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Capitolo
4520 14| qui De Sanctis”. “Ma è uno sbaglio”, diss’io. “Ricamati d’oro
4521 10| d’una in altra parola gli sballai tutto. La mia semplicità
4522 16| tragicamente. Con questi giovinotti sballate due o tre regole, fate qualche
4523 27| saltò a dirmi: “Professore, sbarazzateci; questo nome di Eletti non
4524 10| gran porta ci facevano le sberleffe, e qualche voce ci giungeva, “
4525 27| risa. L’abate, vedendosi sberteggiato, ricalcitrava, tutto rosso
4526 5 | tanta gloria. E l’abate sbirciando vide me tutto solo dall’
4527 14| la mano del marchese, mi sbirciò dicendo: “Ah! il professorino”.
4528 15| incoraggiando. In pochi mesi mi sbrigai della grammatica, e capii
4529 14| signore, bocca ridente, che mi sbuca da una stanza, con splendore
4530 6 | trastulli fanciulleschi. Poi sbucai nell’orto, e salii il fico
4531 22| zio Peppe, quando la vidi sbucare di mezzo alle erbe, che
4532 26| Voltai le spalle e andai via sbuffando. Narrai il caso, e la compagnia
4533 8 | moveva a riso tutti. L’abate sbuffava, e non trovava loco, e non
4534 27| Savarese, il Gasparrini, lo Scacchi, il Cassola ed altri, che
4535 22| sceso lemme lemme, per una scala erta, che mi hanno detto
4536 28| parecchie lezioni. E mi ci scaldai tanto che, dovendo padre
4537 1 | foco, con le mani stese a scaldarsi, accostando un po’ lo scanno,
4538 18| ci scaldavo io, e ci si scaldavano gli altri. E quando, riscossomi
4539 18| non la finivo piú, e mi ci scaldavo io, e ci si scaldavano gli
4540 24| al di fuori di me, non mi scalfiva neppure. Il mio naturale
4541 27| gioventú.~Mi ricordo il grande scalpore che fece, quando gli venne
4542 10| a Giovannino. Ma quello scaltro ragazzotto fiutò la cosa
4543 5 | sbarrati verso i padri, ma scalza malizia, anzi senza sguardo,
4544 24| ai panni, e facevano le scampagnate con lui, tutto contento
4545 1 | scaldarsi, accostando un po’ lo scanno, sul quale era seduta. Spesso
4546 5 | stanzetta polverosa, con scansie a muro piene di vecchi libri,
4547 14| certa inclinazione a fare lo scapolo, il giovanotto. La sua immaginazione
4548 12| morti. Tirai di lungo, quasi scappando, e giunsi affannoso, che
4549 27| la figlia, e cercavo di scappar via quando sopravveniva
4550 1 | collo, quando si voleva scappare. Non c’era dí che non si
4551 22| vedeva venire zio Peppe, la scappava subito: quella figura erculea
4552 10| le mani come per dare uno scappellotto. Quegli scrittori vivi mi
4553 26| fece una brutta cera, e mi scaraventò certe parole grasse alla
4554 27| un diversivo, e talora mi scaricava di don Tommaso, e lo regalavo
4555 7 | lui cosí contraddetto mi scaricò un pugno sulla spalla, e
4556 19| al rossore delle guance scarne, mi levai turbato, che mi
4557 15| gran coso su quel volto scarno e pallido. Ma feci male
4558 27| allora in moda, e certi scarpini rumorosi. Fu accolto dai
4559 9 | era accresciuta; i mezzi scarseggiavano. Un bel giorno congedarono
4560 11| sue lezioni i giovani piú scarsi nell’italiano e nel latino.
4561 26| sentimento, di cui troppo scarso vestigio è nei nostri poeti.
4562 16| tra quel monte di libri, scartabellando. “Per Iddio! ma siete matto
4563 20| lo martellava e lo faceva scattare; e non si guardava mai intorno,
4564 27| Pareva come un bel gioiello scavato di sotterra, e di cui nessuno
4565 15| loro gustosissima. Solevo scegliere i luoghi piú acconci a lusingare
4566 27| trecentisti e cinquecentisti, e scegliessi con accuratezza quei luoghi
4567 18| il piú delle volte se lo sceglievano loro. Io tornava a casa
4568 9 | aria di civiltà, una certa sceltezza di maniere, che gl’imprimeva
4569 18| frasi o i periodi da me scelti, dov’erano gli errori, e
4570 10| occhi bassi, cosí tra lo scemo e lo sbadato. Io capii in
4571 11| altrui, quel contare le scempiaggini o le monellerie di questo
4572 28| piú alte contemplazioni scendessi nelle piú umili sfere. La
4573 10| chieder nuovo danaro. Quando scendevamo pel ponte, quei ladroni
4574 26| artista. I giovani si misero a scernere il buono dal cattivo, e
4575 10| gridando e protestando invano. Scesero poi tra gendarmi alcuni
4576 22| volevano ancora andare. Sono sceso lemme lemme, per una scala
4577 6 | settembre e zio veggendomi cosí scheletrito, volle farmi bere un po’
4578 17| innanzi alla gioventú uno schema di grammatica filosofica
4579 15| ordinato sotto categorie e schemi, logicamente. Cosí nacquero
4580 6 | cavallereschi. Studiammo scherma sotto il Parisi. Imparammo [
4581 12| occupazioni mi erano anche schermo contro il morbo, e non mi
4582 8 | da camera, che si mise a scherzare col Costabile, domandando
4583 22| mangiai distratto. Zio Peppe scherzava sulla mia distrazione, e
4584 16| quel tono di familiarità scherzevole, che piaceva tanto in casa
4585 6 | o alle palle, correndo, schiamazzando. Ero in piena aria, in piena
4586 28| di carità, che aboliva la schiavitú e stringeva in un solo patto
4587 1 | alla corsa, al salto sulla schiena, a nascondersi, a gatta
4588 25| a chi ha innanzi viva e schietta la cosa.~Lo studio delle
4589 10| rubiconda e sazia, di modi schietti. “Chi è questo signor Durelli?
4590 24| sdegnosi dell’adulare, e schivi di quelle civili menzogne
4591 26| invidia e di piccole gare; ma, schivo d’intrighi e di raccomandazioni,
4592 11| a tutti, e la collera mi schizzava dagli occhi, e tutti dicevano,
4593 2 | pareva un peperone ardente, schizzavano gli occhi, mi par di vederlo,
4594 22| giardino, che faceva la schizzinosa e fingea le convulsioni,
4595 17| abbozzata una volta, uno schizzo piú che un disegno finito,
4596 27| fantastico e il sentimentale, sciarade, logogrifi, volgarità e
4597 22| birichino, e s’aggiustò la sciarpa.~La passeggiata fu cosí
4598 22| terra, raccattando la sua sciarpina che le si era sciolta dalla
4599 10| imparavamo nei diversi rami dello scibile.~Stavo allora leggendo il
4600 11| lui mi si scioglieva lo scilinguagnolo, mi veniva la chiacchiera.
4601 5 | mia immaginazione! Quella scintilla elettrica me la sentiva
4602 21| quell’attrito mandavano scintille. A che giovano le memorie?
4603 12| voleva, e per una cotal sciocca braveria, e perché non voleva
4604 26| che andavano in chiesa a sciogliere non so qual voto. Noi ci
4605 27| solita litania; ma io mi sciolsi dal suo braccio, e dissi: “
4606 16| stanzone da studio, e con scioltezza si mise a voltolarmi libri
4607 5 | nacque una putrida in versi sciolti, un volume di carta scritta,
4608 6 | sentivo nessuna voglia di sciorinare le mie letture; già pochi
4609 26| cattiva malaga che mi pareva sciroppo e mi facevano pagar salata.
4610 22| Io mi feci rosso come uno scolarello colto in fallo. E lei, sdegnosa,
4611 5 | braccetto il sensismo e lo scolasticismo.~Nelle scuole di Napoli
4612 5 | teoremi, di problemi, di scolii e di corollarii, di sillogismi,
4613 21| Io sentii la punta e mi scolorai. E il Gatti mi toccò il
4614 2 | diveniva sempre piú arida e scolorita, e non ci pigliava parte
4615 18| senso, ch’io annotava e scolpiva, si trasformava nella mia
4616 26| e la storia dei sommi, scompagnati dal corteo dei mediocri,
4617 25| ma lo studio delle cose, scompagnato da esse, conduce alla barbarie.
4618 19| abiti non li trovo. Erano scomparsi insieme con i miei danari.
4619 28| conquistata. Il poeta era scomparso sotto la rigidità del critico.
4620 17| esercizio di composizione e scomposizione rinvigoriva gl’intelletti
4621 8 | parte benedicendo, parte scomunicando. “Questa è parola poetica,
4622 10| ragazzaglia”, e non dico le parole sconce. Ma chi l’udiva? Quando
4623 9 | avessi potuto tollerare gli sconci parlari dei cattivi compagni,
4624 27| quando avveniva qualche sconcio, dicevano: “Non lo facciamo
4625 5 | luccicanti, pregiava piú quella sconfinata ambizione di Pirro che quella
4626 5 | forza di confessare la mia sconfitta, e inorpellai un po’ le
4627 15| c’era misericordia. Uscii sconfitto, in collera contro di me
4628 27| sono diavolerie ch’essi scongiurano con un segno di croce. Io
4629 3 | segno di croce, come per scongiurare il demonio. Poi camminando
4630 22| scelta. Io gli feci mille scongiuri, che la era una giovane
4631 3 | punta di piedi, pallido, sconvolto, stesi la mano alla cesta,
4632 26| ette. Conoscevo un po’ la scopa e lo scopone; ma non capii
4633 26| Conoscevo un po’ la scopa e lo scopone; ma non capii mai il mercante,
4634 3 | inglese, a costo di, vedermi scoppiare. Di sotto a quella cura
4635 19| da lungo tempo compresse scoppiarono con abbondanza. Egli cercava
4636 20| turchi, e mi pareva ogni dí scoppiasse la guerra. Ma non ne fu
4637 10| posto in cosí mala luce, che scopre sé e non vede gli altri.~ ~ ~
4638 10| l’aver cura di lui? Ero scoraggiato; mi pareva che tutti mi
4639 23| vocina rauca di uno strumento scordato, disse: “E mi volete lasciar
4640 21| bel fiore, e gittar via le scorie e le male erbe”. Su questo
4641 28| Nelle opere spigliate o scorrette del Metastasio, del Bettinelli,
4642 5 | scolastiche in un italiano scorretto, ma chiaro e facile. Gli
4643 22| dolcezza. Vivi sudori mi scorrevano sulla fronte, e lei si cavò
4644 28| che accusarono il poema di scorrezione, e non lo trovarono né omerico,
4645 24| pretensioni si notavano scorrezioni grossolane, anche sgrammaticature.
4646 22| alle pubbliche faccende. Scorsi tutta la sua Cronaca, pigliando
4647 19| subito in aria; io mi ci scorticavo la mano, la levava a gran
4648 28| opinioni e pregiudizi furono scossi, ma non cancellati.~Cominciò
4649 28| dalle quali non era lecito scostarsi. Sotto nome di princípi
4650 2 | capitarono i romanzi di Walter Scott. Leggevamo in segreto come
4651 7 | Hume, e Smith, e la scuola scozzese, e un pochino anche Kant,
4652 17| quando il marchese mi diede a scozzonare quella brava gioventú. Il
4653 14| piú ignoranti, a fine di scozzonarli, perché la scuola non aveva
4654 8 | coverta di un tappeto verde screziato di macchie d’inchiostro.
4655 27| sono oggi piovuti di cielo! Scribacchiatori pullulati come vermi dalle
4656 22| mandava dei bigliettini. La scrittura era bella, ma non mancavano
4657 18| tanto che anche oggi dalle scritture piú orribili me la soglio
4658 24| tombe e cimiteri, e non scriverete piú lettere di complimenti,
4659 2 | leggerlo e tanto meno di scriverlo, scrivevo l’italiano in
4660 12| la mano, e mi promise di scrivermi, e mi fece molte cerimonie.
4661 8 | sera il marchese volle si scrivesse una novella. Doveva essere
4662 25| vostro esame di coscienza; scrivete i fatti, i pensieri, i sentimenti
4663 13| plagas del babbo, e di me scrivevano plagas a zio Peppe: “Che
4664 2 | disse: “Eh! testa dura, scrivi questo nei giorni nefasti,
4665 13| briccone di Ciccillo; gli scrivo subito”. “Zio Peppe, volete
4666 10| Non vidi mai piú questo scroccone e fu questa la prima truffa
4667 5 | un grand’uomo, faceva una scrollatina di spalle. Quella mia indifferenza
4668 25| arresti alla superficie, ma scruti le cose nella loro intimità,
4669 9 | Naturalmente io era lo scudo della mia famiglia, e quando
4670 26| Ci andai con la faccia scura: “Che sarà?” Trovai lí un
4671 23| sgualdrina. Quelli facevano scuse, e si tirarono con lei da
4672 24| questi era De Meis, che si scusò allegando le sue occupazioni,
4673 26| e abitano nei cieli, e sdegnano la bassa terra. Il mediocre
4674 25| giunsero all’orecchio, e ne fui sdegnato. Nuovo del mondo, inesperto
4675 20| tramezzando le sue pene e i suoi sdegni con aneddoti piccanti: ch’
4676 24| congratulazioni, di lode, voi, giovani sdegnosi dell’adulare, e schivi di
4677 14| poco disposto al riso e sdegnoso di quel genere di discorsi.
4678 5 | onori di casa, di su di giú, sdrucciolava fra tutti i crocchi, dispensando
4679 12| precipizio, stretta stretta, sdrucciolevole, aperta ai fianchi, di una
4680 9 | giunti al largo della Pigna Secca, quando dissero a zio che
4681 5 | divenni un formidabile e seccantissimo disputatore. Non parlavo
4682 12| l’aria di dirmi: “Non mi seccate”. Poco si andava innanzi,
4683 12| dottorale di maestro; anzi mi ci seccavo e me ne vergognavo quasi,
4684 6 | scrivere; mi sentivo gli occhi secchi e abbacinati; uscivo di
4685 25| L’umanità, dopo analisi secolari, giunge a questa guardatura
4686 7 | presso un vecchio frate secolarizzato, e suo conoscente, un tal
4687 17| lasciando da parte tutto il secondario e l’accessorio. Non parlavo
4688 9 | In quel tempo Aniello suo secondogenito veniva già con noi alla
4689 5 | novità della poesia fece seder tutti. Giovannino, ch’era
4690 15| posta vicino all’ingresso. “Sedete”, gridò l’aiutante maggiore,
4691 19| per il solito stanzone, mi sedetti e tirai a me il cassetto
4692 5 | di bronzo. Sul seggiolone sedeva uno di quei padri, con volto
4693 14| sulla quale, quando mi sedevo con la penna in mano e con
4694 22| disse lei, – sono stanca; sediamo qui”. Io la guardava; non
4695 16| Capitolo sedicesimo~LA SCUOLA AL VICO BISI~Chi
4696 22| grosse pietre muscose, come sedili fatti apposta per noi. “
4697 1 | lo scanno, sul quale era seduta. Spesso pregava e diceva
4698 5 | calamariera di bronzo. Sul seggiolone sedeva uno di quei padri,
4699 24| movimenti di attenzione che segnalano qualcosa di straordinario.
4700 26| di quelle voci eterne che segnano a grandi intervalli la storia
4701 25| sicuro della materia. Avevo segnato anche nella memoria i punti
4702 11| Si lesse una predica dei Segneri sul giudizio finale; una
4703 26| Napoli. Ci separammo con segni di cordiale amicizia: che
4704 5 | tra i compagni, e una voce segreta mi diceva: “tu vali piú
4705 14| modi squisiti. Parecchi segretari gli erano attorno, ai quali
4706 12| presi il volo. La mattina seguente volli partire. Mamma, ancorché
4707 10| fu il grido di tutti. E seguitavano che una era la causa, e
4708 25| di questa decadenza fu il seicentismo prima, e l’Arcadia poi,
4709 11| Bartoli. Insieme con questi seicentisti si leggeva la novella del
4710 12| e io mi aggrappavo sulla sella per tenermi saldo. Il contadino
4711 18| poi sceglievo in quella selva di errori quelli che davano
4712 6 | luogo di convegno era detto Selvapiano. La donna non mi faceva
4713 28| lasciatimi dai miei discepoli, sembrano oggi luoghi comuni. E questo
4714 12| Signorino, cosa avete? voi mi sembrate uno spirito”. “Vado a letto, –
4715 15| nella scuola al vico Bisi. Sembravo un estraneo alla società,
4716 27| messo buone radici fino nei seminari piú ritrosi. Mi ricordo
4717 5 | carriera aprendo una scuola. I seminarii erano scuole di latino e
4718 21| cervello?” Poi mi saliva la senapa al naso, pensando a quei
4719 14| Cicerone, Quintiliano, Seneca erano la decorazione. “O
4720 28| di molta immaginazione e sensibilità, dotato piú di dolcezza
4721 5 | e cravatta nera, era un sensista del secolo passato, ma pretendeva
4722 7 | monsignor Colangelo e ad altri sensisti in veste teologica, e credeva
4723 10| senza fondo. Ed ecco si sente come un grande spalancare
4724 19| raffinati. A lui parve, non sentendo piú i miei rimproveri, d’
4725 9 | sonò nell’orecchio come la sentenza oscura della Sibilla. “Come
4726 7 | il giudizio, non vollero sentenziare e lasciarono dubbia la vittoria.
4727 6 | ci sono le prove”. “Oh! e sentiamo”. E io cominciai a infilzare
4728 10| gittati tutti come una balla. Sentimmo chiavare l’uscio con molto
4729 12| colera, e il duca, per non sentirne a parlare, s’era fatto taciturno
4730 24| avere un giovane era il sentirsi a dire di qualche suo lavoro: “
4731 10| faremo svicolare”. La cosa fu sentita; si pose mano nel taschino,
4732 24| di soddisfazione, che si sentono e non si descrivono. Era
4733 20| allegra.~In quel maggio mi separai da Enrico e presi casa in
4734 25| gioco dei Sofisti, i quali, separando le forme del dire dallo
4735 12| accresceva lo squallore. Erano sepolture notturne, le quali, esagerate
4736 21| scrittori moderni e francesi, e seppellendomi fra i trecentisti. Sospesi
4737 5 | alla biblioteca e mi ci seppellii. Passavano dinanzi a me
4738 12| stravaganti, ed ero disposto a seppellire quel nome sotto l’altro
4739 27| quando hanno danari, li seppelliscono sotto terra, come per impedire
4740 19| ripetizione quotidiana. Seppellito nella scuola, sempre nello
4741 28| Juppa, mio discepolo e uomo serafico per mansuetudine e innocenza
4742 22| giornate intere e anche intere serate che non compariva: quella
4743 8 | eccellenti, come si diceva. Serbai quella novella tra le mie
4744 24| con verità e naturalezza, serbando inviolata in voi l’umana
4745 24| di quella gioventú. Pure serbò tanta modestia, che sembrava
4746 19| al balcone. Una di quelle sere che il freddo era grande,
4747 19| era grande, stando cosí al sereno, gli furono attaccati i
4748 27| Ariosto, andando su fino ai Sermoni del Gozzi e alle Satire
4749 8 | astuto, che s’insinuava come serpente, lisciando e adulando, e
4750 24| po’ secco, ma preciso e serrato. Però il suo dire non andava
4751 19| trovai vuoto, e rotta la serratura. Rimasi spaventato, e non
4752 10| epistolare e ti prenderà a’ suoi servigi; ma tu devi raggiustare
4753 10| berretto, e si offrivano a servirci, e il custode a dire ch’
4754 14| piedi. – Come foss’io un servitore! Questo signor Domenico
4755 1 | niente, e Giovannino fa tanti servizi di casa, Giovannino di qua,
4756 15| un povero prete piú che sessagenario, messo al ritiro, divenuto
4757 27| via via fino a cinquanta o sessanta, mi davano il capogiro:
4758 1 | Capitolo primo~MIA NONNA~Ho sessantaquattro anni, e mi ricordo mia nonna
4759 20| Portava assai bene la sua sessantina: alto e corputo, quasi gigantesco,
4760 10| Tasso, quei sonetti, quelle sestine, quelle epigrafi, quelle
4761 27| novelle del Grossi e del Sestini, dove sentiva un odore di
4762 26| specialmente d’Isaia. Avevo sete di cose nuove, e quello
4763 20| contava di certe amicizie di setta, e conchiudeva sempre con
4764 6 | della Università.~Venne il settembre e zio veggendomi cosí scheletrito,
4765 27| dimestichezza con lui, come Luigi Settembrini, Vito Fornari, Antonio Mirabelli.
4766 25| come del quinario, del settenario, del decasillabo. La lettura
4767 11| capo. Cosí in men che due settimane, quasi di un sol fiato,
4768 7 | Capitolo settimo~L’ABATE GARZIA~L’anno appresso
4769 16| con la faccia oscura e severa, e non ridevo mai; i suoi
4770 24| fatta al suo lavoro, anche severissima; anzi nacque il costume
4771 7 | risposto meglio di quello sfacciato che mi troncava la parola
4772 3 | addirittura una panella, e sfamiamoci, e diamo una lezione alla
4773 10| carro dei principi reali, sfarzosamente addobbato. Mi feci largo
4774 14| borbottando, e forse dicea: “Che sfelienzi!”. E noi ci guardammo, e
4775 28| scendessi nelle piú umili sfere. La verità è ch’io mi sentivo
4776 20| tutto in sudore, sotto la sferza della canicola, col viso
4777 21| tra gli autori, menando sferzate di qua e di là. Il mio studio
4778 10| i pizzicotti mentr’io mi sfiatava, m’era intollerabile, mi
4779 7 | silenzio. Allora in aria di sfida disse che la disputa si
4780 19| sera in casa Isernia, e mi sfogai ben bene con donna Rosa
4781 22| frizzando, motteggiando e sfogando su di lui tutta la stizza
4782 11| mi sentivo alleggerire sfogandomi con lui. Presto divenne
4783 21| risposi io, che, non potendomi sfogare col marchese, me la presi
4784 10| Peggio è che non potevo sfogarmi con alcuno, stizzoso della
4785 20| della tribuna francese, e, sfogatasi ben bene nei caffè a chiacchiere
4786 8 | correggendo bozze di stampa, sfogliando dizionari e grammatiche.
4787 8 | un tesoro, e cominciai a sfogliare. Mi parve quello un parlare
4788 8 | ristetti, finché non ebbi sfogliati un gran numero di quei volumi.
4789 21| trattenevano. Anche allora sfogò la sua ira per indiretto.
4790 22| forza, che pareva volessi sfondare il muro. Ella apri con avidità,
4791 26| catechismo e le preghiere che ci sforzavano a recitare nelle Congregazioni,
4792 12| talora che facevo male, e sforzavo il viso a serietà; pur ci
4793 6 | fare. Erano certo nobili sforzi, ma senza indirizzo e senza
4794 10| rotti i vetri al balcone, sfregiando signori e signore. Ora alcuni
4795 19| contentava la mia voglia sfrenata di leggere, e la mia faccia
4796 17| lingua, e mi abbandonavo sfrenatamente al mio genio, e davo del
4797 11| dopo di avermi ben bene sfruttato, a me che gli ricordavo
4798 24| faceva piccino, quasi per sfuggire a quel trionfo.~De Meis
4799 8 | marchese parecchi errori sfuggiti ai miei occhi pazienti,
4800 26| incontravo qualcuno, quegli mi sfuggiva come un creditore. Mutai
4801 26| nella lettura, sí che non mi sfuggivano le piú lievi gradazioni
4802 6 | balbettai. E lui m’incalzava, sghignazzando, e zio Pietro gli faceva
4803 6 | succhiati col latte. Quello sghignazzare di D. Domenico mi pareva
4804 27| chiama un’amplificazione”. E sghignazzava e si dondolava, facendo:
4805 15| facevano rumore coi piedi, e sghignazzavano, e si berteggiavano, guardando
4806 6 | terra.~Votati i boccali, e sgombrata la stanza, si rimase in
4807 8 | Verri, quel dire semplice e sgrammaticato del Villani non mi entrava.
4808 22| di ortografia e qualche sgrammaticatura. Talora io facevo il signor
4809 24| scorrezioni grossolane, anche sgrammaticature. Se però il profitto non
4810 12| chiamavano, e me ripugnante sgridavano e incalzavano. Io non voleva,
4811 6 | Costantino si pose in mezzo e mi sgridò. “Vattene al diavolo col
4812 23| non volli svergognare la sgualdrina. Quelli facevano scuse,
4813 28| leggevano gli stranieri; Shakespeare passava addirittura per
4814 | Sì
4815 9 | la sentenza oscura della Sibilla. “Come ha detto?” mi voltai
4816 27| zitto!”, e che a me parve un sibilo. Questo mi turbò assai.
4817 8 | villaggi di Firenze indicato Signa. Non so perché, questo nome
4818 17| quadro, nel quale andavo significando tutti i movimenti intellettuali
4819 23| forme, ma le cose da quelle significate, e dalle cose tiravo la
4820 12| non mi aveva dato un’aria signorile e di comando, e con la mia
4821 14| diss’io con effusione. “Signurí ’o rialo”, diss’egli, cavandosi
4822 24| SCUOLA~La mia casa era cosí silenziosa, che mi ci pareva naufragare.
4823 5 | scolii e di corollarii, di sillogismi, entimemi, e dilemmi; e
4824 26| Saffo, nel Bruto, nella Silvia, nella Nerina, nel Consalvo,
4825 26| nostri sottintesi. Quelle Silvie e quelle Nerine ci rapivano
4826 22| visetto grazioso; era una simpatica creatura. Quel suo riso
4827 7 | con alcuni compagni piú simpatici, e si disputava molto di
4828 23| tutte le parti. Illustrai il simplex et unum di Orazio. Questa
4829 26| impressioni erano vivaci, perché sincere, e partecipate da quella
4830 24| le parole, perché essi, sincerissimi e attentissimi, talora mi
4831 24| Questo dava una impronta singolare alla scuola. Si abborriva
4832 23| esteriorità, secondo le singole apparenze di ciascuna forma.
4833 4 | libri. Sazio di lacrime e di singulti, mi venne innanzi Virginia,
4834 17| parti in un gran quadro sinottico. Poi, biasimando quel rilegare
4835 25| al modo di concepire, di situare e di esprimere gli oggetti,
4836 19| mano. Lei la ghermiva e la slanciava subito in aria; io mi ci
4837 5 | pur nelle ossa non so che smania di nuovo e di moderno.~Corsi
4838 21| queste teorie? Debbo forse smettere il mio corso sulla lingua?
4839 12| lui, che mi vedeva cosí smilzo e con la faccia del colera.
4840 20| Pure, dentro di me era sminuito il suo prestigio. Quella
4841 18| attitudine alle minuzie; sminuzzavo tutto, e su ciascuna minuzia
4842 27| terribile di passioni indomite, smisurate, mi parve come la scoperta
4843 22| uscirsene con quel sí secco e smunto; mi attendevo un bello scritto,
4844 15| andare alla buona”. Seguí snocciolandomi consigli buoni quanto inutili.
4845 27| preparazione, alla favola, allo snodamento, alla catastrofe, ai caratteri,
4846 11| soprattutto una stampa del soavissimo Domenico Cavalca, ch’egli
4847 8 | eletta schiera di giovani sobbarcarsi a quelle letture, e professare
4848 22| facevo via. Mi provai a socchiudere le imposte, per togliermi
4849 22| potentemente. L’uscio era socchiuso. Entrò lei, e io volevo
4850 13| frasi di condoglianza, ma soccorso di danaro. Zio Pietro chiedeva
4851 25| prostituzione si armò la collera di Socrate, che flagellò come violazione
4852 27| vivaci, con quelle facce soddisfatte! Essi guardavano in me il
4853 12| ne sapevo nulla, ed ero soddisfatto e quasi sorpreso dei loro
4854 15| avvezzi. Poi, ci sono i soffioni che cospirano contro il
4855 5 | sicumera che Elvezio era un sofista e Lamettrie un chiacchierone.
4856 25| invenzione e quasi un gioco dei Sofisti, i quali, separando le forme
4857 9 | Fortunato, e mi pareva gente sofistica e dappoco dirimpetto alla
4858 13| del mistero, un fanatico sofistico, un testardo”. Zio Peppe
4859 2 | tragedie di Voltaire, la Sofonisba del Trissino mi parevano
4860 6 | e un ateo, e ne domandò sogghignando se c’era Dio. “Sicuro, –
4861 10| carcerieri e carcerati sogghignavano, portando false notizie;
4862 11| garbo, ch’io mi sentivo soggiogato, e pendevo dalle sue labbra.
4863 8 | po’ di affettazione, come sogliono fare gl’imitatori. Quello
4864 26| come certi ambiziosi, che sognano re e imperatori, e abitano
4865 | solamente
4866 11| lasciato un cosí profondo solco nell’anima mia.~Conobbi
4867 15| Venne; e, trovati due soldi di regalo per lui, disse: “
4868 22| sera del mercoledí uscii soletto; mi attendeva zio Peppe
4869 2 | E quando fummo per via soli, zio mi diede un forte pizzicotto
4870 5 | con la geometria piana e solida. Facevo le figure bene;
4871 15| occasione, e faceva dei soliloqui, perché nessuno leggeva
4872 28| il sangue del suo nemico; Solimano piange alla vista del suo
4873 11| sempre bene agli spiriti solitari. Parecchi cercarono di rivederlo
4874 11| la mia natura casalinga e solitaria mi teneva lontano da ogni
4875 19| sopra quel terrazzino per sollazzo, e si facevano parecchi
4876 3 | paura di Rachele mi fece sollecito, e afferrai la panelle e
4877 27| effetto; pure quei secoli non solleticavano piú, e la gioventú si gittava
4878 15| tante cose nuove; io poi solleticavo il loro amor proprio, lodando,
4879 27| lettura nuova, che fosse un solletico alla curiosità. Una sera
4880 12| diritta, cominciavo: “La testa sollevò...” Non mancavano i battimani;
4881 13| voleva caricar lui della soma che stava addosso a me;
4882 28| individui, e nessun individuo somiglia a un altro. I tipi sono
4883 22| balcone. Tutti i giorni si somigliavano: non si andava innanzi né
4884 26| grandi poeti la fantasia sommerge e sperde in sé il concetto,
4885 12| carri funebri, con preci sommesse, con grida di monelli, che
4886 26| imparare, e la storia dei sommi, scompagnati dal corteo
4887 | son
4888 21| registrate nel vocabolario, ma sonanti nella bocca del massaio
4889 22| fermo, e quell’entrata, dove sonarono già i miei clamori fanciulleschi,
4890 5 | precipitò verso il fortunato sonettista; e le signore lo baciavano;
4891 3 | stava disteso sul letto sonnecchiando. Zia Marianna era a sua
4892 22| a letto, per fare il suo sonnellino del dopo pranzo, io mi posi
4893 11| svegliava gli spiriti piú sonnolenti, e vi suscitava immagini,
4894 26| amorosa non era poi che un sonnolento e artificioso petrarchismo.
4895 22| votato”. Ruppe in una risata sonora: “Oh! di questa signora
4896 20| coalizione mi pareva una soperchieria e uno scandalo, e, col mio
4897 26| Pensai a ridurre le spese. Soppressi quel bicchiere di malaga
4898 17| popolo; ma, non potendo sopprimere le differenze e guastare
4899 26| novità, e io con tutti quei sopraccapi ci metteva poco studio.
4900 12| faccia bruna e le folte sopracciglia e gli occhi neri e dolci.~
4901 24| allegramente i cinquanta ducati. Sopraggiunse il babbo, che faceva lui
4902 8 | seco. Mi avevano posto per soprannome il grammatico. Io me ne
4903 22| Quel giorno ero un po’ soprapensiero. Tenevo gli occhi spesso
4904 2 | Ciccillo!”. Io mi riscuoteva in soprassalto come da un sonno, e zio
4905 12| senza la quarantena; e i soprastanti del paese conchiudevano
4906 27| cercavo di scappar via quando sopravveniva il babbo, che m’empiva la
4907 12| posi a guardare le stelle, sorbendo di volta in volta un po’
4908 7 | tabacco; era tutto macchiato e sordido. Straniero a ogni movimento
4909 4 | anno piú di me, ed era mia sorella ed era l’anima mia. Mi comandava
4910 27| era una nuova coltura che sorgesse spontanea, era un’eco confusa
4911 12| ero soddisfatto e quasi sorpreso dei loro evviva. Rialzato
4912 9 | essere un aiuto dello zio per sorreggere la scuola in quei suoi vecchi
4913 19| rinfrancare le forze in Sorrento.~Capitai in casa di una
4914 10| ripescò un tale D’Amore, e mi sorresse e mi tenne sotto il braccio.
4915 14| Va bene”, disse a me, sorridendo, con un gesto della mano,
4916 12| di notte. Entrai in casa, sorridente, con le braccia aperte.
4917 20| aveva una faccia che ci sorrideva; Guizot, ci parve un brutto
4918 18| attonita, quei cari giovani mi sorridevano dicendo: “Professore, quando
4919 26| padrone di casa. Costui sorrise del mio imbarazzo e della
4920 5 | tutti i crocchi, dispensando sorrisi e strette di mano e gentili
4921 22| ed ho respirato a grandi sorsi, e mi sono sentito allargare
4922 12| delle congregazioni, ogni Sorta di accompagnamento, il che
4923 12| allegra natura, che mi faceva sorvolare sui mali della vita. Tutti
4924 12| altro. La vita pubblica fu sospesa; le scuole, le botteghe
4925 21| seppellendomi fra i trecentisti. Sospesi anche, sotto questo o quel
4926 8 | dimestichezza col marchese, e dissi sospirando: “Se foss’io cosí!”. Egli
4927 22| la lunga storia dei suoi sospiri, dicendo di me alcune particolarità
4928 18| differenze di tutti quei sostantivi ammassati l’uno su l’altro,
4929 17| secondo il loro contenuto, sostanze, accidenti, modificazioni,
4930 20| sua azione diplomatica a sostegno del viceré d’Egitto. Mi
4931 21| che diceasi elocuzione. Sostenevo che l’importante era meno
4932 9 | forse Dio per punire me non sosterrebbe lo zio nell’ardua prova.
4933 28| imitazione omerica, ch’egli vi sostituí nella Gerusalemme conquistata.
4934 21| dogma della purità avevo sostituito il dogma della proprietà
4935 28| di regole e di modelli io sostituivo la particolarità di un contenuto
4936 5 | elegante che aveva smesso sottana e collare, e vestiva in
4937 9 | con occhio amico quelle sottane lunghe e nere con quei berretti
4938 1 | riempiendo di allegria i sottani di casa. Molti fanciulli
4939 27| bel gioiello scavato di sotterra, e di cui nessuno aveva
4940 7 | che parve meravigliosa per sottigliezza di argomenti, e per copia
4941 28| questi elementi ostili. Volle sottoporre a modelli omerici un contenuto
4942 17| intellettuali e materiali, e vi sottordinavo tutte le preposizioni, che
4943 14| asciutto, con una bella sottoveste bianca. E “onde vieni? cosa
4944 17| incadaveriva la parola, le sottraeva tutto quel moto che le veniva
4945 28| piú grossolane, questi le sottraevano tutta la parte viva, sí
4946 9 | e tutto ciò che poteva sottrarre alla mia famiglia, non gli
4947 24| concentrata mi teneva lontano da soverchia familiarità; c’era non so
4948 7 | quando nel mondo mi vedevo soverchiare da certi presuntuosi ignoranti,
4949 7 | della parola mi sentivo soverchiato, e stavo lí stizzoso, perché
4950 20| entrarono. Ci vedevo una soverchieria contro quel povero Thiers.
4951 26| natura mite rifuggiva dalle soverchierie, e cercai un altro modo.
4952 24| non consentiva altrui un soverchio abbandono, e mi manteneva
4953 21| di quel tempo. Tenni come sovrano arbitro delle cose della
4954 26| Tormentando la memoria, non mi sovviene di alcun altro. La scuola
4955 22| quella scalinata lunga e sozza, fermandomi a ogni tratto,
4956 11| di avventure galanti, i sozzi parlari mi seccavano: giungevano
4957 10| Che sarà di me?” E lui a spacciar protezioni, a vantar nobili
4958 26| edizione dello Starita fu spacciata in pochi giorni. Quasi non
4959 11| tale Ambrogio C..., che si spacciava parente del marchese Puoti.
4960 3 | obliqua, che mi parve una spada. La sera ci fu gran chiasso;
4961 26| era insediato in casa e spadroneggiava. Glielo feci capir bel bello;
4962 27| sono come i castelli di Spagna, che talora ci vengono in
4963 10| si sente come un grande spalancare di porte: “Cosa è nato?
4964 10| farmacista; un balcone stava spalancato; vidi signore che scappavano
4965 1 | e coniugare, ci dava le spalmate, e ci prendeva per il collo,
4966 26| numerosissima. Già la fama se ne spargeva per la città e per le province.
4967 3 | rimpiccinito, e avrei voluto sparire dal mondo. Zia Marianna
4968 10| moneta circolava, appariva e spariva; l’ingordigia di quei bricconi
4969 26| visto pure che molti oggetti sparivano di casa a vista d’occhio.~
4970 6 | una gran tavola avanti, sparsa di scartafacci e d’inchiostro.
4971 12| poi, guarito appena, e sparsasi la voce che andare in villa
4972 27| suoi libri di testo erano sparsi nelle piú lontane scuole.
4973 10| occhi. Quel D’Amore aveva sparso ch’io poteva molto sul marchese
4974 17| stare in loro compagnia e spassarmi insieme con loro. Cosí nacque
4975 22| questa. Ciò si chiama uno spassatiempo, un modo di passare il tempo.
4976 12| sassosa e ripida, e la mula spaventata e poltra dava salti, tirava
4977 19| col delirio e la morte, mi spaventavano e mi attiravano come un
4978 2 | trovavo un labirinto, e me ne spaventavo. Poi la rappresentazione
4979 12| mattino la città di nuovi spaventi.~Anche a me giungeva un
4980 4 | guardavano. Mamma lo seppe, e si spaventò che con tanti vezzi e ninnoli
4981 23| isolata. La cosa vive nello spazio e nel tempo, che formano
4982 22| ripulite, e vedo la via bene spazzata. “Manco male, – dissi; –
4983 12| da cessi, da orinatoi, da spazzature, da cenci, da uomini vivi
4984 24| qui la prima volta venite, specchiatevi in coloro ch’io ho chiamati
4985 28| esterne in cui egli vive, si specializza, prende una data situazione,
4986 16| non mi fate la faccia di spedale con quel chiodo fisso nel
4987 10| casa del signor Fernandez, spedizioniere di una casa di commercio.
4988 6 | ricco, ma stretto nello spendere; e fu punito dalla prodigalità
4989 19| guarirmi; ma ero inesperto e spensierato. Le occupazioni si prendevano
4990 12| parlava di famiglie intere spente, di migliaia di morti al
4991 26| poeti la fantasia sommerge e sperde in sé il concetto, e lo
4992 28| superstizione e d’ipocrisia, sperduto tra elementi poetici e critici,
4993 5 | la fisica. Era la Fisica sperimentale del Poli, un altro abate,
4994 14| starsene tra pochi valorosi già sperimentati. Quel fare atto di pazienza
4995 12| tolta dagli occhi ogni parte spettacolosa, i campanelli, le fraterie,
4996 27| lei, figlia unica, sarebbe spettato un ricco patrimonio. Quando
4997 11| moltitudine ci stava come gli spettatori nella platea. Cominciavano
4998 27| se vi farà piacere o vi spiacerà, ma la verità è una, e come
4999 25| cantilena e parallelismo mi spiacevano. Mostrai la flessuosità
5000 16| suo naturale, le fronti si spianavano e le ore passavano rapide.~
5001 15| per la novità, e quelli mi spiavano, cambiandosi cenni birichini
5002 8 | battere sulle finali, a spiccar bene la voce, ad accentuare
5003 11| balbutire. Parlavo adagio, spiccato, e parlando pensavo, tenendo
5004 24| buonissima lega col greco. Spiccava tra gli altri un don Raffaele,
5005 26| tra la folla, non facevo spicco e nessuno mi badava.~Poco
5006 15| materia fosse interessante, spiegando loro il senso e il nesso
5007 15| maestro di scuola, un voler spiegar le cose, senz’aria però
5008 2 | Giovannino leggendo ci spiegava tutto e ci notava le bellezze.
5009 2 | grammatiche, storie e poesie. Si spiegavano brani assai lunghi di scrittori
5010 15| prenda cosí sul tragico; ti spiegherò io la cosa”. E mi narrò
5011 22| di carta. La raccatto, lo spiego, ci trovo una letterina
5012 8 | foss’io cosí!”. Egli ci spiegò che la base della scuola
5013 28| pedantesco. Nelle opere spigliate o scorrette del Metastasio,
5014 19| via quel giovanotto gaio e spigliato, che ammiccava di qua e
5015 10| curiosità; poi si cominciò a spigolare frasi; ma questo gioco presto
5016 24| Venosa Luigi La Vista, da Spinazzola Michele Agostinacchia, e
5017 12| rimaneva imbrogliato tra le spine, e talora davo di fronte
5018 22| spesso verso il balconcino, spingendo lo sguardo anche addentro,
5019 10| Marra. C’era gran calca; uno spingersi innanzi e indietro, come
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