
553 17| articoli, a’ pronomi, agli avverbi, alle preposizioni, alle
554 17| il Fortunio e i sottili Avvertimenti del Salviati e la prosa
555 19| oggi, di anemia. Me ne fece avvertito una ragazzotta robusta come
556 23| Nell’esame degli autori avvezzai i giovani a cercare la situazione;
557 21| parola o nella frase, si avvezzava a guardare di sotto, a cercare
558 10| la lettura dei romanzi mi avvezzavano a queste bugie della immaginazione.~
559 9 | addormentai.~Venne il dimane. Mi avviai e mi trovai innanzi al Gesú,
560 15| solevo terminare le letture e avviarmi al palazzo Sangro. Parte
561 10| e che la cosa era bene avviata, e che fra poco avrei avuto
562 13| di mio cugino che s’era avviato per il foro: e perché non
563 16| l’ora della lezione si avvicina”. “Ebbene, ti accompagno
564 22| Non vuoi legarmela tu?” Mi avvicinai a quella gola, ma non ci
565 14| Salivo le scale; ma non osavo avvicinare la mano al campanello, e
566 15| era uno sfinimento. Si avvicinavano le undici, ora in cui solevo
567 24| ma la mia coscienza si avviliva in quel mio armeggiare,
568 15| li tenevo piacevolmente avvinti alla lavagna, esercitando
569 22| strada del Formale. Mi ci avvio quasi automaticamente, ancorché
570 27| un sicuro istinto che li avvisa di tutto ciò ch’è nobile
571 27| un gran foglio di carta avvocatessa una lista delle sue possessioni,
572 14| cosí questa fisima dell’avvocheria, i miei studi di lettere
573 12| Pareva che un’ombra oscura lo avvolgesse e ce lo rubasse alla vista.
574 10| fissava certi occhietti di avvoltoio sulle mie povere piastre.
575 5 | gioventú, vecchi papà bene azzimati. L’uscio di faccia era aperto,
576 5 | cominciavo con l’angolo a b c e la curva e la retta
577 5 | entrare come in una torre di Babele, e piú andavo innanzi e
578 15| facevano coro. Talora il baccano era tale, che correva l’
579 8 | vivamente, dicendo: “Non si bacia la mano che al papa”. Io
580 6 | persone, si fece folla. Baciammo la mano al grand’uomo di
581 12| e faceva atto di volermi baciare la mano, mi sentivo nella
582 8 | gli presi la mano come per baciarla, ed egli la ritirò vivamente,
583 5 | sonettista; e le signore lo baciavano; i giovani si congratulavano;
584 3 | correvo, ch’era la zia, e le baciavo la mano. Veniva appresso
585 12| Molte strette di mano, molti baciozzi di zie e di comari. Il discorso
586 22| ora e con questi calori. Bada, non sudare, e fai presto,
587 22| voltò le spalle. Non ci badai molto, ché avevo in capo
588 12| mi gettai al desco senza badare al tovagliolo e alla forchetta:
589 15| niente di trionfale; pochi badarono a me; l’aiutante mi si mostrò
590 20| I piú non ci pensavano e badavano ai casi loro, salvo in certi
591 6 | per i fatti materiali, e badavo piú alle relazioni tra le
592 8 | Novellino e Giovanni Villani. “Badiamo, – disse: – voi dovete notare
593 12| certo riso di bonomia tra’ baffi, che rassicurava quel birichino.
594 8 | marchese. Era il palazzo Bagnara in piazza del Mercatello.
595 12| tiravo su le gambe per non bagnarmi, e perdendo l’equilibrio,
596 12| la faccia del colera. Io balbettava, cercando le parole, e che
597 5 | balbutire. Quando mi vedeva balbuziente, zio che voleva fare di
598 10| fermato a battagliare con i balconi. Molti vetri rotti erano
599 10| fra pochi dí, e facendomi balenare sempre innanzi l’impiego.
600 15| lui un mezzo riso, e mi balenò che in lui doveva esserci
601 10| fummo gittati tutti come una balla. Sentimmo chiavare l’uscio
602 26| tuono paterno aggiunse: “Ballate pure, ma in ogni cosa c’
603 26| poi c’era il marchese. I ballerini mi aizzavano, e qualche
604 21| comprensione. Io mi andava baloccando tra il Cesarotti e il Dumarsais.
605 19| vigilanza. Rimasi per due giorni balordo, con gli occhi asciutti,
606 26| bravi giovani: Gabriello Balsamo, Ermenegildo Barci, Casimiro
607 23| delle idee, che ti fanno balzare innanzi una nuova idea improvvisa,
608 16| lasciavano fare; il marchese balzava fuori col suo naturale,
609 5 | piena. Molte signore con le bambine, numerosa gioventú, vecchi
610 8 | parve quello un parlare di bambini, e chiamai Giovannino e
611 12| tenerezze. Si staccava il bambino dal petto, e mi avvicinava,
612 10| qualche voce ci giungeva, “bambocci, ragazzaglia”, e non dico
613 4 | che la vestiva come una bambola. Quando andava per le vie,
614 27| in un’età primitiva: le banche, le cambiali, il credito
615 24| teneva stretti intorno alla bandiera, alti sulla vita comune.
616 26| rallentai il freno. In quella baraonda montò la testa anche a me,
617 28| Raffrontai quella forza barbara, indisciplinata e appassionata,
618 25| scompagnato da esse, conduce alla barbarie. Quello solo rimane nei
619 17| correzione; esempli contrari di barbarismi ed errori...; in malvagio
620 8 | faceva da cameriere e da barbiere. Costabile mi parve un po’
621 26| Gabriello Balsamo, Ermenegildo Barci, Casimiro e Francesco De
622 24| maniera di critica riusciva barocca presso gl’ingegni comuni,
623 27| Francesco, che seppi essere il barone Corvo, assisteva alle mie
624 15| enfasi nebulosa di Odilon Barrot, e con gl’impeti a freddo
625 6 | sorelle, e la tirava e diceva barzellette, ridendo goffamente. Giovannino
626 28| veneranda, appunto per le basse contumelie di cui era fatto
627 16| Tommaso, mi ricordo, non gli bastando l’avermi seccato per tutta
628 13| aver bisogno di alcuno, e bastare a me io, ed esser buono
629 13| essere un re; mi pareva che bastasse battere i piedi a terra
630 14| inesauribili, talora non bastavano al vitto. Un dí venne Enrico,
631 28| perfezione agli occhi miei. Basti dire che sapevo a memoria
632 10| Continuai taciturno a portare il basto, e sognavo i trenta carlini
633 12| pigliava per la coda e la bastonava di santa ragione, imbestialito
634 12| qualche giorno, appoggiato sul bastone; ma questo non accresceva
635 28| Goldoni a tutti i comici, e la Basvilliana veniva comparata alla Divina
636 26| I Paralipomeni. Anche la Batracomiomachia ci pesava. Vennero molti
637 2 | e persone storiche, che battagliavo in favore o contro con una
638 9 | molti chiari uomini. A me batte il cuore, e non osai andare;
639 14| presto”, gridava Enrico battendo i piedi. E io aprii e vidi
640 16| quegli studi, e non udivi batter sillaba, e la scuola pareva
641 13| arrabbiatissimo; vedevo tutte le batterie rivolte contro di me, come
642 14| e anche i giovani mi battevano le mani per incoraggiarmi,
643 16| vagabondi era infinito, e battezzavo cosí tutti quelli che non
644 14| immaginata da lui, e che egli battezzò Arte dello scrivere. C’era
645 10| conto; e cominciò un vero battibecco alla napoletana sui prezzi
646 9 | era tornato, e mi venne un batticuore, e salivo lentamente le
647 26| raccoglimento che il loro battimano. Volevo la serietà delle
648 4 | pronunziare questo nome senza un battito di core. Genoviefa aveva
649 22| fingea le convulsioni, con la bava sulle labbra. Orrore!~Quella
650 26| fratelli Finelli, Francesco Bax, Pasquale Villari, Domenico
651 7 | sbalordito a sentirmi citare Bayle, Leibnizio e cotali altri,
652 9 | quelle facce di santi e di beati dipinti prendessero sangue
653 27| e con parecchi altri che beffeggiavano lui e la scuola; e queste
654 20| affrontare l’Europa per i begli occhi di Mehemet. Io capii
655 26| e Francesco De Rogatis, Belfiore, i fratelli Finelli, Francesco
656 5 | dié de’ confetti. Era un bell’ometto, vestito di nero,
657 24| ricami, che chiamavo il belletto e il rossetto dello scrivere;
658 26| e in molti sonetti sulla bellezza di Laura, trovai le orme
659 22| e la guardai e mi parve bellina, e raddolcii la voce. “Questo
660 15| ancora molto di musica. Bellini morto, era piú vivo che
661 4 | vogliono intendere ch’era bellissima. Piccina la mandarono a
662 19| figliuola unica, grandetta e belloccia. La mamma nel dopo pranzo
663 18| il liscio”. Pure, questo benedetto libro non l’ho aperto piú
664 8 | esame delle parole, parte benedicendo, parte scomunicando. “Questa
665 28| cancellati.~Cominciò in me l’età benefica del dubbio e dell’esame.
666 28| costumi, fare una predica su’ benefizii del Cristianesimo, volli
667 13| la sua porzione andasse a benefizio dei terzi. Questi propositi
668 24| usuali di una ostentata benevolenza. Parimenti inflessibile
669 21| la mia lezione, e qualche benevolo gliel’aveva mostrata da
670 15| guardandomi con una cera di benignità equivoca, che il sangue
671 19| toccandomi il polso. – Tu stai benone, via! vuo’ farmi il malato
672 10| le Guerre di Fiandra del Bentivoglio e le Guerre civili del Davila.
673 26| Manzoni e il Leopardi. Il Berchet non era ancora giunto tra
674 9 | sottane lunghe e nere con quei berretti quadrati, e fino quel padre
675 24| frizzi spesso volgari. Suo bersaglio era principalmente Giambattista,
676 15| e sghignazzavano, e si berteggiavano, guardando me. Quell’ora
677 28| quasi avessi profferita una bestemmia. Non potevo patire che il
678 5 | Diderot, Rousseau mi parevano bestemmiatori, avevo quasi paura di leggerli.
679 12| trincavano, giocavano e bestemmiavano. Presto mi si fecero familiari,
680 28| tempi queste cose parevano bestemmie a molti; e io mi trovavo
681 15| per casi singoli, è una bestialità piena di fastidio, sí che
682 12| imbestialito anche lui, e le due bestie parevano congiurate a farmi
683 9 | infinite, senza critica e bevendomi tutto quello ch’era stampato.
684 5 | brillante e persuasivo e ci bevevamo tutto. Io assisteva a quelle
685 15| Strettamente la ragione era sua: tu bevi il caffè, lascia leggere
686 3 | cicatrice. Per fin anno non bevvi piú caffè, perché ci sentivo
687 22| distratto tra quella infinità biancheggiante di case, e lí vedevo lei,
688 6 | Cimitero, una camera tutta biancheggiata, entro cui erano addossate
689 3 | napoletano. Aveva la pelle bianchissima e rosea; florida era di
690 22| mostrando una fila di denti bianchissimi, e diceva: “Come vedi, io
691 6 | Era quella stanza di un bianco sporco, decorata di ragnatele
692 25| cose, non posa in alcuno. Biasimai soprattutto la critica dei
693 17| gran quadro sinottico. Poi, biasimando quel rilegare in ultimo
694 17| insegnava che ai bimbi, e mi biasimavano che insegnassi grammatica
695 23| scrittori aridi o ampollosi. Non biasimavo meno le digressioni e le
696 25| senso assoluto, è cosa cosí biasimevole, come in prosa l’eleganza
697 26| sia penetrata un’antologia biblica, attissima a tener vivo
698 26| si può vedere nei canti biblici, dove il vero cantore è
699 8 | Costabile. Egli faceva pure il bibliotecario, come Gaetano faceva da
700 20| soggezione. Gli piaceva un buon bicchier di vino; andava in brio
701 22| una carta, e via. Era un bigliettino profumato, che lessi al
702 1 | della casa, e teneva la bilancia uguale tra le due famiglie
703 28| studiando di tenermi in bilico tra i due estremi, coi miracoli
704 27| gittavano al viso, segno di ozio billoso. Piovvero racconti, novelle,
705 28| novella, la storia e la biografia, il romanzo storico. Continuavo
706 22| quindici o sedici anni, un biondino, bassotto, facile ad arrossire,
707 28| luna, il combattimento di Biserta, Olimpia e Bireno, Cloridano
708 13| figli, ai quali manca il bisognevole”. Zio Peppe s’ingegnava
709 26| andato raccontando il caso bizzarro a questo e a quello, e anche
710 26| marchese i giovani Filippo De Blasio, Enrico Capozzi, Giuseppe
711 17| quella grammatica rimase boccheggiante cosí come era stata abbozzata
712 22| consentito di prendere un boccon d’aria, non piú che un’oretta.
713 25| Arte poetica di Orazio o di Boileau, o la Ragion poetica di
714 27| tarlo la mente”. Chiamava bolle di sapone, fuochi fatui
715 7 | orizzonte filosofico; mi bollivano in capo nuovi libri e nuovi
716 13| lanciata fuori come una bomba: “La divisione, vogliamo
717 22| Volevo mostrare ch’era un bon omo e cittadino probo e
718 27| lord Byron. Poi venne la bonaccia, e, com’era di bonissime
719 17| delle opinioni e la cera bonaria e modesta: l’una mi attirava
720 24| venuto Carlo Pavone, giovane bonario e affezionato, concittadino
721 27| bonaccia, e, com’era di bonissime viscere, ci disse parole
722 15| palazzo del principe Leopoldo (Borbone). Erano quattro o cinque
723 14| fare un carlino. Egli partí borbottando, e forse dicea: “Che sfelienzi!”.
724 20| concitato e la calma del Borelli, e l’uno i giovani giudicavano
725 9 | descrizione della Villa Borghese, attirata l’attenzione del
726 26| imprestiti. Pareva che la borsa mia non fosse mia: ciascuno
727 8 | Corona, un Capobianco, un Boscero. “Chi è il marchese Puoti?”
728 2 | dimorava con noi, come Carlo Bosco, Amaduri. A noi pareva la
729 6 | prova di Leibnizio; prova di Bossuet, e finii trionfalmente col
730 10| di quei bricconi era una botte senza fondo. Ed ecco si
731 12| avevo comprato una buona bottiglia di rum, come salvaguardia
732 1 | tavola, e rompeva piatti e bottiglie, io me ne stavo in un cantuccio
733 8 | intere giornate correggendo bozze di stampa, sfogliando dizionari
734 12| e per una cotal sciocca braveria, e perché non voleva lasciare
735 11| di Giacomo Leopardi; lodò brevemente la sua lingua e i suoi versi.
736 21| accompagnata da giudizi brevi e precisi, e notai i pregi
737 5 | in lingua napoletana”. La brevità e la novità della poesia
738 15| quelli ridevano piú forte: i bricconcelli leggevano sulla faccia tutti
739 13| la famiglia”. “Ah! quel briccone di Ciccillo; gli scrivo
740 10| spariva; l’ingordigia di quei bricconi era una botte senza fondo.
741 22| attendeva zio Peppe tra una brigata di amici. Avevo appena voltato
742 24| di sollazzi tra gioviali brigate. Giambattista era il contrapposto
743 12| Il contadino, presa la briglia, andava innanzi, tirati
744 7 | mancava un teatro ove potessi brillare. Non c’era cattedra. Egli
745 25| rischiarava; e quel giubilo brillava sulla faccia dei giovani,
746 14| di bei motti e con arguti brindisi. Egli era dottore in utroque
747 16| parola mi fece venire un brivido. Lui credeva di farmi piacere,
748 10| pan muffito e nero, e una brocca d’acqua polverosa. Nessuno
749 22| uomo non sapeva tenere il broncio, e la mattina mi parlò come
750 5 | una grossa calamariera di bronzo. Sul seggiolone sedeva uno
751 22| lavandaia”, mi disse lei a bruciapelo e fissandomi. Io non mostrai
752 12| spigliata, con quella faccia bruna e le folte sopracciglia
753 27| continuare, congedai tutti bruscamente. Se ne andarono mogi, in
754 11| possibile il trionfo della forza brutale sulla giustizia. Un dí scendevo
755 10| trovai per un ponte tra brutti ceffi in un camerone oscuro,
756 27| suo padre, perciò un po’ bruttina. Stavo lí come un amico
757 26| mamma venisse a lavarmi il bucato. Era imbruttita, con aria
758 10| Andria e di Cotugno e di Bufalini e di stimolo e di controstimolo.
759 23| la celebre definizione di Buffon: “Lo stile è l’uomo”. Io
760 22| per lo meno ch’io sono un buffone”. Salivo già, tra questi
761 2 | io pensavo mi pareva una bugia. Io stavo cosí concentrato
762 10| contro il nipote, e ch’era un bugiardo, un intrigante, un discolo,
763 3 | dalla paura, inventai una bugiella, e infilai l’altro uscio
764 7 | appariva in una grandezza buia, che mi faceva terrore.
765 16| Buommattei, Corticelli, bum!” E volgeva le pagine e
766 8 | tra mano il Corticelli, il Buonmattei, il Cinonio, il Salviati,
767 26| pensiamo alla lezione”. Quei buontemponi ch’erano attorno al greco,
768 5 | professore ci pose poi in mano il Burlamacchi, e piú tardi l’Ahrens per
769 21| navigando tra loro con la mia bussola, nella quale avevo molta
770 17| mi parevano un gioco di bussolotti. Quelle discussioni eterne
771 8 | dí avevo scritto su d’una busta un indirizzo, preceduto
772 25| immaginazione e nel sentimento. “Buttate al foco le rettoriche, –
773 5 | cominciavo con l’angolo a b c e la curva e la retta f,
774 | Ca
775 21| le teorie? E come si fa a cacciarle via queste teorie? Debbo
776 9 | segno di croce come per cacciarli via da me. Quel prete che
777 17| sistematico. Quelle notizie erano cacciate via dalle piú fresche, e
778 3 | fecero uno strepito, che mi cacciò il riso nella strozza. Eccomi
779 9 | una scampagnata sopra i Cacciottoli. Eravamo giunti al largo
780 13| e mandava prosciutti e caciocavalli. Ma ci voleva altro a calmare
781 28| pezzi di anatomia, frammenti cadaverici. L’uomo, come il tipo, è
782 3 | fregai le mani e le scarpe mi caddero a terra, e fecero uno strepito,
783 26| il due”. Ma ecco, il due cade, e io gitto le carte col
784 27| Io con buona grazia feci cader l’uso, e non si parlò piú
785 14| oscurantismo accennava a voler cadere, quantunque, mandato via
786 10| quei trenta carlini non cadessero nelle tasche di zio Pietro.
787 16| scherzi e i suoi motteggi cadevano freddi in mezzo a una gioventú
788 27| qualche villetta mi fermava, cadevo in fantasia e dicevo: “Oh
789 26| il cuore mi diceva: “Non cadrà il due”. Ma ecco, il due
790 10| mi chiamò un pezzente, un calabrese. Anche questo. Camminai
791 26| tanto meno il mediatore e la calabresella, che non avevo visto mai.
792 24| Felice Nisio, Samarelli. Di Calabria vennero Giuseppe De Luca,
793 5 | in mezzo era una grossa calamariera di bronzo. Sul seggiolone
794 12| e io gridavo che volevo calare, e il contadino bestia dava
795 28| Vangelo; e che quel contenuto, calato in mezzo a un’atmosfera
796 6 | Domenico stava serio, e calava il mento in atto d’incredulo,
797 10| farmacia Marra. C’era gran calca; uno spingersi innanzi e
798 14| Va bene, – replicò egli, calcando sulla parola, – dite al
799 12| poltra dava salti, tirava calci, chinava le gambe e il collo,
800 22| m’infilzo l’abito e mi calco il cappello. “Dove vai?”
801 18| si trasformava nella mia calda analisi in una scena drammatica.
802 14| cavato mai neppure un tre calli, e mi promise di presentarmi
803 27| come, e ci avevo fatto il callo, sicuro che venivano gli
804 13| caciocavalli. Ma ci voleva altro a calmare quei clamori! Il bisogno
805 19| abbondanza. Egli cercava calmarmi, chiamandomi coi piú dolci
806 20| affetto. Facile all’ira, si calmava subito. Coltura e ingegno
807 22| a quest’ora e con questi calori. Bada, non sudare, e fai
808 21| questo o quel pretesto, il calunniato mio corso; ma i giovani
809 21| innanzi, tonando contro i calunniatori, che accagionavano i puristi
810 6 | Cristo, detto perciò anche il Calvario. Alle falde era il Cimitero,
811 9 | a zio che io portava una calzetta rotta, e zio s’infuriò e
812 27| primitiva: le banche, le cambiali, il credito sono diavolerie
813 15| novità, e quelli mi spiavano, cambiandosi cenni birichini con l’occhio.
814 19| libero. Io che non gli vedevo cambiar registro, avrei dovuto cambiarlo
815 19| cambiar registro, avrei dovuto cambiarlo io, e prendere altra via;
816 21| ficcate nel cervello, debbo io cambiarmi il cervello?” Poi mi saliva
817 16| Quando io entrava colà, e, cambiato uno sguardo coi giovani,
818 10| le figure e con lo studio camerale. Quanti libri di zoologia,
819 7 | berretto di pelo, e abito e camicia erano sporchi di tabacco;
820 26| qualche obbligo a un tal Camilli, che teneva scuola di declamazione,
821 10| calabrese. Anche questo. Camminai in fretta, come uomo inseguito.
822 3 | scongiurare il demonio. Poi camminando in punta di piedi, pallido,
823 11| e talora mi facevo una camminata a piedi fino a Portici o
824 22| parlava cosí lesta come camminava, e non mi dava tregua, e
825 28| Milton, Klopstock. Toccai del Camoens come tipo di poeta nazionale.~
826 11| Cosa volete? gli è un camorrista”. Era la prima volta che
827 22| cui spiccavano cupole e campanili. Alzai il capo, e non mi
828 6 | mio amore alla natura, ai campi, ai fiori, ai ruscelli;
829 25| Ogni anno si allarga il campo del sapere; dopo alcuni
830 9 | Uscii a capo basso, come can frustato, senza pur vedere
831 28| pregiudizi furono scossi, ma non cancellati.~Cominciò in me l’età benefica
832 21| vecchio uomo non era ancora cancellato, l’uomo nuovo non era ancora
833 28| abusato delle forme, essi le cancellavano, e riducevano la poesia
834 15| cuore, saltando spesso i cancelli dell’“aureo Trecento”, e
835 5 | vecchio prendeva note come un cancelliere; talora si sogguardavano.
836 14| come la testa del morto, le candele funebri, le ombre, e li
837 17| studi filosofici erano in candeliere, mi davano una inquietudine,
838 22| mostrarle le dorate nubi e la candida luna e le luccicanti stelle,
839 20| sudore, sotto la sferza della canicola, col viso severo e con voce
840 3 | fragile e sottile come una canna, e pareva Nicola Villetta
841 26| dirne male. Non potendo cansarlo, ci strisciavamo sopra con
842 21| marchese. Io feci come il cantante che si fa pregare; parevo
843 10| guantato; ed ecco sonare, cantare, ballare. Oh! l’era una
844 4 | comandava con l’occhio dolce. E cantava e saltellava sempre, ed
845 15| cervelli i motivi li sentivi canticchiare per tutte le vie. In mezzo
846 10| D’Amore era figlio d’un cantiniere, e lui faceva il signorino,
847 26| canti biblici, dove il vero cantore è il popolo ebreo, nel suo
848 16| labbra; e gli amici dicevano, canzonando: “Che fa De Sanctis? Pensa
849 27| una canzonatura, e saremmo canzonati tu ed io”. Si tenne la carta
850 17| cervello. Lascio stare le canzonature dei compagni, che, a vedermi
851 4 | gran dire. Zia Marianna canzonava la mamma di quelle sue maniere
852 5 | labbra bavose. Tutti mi canzonavano, tutti ridevano di me; ma
853 27| e non mi lasciava piú, capacissimo di prendermi sotto il braccio,
854 5 | calde certe poesie del Capasso in dialetto napoletano.
855 14| pratica, e il poveruomo, che capi il latino, mi disse subito
856 15| di leggere”. Il cameriere capí, e si voltò a quel signore
857 26| vicende del gioco, senza capirci un ette. Conoscevo un po’
858 6 | leggevano, pochi erano atti a capirmi, soprattutto allora che
859 6 | stupido, come chi non ci capisca nulla, e di nuovo a leggere.
860 22| vuole uscire!...” “Ma tu non capisci che noi siamo predestinati
861 26| pubbliche non è ancora ben capita. La lettura che facevo io
862 19| rinfrancare le forze in Sorrento.~Capitai in casa di una buona contadina,
863 23| situazione era per me il punto capitale. Nell’esame degli autori
864 23| Dicevo che due difetti capitali erano la mutilazione e la
865 13| quella di Morra, sostenuta e capitanata dai due preti, quello di
866 16| essendo ivi gioventú nuova, capitata allora allora dalle provincie,
867 11| Fu data lettura di alcuni capitoli del sant’Antonio abate,
868 10| Erano miei coetanei, e ci capivamo meglio. Posi loro in mano
869 8 | zio, come un Corona, un Capobianco, un Boscero. “Chi è il marchese
870 7 | il suo favore all’abate Capocasale, a monsignor Colangelo e
871 23| Solevo dire che bisognava capovolgere la base.~Correva allora
872 21| mutando il punto di partenza, capovolgevo la base, dilettandomi di
873 21| contenuto che alla forma, veniva capovolta la base della grammatica
874 22| cosí bene. Aveva un bel cappellino che ombreggiava un visetto
875 24| grottesco con quella leggerezza capricciosa del greco. Veniva anche
876 12| animo e di forza, mi messi a caracollare per la discesa, e via via
877 12| Prima la via era buona, e io caracollava con un frustino in mano
878 12| piccante, peperoni gialli e una caraffa di vino asciutto furono
879 20| Già si nominavano Pepe, Carascosa, Colletta. Quando Giuseppe
880 18| con la famosa leggenda del carbonaio di Iacopo Passavanti. Nella
881 20| sentivo imprecazioni contro i Carbonari, e io me li dipingevo come
882 20| sballava grosse. Si vantava carbonaro; gridava contro il tradimento
883 10| contavano i minuti; carcerieri e carcerati sogghignavano, portando
884 10| Cosa è nato? sarà un noioso carcerato, sarà la grazia. Sí e no”.
885 10| si contavano i minuti; carcerieri e carcerati sogghignavano,
886 5 | stizzito. E l’abate mi fece una carezza, come per consolarmi.~Quando
887 13| e allora tornarono alla carica e chiedevano la loro porzione.
888 13| aveva fiutato ch’io voleva caricar lui della soma che stava
889 22| Lui mi seguiva, facendo caricature col muso. D’una parola in
890 20| tradimento di Francesco e del Carignano; ci narrava spesso del De
891 4 | a vederla ballare tanto carina. Quando toccò a me di andare
892 22| giunse questo vigliettino: “Carino. Con un po’ piú di pazienza
893 10| alcune piastre, che mi tenevo carissime e gelosissime. Era il mio
894 6 | Marat, Danton, Robespierre, Carlotta Corday, e poi venne Napoleone.
895 26| il suo tiranno e il suo carnefice, ed è insieme il germe che,
896 20| erano contro i sanfedisti e Carolina e Ruffo, e si vantavano
897 12| cominciò un via vai di carri funebri, con preci sommesse,
898 22| ero solito rimettermi in carrozza e rifare la via, mi è venuta
899 12| giunsi affannoso, che il carrozzone era già in via. “Ferma,
900 17| compagni, che, a vedermi quelle cartapecore in mano, affumicate dal
901 11| e caro; ma la mia natura casalinga e solitaria mi teneva lontano
902 3 | pensionista. Erano cibi sani e casarecci, che a me piacevano piú
903 1 | quattro figli, due preti e due casati. Uno era in Napoli, teneva
904 12| parevano congiurate a farmi cascare. Spesso il cappello rimaneva
905 22| troppo leggiera e sarebbe cascata giú. Presi un cartone e
906 17| corsa andava bene. Ma mi cascava l’asino, quando veniva alle
907 14| era stata improvvisata una casetta di quattro stanze e una
908 26| Balsamo, Ermenegildo Barci, Casimiro e Francesco De Rogatis,
909 22| scherzando: “Gracilino si, ma la cassa del petto è ben munita”.
910 19| sedetti e tirai a me il cassetto della scrivania, e lo trovai
911 27| Gasparrini, lo Scacchi, il Cassola ed altri, che non mi vengono
912 2 | giorno vidi molti libri in un cassone. “E che libri son questi?”
913 8 | autorità. Ritornò poi in Castellaneta, sua patria, e non ne seppi
914 27| possessioni sono come i castelli di Spagna, che talora ci
915 17| e quei Salviati e quei Castelvetri mi parevano addirittura
916 27| molto innanzi per purità e castigatezza di scrivere, e la loro traduzione
917 15| male spesso dove non era, e castigavo l’uno per l’altro, tra risa,
918 6 | a narrare la presa della Castiglia, la morte di Luigi XVI,
919 8 | Firenzuola, il Caro, il Castiglione, mi deliziavano. Nessuno
920 14| giustizia, scienza, dignità, castità erano per noi cose reali,
921 2 | descrizioni delle battaglie e le catastrofi finali, e mi piaceva molto
922 26| immaginazione c’erano il catechismo e le preghiere che ci sforzavano
923 15| miei quadri grammaticali, categorizzando, subordinando e coordinando
924 14| splendore di orologio e catenella, col panciotto ben teso,
925 5 | retta f, e i triangoli e i cateti, mi pareva entrare come
926 24| io. Non perciò facevo il Catone, ché non era il mio costume;
927 28| cosmopolitico, universale, cattolico della nuova religione, che
928 28| loro succo ex visceribus causae, dalle viscere del contenuto.~
929 10| promettevo d’essere piú cauto.~Un giorno non ne potevo
930 27| ricordo il seminario di Cava, dove il marchese era spesso
931 26| toccai del suo amico Guido Cavalcanti, e ci colpí non la vantata
932 28| qualità di quel contenuto cavalleresco, ne dedussi che quello che
933 6 | dove era la mangiatoia pei cavalli, e dove tra mucchi di legna
934 12| di no. Non ci fu verso di cavar loro una parola, e io che
935 26| per via di astrazioni, può cavarlo di là e contemplarlo nella
936 22| vedevo lei, e non potevo cavarmela dinanzi, e mi sentivo mormorare
937 19| avrei fatto il poeta, e cavate fantasie graziose dalla
938 15| rado descrizioni, e sempre cavati da cose note e facili. Il
939 17| dissertazioni sottili e cavillose sulle parti del discorso
940 20| il cui discorso mi sembrò cavilloso e curialesco. Queste furono
941 15| Parini, il Saul, la Lucia, la Cecilia, l’Ermengarda erano letture
942 12| atto di disertore. Alfine cedetti alle grida di mia madre,
943 10| per un ponte tra brutti ceffi in un camerone oscuro, dove
944 20| Guizot, ci parve un brutto ceffo. Queste speranze, timori,
945 28| Metastasio era antipatico. Anche celatamente divorai le opere del Bettinelli,
946 11| Monti erano letture fresche, celate al marchese; e feci la tela,
947 5 | onomastico dell’abate. Per celebrare la sua festa volle dare
948 26| popolare. Non eccettuai la celebrata canzone del Petrarca alla
949 28| combattendo i metodi de’ piú celebri comentatori, che andavano
950 17| verbo, e passando, con moto celere e trionfante, alle proposizioni,
951 22| era scritto cosí: “O mia celeste Emilia, domani a vent’ore
952 14| Talora mi chiamava per celia uno svizzero. Io mi faceva
953 10| come Guicciardini, Davila, Cellini. Le Storie del Machiavelli
954 10| volete letti? volete buona cena e buon vino? pagate, pagate,
955 12| orinatoi, da spazzature, da cenci, da uomini vivi e da uomini
956 22| sporca e umida. Certi monelli cenciosi mi guardavano con un occhio
957 10| quelle epigrafi, quelle ceneri coronate, quegli Adami rabuffati,
958 15| maestro”, appena con un cenno di capo, mentre si levò
959 27| Quella infilata di titoli, di censi, di rendite, di fitti non
960 17| pietà e senza riguardo. Censuravo quel moltiplicare infinito
961 17| libri, giudizi. Le mie censure erano senza pietà e senza
962 2 | tutti i sabati si recitavano centinaia di versi latini a memoria.
963 10| supplichevole. E allora il cerbero si mansuefece, e lasciò
964 26| leggero non le veniva piú. Cercammo rianimarci l’uno e l’altra,
965 20| lassitudini della vita, che cercano appagamento nella quiete
966 28| quell’organismo bisogna cercar la sua regola. Il contenuto
967 11| spiriti solitari. Parecchi cercarono di rivederlo presso Antonio
968 6 | ci diceva: “Ora bisogna cercarvi un maestro di legge”. Si
969 23| di persone, ch’io aveva cercato di riempire alla meglio
970 27| sulla moderna letteratura. Cercavamo ancora qualche vecchio autore,
971 20| mormorii politici erano in una cerchia assai ristretta. I piú non
972 15| mano e dico: “Pardon”, e cerco di pigliare il giornale;
973 24| civili menzogne che chiamano cerimonia e convenevoli. No: preparatevi
974 | Certamente
975 11| padre Bartoli. “Dire con certezza che di questa o quella parola
976 15| la Norma aveva voltato i cervelli i motivi li sentivi canticchiare
977 27| un po’ saputella, con un cervellino sottile e acuto, sullo stampo
978 12| fetore acre, che veniva da cessi, da orinatoi, da spazzature,
979 27| disputare di madame de Staël, di Chateaubriand, di Victor Hugo, di Lamartine.
980 14| marchese Imperiale, Augusto e Checchino. Giunsi là gioioso, e narrai
981 22| modulava:~Quant’è bella chella stella, ~Ch’è la primma
982 15| commovente, e allora stavano cheti come olio, e talora i piú
983 23| che non fiatò piú e stava cheto e attentissimo. Il marchese
984 14| prima volta io mi sentii chez moi, dando libero corso
985 26| eroiche del Filicaja, del Chiabrera, del Guidi, del Frugoni.
986 4 | via, e mi fermai un poco a chiacchierare con lui. “Sai, – dicevo; –
987 5 | di Cinea fu il tema d’una chiacchierata sul nostro destino, quando
988 20| mie passeggiate e nelle chiacchierate intime con gli amici, facevo
989 6 | dava qualche pizzicotto. Chiacchieravo molto, soprattutto di libri
990 5 | un sofista e Lamettrie un chiacchierone. Voltaire, Diderot, Rousseau
991 26| impressione, che alzava gli animi. Chiamammo questo sentimento il divino,
992 17| ribellai contro l’antico me, chiamando pedanteria tutto quello
993 19| Egli cercava calmarmi, chiamandomi coi piú dolci nomi, e pigliandomi
994 12| che non si lasciava mai chiamar maestro. In quel tempo gl’
995 20| talvolta manesco. Io pensai di chiamarlo a me e alleviargli la vita.
996 2 | Egli ti è zio, e potrebbe chiamarti a sé e mantenerti lui”.
997 8 | le sue conversazioni si chiamassero lezioni. Quelle due o tre
998 3 | tornavo e facevo la seconda chiamata: “Zio, sono le sei e mezzo”;
999 12| stipendiato, e rispondevo subito: “Chiamatemi amico”.~Egli aveva due sorelle
1000 24| specchiatevi in coloro ch’io ho chiamati col nome di amici miei;
1001 12| Il duca s’inalberava, e chiamavalo a sé e gli faceva una strillatona.
1002 27| quel punto che Proudhon chiamerebbe anarchia. Era una piccola
1003 22| nome. A proposito, come ti chiami?” “Mi chiamo Agnese”. “Il
1004 22| proposito, come ti chiami?” “Mi chiamo Agnese”. “Il nome di mia
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