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Capitolo
2007 17| avrei voluto ridurre tutto a fil di logica, e concordare
2008 20| suoi discorsi limpidi e filati. Mi ricordo fra l’altro
2009 24| procedeva liscio, ma sempre filato e nutrito, non stagnava
2010 26| per le canzoni eroiche del Filicaja, del Chiabrera, del Guidi,
2011 26| scuola del marchese i giovani Filippo De Blasio, Enrico Capozzi,
2012 28| trovavo tra i retori e i filosofi, e mostravo il viso agli
2013 7 | spirito un nuovo orizzonte filosofico; mi bollivano in capo nuovi
2014 26| Rogatis, Belfiore, i fratelli Finelli, Francesco Bax, Pasquale
2015 2 | meglio di me e sentiva piú finemente.~In quella prima febbre
2016 23| era all’antica, con grandi finestre e grandi sale. A dritta
2017 24| progressiva si notarono certe finezze di gradazione, che rivelavano
2018 22| faceva la schizzinosa e fingea le convulsioni, con la bava
2019 20| rivoluzione e della libertà”. Noi finimmo con prendere in burla il ’
2020 27| tutta questa roba litigiosa? Finirete che gli avvocati si mangeranno
2021 10| vederle in mano a zio Pietro finirono tra le unghie di un bricconcello.
2022 22| facendo: “Uh! uh! uh! E finiscila mo. Capisco che sei venuto
2023 19| non finivo piú che non finisse il libro. Sceglievo un periodo
2024 26| voler bene da tutti. Cosí, finiti quei cinquanta ducati tentatori,
2025 19| descrizioni animate, che finivano quasi sempre col delirio
2026 6 | un paravento e illuminato fiocamente da una finestra che metteva
2027 28| particolarmente italiana e fiorentina. Notai nell’Inferno una
2028 21| monellerie di Pier Angelo Fiorentino e delle velleità di Vaccaro
2029 11| come i Fatti di Enea, i Fioretti di San Francesco, le Vite
2030 27| favore presso gli studiosi. Fiorivano molte scuole a sua immagine,
2031 8 | geografico tra i villaggi di Firenze indicato Signa. Non so perché,
2032 8 | Gelli, il Giambullari, il Firenzuola, il Caro, il Castiglione,
2033 3 | rifacendo la via, e mi sentivi fischiare nell’orecchio: “Al ladro,
2034 26| popolo ebreo, nel suo clima fisico e morale. Tale lirica è
2035 14| tribunali. Toltami cosí questa fisima dell’avvocheria, i miei
2036 10| curiosità. Storia naturale, fisiologia, patologia mi attiravano
2037 10| piccoli senza espressione, fisionomia senza colore, mi pare ancora
2038 12| piú cari amici ricordo le fisionomie, non il vestito. Quelle
2039 23| empiastro. C’era in quella fisonomia non so che d’equivoco. Stetti
2040 22| disse lei a bruciapelo e fissandomi. Io non mostrai sorpresa:
2041 22| umiliasse; ma non avevo tempo di fissare la mia idea, ch’ella parlava
2042 28| alla meditazione, il non fissarmi in alcuno scrittore, e il
2043 22| lampo e non avea la forza di fissarsi. Tornato a ora di pranzo,
2044 15| guardando me. Quell’ora fissata per la lezione mi parve
2045 22| luce la vedevo dovunque fissavo l’occhio, e talora sulla
2046 27| di censi, di rendite, di fitti non mi entrava, non ci capivo
2047 26| sentimento nazionale, stimando fittizio e superficiale quel sentimento
2048 10| scappavano nelle altre stanze. Fiutai un cattivo vento e tirai
2049 13| negl’impicci. Forse aveva fiutato ch’io voleva caricar lui
2050 11| menavano via i loro figli. Si fiutava poco lontana una catastrofe.
2051 17| durevole, perché, con quel fine fiuto dei giovani, sentivano che
2052 25| sui contrasti o antitesi, flagellando il loro abuso, massime quando
2053 24| vigliaccheria. Con lo stesso zelo flagellavo ogni atto basso e volgare,
2054 12| piombò sopra Napoli come un flagello. Le immaginazioni furono
2055 25| collera di Socrate, che flagellò come violazione dell’umana
2056 15| crepare di rabbia con la loro flemma. Quando prendevano un giornale,
2057 26| aveva la voce abbastanza flessibile e mutabile, mi veniva il
2058 25| mi spiacevano. Mostrai la flessuosità del nostro endecasillabo,
2059 3 | pelle bianchissima e rosea; florida era di salute, e di umore
2060 8 | Gatti, Cusani, Ajello, Florio, Capozzi. Il marchese cominciò
2061 26| lavorío della mente dalle sue fluttuazioni. Ma quel concetto diventò
2062 27| marchese rendeva pan per focaccia, e covriva de’ piú curiosi
2063 11| investo con parole pronte e focose. Colui, colto cosí all’improvviso,
2064 10| gesti grossolani; i piú focosi minacciavano, e quelli ridevano. “
2065 20| sicumera giudizi di giovane focoso e inesperto. Forse nei miei
2066 21| la base, dilettandomi di foggiar sistemi nuovi a mio comodo.
2067 28| come gli Dei e gli eroi, foggiato dal poeta in quell’atmosfera,
2068 9 | con molta gravità delle foglie di fico o del vitello d’
2069 27| Tommaso stese sopra un gran foglio di carta avvocatessa una
2070 14| bene e credeva a quelle fole. Mi mandarono subito mio
2071 22| innocenza di vita, mi parve una follia quel correr dietro a una
2072 12| quella faccia bruna e le folte sopracciglia e gli occhi
2073 22| facea venire la stizza e fomentava il desiderio. La sera del
2074 28| quella critica ne’ punti fondamentali, dopo vana resistenza, vi
2075 25| questa collaborazione che si fondano le amicizie e si formano
2076 24| in una stretta amicizia, fondata sulla stima. Mi pagava dodici
2077 17| ebraico o da non so dove, fondate sopra un certo scambio di
2078 28| concetti e ne’ tipi. Si fondavano sul Vico, che cercava nell’
2079 28| NARRATIVO~Questa storia di bassi fondi non giungeva sino a noi.
2080 21| fossero per l’uomo di gusto fonte viva e fresca di buona lingua,
2081 27| castigato e in lingua assai forbita, di che il marchese gli
2082 12| badare al tovagliolo e alla forchetta: avrei mangiato con le dita.
2083 23| stile, le parti necessarie a formare il tutto. Una sola di queste
2084 26| essa si era naturalmente formata l’aristocrazia dell’ingegno.
2085 15| nascevano lí vivi sulla lavagna, formati da me e dai giovani, ciascuno
2086 2 | le mie letture sino alla formazione dell’Impero d’occidente
2087 5 | e dilemmi; e divenni un formidabile e seccantissimo disputatore.
2088 15| mi armai il naso di due formidabili occhiali, che a ogni mio
2089 24| della critica era questa formola: “la situazione è sbagliata”,
2090 20| guerra, con quelle solite formole alla francese: “Thiers c’
2091 27| Luigi Settembrini, Vito Fornari, Antonio Mirabelli. Tutti
2092 13| che s’era avviato per il foro: e perché non io pure? Poi,
2093 26| le deliziose strofe sulla forosetta, e ancora piú la canzone
2094 5 | il da fare per allora era fortificare gli studi letterarii e cominciare
2095 13| famiglia, e che vis unita fortior. Invano. A Napoli non si
2096 28| mondo fosse un accozzamento fortuito di atomi”. Venendo a’ tipi
2097 28| Il suo viaggio alle Isole fortunate è un capolavoro, e le molli
2098 14| Simile può dirsi delle fortune. Vi sono certi tempi nei
2099 17| inghiottii il Varchi, il Fortunio e i sottili Avvertimenti
2100 7 | conciliazione pareva anche a me forzata; ed era chiaro che già si
2101 10| grosso, nientemeno da lavori forzati, e non ci fecero chiudere
2102 17| che vere, se il metodo era forzato, se il contenuto era monco,
2103 27| si direbbe eccentricità e fosforescenza. Ripeteva in caricatura
2104 3 | quella cura usciva magro, e fragile e sottile come una canna,
2105 3 | applaudirono, e in quel fragore io mi ripigliai e mi mangiai
2106 28| riducevano a concetti puri, fraintendendo il Vico. Mostrai che Achille
2107 8 | l’è un arcaismo, l’è un francesismo”. Accompagnava queste sentenze
2108 20| conversazione piacevole, franco, impressionabile, di primo
2109 17| chiamavano “linguaiuoli” o “frasaiuoli” gli scolari dei Puoti.
2110 11| uscito di memoria tutto quel frasario convenzionale, che piaceva
2111 27| quel saltellare di palo in frasca, con quei punti ammirativi
2112 10| cinquecentista e quel secco fraseggiare da trecentista. Venutomi
2113 12| spettacolosa, i campanelli, le fraterie, i preti, i fratelli delle
2114 5 | dico nulla dei rotti, delle frazioni e dei problemi. L’abate
2115 3 | un riso sul labbro, e mi fregai le mani e le scarpe mi caddero
2116 19| non trovavo gli abiti, e fremevo d’impazienza; e mi volto
2117 12| facce, stentando molto a frenare il riso. Vedevo le cose
2118 14| buoni figlioli, guidati e frenati da retti principii, ai quali
2119 8 | diceva. M’era venuta la frenesia degli studi grammaticali.
2120 2 | solo del mio avviso. Ero frenetico contro Varney, il traditore
2121 27| da loro veniva a me una fresc’aura di vita e d’ispirazione.
2122 26| furono innanzi sonetti vivi e freschi, che parevano scritti oggi: “
2123 8 | allampanato, disse ch’io era de frigidis et maleficiatis: parole
2124 26| fanno leggere tante cose frivole, non sia penetrata un’antologia
2125 24| opera della natura. Crebbe frivolo, superficiale; faceva dello
2126 22| pigliando di qua e di là, frizzando, motteggiando e sfogando
2127 27| che s’era già rabbonito, e frizzava i giornalisti, e faceva
2128 24| spirito; motteggiava con frizzi spesso volgari. Suo bersaglio
2129 16| fuori col suo naturale, le fronti si spianavano e le ore passavano
2130 26| Chiabrera, del Guidi, del Frugoni. La canzone del Guidi alla
2131 23| era volto verso casi, e mi frullava pel capo la lezione del
2132 27| del poema epico, e già mi frullavano alcune idee fin dal mattino.
2133 10| pietre, ma mi toccò una frustata da uno stalliere che mi
2134 9 | Uscii a capo basso, come can frustato, senza pur vedere il marchese.
2135 12| e io caracollava con un frustino in mano e in aria di bravo,
2136 15| equivoca, che il sangue mi fuggí dal viso. “Tu hai poco mondo, –
2137 12| alcuno, con l’aria di un fuggitivo. Prima la via era buona,
2138 19| che quel disgraziato s’era fuggito di casa con un tal don Raffaele,
2139 12| osava accostarsi; l’uno fuggiva l’altro. La vita pubblica
2140 10| stucco, come tocco da un fulmine. Non balbettai neppure.
2141 14| core a core, Enrico ed io. Fumavano quei bei maccheroni di zita,
2142 12| alla mia testa piena di fumi e di fantasie stravaganti,
2143 3 | stanza, e quelle panelle, fumigavano ancora, e me ne veniva l’
2144 18| Quando lessi: “spento il fumo alla cucina, è spento ogni
2145 16| incoerenti: il cervello diveniva fumoso e pieno di ombre. Talora
2146 3 | cesta che penzolava a una fune presso il balcone. Giunse
2147 19| attiravano come un romanzo funebre. Lessi piú volte la descrizione
2148 20| volta che gli uomini vedono furberia in ciò che è vanità o inabilità.
2149 20| beniamino, io lo creava un furbo di tre cotte. Pure, dentro
2150 11| un tal C...~Costui era un furfante, che mi promise di pagare
2151 28| lamenti di Tancredi e ne’ furori d’Armida. L’organismo del
2152 5 | spese fatto un magnifico gabinetto, che poi fu acquistato dall’
2153 26| alcuni altri bravi giovani: Gabriello Balsamo, Ermenegildo Barci,
2154 19| per via quel giovanotto gaio e spigliato, che ammiccava
2155 2 | quell’uomo dotto e buono il galante Leicester. Ma Giovannino
2156 11| discorsi di moda e di avventure galanti, i sozzi parlari mi seccavano:
2157 10| Stavo allora leggendo il Galateo ed il Cortigiano, e vago
2158 2 | dicevo io. – Cesare vinse i Galli che erano barbari e ignoranti
2159 21| altre classi. “Quanto ai gallicismi, facciamo pur la guerra, –
2160 27| peste di oltralpe, ch’è il gallicismo, “ma il romanticismo è peggio,
2161 13| che aveva fatto un debito garantito da zio Carlo, e che non
2162 12| ballo. Quel maestro perciò garbava poco alla mia testa piena
2163 10| divertimenti chiassosi non garbavano. Uscii verso le tre pomeridiane,
2164 11| marchese di Montrone, il Gargallo, il padre Cesari, il Costa
2165 21| bocca del massaio o del gastaldo. Né mi faceva orrore qualche
2166 1 | schiena, a nascondersi, a gatta cieca. Io nella lotta usava
2167 27| vostro Tasso. Don Tommaso ci gavazza dentro e ci s’imbrodola,
2168 5 | prose, in fine complimenti, gelati e confetture. Giovannino
2169 8 | l’occhio alla lingua. Il Gelli, il Giambullari, il Firenzuola,
2170 10| che mi tenevo carissime e gelosissime. Era il mio secreto, e non
2171 10| ora?” Stava presso a me un gendarme, che mi domandò di quale
2172 17| finché mi tenevo nei termini generalissimi di una grammatica unica,
2173 28| gradazioni progressive generano da ultimo il gran poeta,
2174 11| opinioni e di caratteri generava calde discussioni che stringevano
2175 2 | intorno a me. Quei fantasmi generavano altri fantasmi, ed io mi
2176 28| poesia a concetti e tipi generici. Questo pareva a me una
2177 28| Achille non era un tipo generico ed esemplare, ma un tipo
2178 17| grammatica. Col mio metodo genetico, io li faceva uscire naturalmente
2179 27| ali al genio”. “E quanti geni, gridava, ci sono oggi piovuti
2180 10| imprecando contro quel gentame che mi chiudeva il passo.
2181 26| Tale lirica è la voce delle genti primitive, e si confonde
2182 8 | Trovai in un dizionario geografico tra i villaggi di Firenze
2183 10| zoologia, di chimica, di geologia, di medicina mi venivano
2184 5 | medesimo mi avvenne con la geometria piana e solida. Facevo le
2185 11| si leggeva la novella del Gerbino o la descrizione della peste
2186 26| Creatore; e qualche Treno di Geremia. Era per noi come un viaggio
2187 26| carnefice, ed è insieme il germe che, fecondato nella fantasia,
2188 27| uso a deciferare tutti i geroglifici dei miei scolari, non mi
2189 19| con la mia bella statua di gesso, usai le ore vespertine
2190 20| ciarlava volentieri delle sue gesta, e, quando vedeva spuntare
2191 20| Che uomo! – gridavo io, gestendo forte. – Thiers lo invia
2192 5 | quelle macchine animarsi, gestire, colorire; aria, luce, elettricità;
2193 3 | zio; perché ella parlava e gestiva il piú bel napoletano. Aveva
2194 11| riscaldavo e gridavo forte e gestivo ancora piú, a gran sorpresa
2195 22| di trent’anni or sono”. “Gesummaria! – disse lei, come vedesse
2196 10| sotto al balcone, ve la gettarono tutta con parole e con gesti
2197 26| volevano lasciare, e mi gettavano in dolci fantasie.~Parlando
2198 3 | orologio nell’orecchio, mi gettavo giú di letto, e correvo
2199 27| stringente come una tenaglia. Ghermí il povero abate e ne fece
2200 15| signore, mi era parsa una gherminella, e al suono di quel “Pardon”
2201 19| con sola una mano. Lei la ghermiva e la slanciava subito in
2202 9 | sanguisughe e digiuni e cuffia di ghiaccio. Riebbe la parola, ci guardò,
2203 15| buono, del quale io era ghiotto. Ma ciò che mi tirava là
2204 | giacché
2205 25| altrimenti le sue forze giacciono inoperose. La libertà è
2206 10| giorno non ne potevo piú; giacevo sotto la croce. Era carnevale.
2207 19| leggere, e la mia faccia gialla cadeva sui libri. Quel frequente
2208 12| formaggio piccante, peperoni gialli e una caraffa di vino asciutto
2209 12| sapere da me perché, cosí giallo e tisico, mi avevano lasciato
2210 8 | alla lingua. Il Gelli, il Giambullari, il Firenzuola, il Caro,
2211 27| consiglio a suo fratello Giammaria, che teneva uno dei piú
2212 7 | era quella di don Niccola Gigli. Ma c’era troppa folla di
2213 17| organismo. Inselvato in quel ginepraio di tempi, di modi e di verbi
2214 26| tenni poesia mediocre La ginestra, dove la base poetica è
2215 2 | come oggi è nei nostri ginnasi, e comprendeva Grammatica,
2216 12| sentivo disposto a piegar le ginocchia e adorarla. I miei sentimenti
2217 1 | sentire la messa. Noi stavamo ginocchioni, con le mani giunte e la
2218 12| invitarono a bere, e cioncai e giocai con loro, e non mi parve
2219 24| in Napoli e divenuto un giocatore. Il giovane era studioso,
2220 19| parecchi giuochi. Un dí giocavamo a chi alzasse una sedia
2221 12| contadini, che trincavano, giocavano e bestemmiavano. Presto
2222 25| cosa, può essere un buon giocoliere nel maneggio della rettorica,
2223 27| entusiasmo. Pareva come un bel gioiello scavato di sotterra, e di
2224 7 | la mia lettura con l’aria gioiosa del trionfatore, visto che
2225 14| Augusto e Checchino. Giunsi là gioioso, e narrai la mia buona ventura
2226 27| rabbonito, e frizzava i giornalisti, e faceva il lepido ch’era
2227 20| collegati di occasione. Quelle giostre oratorie mi rapivano in
2228 19| faceva l’amoroso con una giovanetta, figlia del Ronchi, medico
2229 12| compagnia di donne; quelle due giovanette amabili e ingenue mi attiravano
2230 14| per vedere, chi sa? la Giovannina o la Teresa, figlie del
2231 21| mandavano scintille. A che giovano le memorie? Di noi muore
2232 28| poetiche, le quali possono giovare ai poeti, non come esemplari
2233 20| la bianca chioma come un Giove, tutto gesti, tutto nella
2234 11| andavo regolarmente tutti i giovedí e le domeniche, e lavoravo
2235 24| buontempone, vago di sollazzi tra gioviali brigate. Giambattista era
2236 22| con lei. Avevo una certa giovialità interiore che mi rendeva
2237 23| venne in pensiero: “la bella giovinetta, che ha paura di andar sola!”
2238 15| scuola era mutata; quei giovinetti si pavoneggiavano e facevano
2239 6 | teneva per mano, una bella giovinotta un po’ piú grandicella di
2240 23| scelta degli accessori mi giovò assai il Beccaria, quantunque
2241 5 | sonetto, un luogo comune, girato assai bene in quattordici
2242 26| giorno, e i piú bei luoghi mi giravano per il capo, e non mi volevano
2243 27| bel giardino; e, quando giravo per le alture di Napoli,
2244 16| per le strade mi dava la giravolta; spesso piú ripensavo e
2245 6 | usciva e lasciai stare. Ci gittammo allo studio del francese,
2246 7 | ricordo il suo cognome. Egli gittando lo sguardo nella filosofia
2247 25| poetiche non erano roba da gittare al fuoco. Sole esse conducono
2248 27| desiderio di cose nuove. Si gittarono sulla letteratura francese:
2249 21| questo era roba da esser gittata a mare. Naturalmente la
2250 10| camerone oscuro, dove fummo gittati tutti come una balla. Sentimmo
2251 8 | dei piú ignorati. M’ero gittato anche sui cinquecentisti,
2252 28| varie osservazioni di stile, giudicando io Virgilio come il piú
2253 25| dopo analisi secolari, giunge a questa guardatura aquilina,
2254 22| vissuta in quelle parti. Giungo al palazzo ove abitavano
2255 25| falò. Questi vari rumori mi giunsero all’orecchio, e ne fui sdegnato.
2256 1 | ginocchioni, con le mani giunte e la testa bassa, pregando
2257 15| attorno a un imbecille. E giurai che non ci sarei capitato
2258 15| natura era piú forte dei giuramenti.~Quelle letture mi facevano
2259 14| voglio piú sapere”. E feci il giuramento di Annibale, e non vidi
2260 26| qualche sentore si aveva del Giusti: se ne mormorava qualche
2261 2 | cervello. Non c’era ancora un giusto criterio per distinguere
2262 21| lezione, e qualche benevolo gliel’aveva mostrata da un altro
2263 12| borsellino pieno di piastre, e gliele offersi, dicendo: – A voi,
2264 21| loro causa, e difendeva e glorificava il vero purismo. Cosí piú
2265 6 | Ciccillo, e mi presentava tutto glorioso. Nonna non c’era piú. La
2266 8 | Costabile parlava e rideva e godeva del nostro imbarazzo. quando
2267 27| studiavo le loro impressioni. Godevo tanto a vedermeli intorno
2268 26| fece lui, io feci la parte goffa. Il signor Albanesi non
2269 6 | diceva barzellette, ridendo goffamente. Giovannino faceva il sentimentale
2270 14| ignaro degli usi e timido e goffo, non mi movevo, credendo
2271 28| superiore a tutti i tragici, e Goldoni a tutti i comici, e la Basvilliana
2272 10| addobbato. Mi feci largo a gomitate, imprecando contro quel
2273 27| lunghe, giocava spesso co’ gomiti, e mi dié una gomitata,
2274 21| E il Gatti mi toccò il gomito ridendo, e disse: “Già,
2275 9 | piccino; era un’onda che mi gonfiava il cuore e si versava fuori.
2276 26| sentivamo sotto il vuoto e il gonfio. Certe poesie facevano sdegno,
2277 3 | e mi attaccavo alla sua gonnella. Giovannino, per non parere
2278 17| quei caratteri barbari, gotici, abbreviati, minuti che
2279 6 | le regole e i dialoghi di Goudar, che allora era in voga.
2280 27| inappellabile di quelli che lo governano. Il loro affetto era cosí
2281 2 | Marianna ch’era come la governante di casa, talora mi dava
2282 19| Dimagravo a vista d’occhio; ero gracilissimo, spesso infreddato, e passavo
2283 23| terso o limpido non sono che gradi della chiarezza. L’eccellenza
2284 25| molta fatica, ma non fu gradita, fu un vero fiasco. Io ci
2285 21| disse molte belle cose. La gragnuola veniva tutta addosso a me;
2286 17| osservazione. Quella tanto sudata grammatichetta era già uscita in luce;
2287 10| posi in mano quelle poche grana che mi trovai, e lui crollando
2288 2 | sventure m’impressionavano grandemente, e innanzi al mio cuore
2289 19| aveva una figliuola unica, grandetta e belloccia. La mamma nel
2290 6 | bella giovinotta un po’ piú grandicella di me, e io mi lasciavo
2291 27| sullo stampo paterno. Fatta grandina, dicevano che era tutta
2292 2 | tirava al maraviglioso e al grandioso. Quando ci levammo, zio
2293 6 | un berretto da notte, era grasso e basso, con la faccia rossa
2294 23| quantunque io concedessi ingresso gratuito a tutti quelli che si dicevano
2295 23| adducendo per motivo la gravezza dell’età. In verità io era
2296 26| poeta, condensate in sintesi gravide, solevo dire, piene di cose.
2297 4 | Genoviefa, e fino piú tardi la Graziella di Lamartine.~ ~ ~
2298 18| forse fece la descrizione graziosa di una festa, nella quale
2299 19| poeta, e cavate fantasie graziose dalla luna, dalle stelle
2300 17| cultura, attesa la mia scarsa grecità e l’ignoranza delle cose
2301 4 | lei; e lei mi prendeva in grembo e mi dava baci, e mi faceva
2302 25| Tutto questo è un materiale grezzo, che dee riempire la memoria
2303 2 | pizzicotto al braccio, e mi fece gridare: “ah!” Poi disse: “Eh! testa
2304 3 | sotto la panelle. Saltarono, gridarono, batterono le mani, mi applaudirono,
2305 12| aveva la testa piena di grilli e non sapeva star solo.
2306 26| sonetti mi fecero venir le grinze al naso: “Che roba è questa?”
2307 19| quell’ambiente volgare e grossolano in cui ero pur costretto
2308 26| la posta al di là della Grotta di Pozzuoli. Quei paesani
2309 26| alla napoletana. Io restai grullo. Quando la tempesta finí,
2310 26| Leopardi. Divisi in piccoli gruppi, ci demmo la posta al di
2311 27| l’Imbriani, il Poerio, la Guacci, il De Vincenzi, i Savarese,
2312 27| lite è cosa ottima, perché guadagnando hai il cento per cento”.
2313 5 | piccino sarebbe stato a guadagnar quattrini prima di noi.
2314 26| emozione e la mia ammirazione guadagnarono tutti. Preso l’aíre, c’immergemmo
2315 26| allora quanto non ho mai guadagnato in mia vita. Quei cinquanta
2316 25| insolita, che a poco a poco guadagnò anche me. Non mi sapevo
2317 25| ispirarsi nell’argomento, e guai a colui che cerca aiuto
2318 11| servi che “gli davano le guanciate”. Questi modi di dire non
2319 5 | confetture. L’abatino in guanti faceva assai bene gli onori
2320 14| tuo comodo”, dicevo io, guardandogli le mani. “Prendi; altrimenti
2321 14| se l’offeso fosse lui, e guardandolo con occhio severo. Quella
2322 22| cosí timido che non osavo guardarla fiso in faccia, e la guardavo
2323 16| riscotevo, veggendo qualcuno guardarmi e ridere; ma poi tiravo
2324 10| Figuriamoci. Le vie erano guardate da gendarmi a piedi ed a
2325 21| marchese, e mi proposi di star guardingo per non dispiacergli. E
2326 19| buona igiene poteva forse guarirmi; ma ero inesperto e spensierato.
2327 13| era speranza che zio Carlo guarisse interamente con la stufa
2328 17| sopprimere le differenze e guastare la storia, ponevo l’ingegno
2329 4 | tanti vezzi e ninnoli non le guastassero il cuore, e rivolse la figliuola
2330 20| velleità e rumore, mi aveva guastato l’idolo. Mi s’ingraziò un
2331 28| verosimile e allo storico, guastò la verità poetica, e, correndo
2332 28| letture avevano prodotto un guazzabuglio nella mia mente. Molte opinioni
2333 27| ne voleva al Verri ed al Guerrazzi, e lodava la semplicità
2334 10| e vago sempre di fatti guerreschi, la sera leggevo come un
2335 28| sottigliezze dottrinarie, di Guglielmo Schlegel, e m’aiutavo da
2336 10| ingegno e di stile, come Guicciardini, Davila, Cellini. Le Storie
2337 14| eravamo buoni figlioli, guidati e frenati da retti principii,
2338 5 | uomo intelligente mi avesse guidato in quei lavori! Ma ero io
2339 15| cera punto militare, che mi guidò all’ultima camera, a sinistra.
2340 23| cose espresse. In questa guisa coordinavo insieme, sulla
2341 26| è questa?” Mi pareva fra Guittone o fra Iacopone. Mi venne
2342 26| quegli studi. Furono molto gustati la Cantica; un Salmo di
2343 5 | delicate; ma io era miope, e gustavo poco quel che poco vedevo,
2344 6 | quel Costantino. I miei gusti non erano mutati. Abbracciai
2345 26| gli Eletti. Il marchese gustò l’idea, perché ci vide come
2346 15| quella lettura, tanto piú gustosa quanto piú ritardata, all’
2347 28| la Crusca mi riuscirono gustose. Queste letture avevano
2348 15| analisi delle cose, a loro gustosissima. Solevo scegliere i luoghi
2349 17| allora avessi conosciuto Hegel, avrei battezzato per accidente
2350 28| 3. Parimente l’umano, l’homo sum, fondamento assoluto
2351 27| Chateaubriand, di Victor Hugo, di Lamartine. Io mi mescolavo
2352 26| pareva fra Guittone o fra Iacopone. Mi venne il sospetto d’
2353 17| facessi mia. Perciò quella ideata storia delle forme grammaticali,
2354 26| Eravamo non critici, ma idolatri. Le canzoni patriottiche
2355 15| Egisto e Clitennestra, Ifigenia, Lucrezia e Virginia, Olindo
2356 19| e mal di gola. Una buona igiene poteva forse guarirmi; ma
2357 14| intrigante per voi”. Io, ignaro degli usi e timido e goffo,
2358 6 | che ci tirava a cose meno ignobili. Ci demmo agli esercizi
2359 8 | piú di me, e ch’io era un ignorante, e doveva rifare i miei
2360 24| modestia, che sembrava lui solo ignorasse quello ch’egli valeva.~La
2361 8 | so quanti altri dei piú ignorati. M’ero gittato anche sui
2362 19| descrizione del tetano: ignoravo il nome e la cosa. Impressionabile
2363 15| d’una condizione nuova e ignota. Il fatto è che, quando
2364 26| come un viaggio in terre ignote e lontane dai nostri usi.
2365 | II
2366 20| stringevano intorno con le facce ilari, dove si leggeva la sicurezza
2367 27| romanticismo, qualcosa della Ildegonda e simili piagnistei.~Pure
2368 16| del tempo m’ispirava, m’illuminava; io giungeva caldo a scuola,
2369 24| preso l’aíre, gli occhi s’illuminavano e la voce s’intonava. Tutto
2370 15| dalle nubi dorate delle mie illusioni, fui in casa di monsignor
2371 23| visibile in tutte le parti. Illustrai il simplex et unum di Orazio.
2372 28| pedanteria dimostrare e illustrare. A quei tempi queste cose
2373 12| solitario. Giunsi io con un’aria imbarazzata, che annunziava qualche
2374 27| piccanti. Diceva che i giornali imbarbarivano la lingua, sviavano da’
2375 15| tanto tempo attorno a un imbecille. E giurai che non ci sarei
2376 18| colse la moglie che s’era imbellettata. Fece ridere quella “faccia
2377 17| quanto questo tono sicuro d’imberbe. Fanno subito coro, e predicano
2378 12| bastonava di santa ragione, imbestialito anche lui, e le due bestie
2379 13| e il muso duro, ciò che imbestialiva gli zii. Scrivevo poi a
2380 22| covili: un putridume. Le vedo imbiancate, ripulite, e vedo la via
2381 6 | alla strada di sopra, c’imboccammo in un portoncino, e fummo
2382 22| e rifò i miei passi, e m’imbocco per la strada Rosario a
2383 18| Fece ridere quella “faccia imbrattata a qualche padella in cucina”,
2384 24| era in verità cosa facile imbroccare la situazione, guardando,
2385 27| ci gavazza dentro e ci s’imbrodola, perché nato fra le liti,
2386 6 | Lo tocchi? L’odori?” Io m’imbrogliai e balbettai. E lui m’incalzava,
2387 22| la guardava con la faccia imbrogliata. Volevo dire e non volevo
2388 12| Spesso il cappello rimaneva imbrogliato tra le spine, e talora davo
2389 22| non ci vedevo, e le mani s’imbrogliavano, timorose di toccare il
2390 27| si leggeva il maledetto imbroglio ch’era nel mio spirito.
2391 27| m’era parso un paglietta imbroglione, come dicono a Napoli. Lui
2392 26| a lavarmi il bucato. Era imbruttita, con aria stanca di malata.
2393 21| cima al pensiero, e non imita gli arcadi e i retori. Andavo
2394 12| volendo accentuare tutto e imitare tutto, suoni, immagini,
2395 28| perciò non possibile ad imitarsi in altri tempi e da altri
2396 23| intendere, il concepire, l’immaginare, il disegnare, il colorire.
2397 19| diciannovesimo~MALATTIE REALI E IMMAGINARIE~In questo primo anno della
2398 14| specie di nuova rettorica immaginata da lui, e che egli battezzò
2399 8 | presenza del marchese. M’ero immaginato per lo meno un re sul trono;
2400 23| sinistra, era il tavolino con l’immancabile lavagna, e presso la finestra,
2401 26| concetto vi apparisce come immedesimato ed obbliato nell’individuo,
2402 19| passavo ore intere come immemore. Alzando il naso dal libro,
2403 7 | citazioni, frutto della mia immensa lettura. Il mio stesso avversario,
2404 26| guadagnarono tutti. Preso l’aíre, c’immergemmo in quegli studi. Furono
2405 21| nelle astrazioni, e mi c’immergevo tanto, che talora finivo
2406 21| Cinquecento e dei Seicento. M’immersi subito nelle quistioni piú
2407 28| piú vicine al probabile, immeschiní la materia, senza farla
2408 28| nostra coscienza, ma restano immortali in Omero.~6. Il poema epico
2409 26| sulla faccia. I motteggi m’impacciavano di piú.~Si danzava quasi
2410 16| numero di sedie piú o meno impagliate, e lunghe file di panche.
2411 10| prorompere di gioia, ora un impallidire mortale; e intanto la nota
2412 8 | diceva: “Con lo scrivere s’impara a scrivere; e poi ci vuole
2413 28| Pure ressi alla fatica, e v’imparai molti fatti peregrini, grammaticali
2414 6 | scherma sotto il Parisi. Imparammo [a] ballare. Cominciammo
2415 26| scuola di declamazione, dove, imparando a recitare con verità e
2416 26| comincia nei fanciulli, che imparano in modo cosí barbaro a compitare.
2417 6 | era una natura che avevo imparata nei poeti. In verità, non
2418 18| utile. Posso dire che s’imparava piú a quel modo che con
2419 10| conferenze, tutto ciò che imparavamo nei diversi rami dello scibile.~
2420 27| e se non fece miracoli, imparò almeno a scrivere naturalmente.~
2421 15| spiava lui, e, tranquillo e impassibile, voltò la quarta pagina. “
2422 2 | staccate del Tasso da noi impasticciate e declamate, e l’autore
2423 24| scherzi anche grossolani non m’impazientivano. Un risolino, un’alzatina
2424 14| due ore, tra le piú vive impazienze. “Che modo è questo? – dicevo
2425 19| le vie di Napoli cosí all’impazzata. Fui dalla zia e da don
2426 14| con frequenti spaccature impeciate. Su di una parte di questo
2427 17| collaborazione col Puoti mi aveva impedantito agli occhi di molti. Le
2428 27| seppelliscono sotto terra, come per impedire la loro fuga. Sono ancora
2429 12| diavoli addosso, che gl’impediscono ogni serietà di studio:
2430 26| della scuola”. Questo mi impensierí. Io non avevo laurea né
2431 19| mirarmi le guance. Tacito, impensierito, stetti agitato per un paio
2432 26| ambiziosi, che sognano re e imperatori, e abitano nei cieli, e
2433 15| a pié, – tu non hai cera imperatoria; il tuo contegno è troppo
2434 11| marchese era affermativo, imperatorio, non pativa contraddizioni.
2435 17| avea dell’affrettato e dell’imperfetto, se molte di quelle cose
2436 14| lezione ai figli del marchese Imperiale, Augusto e Checchino. Giunsi
2437 2 | sino alla formazione dell’Impero d’occidente e d’oriente.
2438 28| Stanislao Gatti, dal piglio impertinente e ironico, me ne vollero,
2439 16| una gioventú che la mia imperturbabilità teneva in soggezione. La
2440 15| Odilon Barrot, e con gl’impeti a freddo di Ledru-Rollin.
2441 14| e a stento avevo potuto impetrare un letto. Con quello m’impossessai
2442 16| una gran sala oscura, s’impiantò la scuola nel modo piú semplice:
2443 16| di quel nome. C’era lí da impiccarsi per malinconia. Figurarsi
2444 13| muoversi, e mettersi negl’impicci. Forse aveva fiutato ch’
2445 20| vanità o inabilità. Per non impiccolire Thiers, il mio beniamino,
2446 17| Stefano e Rodinò mi si erano impiccoliti, e montai in superbia, e
2447 15| costrette in piccol cerchio impiccolivano e pettegoleggiavano. Si
2448 3 | segno di croce, come per implorare l’assistenza di Dio. Mi
2449 15| apparecchiato. Volevo fare l’aspetto imponente; ma in quella imponenza
2450 15| imponente; ma in quella imponenza non c’era la calma, e c’
2451 15| quell’alzar la voce e volere imporsi, quel dire sí quando la
2452 12| arrestavano come un ronzío importuno nel mio orecchio, non turbavano
2453 14| impetrare un letto. Con quello m’impossessai d’una stanza. In un’altra
2454 22| provai a socchiudere le imposte, per togliermi dagli occhi
2455 14| carriera per un matrimonio impostogli da ragioni di famiglia.
2456 28| alcuna serietà di studi. La impostura è cosa vecchia. Anche allora
2457 10| Mi feci largo a gomitate, imprecando contro quel gentame che
2458 26| Quella scena mi è rimasta impressa, e per piú tempo sono andato
2459 20| uomini, e mi facevo molto impressionare da quello che dicevano di
2460 12| tante morti, poco rimasero impressionate da quella morte misteriosa.~ ~ ~
2461 26| lettura che facevo io m’impressionava tanto, che mi si ripercoteva
2462 2 | sentimentale. Le sventure m’impressionavano grandemente, e innanzi al
2463 26| essere un po’ restío agl’imprestiti. Pareva che la borsa mia
2464 28| è però piú nutrita e s’imprime piú facilmente nella memoria.
2465 9 | sceltezza di maniere, che gl’imprimeva sul volto pallido non so
2466 23| balzare innanzi una nuova idea improvvisa, quasi una sintesi che si
2467 10| faceva con que’ commenti improvvisati opera sottile e ingegnosa.
2468 8 | parola; e quando si ostinava, improvvisava un notamento di frasi da
2469 12| labbra, innanzi ai moti improvvisi che certe notizie producevano
2470 24| pochi; ma non c’era verso, l’impulso era dato. Dotato di molta
2471 20| furberia in ciò che è vanità o inabilità. Per non impiccolire Thiers,
2472 20| guerra, entro il quale s’inabissò il Thiers, fu accolto dalla
2473 12| mali già cosí gravi erano inadeguati alla mia immaginazione letteraria,
2474 12| l’esser ricco”. Il duca s’inalberava, e chiamavalo a sé e gli
2475 27| popolo, voce di Dio, giudice inappellabile di quelli che lo governano.
2476 25| istruzione sola, ch’è un fine inarrivabile, ma ancora e piú l’educazione
2477 25| attirati da osservazioni inaspettate. Mi fermai molto sull’endecasillabo,
2478 13| porzione. Sí e no; gli animi s’inasprirono, e zio Peppe scriveva a
2479 11| Le difficoltà della vita inasprivano i caratteri. Io era come
2480 5 | Appresso!”~Questa mia inattitudine alle matematiche non so
2481 17| amo” in “sono amante” m’incadaveriva la parola, le sottraeva
2482 27| cento per cento”. E qui s’incaloriva, e contava le sue cause
2483 20| di bontà e d’ingenuità. M’incalorivo molto per le cose di Francia,
2484 17| rimasto lí in aria, mentre io, incalzato da nuove aspirazioni, metteva
2485 22| Quando fui in istrada, m’incamminai frettoloso, ché mi pareva
2486 11| facevano in me una impressione incancellabile. Non avevo letto ancora
2487 22| ritrosa. Una sera ci fui, e l’incanto finí. Quella stanzetta,
2488 19| esempio. Ma parve ch’egli incappasse in mala compagnia, e di
2489 2 | orecchie. “Che Cesare!” diss’io incapricciato e non sentivo lo zio che
2490 26| Il mio amor proprio m’incapricciava. Si fece un gran cerchio
2491 15| ma di politica non me ne incaricavo, secondo il motto napolitano.
2492 11| soleva affidare a me l’incarico di apparecchiare alle sue
2493 15| piú delicate del pensiero, incarnato nelle parole. Posi da banda
2494 14| di calce, e col tetto non incartato e col pavimento non mattonato.
2495 22| Da quella parte la via è incassata tra due mura alte e nude
2496 22| conventi, entro di cui sono incavati certi primi piani e certe
2497 27| era un sistema comodo, che incendiava molte teste di paglia di
2498 17| la sintassi; squallida e incerta è l’ortografia; le regole
2499 24| diceva: “Ecco, anche lui ha incespicato”. I due che avevano acquistato
2500 23| Ah!” fecero quelli, e s’inchinarono. “Avete visto? – gridò la
2501 19| erano divisi secondo le loro inclinazioni; zio Carlo stava con gli
2502 13| pigliavano pure con me, che m’ero incocciato ad abitare con Enrico Amante.
2503 24| che un giovane si fosse incollerito della critica fatta al suo
2504 2 | tutte, l’una dopo l’altra. S’incominciava con la correzione degli
2505 7 | filosofia corrente, trovava inconciliabile il sensismo coi principio
2506 21| era un po’ di malizietta inconscia, ma anche la mia natura,
2507 26| nella storia. Il poeta opera inconsciamente, e non vede il concetto,
2508 9 | eri”. Io non fiatai; ero inconsolabile, e chinai il capo, e mi
2509 24| mi parevano una ricchezza inconsumabile, e, per fare onore all’ospite,
2510 24| alla eccellenza. Io era incontentabile; solevo dire: “Mi contento
2511 19| pareva vero di non dover piú incontrare per via quel giovanotto
2512 12| chi sosteneva di averlo incontrato sulla via del cimitero,
2513 26| nome d’imprestito. Quando incontravo qualcuno, quegli mi sfuggiva
2514 22| notte fuori, e a lui stesso incontrò di vederla in un giardino,
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