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Francesco De Sanctis
La giovinezza

IntraText - Concordanze

(Hapax - parole che occorrono una sola volta)


1-attac | attec-chiam | chiar-deter | detta-figur | fil-incon | incor-mando | maneg-parte | parti-racca | racco-sbada | sbagl-sping | spino-valor | vania-zucch

     Capitolo
2007 17| avrei voluto ridurre tutto a fil di logica, e concordare 2008 20| suoi discorsi limpidi e filati. Mi ricordo fra l’altro 2009 24| procedeva liscio, ma sempre filato e nutrito, non stagnava 2010 26| per le canzoni eroiche del Filicaja, del Chiabrera, del Guidi, 2011 26| scuola del marchese i giovani Filippo De Blasio, Enrico Capozzi, 2012 28| trovavo tra i retori e i filosofi, e mostravo il viso agli 2013 7 | spirito un nuovo orizzonte filosofico; mi bollivano in capo nuovi 2014 26| Rogatis, Belfiore, i fratelli Finelli, Francesco Bax, Pasquale 2015 2 | meglio di me e sentiva piú finemente.~In quella prima febbre 2016 23| era all’antica, con grandi finestre e grandi sale. A dritta 2017 24| progressiva si notarono certe finezze di gradazione, che rivelavano 2018 22| faceva la schizzinosa e fingea le convulsioni, con la bava 2019 20| rivoluzione e della libertà”. Noi finimmo con prendere in burla il ’ 2020 27| tutta questa roba litigiosa? Finirete che gli avvocati si mangeranno 2021 10| vederle in mano a zio Pietro finirono tra le unghie di un bricconcello. 2022 22| facendo: “Uh! uh! uh! E finiscila mo. Capisco che sei venuto 2023 19| non finivo piú che non finisse il libro. Sceglievo un periodo 2024 26| voler bene da tutti. Cosí, finiti quei cinquanta ducati tentatori, 2025 19| descrizioni animate, che finivano quasi sempre col delirio 2026 6 | un paravento e illuminato fiocamente da una finestra che metteva 2027 28| particolarmente italiana e fiorentina. Notai nell’Inferno una 2028 21| monellerie di Pier Angelo Fiorentino e delle velleità di Vaccaro 2029 11| come i Fatti di Enea, i Fioretti di San Francesco, le Vite 2030 27| favore presso gli studiosi. Fiorivano molte scuole a sua immagine, 2031 8 | geografico tra i villaggi di Firenze indicato Signa. Non so perché, 2032 8 | Gelli, il Giambullari, il Firenzuola, il Caro, il Castiglione, 2033 3 | rifacendo la via, e mi sentivi fischiare nell’orecchio: “Al ladro, 2034 26| popolo ebreo, nel suo clima fisico e morale. Tale lirica è 2035 14| tribunali. Toltami cosí questa fisima dell’avvocheria, i miei 2036 10| curiosità. Storia naturale, fisiologia, patologia mi attiravano 2037 10| piccoli senza espressione, fisionomia senza colore, mi pare ancora 2038 12| piú cari amici ricordo le fisionomie, non il vestito. Quelle 2039 23| empiastro. C’era in quella fisonomia non so che d’equivoco. Stetti 2040 22| disse lei a bruciapelo e fissandomi. Io non mostrai sorpresa: 2041 22| umiliasse; ma non avevo tempo di fissare la mia idea, ch’ella parlava 2042 28| alla meditazione, il non fissarmi in alcuno scrittore, e il 2043 22| lampo e non avea la forza di fissarsi. Tornato a ora di pranzo, 2044 15| guardando me. Quell’ora fissata per la lezione mi parve 2045 22| luce la vedevo dovunque fissavo l’occhio, e talora sulla 2046 27| di censi, di rendite, di fitti non mi entrava, non ci capivo 2047 26| sentimento nazionale, stimando fittizio e superficiale quel sentimento 2048 10| scappavano nelle altre stanze. Fiutai un cattivo vento e tirai 2049 13| negl’impicci. Forse aveva fiutato ch’io voleva caricar lui 2050 11| menavano via i loro figli. Si fiutava poco lontana una catastrofe. 2051 17| durevole, perché, con quel fine fiuto dei giovani, sentivano che 2052 25| sui contrasti o antitesi, flagellando il loro abuso, massime quando 2053 24| vigliaccheria. Con lo stesso zelo flagellavo ogni atto basso e volgare, 2054 12| piombò sopra Napoli come un flagello. Le immaginazioni furono 2055 25| collera di Socrate, che flagellò come violazione dell’umana 2056 15| crepare di rabbia con la loro flemma. Quando prendevano un giornale, 2057 26| aveva la voce abbastanza flessibile e mutabile, mi veniva il 2058 25| mi spiacevano. Mostrai la flessuosità del nostro endecasillabo, 2059 3 | pelle bianchissima e rosea; florida era di salute, e di umore 2060 8 | Gatti, Cusani, Ajello, Florio, Capozzi. Il marchese cominciò 2061 26| lavorío della mente dalle sue fluttuazioni. Ma quel concetto diventò 2062 27| marchese rendeva pan per focaccia, e covriva de’ piú curiosi 2063 11| investo con parole pronte e focose. Colui, colto cosí all’improvviso, 2064 10| gesti grossolani; i piú focosi minacciavano, e quelli ridevano. “ 2065 20| sicumera giudizi di giovane focoso e inesperto. Forse nei miei 2066 21| la base, dilettandomi di foggiar sistemi nuovi a mio comodo. 2067 28| come gli Dei e gli eroi, foggiato dal poeta in quell’atmosfera, 2068 9 | con molta gravità delle foglie di fico o del vitello d’ 2069 27| Tommaso stese sopra un gran foglio di carta avvocatessa una 2070 14| bene e credeva a quelle fole. Mi mandarono subito mio 2071 22| innocenza di vita, mi parve una follia quel correr dietro a una 2072 12| quella faccia bruna e le folte sopracciglia e gli occhi 2073 22| facea venire la stizza e fomentava il desiderio. La sera del 2074 28| quella critica ne’ punti fondamentali, dopo vana resistenza, vi 2075 25| questa collaborazione che si fondano le amicizie e si formano 2076 24| in una stretta amicizia, fondata sulla stima. Mi pagava dodici 2077 17| ebraico o da non so dove, fondate sopra un certo scambio di 2078 28| concetti e ne’ tipi. Si fondavano sul Vico, che cercava nell’ 2079 28| NARRATIVO~Questa storia di bassi fondi non giungeva sino a noi. 2080 21| fossero per l’uomo di gusto fonte viva e fresca di buona lingua, 2081 27| castigato e in lingua assai forbita, di che il marchese gli 2082 12| badare al tovagliolo e alla forchetta: avrei mangiato con le dita. 2083 23| stile, le parti necessarie a formare il tutto. Una sola di queste 2084 26| essa si era naturalmente formata l’aristocrazia dell’ingegno. 2085 15| nascevano vivi sulla lavagna, formati da me e dai giovani, ciascuno 2086 2 | le mie letture sino alla formazione dell’Impero d’occidente 2087 5 | e dilemmi; e divenni un formidabile e seccantissimo disputatore. 2088 15| mi armai il naso di due formidabili occhiali, che a ogni mio 2089 24| della critica era questa formola: “la situazione è sbagliata”, 2090 20| guerra, con quelle solite formole alla francese: “Thiers c’ 2091 27| Luigi Settembrini, Vito Fornari, Antonio Mirabelli. Tutti 2092 13| che s’era avviato per il foro: e perché non io pure? Poi, 2093 26| le deliziose strofe sulla forosetta, e ancora piú la canzone 2094 5 | il da fare per allora era fortificare gli studi letterarii e cominciare 2095 13| famiglia, e che vis unita fortior. Invano. A Napoli non si 2096 28| mondo fosse un accozzamento fortuito di atomi”. Venendo a’ tipi 2097 28| Il suo viaggio alle Isole fortunate è un capolavoro, e le molli 2098 14| Simile può dirsi delle fortune. Vi sono certi tempi nei 2099 17| inghiottii il Varchi, il Fortunio e i sottili Avvertimenti 2100 7 | conciliazione pareva anche a me forzata; ed era chiaro che già si 2101 10| grosso, nientemeno da lavori forzati, e non ci fecero chiudere 2102 17| che vere, se il metodo era forzato, se il contenuto era monco, 2103 27| si direbbe eccentricità e fosforescenza. Ripeteva in caricatura 2104 3 | quella cura usciva magro, e fragile e sottile come una canna, 2105 3 | applaudirono, e in quel fragore io mi ripigliai e mi mangiai 2106 28| riducevano a concetti puri, fraintendendo il Vico. Mostrai che Achille 2107 8 | l’è un arcaismo, l’è un francesismo”. Accompagnava queste sentenze 2108 20| conversazione piacevole, franco, impressionabile, di primo 2109 17| chiamavano “linguaiuoli” o “frasaiuoli” gli scolari dei Puoti. 2110 11| uscito di memoria tutto quel frasario convenzionale, che piaceva 2111 27| quel saltellare di palo in frasca, con quei punti ammirativi 2112 10| cinquecentista e quel secco fraseggiare da trecentista. Venutomi 2113 12| spettacolosa, i campanelli, le fraterie, i preti, i fratelli delle 2114 5 | dico nulla dei rotti, delle frazioni e dei problemi. L’abate 2115 3 | un riso sul labbro, e mi fregai le mani e le scarpe mi caddero 2116 19| non trovavo gli abiti, e fremevo d’impazienza; e mi volto 2117 12| facce, stentando molto a frenare il riso. Vedevo le cose 2118 14| buoni figlioli, guidati e frenati da retti principii, ai quali 2119 8 | diceva. M’era venuta la frenesia degli studi grammaticali. 2120 2 | solo del mio avviso. Ero frenetico contro Varney, il traditore 2121 27| da loro veniva a me una fresc’aura di vita e d’ispirazione. 2122 26| furono innanzi sonetti vivi e freschi, che parevano scritti oggi: “ 2123 8 | allampanato, disse ch’io era de frigidis et maleficiatis: parole 2124 26| fanno leggere tante cose frivole, non sia penetrata un’antologia 2125 24| opera della natura. Crebbe frivolo, superficiale; faceva dello 2126 22| pigliando di qua e di , frizzando, motteggiando e sfogando 2127 27| che s’era già rabbonito, e frizzava i giornalisti, e faceva 2128 24| spirito; motteggiava con frizzi spesso volgari. Suo bersaglio 2129 16| fuori col suo naturale, le fronti si spianavano e le ore passavano 2130 26| Chiabrera, del Guidi, del Frugoni. La canzone del Guidi alla 2131 23| era volto verso casi, e mi frullava pel capo la lezione del 2132 27| del poema epico, e già mi frullavano alcune idee fin dal mattino. 2133 10| pietre, ma mi toccò una frustata da uno stalliere che mi 2134 9 | Uscii a capo basso, come can frustato, senza pur vedere il marchese. 2135 12| e io caracollava con un frustino in mano e in aria di bravo, 2136 15| equivoca, che il sangue mi fuggí dal viso. “Tu hai poco mondo, – 2137 12| alcuno, con l’aria di un fuggitivo. Prima la via era buona, 2138 19| che quel disgraziato s’era fuggito di casa con un tal don Raffaele, 2139 12| osava accostarsi; l’uno fuggiva l’altro. La vita pubblica 2140 10| stucco, come tocco da un fulmine. Non balbettai neppure. 2141 14| core a core, Enrico ed io. Fumavano quei bei maccheroni di zita, 2142 12| alla mia testa piena di fumi e di fantasie stravaganti, 2143 3 | stanza, e quelle panelle, fumigavano ancora, e me ne veniva l’ 2144 18| Quando lessi: “spento il fumo alla cucina, è spento ogni 2145 16| incoerenti: il cervello diveniva fumoso e pieno di ombre. Talora 2146 3 | cesta che penzolava a una fune presso il balcone. Giunse 2147 19| attiravano come un romanzo funebre. Lessi piú volte la descrizione 2148 20| volta che gli uomini vedono furberia in ciò che è vanità o inabilità. 2149 20| beniamino, io lo creava un furbo di tre cotte. Pure, dentro 2150 11| un tal C...~Costui era un furfante, che mi promise di pagare 2151 28| lamenti di Tancredi e ne’ furori d’Armida. L’organismo del 2152 5 | spese fatto un magnifico gabinetto, che poi fu acquistato dall’ 2153 26| alcuni altri bravi giovani: Gabriello Balsamo, Ermenegildo Barci, 2154 19| per via quel giovanotto gaio e spigliato, che ammiccava 2155 2 | quell’uomo dotto e buono il galante Leicester. Ma Giovannino 2156 11| discorsi di moda e di avventure galanti, i sozzi parlari mi seccavano: 2157 10| Stavo allora leggendo il Galateo ed il Cortigiano, e vago 2158 2 | dicevo io. – Cesare vinse i Galli che erano barbari e ignoranti 2159 21| altre classi. “Quanto ai gallicismi, facciamo pur la guerra, – 2160 27| peste di oltralpe, ch’è il gallicismo, “ma il romanticismo è peggio, 2161 13| che aveva fatto un debito garantito da zio Carlo, e che non 2162 12| ballo. Quel maestro perciò garbava poco alla mia testa piena 2163 10| divertimenti chiassosi non garbavano. Uscii verso le tre pomeridiane, 2164 11| marchese di Montrone, il Gargallo, il padre Cesari, il Costa 2165 21| bocca del massaio o del gastaldo. Né mi faceva orrore qualche 2166 1 | schiena, a nascondersi, a gatta cieca. Io nella lotta usava 2167 27| vostro Tasso. Don Tommaso ci gavazza dentro e ci s’imbrodola, 2168 5 | prose, in fine complimenti, gelati e confetture. Giovannino 2169 8 | l’occhio alla lingua. Il Gelli, il Giambullari, il Firenzuola, 2170 10| che mi tenevo carissime e gelosissime. Era il mio secreto, e non 2171 10| ora?” Stava presso a me un gendarme, che mi domandò di quale 2172 17| finché mi tenevo nei termini generalissimi di una grammatica unica, 2173 28| gradazioni progressive generano da ultimo il gran poeta, 2174 11| opinioni e di caratteri generava calde discussioni che stringevano 2175 2 | intorno a me. Quei fantasmi generavano altri fantasmi, ed io mi 2176 28| poesia a concetti e tipi generici. Questo pareva a me una 2177 28| Achille non era un tipo generico ed esemplare, ma un tipo 2178 17| grammatica. Col mio metodo genetico, io li faceva uscire naturalmente 2179 27| ali al genio”. “E quanti geni, gridava, ci sono oggi piovuti 2180 10| imprecando contro quel gentame che mi chiudeva il passo. 2181 26| Tale lirica è la voce delle genti primitive, e si confonde 2182 8 | Trovai in un dizionario geografico tra i villaggi di Firenze 2183 10| zoologia, di chimica, di geologia, di medicina mi venivano 2184 5 | medesimo mi avvenne con la geometria piana e solida. Facevo le 2185 11| si leggeva la novella del Gerbino o la descrizione della peste 2186 26| Creatore; e qualche Treno di Geremia. Era per noi come un viaggio 2187 26| carnefice, ed è insieme il germe che, fecondato nella fantasia, 2188 27| uso a deciferare tutti i geroglifici dei miei scolari, non mi 2189 19| con la mia bella statua di gesso, usai le ore vespertine 2190 20| ciarlava volentieri delle sue gesta, e, quando vedeva spuntare 2191 20| Che uomo! – gridavo io, gestendo forte. – Thiers lo invia 2192 5 | quelle macchine animarsi, gestire, colorire; aria, luce, elettricità; 2193 3 | zio; perché ella parlava e gestiva il piú bel napoletano. Aveva 2194 11| riscaldavo e gridavo forte e gestivo ancora piú, a gran sorpresa 2195 22| di trent’anni or sono”. “Gesummaria! – disse lei, come vedesse 2196 10| sotto al balcone, ve la gettarono tutta con parole e con gesti 2197 26| volevano lasciare, e mi gettavano in dolci fantasie.~Parlando 2198 3 | orologio nell’orecchio, mi gettavo giú di letto, e correvo 2199 27| stringente come una tenaglia. Ghermí il povero abate e ne fece 2200 15| signore, mi era parsa una gherminella, e al suono di quel “Pardon” 2201 19| con sola una mano. Lei la ghermiva e la slanciava subito in 2202 9 | sanguisughe e digiuni e cuffia di ghiaccio. Riebbe la parola, ci guardò, 2203 15| buono, del quale io era ghiotto. Ma ciò che mi tirava 2204 | giacché 2205 25| altrimenti le sue forze giacciono inoperose. La libertà è 2206 10| giorno non ne potevo piú; giacevo sotto la croce. Era carnevale. 2207 19| leggere, e la mia faccia gialla cadeva sui libri. Quel frequente 2208 12| formaggio piccante, peperoni gialli e una caraffa di vino asciutto 2209 12| sapere da me perché, cosí giallo e tisico, mi avevano lasciato 2210 8 | alla lingua. Il Gelli, il Giambullari, il Firenzuola, il Caro, 2211 27| consiglio a suo fratello Giammaria, che teneva uno dei piú 2212 7 | era quella di don Niccola Gigli. Ma c’era troppa folla di 2213 17| organismo. Inselvato in quel ginepraio di tempi, di modi e di verbi 2214 26| tenni poesia mediocre La ginestra, dove la base poetica è 2215 2 | come oggi è nei nostri ginnasi, e comprendeva Grammatica, 2216 12| sentivo disposto a piegar le ginocchia e adorarla. I miei sentimenti 2217 1 | sentire la messa. Noi stavamo ginocchioni, con le mani giunte e la 2218 12| invitarono a bere, e cioncai e giocai con loro, e non mi parve 2219 24| in Napoli e divenuto un giocatore. Il giovane era studioso, 2220 19| parecchi giuochi. Un giocavamo a chi alzasse una sedia 2221 12| contadini, che trincavano, giocavano e bestemmiavano. Presto 2222 25| cosa, può essere un buon giocoliere nel maneggio della rettorica, 2223 27| entusiasmo. Pareva come un bel gioiello scavato di sotterra, e di 2224 7 | la mia lettura con l’aria gioiosa del trionfatore, visto che 2225 14| Augusto e Checchino. Giunsi gioioso, e narrai la mia buona ventura 2226 27| rabbonito, e frizzava i giornalisti, e faceva il lepido ch’era 2227 20| collegati di occasione. Quelle giostre oratorie mi rapivano in 2228 19| faceva l’amoroso con una giovanetta, figlia del Ronchi, medico 2229 12| compagnia di donne; quelle due giovanette amabili e ingenue mi attiravano 2230 14| per vedere, chi sa? la Giovannina o la Teresa, figlie del 2231 21| mandavano scintille. A che giovano le memorie? Di noi muore 2232 28| poetiche, le quali possono giovare ai poeti, non come esemplari 2233 20| la bianca chioma come un Giove, tutto gesti, tutto nella 2234 11| andavo regolarmente tutti i giovedí e le domeniche, e lavoravo 2235 24| buontempone, vago di sollazzi tra gioviali brigate. Giambattista era 2236 22| con lei. Avevo una certa giovialità interiore che mi rendeva 2237 23| venne in pensiero: “la bella giovinetta, che ha paura di andar sola!” 2238 15| scuola era mutata; quei giovinetti si pavoneggiavano e facevano 2239 6 | teneva per mano, una bella giovinotta un po’ piú grandicella di 2240 23| scelta degli accessori mi giovò assai il Beccaria, quantunque 2241 5 | sonetto, un luogo comune, girato assai bene in quattordici 2242 26| giorno, e i piú bei luoghi mi giravano per il capo, e non mi volevano 2243 27| bel giardino; e, quando giravo per le alture di Napoli, 2244 16| per le strade mi dava la giravolta; spesso piú ripensavo e 2245 6 | usciva e lasciai stare. Ci gittammo allo studio del francese, 2246 7 | ricordo il suo cognome. Egli gittando lo sguardo nella filosofia 2247 25| poetiche non erano roba da gittare al fuoco. Sole esse conducono 2248 27| desiderio di cose nuove. Si gittarono sulla letteratura francese: 2249 21| questo era roba da esser gittata a mare. Naturalmente la 2250 10| camerone oscuro, dove fummo gittati tutti come una balla. Sentimmo 2251 8 | dei piú ignorati. M’ero gittato anche sui cinquecentisti, 2252 28| varie osservazioni di stile, giudicando io Virgilio come il piú 2253 25| dopo analisi secolari, giunge a questa guardatura aquilina, 2254 22| vissuta in quelle parti. Giungo al palazzo ove abitavano 2255 25| falò. Questi vari rumori mi giunsero all’orecchio, e ne fui sdegnato. 2256 1 | ginocchioni, con le mani giunte e la testa bassa, pregando 2257 15| attorno a un imbecille. E giurai che non ci sarei capitato 2258 15| natura era piú forte dei giuramenti.~Quelle letture mi facevano 2259 14| voglio piú sapere”. E feci il giuramento di Annibale, e non vidi 2260 26| qualche sentore si aveva del Giusti: se ne mormorava qualche 2261 2 | cervello. Non c’era ancora un giusto criterio per distinguere 2262 21| lezione, e qualche benevolo gliel’aveva mostrata da un altro 2263 12| borsellino pieno di piastre, e gliele offersi, dicendo: – A voi, 2264 21| loro causa, e difendeva e glorificava il vero purismo. Cosí piú 2265 6 | Ciccillo, e mi presentava tutto glorioso. Nonna non c’era piú. La 2266 8 | Costabile parlava e rideva e godeva del nostro imbarazzo. quando 2267 27| studiavo le loro impressioni. Godevo tanto a vedermeli intorno 2268 26| fece lui, io feci la parte goffa. Il signor Albanesi non 2269 6 | diceva barzellette, ridendo goffamente. Giovannino faceva il sentimentale 2270 14| ignaro degli usi e timido e goffo, non mi movevo, credendo 2271 28| superiore a tutti i tragici, e Goldoni a tutti i comici, e la Basvilliana 2272 10| addobbato. Mi feci largo a gomitate, imprecando contro quel 2273 27| lunghe, giocava spesso cogomiti, e mi dié una gomitata, 2274 21| E il Gatti mi toccò il gomito ridendo, e disse: “Già, 2275 9 | piccino; era un’onda che mi gonfiava il cuore e si versava fuori. 2276 26| sentivamo sotto il vuoto e il gonfio. Certe poesie facevano sdegno, 2277 3 | e mi attaccavo alla sua gonnella. Giovannino, per non parere 2278 17| quei caratteri barbari, gotici, abbreviati, minuti che 2279 6 | le regole e i dialoghi di Goudar, che allora era in voga. 2280 27| inappellabile di quelli che lo governano. Il loro affetto era cosí 2281 2 | Marianna ch’era come la governante di casa, talora mi dava 2282 19| Dimagravo a vista d’occhio; ero gracilissimo, spesso infreddato, e passavo 2283 23| terso o limpido non sono che gradi della chiarezza. L’eccellenza 2284 25| molta fatica, ma non fu gradita, fu un vero fiasco. Io ci 2285 21| disse molte belle cose. La gragnuola veniva tutta addosso a me; 2286 17| osservazione. Quella tanto sudata grammatichetta era già uscita in luce; 2287 10| posi in mano quelle poche grana che mi trovai, e lui crollando 2288 2 | sventure m’impressionavano grandemente, e innanzi al mio cuore 2289 19| aveva una figliuola unica, grandetta e belloccia. La mamma nel 2290 6 | bella giovinotta un po’ piú grandicella di me, e io mi lasciavo 2291 27| sullo stampo paterno. Fatta grandina, dicevano che era tutta 2292 2 | tirava al maraviglioso e al grandioso. Quando ci levammo, zio 2293 6 | un berretto da notte, era grasso e basso, con la faccia rossa 2294 23| quantunque io concedessi ingresso gratuito a tutti quelli che si dicevano 2295 23| adducendo per motivo la gravezza dell’età. In verità io era 2296 26| poeta, condensate in sintesi gravide, solevo dire, piene di cose. 2297 4 | Genoviefa, e fino piú tardi la Graziella di Lamartine.~ ~ ~ 2298 18| forse fece la descrizione graziosa di una festa, nella quale 2299 19| poeta, e cavate fantasie graziose dalla luna, dalle stelle 2300 17| cultura, attesa la mia scarsa grecità e l’ignoranza delle cose 2301 4 | lei; e lei mi prendeva in grembo e mi dava baci, e mi faceva 2302 25| Tutto questo è un materiale grezzo, che dee riempire la memoria 2303 2 | pizzicotto al braccio, e mi fece gridare: “ah!” Poi disse: “Eh! testa 2304 3 | sotto la panelle. Saltarono, gridarono, batterono le mani, mi applaudirono, 2305 12| aveva la testa piena di grilli e non sapeva star solo. 2306 26| sonetti mi fecero venir le grinze al naso: “Che roba è questa?” 2307 19| quell’ambiente volgare e grossolano in cui ero pur costretto 2308 26| la posta al di della Grotta di Pozzuoli. Quei paesani 2309 26| alla napoletana. Io restai grullo. Quando la tempesta finí, 2310 26| Leopardi. Divisi in piccoli gruppi, ci demmo la posta al di 2311 27| l’Imbriani, il Poerio, la Guacci, il De Vincenzi, i Savarese, 2312 27| lite è cosa ottima, perché guadagnando hai il cento per cento”. 2313 5 | piccino sarebbe stato a guadagnar quattrini prima di noi. 2314 26| emozione e la mia ammirazione guadagnarono tutti. Preso l’aíre, c’immergemmo 2315 26| allora quanto non ho mai guadagnato in mia vita. Quei cinquanta 2316 25| insolita, che a poco a poco guadagnò anche me. Non mi sapevo 2317 25| ispirarsi nell’argomento, e guai a colui che cerca aiuto 2318 11| servi che “gli davano le guanciate”. Questi modi di dire non 2319 5 | confetture. L’abatino in guanti faceva assai bene gli onori 2320 14| tuo comodo”, dicevo io, guardandogli le mani. “Prendi; altrimenti 2321 14| se l’offeso fosse lui, e guardandolo con occhio severo. Quella 2322 22| cosí timido che non osavo guardarla fiso in faccia, e la guardavo 2323 16| riscotevo, veggendo qualcuno guardarmi e ridere; ma poi tiravo 2324 10| Figuriamoci. Le vie erano guardate da gendarmi a piedi ed a 2325 21| marchese, e mi proposi di star guardingo per non dispiacergli. E 2326 19| buona igiene poteva forse guarirmi; ma ero inesperto e spensierato. 2327 13| era speranza che zio Carlo guarisse interamente con la stufa 2328 17| sopprimere le differenze e guastare la storia, ponevo l’ingegno 2329 4 | tanti vezzi e ninnoli non le guastassero il cuore, e rivolse la figliuola 2330 20| velleità e rumore, mi aveva guastato l’idolo. Mi s’ingraziò un 2331 28| verosimile e allo storico, guastò la verità poetica, e, correndo 2332 28| letture avevano prodotto un guazzabuglio nella mia mente. Molte opinioni 2333 27| ne voleva al Verri ed al Guerrazzi, e lodava la semplicità 2334 10| e vago sempre di fatti guerreschi, la sera leggevo come un 2335 28| sottigliezze dottrinarie, di Guglielmo Schlegel, e m’aiutavo da 2336 10| ingegno e di stile, come Guicciardini, Davila, Cellini. Le Storie 2337 14| eravamo buoni figlioli, guidati e frenati da retti principii, 2338 5 | uomo intelligente mi avesse guidato in quei lavori! Ma ero io 2339 15| cera punto militare, che mi guidò all’ultima camera, a sinistra. 2340 23| cose espresse. In questa guisa coordinavo insieme, sulla 2341 26| è questa?” Mi pareva fra Guittone o fra Iacopone. Mi venne 2342 26| quegli studi. Furono molto gustati la Cantica; un Salmo di 2343 5 | delicate; ma io era miope, e gustavo poco quel che poco vedevo, 2344 6 | quel Costantino. I miei gusti non erano mutati. Abbracciai 2345 26| gli Eletti. Il marchese gustò l’idea, perché ci vide come 2346 15| quella lettura, tanto piú gustosa quanto piú ritardata, all’ 2347 28| la Crusca mi riuscirono gustose. Queste letture avevano 2348 15| analisi delle cose, a loro gustosissima. Solevo scegliere i luoghi 2349 17| allora avessi conosciuto Hegel, avrei battezzato per accidente 2350 28| 3. Parimente l’umano, l’homo sum, fondamento assoluto 2351 27| Chateaubriand, di Victor Hugo, di Lamartine. Io mi mescolavo 2352 26| pareva fra Guittone o fra Iacopone. Mi venne il sospetto d’ 2353 17| facessi mia. Perciò quella ideata storia delle forme grammaticali, 2354 26| Eravamo non critici, ma idolatri. Le canzoni patriottiche 2355 15| Egisto e Clitennestra, Ifigenia, Lucrezia e Virginia, Olindo 2356 19| e mal di gola. Una buona igiene poteva forse guarirmi; ma 2357 14| intrigante per voi”. Io, ignaro degli usi e timido e goffo, 2358 6 | che ci tirava a cose meno ignobili. Ci demmo agli esercizi 2359 8 | piú di me, e ch’io era un ignorante, e doveva rifare i miei 2360 24| modestia, che sembrava lui solo ignorasse quello ch’egli valeva.~La 2361 8 | so quanti altri dei piú ignorati. M’ero gittato anche sui 2362 19| descrizione del tetano: ignoravo il nome e la cosa. Impressionabile 2363 15| d’una condizione nuova e ignota. Il fatto è che, quando 2364 26| come un viaggio in terre ignote e lontane dai nostri usi. 2365 | II 2366 20| stringevano intorno con le facce ilari, dove si leggeva la sicurezza 2367 27| romanticismo, qualcosa della Ildegonda e simili piagnistei.~Pure 2368 16| del tempo m’ispirava, m’illuminava; io giungeva caldo a scuola, 2369 24| preso l’aíre, gli occhi s’illuminavano e la voce s’intonava. Tutto 2370 15| dalle nubi dorate delle mie illusioni, fui in casa di monsignor 2371 23| visibile in tutte le parti. Illustrai il simplex et unum di Orazio. 2372 28| pedanteria dimostrare e illustrare. A quei tempi queste cose 2373 12| solitario. Giunsi io con un’aria imbarazzata, che annunziava qualche 2374 27| piccanti. Diceva che i giornali imbarbarivano la lingua, sviavano da’ 2375 15| tanto tempo attorno a un imbecille. E giurai che non ci sarei 2376 18| colse la moglie che s’era imbellettata. Fece ridere quella “faccia 2377 17| quanto questo tono sicuro d’imberbe. Fanno subito coro, e predicano 2378 12| bastonava di santa ragione, imbestialito anche lui, e le due bestie 2379 13| e il muso duro, ciò che imbestialiva gli zii. Scrivevo poi a 2380 22| covili: un putridume. Le vedo imbiancate, ripulite, e vedo la via 2381 6 | alla strada di sopra, c’imboccammo in un portoncino, e fummo 2382 22| e rifò i miei passi, e m’imbocco per la strada Rosario a 2383 18| Fece ridere quella “faccia imbrattata a qualche padella in cucina”, 2384 24| era in verità cosa facile imbroccare la situazione, guardando, 2385 27| ci gavazza dentro e ci s’imbrodola, perché nato fra le liti, 2386 6 | Lo tocchi? L’odori?” Io m’imbrogliai e balbettai. E lui m’incalzava, 2387 22| la guardava con la faccia imbrogliata. Volevo dire e non volevo 2388 12| Spesso il cappello rimaneva imbrogliato tra le spine, e talora davo 2389 22| non ci vedevo, e le mani s’imbrogliavano, timorose di toccare il 2390 27| si leggeva il maledetto imbroglio ch’era nel mio spirito. 2391 27| m’era parso un paglietta imbroglione, come dicono a Napoli. Lui 2392 26| a lavarmi il bucato. Era imbruttita, con aria stanca di malata. 2393 21| cima al pensiero, e non imita gli arcadi e i retori. Andavo 2394 12| volendo accentuare tutto e imitare tutto, suoni, immagini, 2395 28| perciò non possibile ad imitarsi in altri tempi e da altri 2396 23| intendere, il concepire, l’immaginare, il disegnare, il colorire. 2397 19| diciannovesimo~MALATTIE REALI E IMMAGINARIE~In questo primo anno della 2398 14| specie di nuova rettorica immaginata da lui, e che egli battezzò 2399 8 | presenza del marchese. M’ero immaginato per lo meno un re sul trono; 2400 23| sinistra, era il tavolino con l’immancabile lavagna, e presso la finestra, 2401 26| concetto vi apparisce come immedesimato ed obbliato nell’individuo, 2402 19| passavo ore intere come immemore. Alzando il naso dal libro, 2403 7 | citazioni, frutto della mia immensa lettura. Il mio stesso avversario, 2404 26| guadagnarono tutti. Preso l’aíre, c’immergemmo in quegli studi. Furono 2405 21| nelle astrazioni, e mi c’immergevo tanto, che talora finivo 2406 21| Cinquecento e dei Seicento. M’immersi subito nelle quistioni piú 2407 28| piú vicine al probabile, immeschiní la materia, senza farla 2408 28| nostra coscienza, ma restano immortali in Omero.~6. Il poema epico 2409 26| sulla faccia. I motteggi m’impacciavano di piú.~Si danzava quasi 2410 16| numero di sedie piú o meno impagliate, e lunghe file di panche. 2411 10| prorompere di gioia, ora un impallidire mortale; e intanto la nota 2412 8 | diceva: “Con lo scrivere s’impara a scrivere; e poi ci vuole 2413 28| Pure ressi alla fatica, e v’imparai molti fatti peregrini, grammaticali 2414 6 | scherma sotto il Parisi. Imparammo [a] ballare. Cominciammo 2415 26| scuola di declamazione, dove, imparando a recitare con verità e 2416 26| comincia nei fanciulli, che imparano in modo cosí barbaro a compitare. 2417 6 | era una natura che avevo imparata nei poeti. In verità, non 2418 18| utile. Posso dire che s’imparava piú a quel modo che con 2419 10| conferenze, tutto ciò che imparavamo nei diversi rami dello scibile.~ 2420 27| e se non fece miracoli, imparò almeno a scrivere naturalmente.~ 2421 15| spiava lui, e, tranquillo e impassibile, voltò la quarta pagina. “ 2422 2 | staccate del Tasso da noi impasticciate e declamate, e l’autore 2423 24| scherzi anche grossolani non m’impazientivano. Un risolino, un’alzatina 2424 14| due ore, tra le piú vive impazienze. “Che modo è questo? – dicevo 2425 19| le vie di Napoli cosí all’impazzata. Fui dalla zia e da don 2426 14| con frequenti spaccature impeciate. Su di una parte di questo 2427 17| collaborazione col Puoti mi aveva impedantito agli occhi di molti. Le 2428 27| seppelliscono sotto terra, come per impedire la loro fuga. Sono ancora 2429 12| diavoli addosso, che gl’impediscono ogni serietà di studio: 2430 26| della scuola”. Questo mi impensierí. Io non avevo laurea né 2431 19| mirarmi le guance. Tacito, impensierito, stetti agitato per un paio 2432 26| ambiziosi, che sognano re e imperatori, e abitano nei cieli, e 2433 15| a pié, – tu non hai cera imperatoria; il tuo contegno è troppo 2434 11| marchese era affermativo, imperatorio, non pativa contraddizioni. 2435 17| avea dell’affrettato e dell’imperfetto, se molte di quelle cose 2436 14| lezione ai figli del marchese Imperiale, Augusto e Checchino. Giunsi 2437 2 | sino alla formazione dell’Impero d’occidente e d’oriente. 2438 28| Stanislao Gatti, dal piglio impertinente e ironico, me ne vollero, 2439 16| una gioventú che la mia imperturbabilità teneva in soggezione. La 2440 15| Odilon Barrot, e con gl’impeti a freddo di Ledru-Rollin. 2441 14| e a stento avevo potuto impetrare un letto. Con quello m’impossessai 2442 16| una gran sala oscura, s’impiantò la scuola nel modo piú semplice: 2443 16| di quel nome. C’era da impiccarsi per malinconia. Figurarsi 2444 13| muoversi, e mettersi negl’impicci. Forse aveva fiutato ch’ 2445 20| vanità o inabilità. Per non impiccolire Thiers, il mio beniamino, 2446 17| Stefano e Rodinò mi si erano impiccoliti, e montai in superbia, e 2447 15| costrette in piccol cerchio impiccolivano e pettegoleggiavano. Si 2448 3 | segno di croce, come per implorare l’assistenza di Dio. Mi 2449 15| apparecchiato. Volevo fare l’aspetto imponente; ma in quella imponenza 2450 15| imponente; ma in quella imponenza non c’era la calma, e c’ 2451 15| quell’alzar la voce e volere imporsi, quel dire quando la 2452 12| arrestavano come un ronzío importuno nel mio orecchio, non turbavano 2453 14| impetrare un letto. Con quello m’impossessai d’una stanza. In un’altra 2454 22| provai a socchiudere le imposte, per togliermi dagli occhi 2455 14| carriera per un matrimonio impostogli da ragioni di famiglia. 2456 28| alcuna serietà di studi. La impostura è cosa vecchia. Anche allora 2457 10| Mi feci largo a gomitate, imprecando contro quel gentame che 2458 26| Quella scena mi è rimasta impressa, e per piú tempo sono andato 2459 20| uomini, e mi facevo molto impressionare da quello che dicevano di 2460 12| tante morti, poco rimasero impressionate da quella morte misteriosa.~ ~ ~ 2461 26| lettura che facevo io m’impressionava tanto, che mi si ripercoteva 2462 2 | sentimentale. Le sventure m’impressionavano grandemente, e innanzi al 2463 26| essere un po’ restío agl’imprestiti. Pareva che la borsa mia 2464 28| è però piú nutrita e s’imprime piú facilmente nella memoria. 2465 9 | sceltezza di maniere, che gl’imprimeva sul volto pallido non so 2466 23| balzare innanzi una nuova idea improvvisa, quasi una sintesi che si 2467 10| faceva con que’ commenti improvvisati opera sottile e ingegnosa. 2468 8 | parola; e quando si ostinava, improvvisava un notamento di frasi da 2469 12| labbra, innanzi ai moti improvvisi che certe notizie producevano 2470 24| pochi; ma non c’era verso, l’impulso era dato. Dotato di molta 2471 20| furberia in ciò che è vanità o inabilità. Per non impiccolire Thiers, 2472 20| guerra, entro il quale s’inabissò il Thiers, fu accolto dalla 2473 12| mali già cosí gravi erano inadeguati alla mia immaginazione letteraria, 2474 12| l’esser ricco”. Il duca s’inalberava, e chiamavalo a sé e gli 2475 27| popolo, voce di Dio, giudice inappellabile di quelli che lo governano. 2476 25| istruzione sola, ch’è un fine inarrivabile, ma ancora e piú l’educazione 2477 25| attirati da osservazioni inaspettate. Mi fermai molto sull’endecasillabo, 2478 13| porzione. e no; gli animi s’inasprirono, e zio Peppe scriveva a 2479 11| Le difficoltà della vita inasprivano i caratteri. Io era come 2480 5 | Appresso!”~Questa mia inattitudine alle matematiche non so 2481 17| amo” in “sono amante” m’incadaveriva la parola, le sottraeva 2482 27| cento per cento”. E qui s’incaloriva, e contava le sue cause 2483 20| di bontà e d’ingenuità. M’incalorivo molto per le cose di Francia, 2484 17| rimasto in aria, mentre io, incalzato da nuove aspirazioni, metteva 2485 22| Quando fui in istrada, m’incamminai frettoloso, ché mi pareva 2486 11| facevano in me una impressione incancellabile. Non avevo letto ancora 2487 22| ritrosa. Una sera ci fui, e l’incanto finí. Quella stanzetta, 2488 19| esempio. Ma parve ch’egli incappasse in mala compagnia, e di 2489 2 | orecchie. “Che Cesare!” diss’io incapricciato e non sentivo lo zio che 2490 26| Il mio amor proprio m’incapricciava. Si fece un gran cerchio 2491 15| ma di politica non me ne incaricavo, secondo il motto napolitano. 2492 11| soleva affidare a me l’incarico di apparecchiare alle sue 2493 15| piú delicate del pensiero, incarnato nelle parole. Posi da banda 2494 14| di calce, e col tetto non incartato e col pavimento non mattonato. 2495 22| Da quella parte la via è incassata tra due mura alte e nude 2496 22| conventi, entro di cui sono incavati certi primi piani e certe 2497 27| era un sistema comodo, che incendiava molte teste di paglia di 2498 17| la sintassi; squallida e incerta è l’ortografia; le regole 2499 24| diceva: “Ecco, anche lui ha incespicato”. I due che avevano acquistato 2500 23| Ah!” fecero quelli, e s’inchinarono. “Avete visto? – gridò la 2501 19| erano divisi secondo le loro inclinazioni; zio Carlo stava con gli 2502 13| pigliavano pure con me, che m’ero incocciato ad abitare con Enrico Amante. 2503 24| che un giovane si fosse incollerito della critica fatta al suo 2504 2 | tutte, l’una dopo l’altra. S’incominciava con la correzione degli 2505 7 | filosofia corrente, trovava inconciliabile il sensismo coi principio 2506 21| era un po’ di malizietta inconscia, ma anche la mia natura, 2507 26| nella storia. Il poeta opera inconsciamente, e non vede il concetto, 2508 9 | eri”. Io non fiatai; ero inconsolabile, e chinai il capo, e mi 2509 24| mi parevano una ricchezza inconsumabile, e, per fare onore all’ospite, 2510 24| alla eccellenza. Io era incontentabile; solevo dire: “Mi contento 2511 19| pareva vero di non dover piú incontrare per via quel giovanotto 2512 12| chi sosteneva di averlo incontrato sulla via del cimitero, 2513 26| nome d’imprestito. Quando incontravo qualcuno, quegli mi sfuggiva 2514 22| notte fuori, e a lui stesso incontrò di vederla in un giardino,


1-attac | attec-chiam | chiar-deter | detta-figur | fil-incon | incor-mando | maneg-parte | parti-racca | racco-sbada | sbagl-sping | spino-valor | vania-zucch

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