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Capitolo
3016 25| essere un buon giocoliere nel maneggio della rettorica, non sarà
3017 20| divenne violento e talvolta manesco. Io pensai di chiamarlo
3018 27| Finirete che gli avvocati si mangeranno tutto e vorranno il resto.
3019 14| figliuola”. Glielo promisi; e mangiammo i maccheroni freddi con
3020 12| e alla forchetta: avrei mangiato con le dita. Pane nero,
3021 6 | il porco, e dove era la mangiatoia pei cavalli, e dove tra
3022 5 | versi, ma a conversare e a manicare, e non osavano pestar dei
3023 26| tipo di eleganza un po’ manierata. Si fece un po’ di conversazione.
3024 6 | controbatteva, incoraggiato dal manifesto favore dei presenti. Finalmente
3025 16| avevo messo nulla, e quel manigoldo, piantato lí, ch’era una
3026 15| caffè. Egli notò la mia manovra, si accostò gravemente,
3027 20| ministro seppe cosí mal manovrare, che la Francia rimase isolata,
3028 10| E allora il cerbero si mansuefece, e lasciò intendere che
3029 28| discepolo e uomo serafico per mansuetudine e innocenza di costumi,
3030 25| scrivere, lo spirito dee mantenersi libero e guardare e ispirarsi
3031 2 | potrebbe chiamarti a sé e mantenerti lui”. Una sera dunque andammo
3032 27| modestia e il suo riserbo gli mantenevano riverenza, e non ricordo
3033 24| Questo nucleo di giovani, mantenutosi saldo insino a che durò
3034 6 | Nicola del Buono, D. Peppe Manzi, D. Domenico Cicirelli e
3035 26| Mosè dopo il passaggio del mar Rosso, i Salmi di Davide,
3036 6 | la morte di Luigi XVI, Marat, Danton, Robespierre, Carlotta
3037 22| memoria!” dissero i giovani maravigliati. E io di rimando: “Merito
3038 28| e talora mi domandavo, maravigliato, in che fosse superiore
3039 26| riti. Lessi non so dove maraviglie di quel libro, come documento
3040 14| vi dico nulla dell’invito marchesiano. Ah! Peppe, fidiamo nella
3041 2 | Pirenei e le Alpi con una marcia che Cesare non avrebbe osato
3042 10| passava a studiar greco col Margaris, e latino col Rodinò. A
3043 26| concetto della Beatrice e della Margherita, il che dimostra l’eccellenza
3044 18| leggere a salti. Mettevo nel margine le correzioni con le debite
3045 10| prefettura, e poi a Santa Maria Apparente. “Dove andiamo?”
3046 15| dov’era il Collegio di Marina. “E Ciccillo, tomo tomo,
3047 23| tratto, scendendo verso la Marinella, e ci fermammo a un uscio.
3048 23| una gran tavola coperta di marmo, con sopra libri e carte
3049 8 | altro chi erano quei due marmocchi. “Sono nipoti di D. Carlo
3050 10| Santo, presso la farmacia Marra. C’era gran calca; uno spingersi
3051 1 | cantuccio a leggere: facevamo Marta e Maddalena. Nonna e mamma
3052 20| chiodo di zio Peppe, che lo martellava e lo faceva scattare; e
3053 25| crocchio; e io, con quel martello che aveva nel cuore, buttai
3054 24| fratelli Mazza, Diomede Marvasi. Venne da Venosa Luigi La
3055 22| stender molto lungi. Oggi, 8 marzo, mi sento meglio in gambe,
3056 24| chiamavo la superbia una maschera della dignità, una menzogna. “
3057 10| il carro dei principi, le maschere a furia di confetti avevano
3058 6 | volta s’andò a Porta di Massa in un certo covo puzzolente,
3059 21| sonanti nella bocca del massaio o del gastaldo. Né mi faceva
3060 5 | insegnava filosofia, fisica e matematica. Il corso durava tre anni,
3061 7 | ch’era per giunta un gran matematico, volgarizzava Emanuele Kant.
3062 6 | decimottavo, vale a dire un materialista e un ateo, e ne domandò
3063 4 | vanità. Vinse l’autorità materna, e riebbe la figliuola.
3064 2 | e mi veniva zio dal lato materno. Aveva voce di uomo ricco,
3065 21| delle velleità di Vaccaro Matonti, “discepoli ingrati come
3066 8 | imparato. Scrivendo tutte le mattinate sotto la sua dettatura,
3067 14| incartato e col pavimento non mattonato. Là, entrando, alla dritta
3068 28| contenuto. Quando, in età piú matura, volle porvi rimedio, era
3069 26| dell’intelletto venuto a maturità”. Queste osservazioni parvero
3070 24| Costui era Giambattista Mauro, di Andretta, un paese prossimo
3071 24| Francesco Corabi, i fratelli Mazza, Diomede Marvasi. Venne
3072 14| pennaruli. Le nomine di Mazzetti, di Galluppi, di Nicolini
3073 5 | uscirne a bene con quel metodo meccanico dello zio. Dovemmo fare
3074 23| ridurre lo stile quasi a un meccanismo. La forza è il rilievo della
3075 | medesimi
3076 10| tutto dentro, fantasticando, meditando, leggendo, quando il caso
3077 25| tempo di leggere; mi posi a meditare e ad osservare. Sentivo
3078 21| concetti in me, e lungamente meditarvi sopra, e poi, parlando,
3079 6 | Quella figura placida e meditativa, quel carattere conciliativo,
3080 14| dando libero corso alle mie meditazioni e alle mie immaginazioni.
3081 20| Europa per i begli occhi di Mehemet. Io capii poco di quella
3082 8 | il suo ufficio; l’abate Meledrandi stava sempre lí col suo
3083 28| ottava, se non ha l’onda melodica del Poliziano e dell’Ariosto,
3084 3 | Svegliatosi, stendeva un po’ le membra, ma poi tornava tutto rannicchiato
3085 11| entrare in capo. Cosí in men che due settimane, quasi
3086 26| Conoscevamo la Divina Commedia a menadito; ma quella lirica era nuova
3087 22| lei, – che non si svegli. Menami piuttosto di là”. “Ma di
3088 21| giudice tra gli autori, menando sferzate di qua e di là.
3089 19| togliere alcuni amici che mi menarono seco loro a desinare. Da
3090 10| messi in fila a due a due e menati per Toledo. Bello spettacolo!
3091 14| prendemmo confidenza, e ce lo menavamo a braccetto per Napoli.
3092 11| stesso bisogno di scuola, menavano via i loro figli. Si fiutava
3093 6 | accompagnarono a casa che menavo pugni e predicavo, andando
3094 24| Giuseppe De Luca, Liborio Menichini, Francesco Corabi, i fratelli
3095 14| compagnone, e condiva la mensa con di bei motti e con arguti
3096 15| c’era quel pensiero del mensile fisso, che trae molti agli
3097 | mentr’
3098 24| schivi di quelle civili menzogne che chiamano cerimonia e
3099 22| sudicia. La trovai insipida, mera materia di piacere. Ella
3100 25| che muovono gli uomini, mi meravigliava che le mie opinioni fossero
3101 2 | commedie e romanzi.~Si meravigliavano della mia memoria, perché
3102 16| E lui a fare le grandi meraviglie. “Come! voi siete il grammatico,
3103 26| grande è nella coscienza. Mi meraviglio come nelle nostre scuole,
3104 7 | dissertazione che parve meravigliosa per sottigliezza di argomenti,
3105 26| scopone; ma non capii mai il mercante, che si giocava in casa
3106 8 | palazzo Bagnara in piazza del Mercatello. Ci accompagnava il Costabile,
3107 22| giardino facevamo le nostre merenduole, e andavamo a mangiare le
3108 2 | con l’aria di chi crede di meritare ancora di piú.~A farla breve,
3109 11| sopra questo argomento. La Merope del Maffei, il Saul dell’
3110 19| attaccati i polmoni, e cosí quel meschino, che rideva con me del mal
3111 5 | che suol venire da una mescolanza confusa di voci. Ed ecco
3112 26| Con quella indifferenza mescolata di disprezzo, che allora
3113 28| ancora i fanatici panegirici, mescolati con sottigliezze dottrinarie,
3114 11| linguaggio di maestro era mescolato con l’accento d’amico. Ma
3115 27| Hugo, di Lamartine. Io mi mescolavo nella conversazione, e mi
3116 12| non c’era lezione, e quel mesetto di vacanza in prospettiva
3117 18| festa, nella quale il nostro messer Agnolo Pandolfini colse
3118 15| rosso fino sulla fronte. Il messere squardernò il giornale,
3119 9 | congedarono un maestro, e messero me a insegnare Storia Sacra.
3120 27| me una velleità, un verme messomi nel cervello dagli amici;
3121 14| brutta, raccontando con una mestizia affettata quell’inutile “
3122 25| giubilo, quando quel mondo a metà oscuro mi si rischiarava;
3123 14| olocausto delle sue pretensioni metafisiche, si limitò a quella parte
3124 10| Pietro a bocca aperta; quelle metafisicherie mi facevano gola, e aguzzavano
3125 25| metrica, dissi che tutti i metri sono parti e frammenti dell’
3126 27| mi ci ficchi io, e non ci metta il mio cervello; allora
3127 19| casa, e non si vedeva. Ci mettemmo a tavola muti. Nessuno osava
3128 22| fermandomi a ogni tratto, e mettendomi la mano sulla fronte, come
3129 28| delle vuote generalità, a metter da parte regole e modelli,
3130 14| erano la decorazione. “O mi metteranno alla berlina, o questo è
3131 17| costume era, letto il libro, metterlo da parte, e pensarci su
3132 12| guardavo, come volessi mettermela bene in mente. Ah! povera
3133 10| ancora gl’ineducati, vi metterò giú giú, nel criminale,
3134 13| Ma non voleva muoversi, e mettersi negl’impicci. Forse aveva
3135 16| Iddio! ma siete matto a mettervi tutta questa roba in capo?
3136 18| Professore, quando vi ci mettete!...” Il fatto è che in quella
3137 9 | dicevano male del babbo o mettevano in canzonatura mio fratello
3138 19| riempiuti dalle lezioni private. Metti pure il continuo travaglio
3139 23| scale, posta quasi tutta a mezzodí, con un giardino dirimpetto
3140 12| famiglie intere spente, di migliaia di morti al giorno, e coi
3141 23| galleria, una sala capace di un migliaio di persone, ch’io aveva
3142 1 | Rachele mi faceva trovare la migliazza, e quei cibi grossolani
3143 26| adulazione si sentiva lontano un miglio. La lirica amorosa non era
3144 12| alla memoria gli untori di Milano. Gli opuscoli dei medici
3145 21| irritavano. Io ero un juste milieu. E non pensavo a questi
3146 28| Dante, Ariosto, Tasso, Milton, Klopstock. Toccai del Camoens
3147 10| con parole e con gesti di minaccia. Figuriamoci. Le vie erano
3148 11| villana, conchiudendo col minacciare. Rimasi attonito, come innanzi
3149 15| in bocca un: “Cosa c’è?” Minacciava il piantone; ma quelli cosí
3150 22| non so se abitano ancora i Minervini. A dritta è la strada del
3151 20| Ci aveva contribuito il ministero Thiers, dal quale si aspettavano
3152 15| sempre all’opposizione, alla minoranza. Avevo poca simpatia però
3153 18| grammaticali. La stessa minuteria era nelle cose della lingua.
3154 12| zeppo di particolarità e minuterie. Io era tra’ suoi scolari
3155 18| sminuzzavo tutto, e su ciascuna minuzia esercitavo il mio cervello
3156 18| Avevo molta attitudine alle minuzie; sminuzzavo tutto, e su
3157 27| Settembrini, Vito Fornari, Antonio Mirabelli. Tutti onoravano in lui
3158 25| diventi atto. E questo è il miracolo che dee fare la scuola.
3159 26| ciascuno al suo posto. Mirando sí alto, a noi riusciva
3160 19| e stavo le ore intere a mirarla, e facevo il Consalvo, timido
3161 19| corsi allo specchio per mirarmi le guance. Tacito, impensierito,
3162 22| adolescenza, di lí appunto avevo mirato, tra gran folla, uno dei
3163 26| con un “guarda e passa”. Miravamo alle stelle di prima grandezza,
3164 13| di scuola mi sonava cosa miserabile nella mente piena di Demostene
3165 19| avvenire si consolava della miseria presente. Intanto ci si
3166 15| e che per me non c’era misericordia. Uscii sconfitto, in collera
3167 27| la scuola; e queste erano miserie non degne della sua collera.~ ~ ~
3168 26| grande artista. I giovani si misero a scernere il buono dal
3169 27| Satire dell’Alfieri: il suo Misogallo fu divorato, molti brani
3170 12| impressionate da quella morte misteriosa.~ ~ ~
3171 27| sotto il liscio di periodi misurati e rotondi, c’era superficialità
3172 27| tesa; ma l’ingegno casto e misurato dello scrittore avea saputo
3173 24| io mi misi in pensiero, e misuravo le cose e le parole, perché
3174 26| momento; ma la mia natura mite rifuggiva dalle soverchierie,
3175 26| si confonde con i tempi mitici ed epici. La lirica italiana
3176 21| maggiore ingegno, ed era mitissima natura d’uomo. Ed ecco venirmi
3177 2 | Poetica, Storia, Cronologia, Mitologia, Antichità greche e romane.
3178 22| Uh! uh! uh! E finiscila mo. Capisco che sei venuto
3179 8 | in pubblico, cominciai a moderare la mia foga, a battere sulle
3180 5 | essere la forma mista; ma modestamente diceva essere questa l’opinione
3181 17| Schlegel, si ridusse nei modesti confini di una storia dei
3182 17| contenuto, sostanze, accidenti, modificazioni, alterazioni, e parecchie
3183 22| tuono di vezzosa caricatura modulava:~Quant’è bella chella stella, ~
3184 27| bruscamente. Se ne andarono mogi, in silenzio. Dopo mi fu
3185 14| volta io mi sentii chez moi, dando libero corso alle
3186 9 | mentre io gli facevo le moine, si levò e mi percosse,
3187 24| concittadino di Magliani. Da Molfetta mi vennero i fratelli De
3188 19| vuo’ farmi il malato di Molière?” Poi, mi guardò in viso,
3189 28| memoria. Nel vezzoso e nel molle non ha eguale, come si vede
3190 28| fortunate è un capolavoro, e le molli lascivie di que' giardini
3191 15| io le ridussi in poche, moltiplicando le applicazioni e gli esempi,
3192 17| riguardo. Censuravo quel moltiplicare infinito di casi e di regole
3193 21| in mezzo alle astrazioni moltiplicavo gli esempli e le applicazioni,
3194 5 | fatica giunsi fino alla moltiplicazione, non seppi mai fare una
3195 | moltissime
3196 | moltissimi
3197 | moltissimo
3198 27| e perciò motteggiava la Monaca di Monza del Rosini e le
3199 20| venuto in grazia a certe monache, e che aveva loro pagata
3200 13| Peppe: “Che io faceva lo zio monaco, e stavo sempre mutolo,
3201 12| strada che conduceva al monastero di S. Pasquale, e c’era
3202 17| forzato, se il contenuto era monco, se quella costruzione temeraria
3203 16| la lettura. Col mio fare monotono e severo c’era da morir
3204 15| e di lettere come me. “Monsignore, – diss’io, – i vostri alunni
3205 11| visita, e gli mostrai una montagna di manoscritti miei. C’erano
3206 17| si erano impiccoliti, e montai in superbia, e presi aria
3207 15| erano Molé, Guizot, Berryer, Montalembert; ma il mio beniamino era
3208 2 | per terra, e mi pareva di montare sulle mura di Gerusalemme,
3209 27| in Atripalda, ne aveva in Montesarchio, ne aveva, anche in Napoli.
3210 5 | essere questa l’opinione di Montesquieu, non la sua.~Di conserva
3211 26| freno. In quella baraonda montò la testa anche a me, e,
3212 26| ammirazione, e parvero i monumenti piú importanti della nostra
3213 26| poteva chiamare il piú grande monumento della nostra lirica. Ci
3214 27| motteggiava la Monaca di Monza del Rosini e le Guerre civili
3215 25| nostre forze intellettuali e morali sono il fondamento dell’
3216 16| monotono e severo c’era da morir di noia; ma tant’era la
3217 10| come lo zio non dovesse mai morire, e le cose dovessero stare
3218 19| perché di quei mal sottile morivano per lo piú i giovani e le
3219 14| la mano al campanello, e morivo di vergogna, e tornavo giú.
3220 22| di rabbonirla, e mi seguí mormorando. Giunti in giú, quando la
3221 12| accomodai alla meglio, tra le mormorazioni dei viaggiatori, che mi
3222 12| diceva, con l’aria di chi mormori tra’ denti: Che il diavolo
3223 15| inglesi, il “Times”, il “Morning-Post”. Scrivevo e pronunziavo
3224 14| s’era fatto un cervello morrese, voglio dire che vedeva
3225 6 | erano i sopracciò innanzi ai morresi. D. Domenico era un libro
3226 14| frasi, e talora acchiappando mosche e allargandomi sul terrazzo,
3227 26| libro di Giobbe, il canto di Mosè dopo il passaggio del mar
3228 19| le sue risposte confuse mossero il babbo a venire da me
3229 3 | che a mamma, e tenevo a mostrarglielo. Per via studiavo sempre
3230 22| fu cosí lunga ch’io potei mostrarle le dorate nubi e la candida
3231 24| punte, e non ti dava modo di mostrarti offeso. Era un buon compagnone
3232 24| miei; e il loro esempio vi mostri che delle lettere il primo
3233 12| come salvaguardia contro il mostro, e un po’ di salame e non
3234 23| in paese, adducendo per motivo la gravezza dell’età. In
3235 25| nel fine e nella facoltà motrice, la quale nella prosa è
3236 12| sé, era quella mia aria motteggiatrice, quei riso che mi appariva
3237 9 | erano poi i malcreati che motteggiavano i giovani timorati di Dio.~
3238 16| per istrada, gesticolando, movendo le labbra; e gli amici dicevano,
3239 15| signore aspetta”. E lui senza moversi disse: “Ho finito”. Io respirai;
3240 6 | pei cavalli, e dove tra mucchi di legna o di grano solevo
3241 6 | sopra la via nuova vidi un mucchio di case bianche, mi sentii
3242 26| Pasquale Villari, Domenico Müller Ferdinando Vercillo. Erano
3243 5 | libri tarlati e con la muffa. Di latino non sapevo tanto
3244 12| Mamma voleva pagare il mulattiere. “È pagato, – diss’io, e
3245 12| la chiacchiera con quei mulattieri, pastori e contadini, che
3246 22| la cassa del petto è ben munita”. Non aveva fatto ancora
3247 21| giovano le memorie? Di noi muore la miglior parte, e non
3248 13| bei colori. Ma non voleva muoversi, e mettersi negl’impicci.
3249 28| anche la Perfetta poesia del Muratori, leggevo le opere del Castelvetro,
3250 27| Quella collera era la sua musa, che gli dilatava i polmoni
3251 22| dov’erano di grosse pietre muscose, come sedili fatti apposta
3252 22| istante. ~Come, non so. Cosí musico suono~L’orecchio e il core
3253 26| abbastanza flessibile e mutabile, mi veniva il mal di visceri,
3254 23| stava a disagio. Pensai di mutar casa. Zio Peppe, vedendomi
3255 28| scrittore, e il pensare da me, mutarono in gran parte le mie impressioni
3256 15| L’aria della scuola era mutata; quei giovinetti si pavoneggiavano
3257 6 | I miei gusti non erano mutati. Abbracciai Michele, il
3258 20| cosa diabolica. Ma il tono mutava in quel tempo, e le imprecazioni
3259 19| vedeva. Ci mettemmo a tavola muti. Nessuno osava dire all’
3260 12| giornali; il governo col suo mutismo accresceva il terrore e
3261 15| emulazione, invitandoli alla mutua correzione. Mi persuasi
3262 | n.
3263 15| schemi, logicamente. Cosí nacquero i miei quadri grammaticali,
3264 28| leggere sino alla fine il Napione e il Perticari, cosí cari
3265 22| dolci fichi cosí cari ai napoletani. Pensando a quella innocenza
3266 15| incaricavo, secondo il motto napolitano. Erano alla moda pettegolezzi
3267 3 | me ne veniva l’odore alle narici. Stesi la mano, e la ritirai
3268 6 | libro vivente. Cominciò a narrare la presa della Castiglia,
3269 20| Francesco e del Carignano; ci narrava spesso del De Conciliis,
3270 12| C’erano i creduli, che narravano cure miracolose; ma il morbo
3271 4 | riga per Genoviefa. Quando narravo tra molti vanti le mie vittorie
3272 21| gl’idoli adorati ieri. Ne nasceva una disuguaglianza, non
3273 15| morta e noiosa nei libri, ma nascevano lí vivi sulla lavagna, formati
3274 23| alcuna parte, e le altre nasconde, anche la cosa dee avere
3275 5 | Quod era demonstrandum. Per nascondere al maestro la mia confusione,
3276 1 | al salto sulla schiena, a nascondersi, a gatta cieca. Io nella
3277 9 | rimasi cosí sull’uscio, mezzo nascosto, e il marchese continuava
3278 7 | anche il rosolio; e zio a Natale e a Pasqua gliene mandava,
3279 6 | farmi bere un po’ d’aria nativa. Andammo zio Pietro, Giovannino
3280 25| sempre piú rompendo i suoi nativi confini, e si va sempre
3281 14| ma lo salvò un certo suo natural buon senso. Facendo olocausto
3282 8 | allora a me e a tutti cosa naturalissima. Non ch’io surrogassi qualcunaltro;
3283 12| entusiasmavano quelle vergini nature, entusiasmavano me stesso.
3284 8 | andammo. Rimanemmo come naufraghi in mezzo a tanta gente.
3285 6 | poggia e a orza come una nave in tempesta. Ma queste cattive
3286 28| religione, che oltrepassava le nazioni e creava l’umanità; i grandi
3287 24| chiassi s’insinuava una nebbia di dissipazione e di disordine,
3288 18| fuori il capo da queste nebbie di minute osservazioni,
3289 15| simpatia però con l’enfasi nebulosa di Odilon Barrot, e con
3290 25| libertà è all’intelletto cosí necessaria, come la serietà. Spesso
3291 2 | scrivi questo nei giorni nefasti, perché oggi ti hai perduto
3292 7 | immortalità dell’anima. Egli la negava; io l’affermava, e mi scaldava
3293 5 | Hai dovuto faticar molto neh!, povero giovanotto”. “Quindici
3294 22| la gloria? E la donna è nemica della gloria, e distrae
3295 28| copia il sangue del suo nemico; Solimano piange alla vista
3296 26| superficiale quel sentimento neo-cattolico, che allora faceva tanto
3297 26| usi. Con esagerazione di neofiti, dimenticammo i nostri classici,
3298 | neppur
3299 9 | quelle sottane lunghe e nere con quei berretti quadrati,
3300 26| Bruto, nella Silvia, nella Nerina, nel Consalvo, nell’ Aspasia.
3301 26| Quelle Silvie e quelle Nerine ci rapivano nei cieli, quel
3302 26| greco si liquefacevano come neve. S’erano introdotti in casa
3303 7 | riputata era quella di don Niccola Gigli. Ma c’era troppa folla
3304 2 | C’era un tal don Pietro Nicodemo, uomo erudito e sollazzevole,
3305 14| Mazzetti, di Galluppi, di Nicolini fecero buon effetto sulla
3306 14| lezione ai due suoi figliuoli, Nicolino e Placido, cari giovanetti.
3307 10| che l’affare era grosso, nientemeno da lavori forzati, e non
3308 16| Bisi? Oggi lo chiamano vico Nilo, ed è un termine piú presentabile.
3309 22| alle erbe, che mi parve una ninfa. “Ciccillo”, fece ella,
3310 4 | spaventò che con tanti vezzi e ninnoli non le guastassero il cuore,
3311 24| Orazio Pansini, Felice Nisio, Samarelli. Di Calabria
3312 24| sforzo verso il meglio, che nobilita la persona”. Queste idee
3313 26| petrarchismo, da noi tenuto a vile, noceva un poco al Petrarca, a quel
3314 16| questo travaglio era vano e nocivo; la lezione si faceva qualche
3315 20| aspettazione che avevo di lui gli nocque. Pure, lo accompagnai con
3316 15| non erano materia morta e noiosa nei libri, ma nascevano
3317 17| distrazione. Leggevo le pagine piú noiose come si fa d’un romanzo.
3318 15| grammaticali e l’analisi logica, noiosissime, e feci l’analisi delle
3319 10| porte: “Cosa è nato? sarà un noioso carcerato, sarà la grazia.
3320 6 | mi rapiva seco, volente e nolente, m’infondeva sangue e spirito.
3321 20| innanzi alla gioventú. Già si nominavano Pepe, Carascosa, Colletta.
3322 14| riconciliare coi pennaruli. Le nomine di Mazzetti, di Galluppi,
3323 25| diceva ch’io insegnava la noncuranza, anzi il dispregio della
3324 9 | Capitolo nono~COSE DI CASA~Intanto le
3325 14| disperati, rimase ammirato alla nostr’aria spensierata e contenta.
3326 8 | ostinava, improvvisava un notamento di frasi da un giorno all’
3327 24| depravazione progressiva si notarono certe finezze di gradazione,
3328 25| piú facevano impressione. “Notate anche, – dicevo, – i vostri
3329 24| a grandi pretensioni si notavano scorrezioni grossolane,
3330 23| cose nella loro verità.~Notavo tre specie di stili: stile
3331 28| Gerusalemme caduta. Anche è notevole una certa serietà di sentimento,
3332 9 | ci guardò, ci ravvisò. Noti lasciò piú il letto.~ ~ ~
3333 17| buio. Dell’Oriente a me era noto tutto quello che avevo potuto
3334 12| squallore. Erano sepolture notturne, le quali, esagerate di
3335 20| si vantavano gli eroi del Novantanove, ancora a bassa voce e quasi
3336 17| Ivi prendo l’aria di un novatore, e trovo che tutto va male,
3337 27| altro su’ nostri comici e novellieri. Io davo questi temi letterari,
3338 8 | Puoti con entusiasmo di novellini, mi dovetti persuadere che
3339 8 | conclusione, ci pose nelle mani il Novellino e Giovanni Villani. “Badiamo, –
3340 20| corso era stato giudicato novissimo, e, al grido, parecchi venivano
3341 28| le idee cristiane, la cui nozione fondamentale è la carità.
3342 24| intorno a De Meis. Questo nucleo di giovani, mantenutosi
3343 5 | signore con le bambine, numerosa gioventú, vecchi papà bene
3344 2 | stanza, le prime due piú numerose nel mezzo, e le altre tre
3345 26| alcun altro. La scuola era numerosissima. Già la fama se ne spargeva
3346 27| violenta nell’Orfana della Nunziata, che avea fatta una grande
3347 14| Domenico Cavalca, libro messo nuovamente a stampa per cura mia e
3348 28| dell’Ariosto, è però piú nutrita e s’imprime piú facilmente
3349 24| liscio, ma sempre filato e nutrito, non stagnava mai e non
3350 26| apparisce come immedesimato ed obbliato nell’individuo, con appena
3351 26| leggere, e ne avevo qualche obbligo a un tal Camilli, che teneva
3352 26| della persona poetica; quest’obblio del concetto nella forma;
3353 28| argomento. Ma il Tasso non si obbliò in esso, e non lo fece suo,
3354 23| che il grande scrittore oblia sé nella cosa, risecando
3355 23| che è fuor di lei. Questo oblio di sé nelle cose era per
3356 26| dove la base poetica è occasionale, il concetto rimane nella
3357 12| Lo declamavo in tutte le occasioni, e mi c’intenerivo. Sovente
3358 11| mi si avvicinava. Andavo occhieggiando qua e là, ma con lo sguardo
3359 10| di bocca, e fissava certi occhietti di avvoltoio sulle mie povere
3360 23| vecchia che mi faceva l’occhiolino, e io voltai la faccia con
3361 1 | gittava giú. Mi facevano gli occhioni, e non capivano perché cosí
3362 2 | formazione dell’Impero d’occidente e d’oriente. Come andavo
3363 24| modo di vita mi sarebbe occorsa una persona sicura, affezionata
3364 12| quella età non mi era mai occorso di stare in compagnia di
3365 28| piaceva: ma studiavo di occultare questa mia impressione al
3366 28| vede, non in ciò che sta occulto. Lessi la Francesca, il
3367 17| letti. Non è già ch’io m’occupassi della loro vita e delle
3368 26| tacito di tutti, i migliori occupavano i banchi d’innanzi. Mi corse
3369 18| sentissero. Questa era la mia occupazione di tutto il dí. Nel dimani
3370 11| gloria, grandezza, giustizia. Odiava plebe e preti; c’era in
3371 8 | ai minori. I compagni l’odiavano di gran cuore; ma nessuno
3372 15| con l’enfasi nebulosa di Odilon Barrot, e con gl’impeti
3373 9 | congregazione, ci rendeva odiosa ogni specie di culto. Pareva
3374 20| poi mi divenne addirittura odioso. “Che uomo! – gridavo io,
3375 6 | naso? Lo vedi? Lo tocchi? L’odori?” Io m’imbrogliai e balbettai.
3376 22| cavò di tasca un fazzoletto odoroso, e me li asciugava, accostando
3377 23| individuale non dee però offendere le cose nella loro verità.~
3378 19| costretto di vivere, mi offendeva e mi guastava i nervi, sí
3379 24| affidato alle mie cure. Mi offerse cinquanta ducati al mese.
3380 27| contratti, temevamo di recargli offesa. Gli venivano osservazioni
3381 10| vergogna del domandare e me gli offrii prontissimo. Egli adunghiò
3382 10| levavano il berretto, e si offrivano a servirci, e il custode
3383 23| relazione. A quel modo che un oggetto, situato cosí o cosí, mostra
3384 22| Capodimonte o sul Vomero; ma ohimè! debbo camminare adagio
3385 15| Ifigenia, Lucrezia e Virginia, Olindo e Sofronia, i giardini di
3386 15| allora stavano cheti come olio, e talora i piú curiosi
3387 27| combattuto quella peste di oltralpe, ch’è il gallicismo, “ma
3388 26| nella Divina Commedia, che oltrepassa i confini d’Italia ed è
3389 | omai
3390 22| Aveva un bel cappellino che ombreggiava un visetto grazioso; era
3391 12| e c’era un bel terrazzo ombroso, dove solevo passare qualche
3392 3 | lei la serva, china gli omeri sotto la spesa. Non si mangiava
3393 28| rassegna militare a imitazione omerica, ch’egli vi sostituí nella
3394 28| scorrezione, e non lo trovarono né omerico, né aristotelico. La parte
3395 12| Cassano. Costui era un grosso omone, di buonissima pasta, e
3396 27| studi, e confidare nella onnipotenza del genio, era un sistema
3397 5 | studi filosofici. Era il dí onomastico dell’abate. Per celebrare
3398 26| L’esilio che m’è dato, onor mi tegno. ~La semplice lettura
3399 27| Antonio Mirabelli. Tutti onoravano in lui l’educatore della
3400 5 | guanti faceva assai bene gli onori di casa, di su di giú, sdrucciolava
3401 6 | entrata in capo. Contadino, operaio, galantuomo, gentiluomo,
3402 5 | problemi. L’abate ci faceva le operazioni sulla lavagna; io ripeteva
3403 15| che non ho mai osato di oppormi deliberatamente a cosa che
3404 25| somiglianze, differenze e opposizioni. Esse dunque sono il processo
3405 5 | di sotto. Noi dalla parte opposta stavamo in piedi, e avevamo
3406 17| congiunzioni; principii opposti; opinioni contrarie”. Io
3407 1 | improvviso urtava dal lato opposto e lo gittava giú. Mi facevano
3408 12| gli untori di Milano. Gli opuscoli dei medici confondevano
3409 15| letteraria per quei potenti oratori; ma di politica non me ne
3410 18| gesti e senza intonazione oratoria, in modo familiare e didascalico.
3411 20| occasione. Quelle giostre oratorie mi rapivano in ammirazione;
3412 20| discorso di Berryer, un pezzo oratorio di gran forza, dov’erano
3413 1 | chiesa, e ci faceva fare le orazioni e sentire la messa. Noi
3414 8 | della scuola era la buona e ordinata lettura di trecentisti e
3415 15| saldo nella memoria, che è ordinato sotto categorie e schemi,
3416 14| chiamai Annarella e diedi gli ordini trionfalmente.~Ma non perciò
3417 9 | rotta, e zio s’infuriò e mi ordinò di ritirarmi a casa. Il
3418 22| cosí chiaro e cosí bene ordito, ch’io potei riprodurne
3419 20| di Francia, e non avevo orecchi né occhi per le cose nostre;
3420 3 | fermai in punta di piedi, orecchiando, e mi feci un segno di croce,
3421 27| situazione violenta nell’Orfana della Nunziata, che avea
3422 24| la superbia. Dicevo che l’orgoglio è il sentimento della dignità,
3423 17| e l’ignoranza delle cose orientali. Potevo rimediare con quei
3424 24| ingegni comuni, inetti a orientarsi e a guardare il lavoro nella
3425 28| Dante, “fioca al concetto”.~Originali furono pure le mie lezioni
3426 17| in urto con la logica, e originate da una storia naturale o
3427 12| che veniva da cessi, da orinatoi, da spazzature, da cenci,
3428 25| l’eleganza ricercata e l’ornamento. Dissi che i principii generali
3429 4 | costumi austeri, e non voleva orpelli né vanità. Vinse l’autorità
3430 18| oggi dalle scritture piú orribili me la soglio cavare. Mettevo
3431 17| quel rilegare in ultimo l’ortoepia e l’ortografia, io cominciavo
3432 6 | predicavo, andando a poggia e a orza come una nave in tempesta.
3433 9 | come per pigliar tempo, non osando sapere da lui quello che
3434 5 | conversare e a manicare, e non osavano pestar dei piedi, era gente
3435 14| Militare. il partito dell’oscurantismo accennava a voler cadere,
3436 17| fede quell’uno che doveva oscurare i francesi e irradiare l’
3437 16| cervello, e piú quella mi si oscurava. In verità, tutto questo
3438 12| fantasie, e le facce erano oscure, e i discorsi lugubri. Io
3439 23| sia niente di mezzo che oscuri o alteri la visione. Questo
3440 12| di comari. Il discorso si oscurò subito, ché il colera non
3441 24| inconsumabile, e, per fare onore all’ospite, non guardai a spese. Gli
3442 24| all’unità del disegno, all’ossatura e al congegno delle parti.
3443 11| maniera di cortesia e di ossequio al Leopardi, che parve contento
3444 25| mi posi a meditare e ad osservare. Sentivo un giubilo, quando
3445 24| cose nuove. Qualcuno mi osservò che ponevo la mira troppo
3446 27| correre. Non ammetteva l’Ossian di Cesarotti, e non le Notti
3447 24| convenzionali e usuali di una ostentata benevolenza. Parimenti inflessibile
3448 28| lotta tra questi elementi ostili. Volle sottoporre a modelli
3449 21| l’antico; ma se l’uso si ostina a conservarne qualcuno,
3450 11| me. Talora qualcuno piú ostinato mi si attaccava a’ panni,
3451 14| sia lasciato ire sino a ottantasei anni, allegro e rubicondo.
3452 6 | grosse e bavose. Toccava l’ottantina, non portava barba. Appresso
3453 7 | Pasquale Galluppi e dell’abate Ottavio Colecchi, dei quali l’uno
3454 8 | Capitolo ottavo~IL MARCHESE PUOTI~Questo
3455 23| rilievo della chiarezza, e si ottiene mediante il parallelismo
3456 14| indorare gli oggetti, ed era un ottimo istrumento della sua vanità
3457 24| altra rivelazione”. Ebbe un’ovazione, in mezzo alla quale egli
3458 | ovvero
3459 18| faccia imbrattata a qualche padella in cucina”, e tutti colsero
3460 10| la sua pratica presso il Padovano, un riputato avvocato commerciale.
3461 25| argomento ed averne un’intera padronanza: la parola non manca a chi
3462 4 | quelle sue maniere semplici paesane, e strepitava che la era
3463 4 | accompagnavo all’uscio un paesano che andava via, e mi fermai
3464 12| già in Avellino e in molti paesi vicini, e c’era chi sosteneva
3465 23| scuola. Io dispensai dal pagamento quelli che vi rimanevano
3466 26| pareva sciroppo e mi facevano pagar salata. Il greco mi fece
3467 20| monache, e che aveva loro pagata una lauta messa, e contava
3468 24| fondata sulla stima. Mi pagava dodici ducati al mese. Piú
3469 23| pure era un bel numero che pagavano, e ne cavavo di bei quattrini.
3470 15| carriera professore alla Real Paggeria, dov’era il Collegio di
3471 28| piange alla vista del suo paggio ucciso; Argante, cominciando
3472 27| Tommaso che m’era parso un paglietta imbroglione, come dicono
3473 19| impensierito, stetti agitato per un paio di giorni, insino a che
3474 20| guerre, et Guizot c’est la paix”. Questi assolutismi non
3475 28| que' giardini e di que' palagi magici sono una vera magia
3476 6 | e feci alle bocce o alle palle, correndo, schiamazzando.
3477 17| come questi sunti mi paiono pallidi dirimpetto a quelle lezioni
3478 9 | fare opera vana, e divenni pallidissimo e caddi col capo sulla mano.
3479 22| e diceva: “Vedi, vedi il pallone, è lí”; e mi indicava col
3480 22| gran folla, uno dei primi palloni che in Napoli si fossero
3481 4 | mi faceva girare come una pallottola. Anche mamma faceva bocca
3482 27| niente, quel saltellare di palo in frasca, con quei punti
3483 17| in me una contraddizione palpabile tra l’audacia delle opinioni
3484 12| toglieva in collo e diceva, palpandomi: “Non aver paura, mamma
3485 22| ci stagnavo come in una palude. Piú era lo sforzo, e piú
3486 15| si voltò a quel signore pancione e tabaccone, dicendo: “Quel
3487 14| orologio e catenella, col panciotto ben teso, e gitta l’occhio
3488 28| conoscevo ancora i fanatici panegirici, mescolati con sottigliezze
3489 12| partito, colto da timor panico, s’era rifuggito sul Vomero,
3490 24| fratelli De Judicibus, Orazio Pansini, Felice Nisio, Samarelli.
3491 17| decifratore di manoscritti e di papiri, ché ci avevo pazienza e
3492 26| esame, ciò che sembra un paradosso, ed è verità. Quando ero
3493 25| suo suggello dalla forma. Paragonai le forme al culto, senza
3494 20| nella causa. Si facevano paragoni tra il suo fare concitato
3495 26| dall’un capo all’altro: I Paralipomeni. Anche la Batracomiomachia
3496 7 | mio avversario, vista la parata, prese il davanti, e mi
3497 6 | angolo di casa chiuso da un paravento e illuminato fiocamente
3498 | parecchio
3499 10| protezioni, a vantar nobili parentadi e grandi amicizie; e io
3500 11| Ambrogio C..., che si spacciava parente del marchese Puoti. Mi faceva
3501 27| loro osservazioni e i loro pareri, studiavo le loro impressioni.
3502 9 | dizionario. Quell’armeggiare mi parevi dovesse significare combattere,
3503 28| sono utili ai pittori.~3. Parimente l’umano, l’homo sum, fondamento
3504 24| una ostentata benevolenza. Parimenti inflessibile ero nella vita,
3505 6 | Studiammo scherma sotto il Parisi. Imparammo [a] ballare.
3506 20| Ventuno e ai ricordi del Parlamento nazionale. La tribuna francese
3507 27| la testa di chiacchiere, parlandomi delle sue possessioni e
3508 9 | dirimpetto alla solenne e parlante grandezza di quella chiesa.
3509 23| tirarono con lei da parte, e parlarono a bassa voce. Poi la mi
3510 26| verso o per l’altro, non si parlasse di lui. Si recitavano i
3511 27| Matteo Vercillo, Alessandro Parlati, venuti a me fin dal primo
3512 2 | tronfio con la testa alta, e parlavamo con Giovannino ancora di
3513 26| Costanzo erano lumi del Parnaso. Ma il nostro gusto era
3514 26| occorreva altro. Queste parranno puerilità; ma penso anche
3515 25| divenute sua proprietà, e partecipa a quelle l’impronta sua
3516 12| lezione, e piú tardi vi parteciparono. Innanzi a loro sentivo
3517 26| vivaci, perché sincere, e partecipate da quella brava gioventú.
3518 28| E, poiché il suo spirito partecipava a quella critica ne’ punti
3519 24| amicava anche i piú rozzi. Partecipe a tutti i sollazzi giovanili,
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