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Capitolo
5020 6 | occasione a leggere Cartesio, Spinosa, Malebranche, Pascal, libri
5021 21| che si fa pregare; parevo spinto da loro, ma ci avevo il
5022 10| con te”. Cosí a furia di spintoni giungemmo verso lo Spirito
5023 9 | prete che diceva messa mi spirava divozione; guardavo con
5024 20| profeta. Oggi si direbbe uno spiritista.~ ~ ~
5025 12| miei sentimenti platonici e spirituali, vestiti di poesia, di cui
5026 24| Ciascuno mirava là dove splendevano gli astri maggiori, e avveniva
5027 16| quella sala mi appariva splendidamente decorata dalle immagini
5028 20| vacuità fosse in quegli splendori. Quella coalizione mi pareva
5029 26| alto, a noi riusciva facile spogliare della propria porpora molti
5030 19| tal don Raffaele, che lo spogliò per via e lo abbandonò.
5031 23| acuiva l’intelligenza e spoltriva l’immaginazione. Avvenivano
5032 5 | cravatta nera, tutto bene spolverato. Parlava spedito, e accompagnava
5033 26| pensiero su quelle produzioni spontanee. Perciò distinsi la forma
5034 22| clamori fanciulleschi, mi pare sporca e umida. Certi monelli cenciosi
5035 6 | quella stanza di un bianco sporco, decorata di ragnatele e
5036 15| le dieci e mezzo”. Fiato sprecato. Quel galantuomo prese una “
5037 28| Metastasio, il cui fare libero e spregiudicato mi piaceva: ma studiavo
5038 16| quacqueri. Ciascuna lezione spremeva il miglior sugo del mio
5039 22| mi fece un tale gesto di sprezzo, ch’io mi sentii freddo.
5040 5 | piú andavo innanzi e piú spropositavo, e quelle lettere mi ballavano
5041 25| dovesse uscirmi qualche sproposito! Cosí riuscii freddo e insipido,
5042 20| gesta, e, quando vedeva spuntare me, diceva: “Zitto, che
5043 20| con gli amici, facevo lo sputa-senno, e pronunziavo con grande
5044 25| tenersi fuori dell’uditorio, sputar senno e mettere sempre innanzi
5045 5 | superbia. Stavo lí dritto squadernando il sacro volume e precipitando
5046 15| chiosa”. “Poi, – disse lui, squadrandomi da capo a pié, – tu non
5047 12| la paura e accresceva lo squallore. Erano sepolture notturne,
5048 10| Ogni allegria finí. Quegli squarci di cielo azzurro che ridevano
5049 15| sulla fronte. Il messere squardernò il giornale, inforcò due
5050 20| causa, credo, di Longobucco. Squassava la bianca chioma come un
5051 11| patrizia, di una educazione squisita, e bravo amico, al quale
5052 14| una bella persona, di modi squisiti. Parecchi segretari gli
5053 26| era ancora un gusto cosí squisito da fare distinzioni; e poi,
5054 26| e sulla rettorica avevo stabiliti i princípi generali dell’
5055 4 | rotondi e fissi, e non sapevo staccarmi da lei; e lei mi prendeva
5056 6 | e piangeva e non sapeva staccarsi da me. La casa fu piena
5057 2 | infinità di frasi e di pezzi staccati dai molti libri che si erano
5058 12| fece mille tenerezze. Si staccava il bambino dal petto, e
5059 27| sentivo disputare di madame de Staël, di Chateaubriand, di Victor
5060 27| movimento intellettuale stagna e l’attenzione non è tenuta
5061 24| sempre filato e nutrito, non stagnava mai e non divagava, l’attenzione
5062 22| quelle prime idee, e io ci stagnavo come in una palude. Piú
5063 10| toccò una frustata da uno stalliere che mi respinse indietro.
5064 14| quattrini non ce n’è, e stamane non si mangia”. “Il peggio
5065 8 | divenimmo correttori di stampe. Io me ne tenevo, e mi stimavo
5066 19| sullo stesso andare, me ne stancai e non gli parlavo piú. Quel
5067 17| regole e di eccezioni mi stancava, e tutte quelle dissertazioni
5068 17| abbreviati, minuti che mi stancavano gli occhi. E cosí m’inghiottii
5069 9 | zio era abbattutissimo e stanchissimo, e sentiva i conforti di
5070 28| Giambattista Ajello, soprattutto Stanislao Gatti, dal piglio impertinente
5071 20| rannicchiai contentone in uno stanzino oscuro. Quel bravo marchese
5072 26| ammirazione, che l’edizione dello Starita fu spacciata in pochi giorni.
5073 3 | studiavo sempre il passo per starle accanto, e mi attaccavo
5074 14| uguali, e a chi pretendeva starmi al disopra mi ribellavo.~
5075 15| appiccicata addosso: non potevo starne senza. La domenica, che
5076 14| visibilmente. Amava meglio starsene tra pochi valorosi già sperimentati.
5077 | state
5078 8 | rideva, e vedendomi cosí stecchito e allampanato, disse ch’
5079 27| avvocato Tommaso J., uno stecco d’uomo, che passava tutto
5080 22| camminare adagio e non mi posso stender molto lungi. Oggi, 8 marzo,
5081 15| entrare in conversazione. Io stendo la mano e dico: “Pardon”,
5082 12| lo spavento sulle facce, stentando molto a frenare il riso.
5083 14| tutti a Giovannino, e a stento avevo potuto impetrare un
5084 15| minuti, e mi pareva che stessero lí le ore intere.~Un giorno
5085 | stette
5086 28| Virgilio come il piú grande stilista dell’antichità. Feci l’architettura
5087 26| profondo sentimento nazionale, stimando fittizio e superficiale
5088 26| dichiarandosi mio buon vicino, stimandomi un giovane dabbene, di cui
5089 21| e ci rappaciò. Il Gatti stimava sé gran filosofo, e gli
5090 24| l’anima della scuola. Lo stimavano per il suo ingegno e per
5091 8 | stampe. Io me ne tenevo, e mi stimavo infallibile, quando un dí
5092 24| indirizzo giovava a tutti, stimolando le forze dello spirito.~
5093 23| si affacci nello spirito stimolato e percosso dall’analisi.~
5094 9 | il concorso. Zio Pietro stimolò molto lo zio perché concorresse
5095 12| il suo protetto e il suo stipendiato, e rispondevo subito: “Chiamatemi
5096 15| professore non era solo di stipendio, ma di grado e di dignità,
5097 28| Liberata. Alcune mi parvero stiracchiate; ma in altre trovai garbo
5098 3 | malato; fin d’allora ero stitico, il mio male era sempre
5099 1 | rompe mai niente”, diceva stizzita la nonna a Giovannino; e
5100 13| pensavo che in quella farsa stizzosa ciascuno rappresentava la
5101 | sto
5102 26| capogiro; quel disordine mi stomacava; quella vita non era la
5103 17| cinquecentisti mi facevano stomaco; mi ribellai contro l’antico
5104 15| e letterarie io ero una stonatura; e mi piantavano lí con
5105 5 | zio erano scolastici, come Storchenau, Corsini; c’era anche una
5106 12| un suo figlio, una testa stordita e distratta che poco mi
5107 6 | che è un piccolo monte, storiato della passione di Cristo,
5108 17| immagine di una grammatica storica e filosofica, pigliando
5109 27| dissimulare, guardavo brusco e storto don Tommaso che m’era parso
5110 16| pagine e mi parea che le stracciasse, cosí andava presto. Poi,
5111 6 | nipote fa l’usciere e va stracciato, e i figli zappano la terra.~
5112 12| guardavano come si fa a uno straccione. Io non me ne accorgevo;
5113 14| Annarella? ci piglierà per due straccioni”. “A questo c’è rimedio, –
5114 14| Raccontava con molto sale le piú strane storielle della sua gioventú,
5115 28| poeta piacevole nella sua stranezza, e non ci avevo mai pensato
5116 6 | gran pranzo, coi soliti strangolapreti, e il polpettone, e la pizza
5117 21| lingua da questa infezione straniera, ritirandola verso l’antico;
5118 7 | tutto macchiato e sordido. Straniero a ogni movimento d’idee
5119 24| che segnalano qualcosa di straordinario. Egli cominciò adagino,
5120 12| piena di fumi e di fantasie stravaganti, ed ero disposto a seppellire
5121 19| cervello, e il cervello straviveva. Nessuno, vedendomi cosí
5122 12| con le circostanze piú strazianti. Si parlava di famiglie
5123 13| divisione!” E qui zio Peppe a strepitare ch’era uno scandalo, e che
5124 4 | maniere semplici paesane, e strepitava che la era una rozza provinciale,
5125 10| tra percosse e pugni pure strepitavano e minacciavano. Fummo messi
5126 27| narrò non so qual causa strepitosa, e sull’uscio di casa mi
5127 13| Carlo, veggendosi in grandi strettezze, sfogava il suo mal umore
5128 26| corretto quel po’ d’enfasi stridente e piagnucolosa, che m’aveva
5129 2 | gran grido nell’orecchio, strillando: “Ciccillo!”. Io mi riscuoteva
5130 12| chiamavalo a sé e gli faceva una strillatona. Ma come era un gran bravo
5131 27| i letterati piazzaiuoli strillavano che bisogna scrivere come
5132 10| napoletana sui prezzi con strilli e voci e gesti grossolani;
5133 11| occhi, e tutti dicevano, stringendosi nelle spalle: “Cosa volete?
5134 27| acuto come un coltello e stringente come una tenaglia. Ghermí
5135 22| annoiò di quella vita, voleva stringere un po’ piú le cose. “Sono
5136 6 | faceva cenni che non mi stringesse troppo. Quei cenni mi fecero
5137 24| Paolo Kangian; e tutti si strinsero intorno a De Meis. Questo
5138 26| Non potendo cansarlo, ci strisciavamo sopra con un “guarda e passa”.
5139 26| se ne mormorava qualche strofa a bassa voce. Giudicai gl’
5140 19| e presi l’abitudine di strofinarmi i polsi con la mano per
5141 3 | mi cacciò il riso nella strozza. Eccomi in cucina, e lí
5142 25| e che le forme sono gli strumenti dell’arte. Citai con lode
5143 23| con la vocina rauca di uno strumento scordato, disse: “E mi volete
5144 10| a quel dunque rimasi di stucco, come tocco da un fulmine.
5145 6 | esercizi cavallereschi. Studiammo scherma sotto il Parisi.
5146 24| scelsi tre giovani perché studiassero la novella e ne facessero
5147 17| a me ben nota, ma che la studiassi io quella materia, e la
5148 2 | molti libri che si erano studiati. Dalle letture particolari
5149 24| giocatore. Il giovane era studioso, ma, capitato in mala compagnia,
5150 13| guarisse interamente con la stufa ai piedi, come diceva il
5151 2 | Questo sonetto ci parve stupendo, secondo il gusto di quel
5152 20| mente il ’46 di zio Peppe, e stupimmo. Enrico mi diceva: “Quel
5153 10| ci guardammo l’un l’altro stupiti; ché non ci si vedea.~Ma
5154 12| sul Vomero, ed era morto subitamente. La notizia accese ancora
5155 23| gusto; e chi il bello ed il sublime. C’erano poi infinite maniere
5156 26| Fortuna era un esempio di sublimità. Il Casa e il Costanzo erano
5157 15| grammaticali, categorizzando, subordinando e coordinando tutto. Mi
5158 17| scientifico era non l’arbitrario succedersi delle cose, secondo i preconcetti
5159 26| Era la prima volta che mi succedeva questo. La polizia era per
5160 14| quali i casi fortunati si succedono come le ciliege, e sembra
5161 22| Parlavo con lei de’ miei successi, e m’esaltavo della mia
5162 26| del suo amore, cercando la successione e la gradazione dei sentimenti,
5163 15| quando entrava il mio successore. Questa differenza tra maestro
5164 6 | in dubbio principii da me succhiati col latte. Quello sghignazzare
5165 11| ch’io vegga quello che ha succhiato le mammelle mie”; e mi sdegno
5166 28| quelle che traggono il loro succo ex visceribus causae, dalle
5167 5 | Iliade, qualcosa di grosso. Sudai al gran lavoro una quindicina
5168 22| questi calori. Bada, non sudare, e fai presto, ché vogliamo
5169 17| osservazione. Quella tanto sudata grammatichetta era già uscita
5170 19| ci doveano essere i miei sudati danari, e non ci trovai
5171 26| come concepire il re senza sudditi. Tutto sta che il mediocre
5172 25| conoscevo solo le divisioni e suddivisioni dei trattati scolastici;
5173 12| in un camerone oscuro e sudicio, che mi parve una sala principesca,
5174 22| piena di dolcezza. Vivi sudori mi scorrevano sulla fronte,
5175 | sugli
5176 | sum
5177 26| impressione, e gli applausi mi suonano ancora nella mente. Cari
5178 2 | Io era come una corda che suonava al tocco delle dita; ma
5179 26| Beatrice, e l’altra sulle tre suore destarono viva ammirazione,
5180 14| comando. Io non era affitto superbo, e non volevo comandare
5181 28| conoscenza della immaginazione, superstite il sentimento. Mi preparai
5182 28| impregnata d’indifferenza, di superstizione e d’ipocrisia, sperduto
5183 2 | presunzione, con grossa e confusa suppellettile, ma con giudizio poco, usciva
5184 10| fecero cerchio, con aria supplichevole. E allora il cerbero si
5185 10| cadavere tra quella folla, e supplivo con le figure e con lo studio
5186 19| spesso mi sono ingannato, supponendo nella gente sentimenti troppo
5187 17| quello studio. Le ricerche supponevano che si potesse andare al
5188 21| mia mira non era punto a surrogare il Puoti ed a porre innanzi
5189 8 | naturalissima. Non ch’io surrogassi qualcunaltro; nessun lasciò
5190 11| anche oggi il tumulto che suscitò nel mio animo la lettura
5191 7 | incoraggiamento. Questo sussiego mi spiacque, mancarono gli
5192 11| era una varietà, quasi uno svago nella monotonia della mia
5193 17| conversazioni, con esercizi svariati e ingegnosi.~ ~ ~
5194 7 | caduto di moda, tanto che per svecchiarsi aveva aggiunto al suo corso
5195 22| disse lei, – che non si svegli. Menami piuttosto di là”. “
5196 27| facevo di gran salti. Volevo svegliare in essi l’iniziativa, la
5197 3 | serva di casa, andava a svegliarla, e tutte e due andavano
5198 3 | zio volle che andass’io a svegliarlo, la mattina alle sei e mezzo;
5199 3 | Zio, sono le sei e mezzo”. Svegliatosi, stendeva un po’ le membra,
5200 12| certe notti lunghe, ch’io mi svegliavo con grida e con pianti clamorosi,
5201 26| giovane, persona alta e svelta, volto pallido, pieno di
5202 15| sempre antipatico. I piú svelti facevano di bei lavoretti.
5203 24| fosse lauto. Era un giovane sveltissimo e vivacissimo, l’allegria
5204 8 | essere la storia d’una donna sventurata. Io ci pensai molto. Trovai
5205 23| capivo nulla, e non volli svergognare la sgualdrina. Quelli facevano
5206 21| alla teoria. Non era facile svezzarci da molte radicate abitudini,
5207 25| gioventú alla menzogna, e la svia da’ forti studi, guasta
5208 27| imbarbarivano la lingua, sviavano da’ forti studi corrompevano
5209 10| a noi altri, e vi faremo svicolare”. La cosa fu sentita; si
5210 14| erano allora accasermati gli Svizzeri, era quello in cui Enrico
5211 14| mi chiamava per celia uno svizzero. Io mi faceva rosso rosso
5212 24| natura, e che ha il dovere di svolgere secondo i grandi fini dell’
5213 26| Vedevo il suo pensiero svolgersi, a poco a poco, sino alla
5214 22| molta strada, e giunti a una svoltata che menava in città, e visto
5215 15| quel signore pancione e tabaccone, dicendo: “Quel signore
5216 27| dei quali notava qualche taccherella; ma, infine, leggere Alfieri
5217 9 | Essi mi sogguardavano e tacevano.~In questo mezzo era morto
5218 28| ne parlavo sempre, e non tacevo mai le fonti ove attingevo.~
5219 17| per gentilezza del signor Tagliaferri, allora mio discepolo. Poco
5220 27| un contadino si farebbe tagliare il naso anzi che cedere
5221 26| Enrico Capozzi, Giuseppe Talamo, Matteo Vercilio. Tormentando
5222 | tali
5223 | taluno
5224 22| casa tua no; a casa mia né tampoco”. “E perché no?” “Se non
5225 8 | in fondo, coverta di un tappeto verde screziato di macchie
5226 8 | gran sala quadrata, tutta tappezzata di libri, con una lunga
5227 8 | per me velocemente; e mi tardava, giunto a casa, che tornasse
5228 26| e la prosa è invece il tardo frutto dell’intelletto venuto
5229 5 | un Sant'Agostino, libri tarlati e con la muffa. Di latino
5230 25| intelletto, la quale gli tarpa le ali, gli annebbia la
5231 27| frase comune: “Le regole tarpano le ali al genio”. Questo
5232 27| frase, che “non bisogna tarpar le ali al genio”. “E quanti
5233 10| carlini non cadessero nelle tasche di zio Pietro. Avevo cosí
5234 19| brutta cera. Lo pregai di tastarmi il polso, esaminarmi il
5235 22| requie, toccava questo e quel tasto, e io non rispondeva a tuono.
5236 12| dissossato. Giunsi alla famosa taverna di Santa Lucia, e il cuore
5237 3 | tra veglia e sonno sulle tavole del letto acquattata. Appunto
5238 2 | Una volti mi capitò il Telemaco, e mi c’ingolfai tanto che
5239 17| monco, se quella costruzione temeraria avea dell’affrettato e dell’
5240 26| occhi sulle carte. “Sola!, temerario”, notò lui, con quella sua
5241 26| corteggio ed il coro. Potevo temere che quella distinzione fosse
5242 27| quei lineamenti contratti, temevamo di recargli offesa. Gli
5243 25| una scienza a me nuova. Temevo di errare, pesai le virgole,
5244 25| descrissi i quattro famosi temperamenti, notando le loro forze e
5245 5 | di Pirro che quella savia temperanza di Cinea. “Che farem noi?” “
5246 24| descriverete piú battaglie, assedi, tempeste, tombe e cimiteri, e non
5247 22| dell’immaginazione pareva un tempietto d’amore, mi fece turare
5248 17| e li avessi seguiti con tenacità, sarei riuscito un gran
5249 27| coltello e stringente come una tenaglia. Ghermí il povero abate
5250 17| casi arbitrari. Con questa tendenza filosofica, corroborata
5251 28| dall’eccellente.~Queste tendenze erano pure nei miei scolari,
5252 24| tutto con un mezzo riso, tenendosi sempre dalla sua. Prendeva
5253 19| forza e meno mi riusciva di tenerla alta, ché il braccio mi
5254 10| presero per il collo e ci tennero fermi, noi gridando e protestando
5255 15| insensibilità e una certa tensione nei modi mi avevano procacciato
5256 6 | allo studio del francese, tentando metterci in capo le regole
5257 17| grammaticali, dopo vani tentativi appresso a Vico ed a Schlegel,
5258 26| finiti quei cinquanta ducati tentatori, mi sentii piú ricco. Rimaneva
5259 27| e ne fece un cencio. Ben tentava qualche interruzione, ma
5260 26| brutta idea di vendetta mi tentò un momento; ma la mia natura
5261 3 | pane, e andava cercando a tentoni. Io m’ero rimpiccinito,
5262 23| maniere di stili, come il tenue, il magnifico, il forte,
5263 28| correvano certe opinioni tenute dogmi, nelle quali io stesso
5264 7 | altri sensisti in veste teologica, e credeva il buon’uomo
5265 5 | fu piena di argomenti, di teoremi, di problemi, di scolii
5266 3 | rannicchiato sotto a quel dolce tepore; ed io, fatte le mie cose
5267 14| chi sa? la Giovannina o la Teresa, figlie del principe, amabili
5268 27| ricerche profittevoli. Avendo terminato il mio corso sulla lirica
5269 2 | sopra Cesare, credo io, che terminava con questo verso:~Ecco in
5270 7 | appena egli conosceva i nomi. Terminavo la mia lettura con l’aria
5271 5 | goffe, tutte da ridere, e terminò il sonetto tra una salva
5272 26| per noi come un viaggio in terre ignote e lontane dai nostri
5273 10| Durelli. Bassa persona, faccia terrea, occhi piccoli senza espressione,
5274 13| andasse a benefizio dei terzi. Questi propositi si tenevano
5275 25| sonetto, della canzone, della terzina, dell’ottava e del verso
5276 27| La situazione era un po’ tesa; ma l’ingegno casto e misurato
5277 20| suo prediletto. Nel suo testamento lasciò tutto ai cugini,
5278 13| un fanatico sofistico, un testardo”. Zio Peppe mi scriveva
5279 27| comodo, che incendiava molte teste di paglia di studenti, accensibili
5280 10| Molti vetri rotti erano testimonia del suo passaggio. Il carro
5281 9 | in quell’angolo di casa, testimonio delle mie veglie e dei miei
5282 1 | Un dí volsi un po’ la mia testolina e vidi vicino a me un lazzarone,
5283 19| volte la descrizione del tetano: ignoravo il nome e la cosa.
5284 15| negozianti inglesi, il “Times”, il “Morning-Post”. Scrivevo
5285 16| pareva alterigia ed era timidezza. Talora venivano alcuni
5286 12| ch’ero partito, colto da timor panico, s’era rifuggito
5287 9 | motteggiavano i giovani timorati di Dio.~Io avevo lasciato
5288 22| le mani s’imbrogliavano, timorose di toccare il nudo della
5289 12| provocava le esagerazioni. Quel tintinnio di campanelli che accompagnava
5290 17| Quella tale grammatica tipica io chiamava grammatica metodica;
5291 28| individui. Il carattere tipico è insito nella persona poetica,
5292 28| affatto diversa, e la moda, tirandolo appresso a’ poeti cavallereschi
5293 28| fatto d’Eurialo e Niso, tirandone argomento a varie osservazioni
5294 12| come? – diceva il duca, tirandosi indietro, – siete in questo
5295 5 | professore si studiava di tirarci allo studio di ciascun particolare
5296 26| m’imponeva. Io non potei tirarmi indietro, ancorché tutti
5297 2 | d’un pedagogo che sta per tirarti le orecchie. “Che Cesare!”
5298 22| aveva fatto ancora cosa che tirasse gli occhi sopra di lui.
5299 25| vostra rettorica. Le cose tireranno con sé anche le forme, le
5300 21| esempi, in confuso, come una tiritera senza lume di storia né
5301 12| me perché, cosí giallo e tisico, mi avevano lasciato passare
5302 27| troppo. Quella infilata di titoli, di censi, di rendite, di
5303 12| gl’insegnanti ambivano il titolo piú decoroso di professore,
5304 25| rimaneva alla superficie, toccando delle cose non la loro sostanza
5305 19| cosí bene, – disse lui, toccandomi il polso. – Tu stai benone,
5306 22| imbrogliavano, timorose di toccare il nudo della carne. E lei
5307 26| Venendo ai nostri tempi, toccato del Parini e del Foscolo,
5308 19| cosí gracilino com’ero, mi toccavo spesso il petto per paura
5309 6 | dei tuo naso? Lo vedi? Lo tocchi? L’odori?” Io m’imbrogliai
5310 22| camminare cosí lungo mi toglie la lena; dovresti trovar
5311 22| socchiudere le imposte, per togliermi dagli occhi quel maledetto
5312 4 | voleva a nessun patto gliela togliessero via. Mamma non aveva la
5313 7 | parte tutti, e i piú pronti toglievano la parola agli altri, e
5314 8 | intonare, secondo il senso, mi tolsi in gran parte quel vizioso
5315 12| fiaccare piú gli animi, s’era tolta dagli occhi ogni parte spettacolosa,
5316 14| processi, né tribunali. Toltami cosí questa fisima dell’
5317 5 | quattordici versi, con frasi goffe tolte a imprestito dal poeta napoletano.
5318 28| non sono che astrazioni; tolti dal vivo dov’erano incorporati,
5319 26| pio pellegrinaggio alla tomba di Giacomo Leopardi. Divisi
5320 24| battaglie, assedi, tempeste, tombe e cimiteri, e non scriverete
5321 21| retori. Andavo innanzi, tonando contro i calunniatori, che
5322 20| ci sarà nel ’46?” Ed egli tonava: “Ci sarà questo, che l’
5323 26| Trovai lí un signore grosso e tondo, che fece una brutta cera,
5324 15| tutti fecero come un sol tonfo, con un rumore eguale. L’
5325 8 | Vincenzi, il Cappelli, il Torelli, il Dalbono, il Rodinò,
5326 28| a’ poeti cavallereschi e tormentandolo con l’immagine rivale dell’
5327 10| assorto nel mio dolore, tormentato dal pensiero della famiglia: “
5328 16| era uno sfinimento, un tormento; l’avrei preso per la gola.
5329 25| trattato questo studio, e tornando alla metrica, dissi che
5330 10| maggior attenzione, per tornar sempre da capo. Guardavo
5331 8 | tardava, giunto a casa, che tornasse l’ora del marchese Puoti.~
5332 15| domenica, che non c’era tornata, mi sentivo infelice. I
5333 15| Trovai nei “Débats” le tornate della Camera dei Deputati
5334 11| quei manoscritti non sono tornati piú, e di lui non ho avuto
5335 10| senso plausibile, era una tortura al mio spirito, e talora
5336 10| mio spirito. Quel dover torturare una frase di Livio o di
5337 17| sull’origine della lingua toscana o italiana mi annoiavano
5338 22| alla finestra, al balcone, tossendo, pestando dei piedi; e quella
5339 23| non comparisce nella sua totalità, ma in quelle sue parti
5340 7 | francesi allora in fama, come Toullier, Delvincourt, Duranton.~
5341 12| al desco senza badare al tovagliolo e alla forchetta: avrei
5342 6 | tirò una buona, che mi fece traballare sulle gambe. “Dimmi, – disse; –
5343 1 | piaceva piú fare il tric trac o la dama con zio Francesco
5344 18| filosofare in grammatica, e tracciare le cose a grandi tratti,
5345 20| carbonaro; gridava contro il tradimento di Francesco e del Carignano;
5346 23| altrimenti è una espressione traditora. Dicevo che il grande scrittore
5347 2 | frenetico contro Varney, il traditore e l’uomo falso, caratteri
5348 28| epico suppone una storia tradizionale, contemperata con l’atmosfera
5349 25| servo dell’abitudine, della tradizione, dell’autorità, della società.
5350 15| pensiero del mensile fisso, che trae molti agli uffici di Stato;
5351 11| sentivo il respiro piú libero. Traevo profitto da ogni ritaglio
5352 22| zio Peppe. Corsi, e giunsi trafelato e tutto in sudore; ma era
5353 28| contenuto, ma sono quelle che traggono il loro succo ex visceribus
5354 16| le cose del mondo troppo tragicamente. Con questi giovinotti sballate
5355 28| era superiore a tutti i tragici, e Goldoni a tutti i comici,
5356 15| che tu la prenda cosí sul tragico; ti spiegherò io la cosa”.
5357 20| raccontava il suo esilio, tramezzando le sue pene e i suoi sdegni
5358 24| Saverio Arabia, Cirillo di Trani, Paolo Kangian; e tutti
5359 23| dello stile è in questo trapasso dello spirito nella cosa,
5360 9 | mi percosse, e dovettero trarmi dalle sue mani. Cosa era
5361 2 | fanciullo viziato. Ma, a trarre il sugo, di greco sapevo
5362 28| sue ispirazioni. Si fece trascinare dalla moda e dalla critica,
5363 7 | idoli, e non ne avevo pietà, trascinato dalla nuova corrente. Il
5364 5 | conoscenze. Quel Bonnet me lo trascrissi quasi per intero. Se un
5365 8 | impressi senza ch’io dovessi trascriverli; era divenuto loquace e
5366 28| eccellenza de’ loro tipi, trascurando in tutto la forma e l’espressione.
5367 5 | scolastici. Le scienze vi erano trascurate, e anche la lingua nazionale.
5368 27| con modestia e quasi con trascuratezza. Abitava in una casa che
5369 10| alla gente, ancorché fossi trascuratissimo nel vestire. Mi si porse
5370 28| cristiano, ebbe poca virtú di trasfondersi in esso e cercare ivi le
5371 24| cominciava la lezione, io mi trasformavo addirittura. Avevo un concetto
5372 28| ammirava molto, e finalmente trasfuse in me la sua ammirazione.
5373 21| senso proprio passai al traslato, e ridussi tutti i traslati
5374 14| Annarella, ci guardava trasognata, con la bocca mezz’aperta,
5375 23| visione. Questo io chiamavo trasparenza dello stile. La chiarezza
5376 20| molto impressionabile, trasportato dalle varie correnti, con
5377 12| È pagato, – diss’io, e trassi di tasca un borsellino pieno
5378 1 | inventava qualche nuovo trastullo. Si giocava alle bocce,
5379 21| lezione a braccia. “Non si tratta, diceva, di arricchire la
5380 10| ch’eravamo signori e ci trattassero bene. Tutto andò per lo
5381 11| libri filosofici e legali, e trattatelli scolastici, e quaderni di
5382 19| conoscenza vecchia, e ci trattavamo alla buona e senza malizia.
5383 26| e romana, riserbando la trattazione a un corso speciale. Mi
5384 21| la mia aria innocente lo trattenevano. Anche allora sfogò la sua
5385 11| scuola, pareva quello un trattenimento letterario; era una varietà,
5386 22| potente risata, lungo tempo trattenuta, sí che io vedea quasi l’
5387 8 | le sue impressioni, e le travasava nei nostri petti. Non voleva
5388 | traverso
5389 21| cicalone gli aveva dovuto travisare la mia lezione, e qualche
5390 25| notizia giungeva al marchese, travisata ed esagerata, come suole
5391 10| quel secco fraseggiare da trecentista. Venutomi a noia lo studio
5392 13| Capitolo tredicesimo~ZIO CARLO E ZIO PEPPE~Il
5393 20| piene, il suolo pareva gli tremasse sotto. Aveva una bella testa,
5394 12| freddo avuto mi dava un tremolio, specie per le vie umide
5395 5 | stavamo in piedi, e avevamo un tremore non so se di freddo o di
5396 14| Poi venni io, e con voce tremula lessi non so quanti periodi
5397 26| del Creatore; e qualche Treno di Geremia. Era per noi
5398 4 | zia in odore di santità, e trepidava a lasciarle in mano la piccina;
5399 14| sua lettera. Feci le scale trepido, pensando a Gaetano Filangieri,
5400 2 | ho pianto per quel povero Tressilian! e ne movevo rimprovero
5401 5 | curva e la retta f, e i triangoli e i cateti, mi pareva entrare
5402 14| vita mia né processi, né tribunali. Toltami cosí questa fisima
5403 1 | Mi piaceva piú fare il tric trac o la dama con zio Francesco
5404 12| pastori e contadini, che trincavano, giocavano e bestemmiavano.
5405 12| Achille. E io, teso e fiero, trinciando l’aria con la mano diritta,
5406 17| passando, con moto celere e trionfante, alle proposizioni, ai periodi
5407 7 | lettura con l’aria gioiosa del trionfatore, visto che i miei compagni
5408 13| e di Cicerone, e sognavo trionfi con la toga indosso, come
5409 21| di me, consumata in quel tripudio di un cervello esaltato,
5410 13| medico; ma intanto una gran tristezza lo aveva preso, e stava
5411 14| senza dimani. Nei casi piú tristi si consolava dicendo: “Dio
5412 15| Eurialo e Niso, la presa di Troia, il pianto di Andromaca,
5413 22| e andavamo a mangiare le troianelle, i dolci fichi cosí cari
5414 20| francesi dal programma liberale trombettato da lui. Vedi malizia! E
5415 11| di Pietro Giordani, gran trombettiere a quel tempo del Bartoli.
5416 22| Giuseppe”. Questa sua uscita mi troncò la parola, e la guardai
5417 8 | immaginato per lo meno un re sul trono; ma vidi un semplice mortale
5418 26| gradazione dei sentimenti, e trovando cosí un prima e un poi in
5419 24| viscere dell’argomento, a trovarvi la situazione, e da quella
5420 17| errori...; in malvagio stato trovasi la sintassi; squallida e
5421 27| proibiti. Non è che non trovasse a ridire sopra altri autori
5422 18| volevo che i giovani me li trovassero. Di là cavavo materia molto
5423 15| fossi un francese, e mi trovassi lí, e prendevo parte per
5424 15| Cameriere!” Venne; e, trovati due soldi di regalo per
5425 28| Petrarca è il gran poeta dei trovatori; Ariosto dié l’ultima mano
5426 15| ragazzi vivaci. “Cosí tu li trovi male avvezzi. Poi, ci sono
5427 10| scroccone e fu questa la prima truffa che mi fu fatta.~Non potevo
5428 2 | e da Fedro menava sino a Tucidide e a Tacito. Zio teneva molto
5429 | tuoi
5430 12| me, chiusi la bocca e mi turai il naso, come per salvarmi
5431 23| rinnegata la pazienza e turandomi il naso. E lei, con la vocina
5432 22| tempietto d’amore, mi fece turare il naso, cosí era sudicia.
5433 6 | non si dicevano per non turbare la mia innocenza. Era la
5434 22| Non mi distraeva, non mi turbava, anzi era uno sprone acuto
5435 20| nella lotta tra egiziani e turchi, e mi pareva ogni dí scoppiasse
5436 15| rivoluzione francese mi aveva ubbriacato; quel suo dire didattico
5437 10| meglio. Quei birboni mezzo ubbriachi ci raccontavano tante brutte
5438 5 | correre per le ossa. Quell’uccellino che perdeva il fiato nella
5439 11| i caratteri. Io era come uccello che ha messe le prime piume,
5440 25| tiene sulla superficie, uccide ogni serietà. Perché l’intelletto
5441 28| alla vista del suo paggio ucciso; Argante, cominciando il
5442 10| E un dí ch’egli teneva udienza, me gli presentai. Gli raccontai
5443 22| voltato a destra, quando udii un pissi pissi. E una vecchia
5444 24| di Dante: ~Ché voler ciò udire è bassa voglia.~Si fecero
5445 2 | memoria, perché letto appena o udito un discorso anche lungo,
5446 15| meglio conquistare i suoi uditori. Sentivo in lui confusamente
5447 15| di quei discorsi. Essi mi udivano con maraviglia, ma senza
5448 16| entro quegli studi, e non udivi batter sillaba, e la scuola
5449 15| che non vedevo altro, non udivo niente. Non era già un’attenzione
5450 15| fisso, che trae molti agli uffici di Stato; forse era curiosità,
5451 26| consacrare quella distinzione ufficialmente, volli anch’io gli Eletti.
5452 27| rettitudine e puntualità nel suo uffizio, e, come noi si diceva allora,
5453 14| meraviglia che, con questa uguaglianza di umore, si sia lasciato
5454 28| innammorato, ch’io leggevo con ugual piacere, e perché molti
5455 24| preziosa la loro approvazione, ugualmente sincera, e mi stimolava
5456 26| filosofia, ma è un lavoro ulteriore del pensiero su quelle produzioni
5457 17| davano adito a ricerche ulteriori, che rendessero interessante
5458 27| mio spirito. Capitò all’ultim’ora don Tommaso, e al solito
5459 27| nelle piú lontane scuole. Ultimamente avea posto mano ad un dizionario
5460 4 | abbondano nelle immaginazioni umane. Genoviefa fu la mia prima
5461 22| fanciulleschi, mi pare sporca e umida. Certi monelli cenciosi
5462 12| tremolio, specie per le vie umide di Atripalda. Col levarsi
5463 22| come un baleno ch’ella mi umiliasse; ma non avevo tempo di fissare
5464 20| fatti avevano generato mali umori, e il povero vecchio menava
5465 11| Capitolo undecimo~SOLO~Stavo cosí isolato
5466 15| sfinimento. Si avvicinavano le undici, ora in cui solevo terminare
5467 10| zio Pietro finirono tra le unghie di un bricconcello. Non
5468 26| criterio principale e quasi unico del valore di un’opera artistica.
5469 13| lavano in famiglia, e che vis unita fortior. Invano. A Napoli
5470 11| incosciente superiorità; ma vi univa un cosí buon garbo, ch’io
5471 1 | casa. Molti fanciulli si univano a noi, e si faceva un gran
5472 17| lamentare che nei quadri universitari non ci sia la grammatica
5473 12| richiamavano alla memoria gli untori di Milano. Gli opuscoli
5474 | unum
5475 6 | di grano solevo trovar le uova ancora calde e portarle
5476 10| Il carro! il carro!” si urlava. Passava il carro dei principi
5477 10| vedea.~Ma quei giovinastri urlavano a piena gola: “Ehi! ma non
5478 10| accecava gli occhi; gli urli e i fischi intronavano la
5479 1 | avversario, e poi d’improvviso urtava dal lato opposto e lo gittava
5480 25| errare, pesai le virgole, usando i modi e le parole del testo,
5481 9 | e ripigliando l’antica usanza mi feci un gran segno di
5482 8 | volgare, questa è troppo usata, l’è un arcaismo, l’è un
5483 12| cerimonie. Mai non mi aveva usato tanti riguardi il bricconcello.~
5484 27| amici mi vollero ammogliare. Usavo da un pezzo in casa dell’
5485 22| una parola in un’altra, mi uscì detto che il suo nome era
5486 5 | entrare nelle elementari. Uscimmo con gli occhi a terra. La
5487 25| fitto in mente: dovesse uscirmi qualche sproposito! Cosí
5488 5 | l’asino. Non fu possibile uscirne a bene con quel metodo meccanico
5489 26| volata d’ingegno, dalla quale uscirono una storia intima del poeta
5490 22| Diavolo! un maestro tuo pari uscirsene con quel sí secco e smunto;
5491 10| re. E vollero ch’io non uscissi, e che riscrivessi al marchese.
5492 25| per Vangelo qualche parola uscitami nel calore della lezione,
5493 26| vostri applausi, quando, usciti di qua, non resta che un
5494 12| star con loro, e spesso uscivamo sul terrazzo, intrattenendoci
5495 17| parecchie cose nuove mi uscivano dette intorno agli articoli,
5496 11| sapeva essere gentiluomo, usò ogni maniera di cortesia
5497 24| le frasi convenzionali e usuali di una ostentata benevolenza.
5498 23| dire falsarii di carte, usurai e simil risma. Lei entrò
5499 26| mediocre resti mediocre e non usurpi il luogo dei grandi: ciascuno
5500 | utroque
5501 26| cuore tranquillo passar le vacanze sull’Arenella, in una villetta.
5502 21| Fiorentino e delle velleità di Vaccaro Matonti, “discepoli ingrati
5503 25| forme adusa l’intelletto al vacuo. Solo nello studio delle
5504 17| non mi è rimasta che una vaga reminiscenza. I giovani
5505 16| disprezzo dei poltroni e dei vagabondi era infinito, e battezzavo
5506 7 | nuova filosofia. Questo vagamente mi si girava pel capo, e
5507 26| luoghi lontani, gesticolando, vagando talora con gli occhi distratti,
5508 5 | Mi pareva essere in Cielo vagante tra quei primi elementi
5509 27| ideali, e gli occhi erano vaganti e distratti. Il matrimonio
5510 27| vista d’occhio; talora mi vagava il cervello, cercando con
5511 11| durevole pei suoi cari studi; vagheggiava soprattutto una stampa del
5512 10| delle parole, mi prendea vaghezza di studiare le cose. Sotto
5513 28| dicesse ancor nulla che valesse a darci un giudizio adeguato
5514 24| ignorasse quello ch’egli valeva.~La scuola s’era arricchita
5515 9 | fatto solo qualche cosa che valga; nella sua lezione c’era
5516 5 | voce segreta mi diceva: “tu vali piú di loro”. La lezione
5517 17| perdonò, a patto che non valicassi i confini della grammatica,
5518 14| Colangelo, gli rimanessero valido appoggio presso al re, Cocle
5519 28| il Tasso era un critico valoroso secondo que’ tempi.~In quella
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