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Capitolo
2515 15| loro amor proprio, lodando, incoraggiando. In pochi mesi mi sbrigai
2516 14| mi battevano le mani per incoraggiarmi, e piú di tutti il mio leccese,
2517 6 | veemenza controbatteva, incoraggiato dal manifesto favore dei
2518 28| tolti dal vivo dov’erano incorporati, non sono che pezzi di anatomia,
2519 26| primitivi sono assolutamente incoscienti, sono espressione spontanea
2520 26| concetto nella forma; questa incoscienza e spontaneità dell’artista
2521 11| attonito, come innanzi a cosa incredibile, e mostravo la lettera a
2522 20| vibrata, ripetendo a noi increduli e con la bocca a riso: “
2523 6 | calava il mento in atto d’incredulo, e ribatteva qua e là, e
2524 5 | per il diritto naturale, inculcandoci anche lo studio della Diceosina
2525 27| sdrucite dal tempo e dall’incuria. Noi altri non ci si guardava
2526 19| petto e del capo mi aveva incurvato il dorso. Talora volevo
2527 3 | mia natura non mi tira a indagare i fatti altrui; e quando
2528 27| di favori, di protezioni indebite; ma cosa volete? quegli
2529 10| si turbò. Aveva la mente indebolita e lacrimava spesso. Quando
2530 9 | anni e le fatiche avevano indebolito lo zio che lo lasciava fare,
2531 24| descrivono. Era un senso indefinito di ammirazione, che scoppiò
2532 13| che gli piaceva di fare l’indiano. Tra i due si ficcava zio
2533 8 | tra i villaggi di Firenze indicato Signa. Non so perché, questo
2534 22| il pallone, è lí”; e mi indicava col dito, e io ficcavo gli
2535 8 | inchiostro. Lunghe file di sedie indicavano il gran numero di giovani,
2536 28| di scienza raccolta negl’indici e ne’ dizionari.~A quel
2537 9 | Santo che fu Apostolo dell’Indie e decoro della compagnia
2538 2 | capo un materiale enorme indigesto, che mi faceva l’effetto
2539 21| allora sfogò la sua ira per indiretto. Parlò delle monellerie
2540 25| appariscenti di falsa luce, indirizza la gioventú alla menzogna,
2541 28| Raffrontai quella forza barbara, indisciplinata e appassionata, co’ sensi
2542 3 | raccogliemmo nell’ultima stanza indispettiti, e cominciammo a mormorare
2543 25| cose non la loro sostanza individua, ma le loro attinenze. Compiuto
2544 28| ed esemplare, ma un tipo individualissimo, prodotto da que’ tempi,
2545 28| esagerazione. Invaghito della individualità di ciascun contenuto, davo
2546 25| cose sono i due piú gravi indizi di decadenza nazionale.
2547 28| Notai certi moti psichici, indizio di una intimità rara nei
2548 27| eloquenza terribile di passioni indomite, smisurate, mi parve come
2549 14| lo tirava a ingrandire e indorare gli oggetti, ed era un ottimo
2550 13| sognavo trionfi con la toga indosso, come antico romano. Non
2551 15| complicato, l’epigrammatico, l’indovinello mi è stato sempre antipatico.
2552 15| birichini come i miei?” Egli indovinò, e fece una risata, guardandomi
2553 9 | trovai innanzi al Gesú, ma indugiavo e non volevo entrare, e
2554 24| cattivo. Nei giudizi il piú indulgente ero io, che trovavo sempre
2555 19| scarico d’un gran peso, e s’indurí e si senti piú libero. Io
2556 13| bisogni crescevano e i cuori s’indurivano.~Io n’ero arrabbiatissimo;
2557 28| e della vigliaccheria, è inesatto, potendo queste qualità
2558 28| Chisciotte. Notai infine l’inesauribile varietà de’ suoi colori,
2559 26| mio imbarazzo e della mia inesperienza, e disse che lasciassi fare
2560 10| allo sguardo mondi ignoti e inesplorati. Zio Pietro ci parlava spesso
2561 24| presso gl’ingegni comuni, inetti a orientarsi e a guardare
2562 8 | ne tenevo, e mi stimavo infallibile, quando un dí il proto della
2563 10| giovinastri con le mani infarinate, e tra percosse e pugni
2564 11| Il marchese s’era un po’ infastidito de’ novizi e si volgeva
2565 | infatti
2566 15| c’era tornata, mi sentivo infelice. I miei eroi erano Molé,
2567 20| fatti mi riuscirono di molto inferiori ai discorsi, e, anche discorrendo,
2568 19| avrebbe pensato ch’io fossi infermo; pure, quella scuola si
2569 28| e fiorentina. Notai nell’Inferno una legge di decadenza sino
2570 17| grammatica? – strillava io inferocito e con molti gesti. – E questa
2571 12| innanzi, ancoraché io mi c’infervorassi. Il duca, dopo la lezione,
2572 7 | Smith fossero roba meno infetta.~C’era nel mio cervello
2573 10| ciascuna malattia proviene da infiammazione. Sentivo zio Pietro a bocca
2574 23| del dí appresso. Stavo per infilare la strada che mena alla
2575 27| minuto, anche troppo. Quella infilata di titoli, di censi, di
2576 6 | sentiamo”. E io cominciai a infilzare le prove come avemarie:
2577 17| regole e di osservazioni infilzate l’una all’altra, ma una
2578 22| in furia e in fretta, m’infilzo l’abito e mi calco il cappello. “
2579 26| di visceri, e non sapevo infingermi. Me la prendevo coi maestri,
2580 8 | che di frasi. Pure piacque infinitamente la mia riputazione fu assicurata,
2581 6 | da albero. Quei mormorii infiniti della natura che sono come
2582 27| proprietario. Non so quale influsso magico ha sullo spirito
2583 22| contento”, disse lei.~Cosí infocati, facemmo molta strada, e
2584 6 | seco, volente e nolente, m’infondeva sangue e spirito. La sera
2585 15| squardernò il giornale, inforcò due occhiali verdi, si prese
2586 21| dirmi: “Sai, mi aveano male informato. Dicono che tu hai fatto
2587 27| erano autori scomunicati e infrancesati, che pur si leggevano, ma
2588 19| ero gracilissimo, spesso infreddato, e passavo i giorni fra
2589 28| conquistata. La controversia s’infuocò, e finí con un distinguo,
2590 12| già parecchi giorni che infuriava di piú il colera, e il duca,
2591 9 | calzetta rotta, e zio s’infuriò e mi ordinò di ritirarmi
2592 22| uomo leale e non soglio ingannar femmine. Mia moglie non
2593 19| a me, che spesso mi sono ingannato, supponendo nella gente
2594 26| lavori. In quell’onda d’inganni e di disinganni, di aspirazioni
2595 22| Piú era lo sforzo, e piú m’ingarbugliavo e non facevo via. Mi provai
2596 15| non so interessarli”. E m’ingegnai, e posi tutto il mio insegnamento
2597 13| bisognevole”. Zio Peppe s’ingegnava alla meglio, e mandava prosciutti
2598 28| discepoli, e in quelle letture m’ingegnavo d’accostarmi piú a loro,
2599 22| non ravviso la strada. L’ingegneria, per fare il corso Vittorio
2600 10| improvvisati opera sottile e ingegnosa. Si andò tanto innanzi che
2601 17| con esercizi svariati e ingegnosi.~ ~ ~
2602 17| scienza; ma non ero abbastanza ingegnoso, e volevo per forza tirare
2603 24| scambio di cortesie. Questo ingentiliva gli animi piú zotici, e
2604 12| due giovanette amabili e ingenue mi attiravano con un sentimento
2605 17| stancavano gli occhi. E cosí m’inghiottii il Varchi, il Fortunio e
2606 27| pettoruto, con l’aria di volerci inghiottire tutti. E tutti gli fummo
2607 22| e veggo una donnicciuola ingiallita, d’aspetto volgare e civettuolo,
2608 12| fino al cimitero, e là c’inginocchiammo e pregammo. Io avevo una
2609 27| Ripensandoci ora, veggo che fui ingiusto col povero don Tommaso,
2610 15| erano anche, pe’ negozianti inglesi, il “Times”, il “Morning-Post”.
2611 5 | mezza la dimostrazione, ingoiando sillabe e correndo a precipizio.
2612 23| cammina cammina, mi trovai ingolfato tra vicoli fetenti che vedevo
2613 9 | stanco mi buttai sul letto e ingombra la mente di fantasmi m’addormentai.~
2614 14| crebbe tanto che facevano ingombro nelle sale del marchese.
2615 10| circolava, appariva e spariva; l’ingordigia di quei bricconi era una
2616 14| immaginazione ridente lo tirava a ingrandire e indorare gli oggetti,
2617 5 | pensi?”.~La famiglia s’era ingrandita. Morto era Francesco primo,
2618 24| troppo sul generale e s’ingrandiva il quadro, e questo avveniva
2619 21| Vaccaro Matonti, “discepoli ingrati come qualche altro”, disse,
2620 19| quella leggerezza e quella ingratitudine. Era la prima volta che
2621 7 | altri, e ne veniva un vocío ingrato. In quella presa di assalto
2622 20| aveva guastato l’idolo. Mi s’ingraziò un poco nell’ultima lotta,
2623 2 | Era una bella casa a due ingressi. A sinistra entravano gli
2624 10| mortale; e intanto la nota s’ingrossava. Ciascuno aveva scritto
2625 27| spontanea, era un’eco confusa e inintelligente di un moto letterario sorto
2626 27| Volevo svegliare in essi l’iniziativa, la fede nel loro criterio.
2627 20| libertà”.~Quando Pio IX iniziava in Europa rivoluzione e
2628 21| fino a loro, per poterli innalzare sino a me. “Dunque, lettura
2629 28| all’Amadigi o all’Orlando innammorato, ch’io leggevo con ugual
2630 6 | niente avea di pedantesco, m’innamorò. E come l’una cosa tira
2631 5 | dimenava contro le idee innate e le armonie prestabilite,
2632 28| una materia nuova, volle innestarvi la parte cavalleresca. Voleva
2633 5 | teologiche, e con curioso innesto, vedevi andare a braccetto
2634 21| taciturno e freddo, la mia aria innocente lo trattenevano. Anche allora
2635 10| fatto e dichiarando tutti innocenti. Si promise una bella moneta
2636 8 | fianco un’altra finestra inondava di luce la stanza. Come
2637 25| altrimenti le sue forze giacciono inoperose. La libertà è all’intelletto
2638 5 | confessare la mia sconfitta, e inorpellai un po’ le cose “Ippolito
2639 22| cerebro, che me lo teneva inquieto. “Dunque, – dicevo, – allons,
2640 26| Raffaele, che mi si era insediato in casa e spadroneggiava.
2641 15| facevano la scuola agli altri, insegnando loro tante cose nuove; io
2642 12| maestro. In quel tempo gl’insegnanti ambivano il titolo piú decoroso
2643 25| pensare, e perciò non può insegnarsi che ai già provetti nelle
2644 26| balbettò che mi avrebbe insegnato lui l’educazione. Voltai
2645 2 | Nelle altre due stanze insegnavano due maestri aiutanti l’Aritmetica,
2646 17| comparata, filosofica a chi la insegnerete voi? Ai bimbi non di certo.
2647 10| giú, nel criminale, e v’insegnerò io l’educazione”. E fece
2648 8 | miei occhi pazienti, e m’insegnò la modestia.~Il direttore
2649 12| dove non ancora li aveva inseguiti il morbo; anche i fratelli
2650 10| Camminai in fretta, come uomo inseguito. M’ero preparato un cosí
2651 17| azione tutto quell’organismo. Inselvato in quel ginepraio di tempi,
2652 21| ma io stava lí ritto e insensibile, come se non mi accorgessi
2653 15| conchiuse. Una certa apparenza d’insensibilità e una certa tensione nei
2654 22| rimase memoria, e mezza la inserii nella mia Storia della letteratura.
2655 26| lambiccata io ero una figura insignificante, stavo tra la folla, non
2656 26| trovata in bocca al greco, insinuatagli dai suoi compagni. E feci
2657 12| romanzo. Presto divenni insopportabile agli amici; il mio coraggio
2658 7 | curiosità i motivi che l’inspirarono; e quando parlava Napoleone
2659 6 | senza seguito, incoerenti e instabili. Si lasciava, si ripigliava,
2660 23| aerata, piena di luce. Lí m’installai. Non era messa con lusso,
2661 14| una stanza. In un’altra s’installò Enrico col suo letto e con
2662 15| composizione simili a quei testi insulsi di lettura che si usavano
2663 22| Tasso. Mi pare proprio un insulto quella donna. Scendo ancora
2664 4 | ch’era una epistola tutta intarsiata di frasi e di parole a imprestito;
2665 14| prendere e non prendere, intascai le due piastre, che mi venivano
2666 10| rendeva nulla; ché zio Pietro intascava tutto. Spesso mi mancava
2667 23| ti dà la cosa nella sua integrità, l’è una mutilazione. Dicevo
2668 26| necessario che sia almeno non una intellezione, ma uno stato appassionato
2669 5 | quasi per intero. Se un uomo intelligente mi avesse guidato in quei
2670 23| intellettuale, che acuiva l’intelligenza e spoltriva l’immaginazione.
2671 25| in esse e con esse sono intelligibili. Lo studio isolato delle
2672 27| Fosse una canzone, ce ne intenderemmo tu ed io; ma è roba d’avvocati,
2673 26| sentimento il divino, e intendevamo sotto questa parola tutto
2674 23| Lo stile è la cosa”, e intendevo per cosa quello che piú
2675 28| quelle idee, per avere l’intendimento dell’arte. Perciò polverizzavano
2676 17| piú, e che anche oggi m’intenerisce, quando qualcuno di quei
2677 12| le volevo bene! E ora m’intenerisco che l’ho innanzi a me, quella
2678 12| tutte le occasioni, e mi c’intenerivo. Sovente lo declamai in
2679 8 | notizia.~Il marchese era tutto intento a compilare una grammatica
2680 27| dimestichezza con la Caterina, senza intenzione, e talora si disputava di
2681 13| speranza che zio Carlo guarisse interamente con la stufa ai piedi, come
2682 15| un po’ il mio, che non so interessarli”. E m’ingegnai, e posi tutto
2683 10| un po’ a noia; le cose m’interessavano molto, e avevo la stessa
2684 17| e cosí spiegai tutte le interiezioni, non dimenticando mai di
2685 20| lingua.~Intanto non avevo intermessa la lettura dei giornali
2686 19| parlava. Da questo grottesco intermezzo mi vennero a togliere alcuni
2687 22| sulle labbra, che esprime l’interna soddisfazione. Finii contento
2688 22| sí che io vedea quasi l’interno della sua gola. Mi narrò
2689 26| Mi venne il sospetto d’interpolazioni o di falsificazioni. Poi
2690 9 | felicissimo, e una bella interpretazione di un luogo di Quintiliano:
2691 17| pronunziate e scritte, salvo l’interpunzione, ch’era l’ultimo capitolo
2692 22| guardavano con un occhio interrogativo, come volessero dire: “Cosa
2693 15| lavagna, e ne faceva tema d’interrogazione: ciascuno stava teso a domandar
2694 5 | giovane frate ci faceva le interrogazioni; il vecchio prendeva note
2695 22| continuava e non mi lasciava interrompere, e lei sentiva sentiva,
2696 7 | erano conversazioni, spesso interrotte da grossi pugni sulla tavola
2697 10| Tutti gli studi furono interrotti. Ogni allegria finí. Quegli
2698 8 | bella voce; leggeva bene, interrotto dalle esclamazioni del marchese,
2699 27| cencio. Ben tentava qualche interruzione, ma lui non gli dava il
2700 24| molto popolata. V’erano intervenuti giovani d’ingegno, che spiccavano
2701 26| niente; io capii che se la intesero fra loro.~Intanto in fin
2702 7 | Cosí per la prima volta intesi parlare di un uomo, che
2703 20| passeggiate e nelle chiacchierate intime con gli amici, facevo lo
2704 12| presso al letticciuolo, negl’intimi penetrali della memoria
2705 26| questi s’inalberò, e volle intimidirmi, abusando del suo ufficio.
2706 12| aiutarono a scendere, ché ero intirizzito e non mi potevano le gambe.
2707 22| lui. Quel suo lavoro era intitolato: La donna. Andava piano
2708 10| mentr’io mi sfiatava, m’era intollerabile, mi dava sui nervi.~Alcun
2709 27| toga come Cesare, e divenne intollerante nel suo classicismo.~Allora,
2710 8 | la voce, ad accentuare e intonare, secondo il senso, mi tolsi
2711 12| La mia voce era chiara, intonata, ben variata, secondo il
2712 24| illuminavano e la voce s’intonava. Tutto questo avveniva con
2713 11| giovanetti. Il marchese, intorniato dai giovani, attendeva a
2714 12| spesso uscivamo sul terrazzo, intrattenendoci in discorsi familiari. Talora
2715 12| dopo la lezione, soleva intrattenersi un pochino con me, e la
2716 17| moltiplicavano in infinito. Molto m’intrattenni sul Corticelli, sul Buommattei,
2717 26| piccole gare; ma, schivo d’intrighi e di raccomandazioni, feci
2718 26| liquefacevano come neve. S’erano introdotti in casa un disordine e una
2719 28| il perché di quella mia introduzione, che oltrepassava nei suoi
2720 27| conosceva don Tommaso, e s’intrometteva tra’ discorsi, e, faceto,
2721 8 | tavola. Io ne avevo la testa intronata. Poi si lesse un lavoro,
2722 10| occhi; gli urli e i fischi intronavano la testa. D’Amore disse: “
2723 28| cavalleresca fu trovata una intrusione e una dissonanza in argomento
2724 17| cui davo una spiegazione intuitiva, esponendone le parti in
2725 22| il core in un sol tempo invade. ~Ora che ci penso, quello
2726 28| tantino di esagerazione. Invaghito della individualità di ciascun
2727 14| cosí pazza allegrezza c’invase. Annarella, ci guardava
2728 20| assistevo a queste dispute, invaso da un sentimento letterario,
2729 9 | andavano bene. Zio Carlo invecchiava; la famiglia s’era accresciuta;
2730 14| il capo e copiai. Uscii invelenito. Mi tenevo qualcosa di grosso,
2731 3 | Fatto ardito dalla paura, inventai una bugiella, e infilai
2732 26| erano attorno al greco, ne inventavano delle belle. Venne loro
2733 28| copiare, ma come ispirazione a invenzioni simili, a quel modo che
2734 28| ignoranza e superficialità. L’inverecondia delle polemiche ci moveva
2735 19| pareva il corpo umano come inverminito, e che vi pullulassero quei
2736 1 | correndo per l’orto, e l’inverno riempiendo di allegria i
2737 21| delle congiunzioni e delle inversioni. Tutto questo era roba da
2738 21| maggiori collere, non osava mai investirmi e apostrofarmi: il mio contegno
2739 27| noi don Raffaele, che m’investiva sempre col suo: “Allegramente!”
2740 20| gestendo forte. – Thiers lo invia ambasciatore a Londra, e
2741 9 | mormorava che D. Nicola era invidioso, e gli raggiava il volto,
2742 23| io, – si arrugginisce e invilisce”. La chiarezza sta nella
2743 22| Presi un cartone e ve la inviluppai dentro, e con un filo la
2744 24| e naturalezza, serbando inviolata in voi l’umana dignità.
2745 28| studiare gli scrittori, inviscerandosi in essi. C’era meno presunzione
2746 20| vennero poi.~Vidi il Thiers invischiato nella lotta tra egiziani
2747 15| Misi una certa emulazione, invitandoli alla mutua correzione. Mi
2748 12| si fecero familiari, e m’invitarono a bere, e cioncai e giocai
2749 26| bassa gente di polizia, e m’invitò a recarmi presso l’ufficio.
2750 9 | diavolo questi Santi Padri. Ho invocato oggi tutti i Santi dei paradiso.
2751 12| di Santi e di Madonne, le invocazioni e le preghiere e le penitenze;
2752 22| negli studi, era rimasto involuto, e non c’era entrata la
2753 3 | sentivo dentro un odore d’ipecacuana. Talora, vista inutile l’
2754 28| indifferenza, di superstizione e d’ipocrisia, sperduto tra elementi poetici
2755 8 | caro per quel solo fare ipocrita di Madonna con gli occhi
2756 27| rettorica! Questa è una ipotiposi. Ma questo nel linguaggio
2757 20| sempre con quel tale Dies irae. Questo ci faceva ridere,
2758 28| del suo argomento, era una ironia spontanea e incosciente
2759 28| dal piglio impertinente e ironico, me ne vollero, quasi avessi
2760 6 | mano al grand’uomo di Morra Irpino; lo chiamavano il dottore
2761 17| doveva oscurare i francesi e irradiare l’Italia di una scienza
2762 14| e con gli occhi al tetto irradiato di sole, parevo un re, il
2763 17| tempi, di modi e di verbi irregolari, aguzzando l’ingegno in
2764 20| aveva non so che di mobile e irrequieto nella condotta, piú del
2765 12| colpite; la paura rendeva irresistibile l’epidemia. Si raccontavano
2766 15| io non sapevo perché, e m’irritavo piú. Quando io non capivo,
2767 26| poi, ci sarebbe parsa una irriverenza. Eravamo non critici, ma
2768 17| esempio l’a, il per, il da, irti di sensi e che pur non avevano
2769 26| profeti, specialmente d’Isaia. Avevo sete di cose nuove,
2770 28| dell’arte. Non corresse, ischeletrí il poema.~Il Tasso era un
2771 17| riso, e ci chiamavano per ischerno “i grammatici”, come chiamavano “
2772 26| lapide, sulla quale è l’iscrizione di Antonio Ranieri, nome
2773 24| Era il primo suo lavoro in iscuola. Successe uno di quei movimenti
2774 19| vestirmi e correr giú, per isfogarmi con la famiglia Isernia
2775 28| Aminta. Il suo viaggio alle Isole fortunate è un capolavoro,
2776 27| argomento; e diceva della Isolina di Roberto Savarese ch’era
2777 26| lirica ebraica, esaminando in ispecie il libro di Giobbe, il canto
2778 14| nomina del marchese Puoti a ispettore degli studi nel Real Collegio
2779 25| mantenersi libero e guardare e ispirarsi nell’argomento, e guai a
2780 16| La pressura del tempo m’ispirava, m’illuminava; io giungeva
2781 28| esso e cercare ivi le sue ispirazioni. Si fece trascinare dalla
2782 24| de’ loro. Costui finí con istallarsi a casa, pigliandosi la sua
2783 22| vederci e l’amarci un solo istante. ~Come, non so. Cosí musico
2784 3 | Giovannino, ch’era quasi sempre l’istigatore. Il vecchio, quando gli
2785 8 | leggere prima gli scrittori in istile piano, poi quelli di stile
2786 11| che tenerezza; io capivo istintivamente che non potea piacergli
2787 27| un anno, venne a noia una istituzione tanto nel suo principio
2788 27| motto d’elogio alla figlia, istruita con molta cura e con grande
2789 18| là cavavo materia molto istruttiva di osservazioni e di applicazioni
2790 | ita
2791 11| sembrava un antico romano italianizzato. Parlava come scriveva,
2792 11| opuscolo dell’antica sapienza italica. Vedeva l’Italia in Roma;
2793 21| mi pareva che i dialetti italici fossero per l’uomo di gusto
2794 | IX
2795 27| casa dell’avvocato Tommaso J., uno stecco d’uomo, che
2796 13| Peppe, volete andare a Santo Jorio? Vi è una magnifica situazione
2797 24| mi vennero i fratelli De Judicibus, Orazio Pansini, Felice
2798 14| Egli era dottore in utroque jure, e aveva interrotta la sua
2799 21| gl’irritavano. Io ero un juste milieu. E non pensavo a
2800 24| Cirillo di Trani, Paolo Kangian; e tutti si strinsero intorno
2801 28| Ariosto, Tasso, Milton, Klopstock. Toccai del Camoens come
2802 2 | andavo piú in là, trovavo un labirinto, e me ne spaventavo. Poi
2803 15| che prima. Era il tempo di Lablache e della Malibran. San Carlo
2804 2 | non mi entrava se non dopo laboriosi costruzione, e non era in
2805 27| suoi lavori. Era giovane laborioso, pratico della lingua, e
2806 21| perdono?” Mi scappò una lacrima, e lo guardai commosso.
2807 8 | alla sua divinità, andavo lacrimoso dal marchese e me ne richiamavo
2808 10| scendevamo pel ponte, quei ladroni fermi sulla gran porta ci
2809 22| tutto mi torna a mente. Laggiú è Magnocavallo, la strada
2810 27| mi turbò assai. Feci vive lagnanze, dicendo con voce commossa
2811 5 | elegante. Non c’era ancora il laico, ma non c’era piú il prete.~
2812 23| alla Posta, quando vidi una laida vecchia che mi faceva l’
2813 26| conversazione. Tra quella gente lambiccata io ero una figura insignificante,
2814 28| sottigliezze del Castelvetro il lambiccato e il falso, e nella gravità
2815 17| bimbi non di certo. Non è a lamentare che nei quadri universitari
2816 4 | commovevano. Quando Young lamentava la morte della figlia, che
2817 10| peggio”; e riempi la casa di lamentazioni. Lo zio si turbò. Aveva
2818 28| sia rettorica, com’è ne’ lamenti di Tancredi e ne’ furori
2819 7 | Kant, vedevo fra le tenebre lampi, e venivo in dubbio di me
2820 22| che lessi al lume di un lampione. Diceva che lei era stata
2821 22| frase e l’altra, ma era un lampo e non avea la forza di fissarsi.
2822 22| filo la legai bene, e la lanciai di gran forza, che pareva
2823 13| nel timore degli altri, fu lanciata fuori come una bomba: “La
2824 20| egli ci si arrovellava e lanciava i pugni in aria. Io lo sentiva
2825 26| di distinzione, con occhi languidi, dolcissimo di favella e
2826 26| raccoglimento innanzi alla lapide, sulla quale è l’iscrizione
2827 21| ci vorría; i giovani mi lapiderebbero. Ma se queste teorie mi
2828 5 | era molto piú lunga che larga, e ci entravano circa quattrocento
2829 15| quattro o cinque stanze ben larghe e ben pulite, cosa rara
2830 15| era sua: tu bevi il caffè, lascia leggere me. Nella mia vita
2831 2 | un sonno, e zio diceva: “Lascialo stare, quello pensa”. Io
2832 4 | di santità, e trepidava a lasciarle in mano la piccina; era
2833 7 | non vollero sentenziare e lasciarono dubbia la vittoria. Un’altra
2834 12| decoroso di professore, per non lasciarsi confondere coi maestri di
2835 26| inesperienza, e disse che lasciassi fare a lui, e stessi tranquillo,
2836 27| vorranno il resto. Dunque lasciate stare, non è cosa per voi”.
2837 10| il berretto. Ma non fummo lasciati uscir subito. Si venne al
2838 28| considerazioni, ch’io trovo nei sunti lasciatimi dai miei discepoli, sembrano
2839 28| un capolavoro, e le molli lascivie di que' giardini e di que'
2840 21| non appagavano puristi e lassisti, neppure gl’irritavano.
2841 20| mirabile facondia certe lassitudini della vita, che cercano
2842 11| latino e scriveva l’italiano latinamente. Il suo autore era Giambattista
2843 2 | Sacerdote, che insegnava lettere latine e mi veniva zio dal lato
2844 26| impensierí. Io non avevo laurea né permesso, ero nel caso
2845 20| che aveva loro pagata una lauta messa, e contava di certe
2846 24| provvidi che il desinare fosse lauto. Era un giovane sveltissimo
2847 22| chi è tua mamma?” “È una lavandaia”, mi disse lei a bruciapelo
2848 13| e che i panni sporchi si lavano in famiglia, e che vis unita
2849 26| che sua mamma venisse a lavarmi il bucato. Era imbruttita,
2850 3 | chiasso; la mi fece una lavata di capo. Come ragazzi viziati,
2851 27| democrazia, tutti uguali”, diceva Lavista, ch’era l’idolo della scuola.~
2852 28| furono la base sulla quale lavorai parecchi miei Saggi critici.
2853 17| leggicchiar grammatiche, lavorando intorno a quella di Basilio
2854 11| dimenticati. Il marchese che lavorava a una grammatica, attendeva
2855 11| giovedí e le domeniche, e lavoravo sempre con lui alla grammatica.
2856 15| piú svelti facevano di bei lavoretti. Io soleva staccare periodi
2857 8 | Accompagnava queste sentenze con lazzi, motti, esclamazioni e pugni
2858 14| eccoci di contro un tal S. da Lecce, fresco fidanzato d’una
2859 14| incoraggiarmi, e piú di tutti il mio leccese, che mi confuse poi di complimenti.
2860 15| con gl’impeti a freddo di Ledru-Rollin. Stavo cosí profondato in
2861 22| dentro, e con un filo la legai bene, e la lanciai di gran
2862 22| indietro, dicendo: “Non vuoi legarmela tu?” Mi avvicinai a quella
2863 11| della parola me lo tenevano legato. In certi momenti che avevo
2864 27| coraggiosa. Comparivano certe leggende e novelle in pura lingua
2865 19| persuaso, aggiunse: “Dimmi, leggeresti forse qualche libro di medicina?”
2866 5 | bestemmiatori, avevo quasi paura di leggerli. Il professore ci pose poi
2867 2 | costruzione, e non era in grado di leggerlo e tanto meno di scriverlo,
2868 26| stanca di malata. Quel riso leggero non le veniva piú. Cercammo
2869 27| di quelli poco soliti a leggersi, e che davano occasione
2870 11| come nei primi tempi, si leggessero alcune sue Vite. Fu data
2871 27| piú. “Lord Byron? E voi leggete lord Byron? E voi, signor
2872 2 | romanzi di Walter Scott. Leggevamo in segreto come fosse un
2873 17| Parecchi anni ero stato a leggicchiar grammatiche, lavorando intorno
2874 28| la bocca di autori neppur leggicchiati, e si apriva facile mercato
2875 7 | stesso avversario, che aveva leggicchiato gli autori piú moderni,
2876 22| ma vidi ch’era troppo leggiera e sarebbe cascata giú. Presi
2877 11| uno sfogo, mi sentii piú leggiero.~In quell’anno non potevo
2878 2 | guerra, e poi con le sue legioni agguerrite gli fu facile
2879 28| che avevano la lor parte legittima il licenzioso ed il ridicolo,
2880 6 | cavalli, e dove tra mucchi di legna o di grano solevo trovar
2881 5 | scrivania, con certi ritieni di legno a dritta e a sinistra, e
2882 17| unica, come la concepiva Leibnitz, il mio favorito, la mia
2883 22| cosí lungo mi toglie la lena; dovresti trovar modo che
2884 10| questa dottrina, e parlava di lenitivi e di emollienti e rilassanti,
2885 25| dell’umana coscienza questi lenocinii dell’arte. Le regole rettoriche
2886 20| mostrando quel suo petto di leone, tutto in sudore, sotto
2887 27| giornalisti, e faceva il lepido ch’era una grazia. Quella
2888 22| idea, ch’ella parlava cosí lesta come camminava, e non mi
2889 15| il giornale; ma lui, piú lesto di me, disse: “Pardon”,
2890 27| stampa, ch’egli chiamava un letamaio. Il romanticismo era l’ultima
2891 8 | aspramente, ripigliando la parola letta e pronunziandola lui, accompagnando
2892 27| piú curiosi epiteti questi letteratucoli. Tuffato ne’ miei giornali
2893 22| lo spiego, ci trovo una letterina profumata, e vi era scritto
2894 15| quanti. I miei temi erano letterine o fatterelli, di rado descrizioni,
2895 12| e io, stando presso al letticciuolo, negl’intimi penetrali della
2896 15| far presto, sapendo ch’ero lettore anch’io, e che stavo lí
2897 10| mi fu fatta.~Non potevo levarmi dinanzi quelle piastre lucenti,
2898 10| altri, brutte facce, e si levavano il berretto, e si offrivano
2899 18| ciuco. Il dí appresso mi levavo di buon mattino, e cominciavo
2900 22| le spalle. Alle frutta mi levo in furia e in fretta, m’
2901 11| di Laura, e il celebre “Levommi il mio pensiero”, e parecchi
2902 4 | questi angeletti che, appena libata la vita, tornano in cielo
2903 22| Egli parlava un po’ alla libera, e mi andava motteggiando
2904 20| i francesi dal programma liberale trombettato da lui. Vedi
2905 21| furono anche i veri e i falsi liberali. Terminai quella lezione
2906 10| quella era la via della liberazione. Ed eccoli intorno a me,
2907 5 | levarono in piedi, come liberi da un peso, quando: “Zitto!”
2908 24| vennero Giuseppe De Luca, Liborio Menichini, Francesco Corabi,
2909 14| lecito andar via senza sua licenza. Egli, visto il mio imbarazzo,
2910 28| la lor parte legittima il licenzioso ed il ridicolo, dato sempre
2911 5 | quello che oggi direbbesi un liceo. Vi s’insegnava filosofia,
2912 | licet
2913 14| Delcarretto. Il marchese, lieto della nomina, rendette al
2914 26| non mi sfuggivano le piú lievi gradazioni del pensiero
2915 25| forze te le dà la natura, ma limitatamente anche nei piú grandi. Ricordandomi
2916 25| scuola”.~L’istruzione non ha limiti. Nessuno può esaurire, non
2917 14| pretensioni metafisiche, si limitò a quella parte letteraria,
2918 28| varietà de’ suoi colori, la limpidezza delle sue fantasie e delle
2919 20| luoghi dei suoi discorsi limpidi e filati. Mi ricordo fra
2920 27| teneva la vista di quei lineamenti contratti, temevamo di recargli
2921 5 | e quei numeri e quelle linee cosí in astratto non mi
2922 17| grammatici”, come chiamavano “linguaiuoli” o “frasaiuoli” gli scolari
2923 26| quei danari del greco si liquefacevano come neve. S’erano introdotti
2924 26| tutte queste divinità si liquefecero, e molti brani ammirati
2925 27| questa carta, ma niente è liquido, niente corre liscio; qui
2926 26| curiose sopra molti nostri lirici. Si citava come modello
2927 11| non potea piacergli quel lirismo sentimentale di sant’Alessio. “
2928 11| piaceva piú che tutti i lisci e gli ornamenti; non capiva
2929 8 | insinuava come serpente, lisciando e adulando, e s’imponeva
2930 27| cominciava la sua solita litania; ma io mi sciolsi dal suo
2931 27| farne di tutta questa roba litigiosa? Finirete che gli avvocati
2932 24| io ci credevo molto. Il livello infatti s’era tanto alzato,
2933 16| condannato a morte, pallido, livido: fra due ore dovevo andare
2934 8 | appartamento.~Queste osservazioni locali mi vengono ora in mente;
2935 12| da Peppangelo, il celebre locandiere a quel tempo. “Signorino,
2936 5 | me come una fantasmagoria Locke, Condillac, Tracy, Elvezio,
2937 15| sotto categorie e schemi, logicamente. Cosí nacquero i miei quadri
2938 25| dicevo, – e anche le logiche. Ci vuole il verbum factum
2939 27| sentimentale, sciarade, logogrifi, volgarità e puerilità in
2940 8 | parole solenni o nobili, non logore dall’uso, e non troppo antiquate,
2941 1 | piccoli amici c’era Michele Lombardi, a cui volevo un gran bene,
2942 27| ci veniva il rumore dalla Lombardia. Il marchese sfogava la
2943 20| lo invia ambasciatore a Londra, e costui cospira contro
2944 20| nella causa, credo, di Longobucco. Squassava la bianca chioma
2945 10| mare furioso. Si vedeva in lontananza il carro dei principi reali,
2946 26| Capodimonte o per altri luoghi lontani, gesticolando, vagando talora
2947 28| addirittura per barbaro, e Lope de Vega per un ciarlone.
2948 8 | trascriverli; era divenuto loquace e presuntuoso, e la sera
2949 | lor
2950 10| levarmi dinanzi quelle piastre lucenti, ch’erano il mio secreto,
2951 17| cinquecentisti, e facevo lucere innanzi alla gioventú uno
2952 9 | faceva la barba. “Il canonico Lucignani, – diceva lui, – ha fatto
2953 15| Clitennestra, Ifigenia, Lucrezia e Virginia, Olindo e Sofronia,
2954 12| erano oscure, e i discorsi lugubri. Io aveva la testa piena
2955 26| Casa e il Costanzo erano lumi del Parnaso. Ma il nostro
2956 7 | conferenze, cioè a dire discorsi lunghetti e seguiti, dove si distinguesse
2957 22| Quei giorni mi parvero lunghissimi. Lei non si lasciava vedere,
2958 22| non mi posso stender molto lungi. Oggi, 8 marzo, mi sento
2959 15| scegliere i luoghi piú acconci a lusingare l’immaginazione, a movere
2960 10| veniva a trovare spesso; mi lusingava con lodi esagerate, che
2961 23| installai. Non era messa con lusso, ma non mancava la decenza.
2962 24| un greco, certo Giovanni M... Educato a Parigi, veniva
2963 5 | par di vederlo tra quelle macchine animarsi, gestire, colorire;
2964 27| francese: sentivo disputare di madame de Staël, di Chateaubriand,
2965 12| esposizioni di Santi e di Madonne, le invocazioni e le preghiere
2966 12| come Colombo per le vie di Madrid, quando pensava al nuovo
2967 11| argomento. La Merope del Maffei, il Saul dell’Alfieri, l’
2968 22| avevi esaurito tutto il suo magazzino di tirate e di novelle,
2969 28| palagi magici sono una vera magia di stile. Conchiusi che
2970 28| giardini e di que' palagi magici sono una vera magia di stile.
2971 27| proprietario. Non so quale influsso magico ha sullo spirito questa
2972 24| mia missione, che il mio magistero mi pareva un sacerdozio.
2973 27| uno dei piú alti posti in magistratura, uomo proverbiale per rettitudine
2974 8 | io entrava in un palazzo magnatizio, e che mi presentava ad
2975 8 | attirati come per forza magnetica dalla presenza del marchese.
2976 27| tanto nel suo principio magnificata. Io con buona grazia feci
2977 25| rispetto alle cose. Perciò la magnificenza è qualità relativa, e, a
2978 27| periodoni, che gli parevano magnifici e di molto effetto, tutto
2979 22| torna a mente. Laggiú è Magnocavallo, la strada nobile che mena
2980 22| non priva di gusto, un po’ magrolina, con due occhi che parlavano.
2981 10| e in giú, a studiare il maiuscolo e il corsivo, il francese
2982 17| capito: già con questi occhi malati poco capir posso. Oh! come
2983 19| Capitolo diciannovesimo~MALATTIE REALI E IMMAGINARIE~In questo
2984 9 | atto servile. C’erano poi i malcreati che motteggiavano i giovani
2985 6 | leggere Cartesio, Spinosa, Malebranche, Pascal, libri divorati
2986 15| l’occhio di tutti. Quelle maledette regole grammaticali io le
2987 15| occhi il giornale. Quei maledetti vecchi negozianti mi facevano
2988 26| ricco, e mi trovai povero: maledissi il greco e i cinquanta ducati.
2989 8 | ch’io era de frigidis et maleficiatis: parole sue favorite, come
2990 15| tempo di Lablache e della Malibran. San Carlo era nel suo pieno
2991 12| mia condotta non veniva da malignità o durezza di cuore; ma da
2992 11| miei compagni nelle ore malinconiche. In casa non mi ci potea
2993 20| famiglia giorni annoiati e malinconici. Il suo umore vivace e allegro
2994 9 | anche lui. Zio vi consentí a malincuore, e passò ore angosciose
2995 21| In questo c’era un po’ di malizietta inconscia, ma anche la mia
2996 4 | di parlare, spigliata e maliziosetta. Io la guardavo con gli
2997 9 | i miei scolari erano piú maliziosi di me, e quando io parlava
2998 1 | cugino già grandicello e malizioso, che ogni giorno inventava
2999 27| con certuni come Cesare Malpica e Domenico Anzelmi, e con
3000 12| avvicinava, ridendo, la mammella, con l’aria di chi dica: “
3001 11| quello che ha succhiato le mammelle mie”; e mi sdegno con lei
3002 7 | Questo sussiego mi spiacque, mancarono gli applausi, rimasi freddo
3003 14| sul terrazzo, quasi l’aria mancasse ai voli della mia immaginazione.
3004 9 | Napoli, e non gli erano mancati studi letterarii e filosofici.
3005 11| come per lo passato. Non mancavo alle mie lezioni la sera;
3006 10| stendeva la mano e voleva la mancia. Bisognò mandare alle famiglie,
3007 22| a Toledo. Ma io piego a mancina e fo adagio quella scalinata
3008 22| vedo la via bene spazzata. “Manco male, – dissi; – qui c’è
3009 27| a tale altezza, che gli mancò l’aria e gli cascò il capo
3010 7 | di giovani, e zio preferí mandarci a studiare presso un vecchio
3011 14| voler cadere, quantunque, mandato via monsignor Colangelo,
3012 21| spirito, ed in quell’attrito mandavano scintille. A che giovano
3013 26| ancora piú la canzone sulla Mandetta, dove sentivamo il fremito
3014 22| c’era lei. Povera Agnese! Mando cosí un respiro alla creatura
3015 14| Subito pensò a me, e mi mandò al principe con una sua
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