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Capitolo
5520 28| parte viva, sí che ella vania in astrazioni filosofiche.
5521 26| di qua, non resta che un vaniloquio? No, la scuola dee essere
5522 7 | io per fargli dispetto mi vantai gran realista. Grandi argomentazioni
5523 10| a spacciar protezioni, a vantar nobili parentadi e grandi
5524 26| Cavalcanti, e ci colpí non la vantata canzone sull’amore, ma le
5525 4 | Quando narravo tra molti vanti le mie vittorie scolastiche,
5526 11| coltura letteraria, la mia varia erudizione, la sincerità
5527 17| apparenze grammaticali, variabili e contraddittorie, io vedeva
5528 12| era chiara, intonata, ben variata, secondo il senso e l’affetto,
5529 2 | avviso. Ero frenetico contro Varney, il traditore e l’uomo falso,
5530 28| situazione e la forma di quella vasta varietà; e, posta quella
5531 8 | fratelli tutto l’altro del vasto appartamento.~Queste osservazioni
5532 6 | pose in mezzo e mi sgridò. “Vattene al diavolo col tuo sonetto, –
5533 22| Cosa volete?” dice una vecchiarella. “Eh! niente. Qui ho abitato,
5534 18| fine, quando il marito, vedendola piangere, dice: “Io lasciai
5535 27| romorose le risa. L’abate, vedendosi sberteggiato, ricalcitrava,
5536 22| rammenti. In noi fu quasi~Il vederci e l’amarci un solo istante. ~
5537 10| piú. E cosí per tema di vederle in mano a zio Pietro finirono
5538 27| impressioni. Godevo tanto a vedermeli intorno con quei gesti vivaci,
5539 19| invece gli fu sprone. Quel vedersi trattato con indifferenza
5540 22| Gesummaria! – disse lei, come vedesse l’orco; – trent’anni!” “
5541 12| cuore mi si allargò, come vedessi Gerusalemme. Mi aiutarono
5542 5 | e con curioso innesto, vedevi andare a braccetto il sensismo
5543 20| prima volta che gli uomini vedono furberia in ciò che è vanità
5544 10| questo tuo trattatello; vedrà che tu sei forte nel genere
5545 12| Figlio mio, forse non ti vedrò piú”. Ed era presaga! Non
5546 6 | cose aveva lette, molte vedute, a molte aveva assistito.
5547 22| d’accordo che ci saremmo veduti tutte le domeniche, stessa
5548 7 | ripeteva spesso: “Chi ha veduto l’anima nell’altro mondo?”
5549 6 | qua e là, e io con maggior veemenza controbatteva, incoraggiato
5550 28| addirittura per barbaro, e Lope de Vega per un ciarlone. Rousseau
5551 11| madre: “Fatemi loco, ch’io vegga quello che ha succhiato
5552 6 | Venne il settembre e zio veggendomi cosí scheletrito, volle
5553 13| la famiglia. Zio Carlo, veggendosi in grandi strettezze, sfogava
5554 3 | stava Rachele cosí tra veglia e sonno sulle tavole del
5555 9 | casa, testimonio delle mie veglie e dei miei studi. Era sul
5556 17| non mettevo nessuna cura a velare i miei lati deboli; mi mostravo
5557 28| rivale dell’Ariosto, gli velò in parte la novità e la
5558 22| tema era bello; io ero in vena, e parlavo con quel mezzo
5559 7 | rimasi freddo e mi tenni mal vendicato del pugno avuto.~Si annunziava
5560 28| Puoti c’era divenuta piú veneranda, appunto per le basse contumelie
5561 11| presso Antonio Ranieri, nome venerato e caro; ma la mia natura
5562 1 | Carlo. Lo zio aveva per lei venerazione grande, e la tenne seco
5563 16| passavano rapide.~Lunedí e venerdí ero solo io, e la scuola
5564 | veniamo
5565 | venir
5566 | venirmi
5567 | venivan
5568 24| Diomede Marvasi. Venne da Venosa Luigi La Vista, da Spinazzola
5569 22| celeste Emilia, domani a vent’ore sarò a San Martino. Verrai?”
5570 20| Capitolo ventesimo~IMPRESSIONI POLITICHE. ZIO
5571 24| Capitolo ventesimoquarto~CAMILLO DE MEIS E LA MIA
5572 25| Capitolo ventesimoquinto~LA RETTORICA~In questo tempo
5573 26| Capitolo ventesimosesto~LA LIRICA~Vennero l’anno
5574 27| Capitolo ventesimosettimo~LA SCUOLA. PROPOSTA DI MATRIMONIO
5575 23| Capitolo ventesimoterzo~LO STILE~La scolaresca era
5576 28| Capitolo ventesimottavo~IL GENERE NARRATIVO~Questa
5577 28| dibattuta e studiata, fra venti anni diventa un luogo comune,
5578 22| Capitolo ventiduesimo~REMINISCENZE. AGNESE~Sono
5579 7 | sudicia, ed eravamo appena una ventina. Il frate aveva in capo
5580 3 | mio male era sempre nel ventre. Medico di casa era un certo
5581 21| Capitolo ventunesimo~COSE DI LINGUA~In quest’
5582 17| ginepraio di tempi, di modi e di verbi irregolari, aguzzando l’
5583 25| le logiche. Ci vuole il verbum factum caro, la parola fatta
5584 26| Giuseppe Talamo, Matteo Vercilio. Tormentando la memoria,
5585 15| giornale, inforcò due occhiali verdi, si prese una grossa “pizzicata”
5586 26| canzone del Petrarca alla Vergine. A quel tempo correvano
5587 12| Laura, entusiasmavano quelle vergini nature, entusiasmavano me
5588 12| anzi mi ci seccavo e me ne vergognavo quasi, e quando qualcuno
5589 28| conforme alle leggi del verisimile e al senso storico. Fu punito,
5590 27| Scribacchiatori pullulati come vermi dalle cloache, degna loro
5591 28| Volendo accostarsi piú al verosimile e allo storico, guastò la
5592 | verrò
5593 9 | mi gonfiava il cuore e si versava fuori. Stetti cosí un pezzo
5594 25| di melodia. Distinsi il verseggiatore dal poeta. Colui era un
5595 2 | dovendo ficcarsi in mente i versetti del Portoreale, la grammatica
5596 5 | tradurre; poi vollero una versione d’italiano in latino. Lí
5597 12| una altezza che mi dava le vertigini, e io gridavo che volevo
5598 25| rimangono ancora oggi i vestigi anche nei nostri migliori,
5599 26| sentimento, di cui troppo scarso vestigio è nei nostri poeti. Lo giudicai
5600 19| nella stanza da letto per vestirmi e correr giú, per isfogarmi
5601 22| balconcino, e vidi una signorina vestita con semplicità non priva
5602 12| platonici e spirituali, vestiti di poesia, di cui sonava
5603 12| mangiavo, come vestivo e come vestivano gli altri. Anche oggi dei
5604 12| ridire cosa mangiavo, come vestivo e come vestivano gli altri.
5605 14| mi soleva dare cosí per vezzo, diveniva in quella bocca
5606 22| luce piú”. E in tuono di vezzosa caricatura modulava:~Quant’
5607 12| tra le mormorazioni dei viaggiatori, che mi guardavano come
5608 20| col viso severo e con voce vibrata, ripetendo a noi increduli
5609 20| diplomatica a sostegno del viceré d’Egitto. Mi fece grande
5610 10| destra e a manca guardando i vichi; e quelli con gli occhi
5611 28| cavalleria, per ridurle piú vicine al probabile, immeschiní
5612 12| Avellino e in molti paesi vicini, e c’era chi sosteneva di
5613 28| del poema epico nelle sue vicissitudini, feci una specie di quadro
5614 27| Staël, di Chateaubriand, di Victor Hugo, di Lamartine. Io mi
5615 27| suo classicismo.~Allora, vietata la politica, comparivano
5616 8 | cinquecentisti; i moderni poi vietati affatto, massime i poeti.
5617 27| falso e strano. Il marchese vietava la lettura dei giornali;
5618 19| e accusavano la mia poca vigilanza. Rimasi per due giorni balordo,
5619 22| domani mi giunse questo vigliettino: “Carino. Con un po’ piú
5620 28| l’Ugolino, il Pier delle Vigne, il Sordello, l’apostrofe
5621 26| incosciente, che lo attinse nella vigoria e originalità del suo pensiero.
5622 2 | squadra da compasso, assaliva vigorosamente Argante, e lo gittavo rovescio
5623 8 | dizionario geografico tra i villaggi di Firenze indicato Signa.
5624 11| rispose con una lettera villana, conchiudendo col minacciare.
5625 27| voleva, e lo sfogo furono villanie e polemiche, che si gittavano
5626 26| Francesco Bax, Pasquale Villari, Domenico Müller Ferdinando
5627 12| agiati fuggivano alle loro ville; la plebe squallida e sudicia
5628 6 | si pose sotto il braccio Vincenzina, la piú grande delle sorelle,
5629 2 | memoria. In queste gare vincevo sempre io; pure questa facilità
5630 2 | verso:~Ecco in un pugno il vincitor del mondo.~Questo sonetto
5631 27| e contava le sue cause vinte, e si prometteva grandi
5632 2 | cuore avevano ragione i vinti, quelli appunto a cui la
5633 26| trionfale d’un imperatore che ha vinto la battaglia. Ci fu un urlo,
5634 25| Socrate, che flagellò come violazione dell’umana coscienza questi
5635 27| e non so che situazione violenta nell’Orfana della Nunziata,
5636 27| quelle situazioni tese e violente: tutto mi pareva falso e
5637 20| vi si piegava, e divenne violento e talvolta manesco. Io pensai
5638 25| Temevo di errare, pesai le virgole, usando i modi e le parole
5639 11| e Santi. Era in lui piú virilità che tenerezza; io capivo
5640 22| gola. Mi narrò che quella virtuosa giovane andava spesso a
5641 22| per bene, e purissima e virtuosissima, e gli raccontai le passeggiate.
5642 13| lavano in famiglia, e che vis unita fortior. Invano. A
5643 28| traggono il loro succo ex visceribus causae, dalle viscere del
5644 22| cappellino che ombreggiava un visetto grazioso; era una simpatica
5645 14| il marchese ci si seccava visibilmente. Amava meglio starsene tra
5646 28| Dante è il gran poeta delle visioni religiose; Petrarca è il
5647 6 | di rito. Il dí appresso visitai tutti i luoghi dov’era passata
5648 22| dove fui cosí spesso a visitare zia Marianna, con zio Carlo
5649 3 | tardi andavamo noi e zio a visitarla, e si passava la serata
5650 1 | contadino. Andavo spesso a visitarlo, e sua mamma Rachele mi
5651 26| una villetta. Venivano a visitarmi i miei giovani, e passavano
5652 16| sali, e mi entrò in casa, e visitò le stanze, e poi si ficcò
5653 28| spirito poco resistente, visse in perpetua lotta tra questi
5654 22| evocare la mia giovinezza, vissuta in quelle parti. Giungo
5655 28| esterne, raggiunge una forma vitale; cosí il contenuto poetico,
5656 9 | delle foglie di fico o del vitello d’oro, quei birichini ridevano,
5657 22| garbo ti avrei fatto mia vittima. Del resto, quel brutto
5658 14| talora non bastavano al vitto. Un dí venne Enrico, mentre
5659 4 | narravo tra molti vanti le mie vittorie scolastiche, dicevo spesso:
5660 27| lasciasse correre tanti vituperi su di una certa stampa,
5661 23| e pallido, con due occhi vivacissimi. Mi dissero che si chiamava
5662 24| un giovane sveltissimo e vivacissimo, l’allegria della casa.
5663 27| dall’altra, come poco una vivanda dall’altra: avevo altro
5664 3 | me piacevano piú che le vivande delicate. Ma ciò che non
5665 16| novità delle cose, che presto vivemmo tutti insieme entro quegli
5666 18| che li teneva tutti a me, vivendo tutti la stessa vita.~In
5667 26| purificando, e quel mio viver dentro nella lettura, sí
5668 18| attento, caldo, come se vivessi là entro, e quella serietà,
5669 21| era ancora formato, e mal vivevano insieme. Cosí nella scuola
5670 15| Caffè, la mia impazienza era vivissima, e, mentre bevevo, divoravo
5671 27| peggio, perché se quello vizia la lingua, questo rode come
5672 3 | lavata di capo. Come ragazzi viziati, ci raccogliemmo nell’ultima
5673 2 | come a un caro fanciullo viziato. Ma, a trarre il sugo, di
5674 8 | tolsi in gran parte quel vizioso leggere e parlare che mi
5675 22| con zio Peppe; io me ne vo’ sola”. E mi fece un tale
5676 17| sopra un certo scambio di vocali o di consonanti, mi parevano
5677 22| zio Peppe con quella sua vociona”. “E conoscete pure zio
5678 | vogliono
5679 22| quale faccenda, mi vedo volare sulla testa un involto di
5680 26| in quelle poesie. Fu una volata d’ingegno, dalla quale uscirono
5681 27| rispetto: i miei danari volavano, non sapevo come, e ci avevo
5682 | volea
5683 | volente
5684 27| pettoruto, con l’aria di volerci inghiottire tutti. E tutti
5685 15| ragione, quell’alzar la voce e volere imporsi, quel dire sí quando
5686 | volerla
5687 | volersi
5688 | volessero
5689 7 | scrittore piú recente era Volfio, che aveva disciplinato
5690 17| in corpo i Dialoghi della volgar lingua di Pietro Bembo,
5691 27| sentimentale, sciarade, logogrifi, volgarità e puerilità in prosa e in
5692 11| di Cornelio Nipote da noi volgarizzato; ma s’era distratti, si
5693 15| potevo distrarre gli occhi e volgerli in giro, e gli occhiali
5694 16| barzelletta, e salute a voi. Volgete le spalle e non ci pensate
5695 14| quasi l’aria mancasse ai voli della mia immaginazione.
5696 17| moto che le veniva dalla volontà in atto. I giovani sentivano
5697 5 | e tutti gli occhi si volsero verso la tribuna. Chi è,
5698 16| con scioltezza si mise a voltolarmi libri e carte, e chiacchierava,
5699 22| la bricconcella si fosse voluta pigliare gioco di me. “Tanto
5700 21| questi di là dai confini voluti dalla Crusca. La mia inclinazione
5701 5 | ci andavo io con l’amara voluttà della cosa proibita. Queste
5702 3 | purganti, salassi, clisteri, vomitivi e digiuni. Un salasso mi
5703 | vorranno
5704 | vorrebbe
5705 | vorrete
5706 21| sulla lingua? Questo ci vorría; i giovani mi lapiderebbero.
5707 6 | figli zappano la terra.~Votati i boccali, e sgombrata la
5708 22| gloria, alla quale mi sono votato”. Ruppe in una risata sonora: “
5709 26| a sciogliere non so qual voto. Noi ci fermammo con religioso
5710 19| quando giunsi al calore nel vôto delle mani e al rossore
5711 19| Tu stai benone, via! vuo’ farmi il malato di Molière?”
5712 2 | capitarono i romanzi di Walter Scott. Leggevamo in segreto
5713 | XVI
5714 6 | va stracciato, e i figli zappano la terra.~Votati i boccali,
5715 12| sopra la sua arte un volume, zeppo di particolarità e minuterie.
5716 28| Rodomonte in Parigi, la morte di Zerbino, la pazzia di Orlando, l’
5717 17| dentro per ordine dall’a alla zeta, tirato da una specie di
5718 7 | iscritto. Accettai. Scrissi uno zibaldone; ma i compagni ai quali
5719 12| mano, molti baciozzi di zie e di comari. Il discorso
5720 15| messo al ritiro, divenuto zimbello di quei ragazzi vivaci. “
5721 19| Rosa e donna Maddalena, due zitellone, tutte paternostri, che
5722 21| birboni che volevano mettere zizzania tra me ed il marchese, e
5723 27| studenti, accensibili come un zolfino.~La scuola tenne fermo;
5724 10| camerale. Quanti libri di zoologia, di chimica, di geologia,
5725 24| ingentiliva gli animi piú zotici, e li disponeva a sentimenti
5726 7 | Pasqua gliene mandava, con lo zucchero e il caffè. Lí mi mancava
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