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Francesco De Sanctis
La giovinezza

IntraText - Concordanze

(Hapax - parole che occorrono una sola volta)


1-attac | attec-chiam | chiar-deter | detta-figur | fil-incon | incor-mando | maneg-parte | parti-racca | racco-sbada | sbagl-sping | spino-valor | vania-zucch

     Capitolo
5520 28| parte viva, che ella vania in astrazioni filosofiche. 5521 26| di qua, non resta che un vaniloquio? No, la scuola dee essere 5522 7 | io per fargli dispetto mi vantai gran realista. Grandi argomentazioni 5523 10| a spacciar protezioni, a vantar nobili parentadi e grandi 5524 26| Cavalcanti, e ci colpí non la vantata canzone sull’amore, ma le 5525 4 | Quando narravo tra molti vanti le mie vittorie scolastiche, 5526 11| coltura letteraria, la mia varia erudizione, la sincerità 5527 17| apparenze grammaticali, variabili e contraddittorie, io vedeva 5528 12| era chiara, intonata, ben variata, secondo il senso e l’affetto, 5529 2 | avviso. Ero frenetico contro Varney, il traditore e l’uomo falso, 5530 28| situazione e la forma di quella vasta varietà; e, posta quella 5531 8 | fratelli tutto l’altro del vasto appartamento.~Queste osservazioni 5532 6 | pose in mezzo e mi sgridò. “Vattene al diavolo col tuo sonetto, – 5533 22| Cosa volete?” dice una vecchiarella. “Eh! niente. Qui ho abitato, 5534 18| fine, quando il marito, vedendola piangere, dice: “Io lasciai 5535 27| romorose le risa. L’abate, vedendosi sberteggiato, ricalcitrava, 5536 22| rammenti. In noi fu quasi~Il vederci e l’amarci un solo istante. ~ 5537 10| piú. E cosí per tema di vederle in mano a zio Pietro finirono 5538 27| impressioni. Godevo tanto a vedermeli intorno con quei gesti vivaci, 5539 19| invece gli fu sprone. Quel vedersi trattato con indifferenza 5540 22| Gesummaria! – disse lei, come vedesse l’orco; – trent’anni!” “ 5541 12| cuore mi si allargò, come vedessi Gerusalemme. Mi aiutarono 5542 5 | e con curioso innesto, vedevi andare a braccetto il sensismo 5543 20| prima volta che gli uomini vedono furberia in ciò che è vanità 5544 10| questo tuo trattatello; vedrà che tu sei forte nel genere 5545 12| Figlio mio, forse non ti vedrò piú”. Ed era presaga! Non 5546 6 | cose aveva lette, molte vedute, a molte aveva assistito. 5547 22| d’accordo che ci saremmo veduti tutte le domeniche, stessa 5548 7 | ripeteva spesso: “Chi ha veduto l’anima nell’altro mondo?” 5549 6 | qua e , e io con maggior veemenza controbatteva, incoraggiato 5550 28| addirittura per barbaro, e Lope de Vega per un ciarlone. Rousseau 5551 11| madre: “Fatemi loco, ch’io vegga quello che ha succhiato 5552 6 | Venne il settembre e zio veggendomi cosí scheletrito, volle 5553 13| la famiglia. Zio Carlo, veggendosi in grandi strettezze, sfogava 5554 3 | stava Rachele cosí tra veglia e sonno sulle tavole del 5555 9 | casa, testimonio delle mie veglie e dei miei studi. Era sul 5556 17| non mettevo nessuna cura a velare i miei lati deboli; mi mostravo 5557 28| rivale dell’Ariosto, gli velò in parte la novità e la 5558 22| tema era bello; io ero in vena, e parlavo con quel mezzo 5559 7 | rimasi freddo e mi tenni mal vendicato del pugno avuto.~Si annunziava 5560 28| Puoti c’era divenuta piú veneranda, appunto per le basse contumelie 5561 11| presso Antonio Ranieri, nome venerato e caro; ma la mia natura 5562 1 | Carlo. Lo zio aveva per lei venerazione grande, e la tenne seco 5563 16| passavano rapide.~Lunedí e venerdí ero solo io, e la scuola 5564 | veniamo 5565 | venir 5566 | venirmi 5567 | venivan 5568 24| Diomede Marvasi. Venne da Venosa Luigi La Vista, da Spinazzola 5569 22| celeste Emilia, domani a vent’ore sarò a San Martino. Verrai?” 5570 20| Capitolo ventesimo~IMPRESSIONI POLITICHE. ZIO 5571 24| Capitolo ventesimoquarto~CAMILLO DE MEIS E LA MIA 5572 25| Capitolo ventesimoquinto~LA RETTORICA~In questo tempo 5573 26| Capitolo ventesimosesto~LA LIRICA~Vennero l’anno 5574 27| Capitolo ventesimosettimo~LA SCUOLA. PROPOSTA DI MATRIMONIO 5575 23| Capitolo ventesimoterzo~LO STILE~La scolaresca era 5576 28| Capitolo ventesimottavo~IL GENERE NARRATIVO~Questa 5577 28| dibattuta e studiata, fra venti anni diventa un luogo comune, 5578 22| Capitolo ventiduesimo~REMINISCENZE. AGNESE~Sono 5579 7 | sudicia, ed eravamo appena una ventina. Il frate aveva in capo 5580 3 | mio male era sempre nel ventre. Medico di casa era un certo 5581 21| Capitolo ventunesimo~COSE DI LINGUA~In quest’ 5582 17| ginepraio di tempi, di modi e di verbi irregolari, aguzzando l’ 5583 25| le logiche. Ci vuole il verbum factum caro, la parola fatta 5584 26| Giuseppe Talamo, Matteo Vercilio. Tormentando la memoria, 5585 15| giornale, inforcò due occhiali verdi, si prese una grossapizzicata” 5586 26| canzone del Petrarca alla Vergine. A quel tempo correvano 5587 12| Laura, entusiasmavano quelle vergini nature, entusiasmavano me 5588 12| anzi mi ci seccavo e me ne vergognavo quasi, e quando qualcuno 5589 28| conforme alle leggi del verisimile e al senso storico. Fu punito, 5590 27| Scribacchiatori pullulati come vermi dalle cloache, degna loro 5591 28| Volendo accostarsi piú al verosimile e allo storico, guastò la 5592 | verrò 5593 9 | mi gonfiava il cuore e si versava fuori. Stetti cosí un pezzo 5594 25| di melodia. Distinsi il verseggiatore dal poeta. Colui era un 5595 2 | dovendo ficcarsi in mente i versetti del Portoreale, la grammatica 5596 5 | tradurre; poi vollero una versione d’italiano in latino. 5597 12| una altezza che mi dava le vertigini, e io gridavo che volevo 5598 25| rimangono ancora oggi i vestigi anche nei nostri migliori, 5599 26| sentimento, di cui troppo scarso vestigio è nei nostri poeti. Lo giudicai 5600 19| nella stanza da letto per vestirmi e correr giú, per isfogarmi 5601 22| balconcino, e vidi una signorina vestita con semplicità non priva 5602 12| platonici e spirituali, vestiti di poesia, di cui sonava 5603 12| mangiavo, come vestivo e come vestivano gli altri. Anche oggi dei 5604 12| ridire cosa mangiavo, come vestivo e come vestivano gli altri. 5605 14| mi soleva dare cosí per vezzo, diveniva in quella bocca 5606 22| luce piú”. E in tuono di vezzosa caricatura modulava:~Quant’ 5607 12| tra le mormorazioni dei viaggiatori, che mi guardavano come 5608 20| col viso severo e con voce vibrata, ripetendo a noi increduli 5609 20| diplomatica a sostegno del viceré d’Egitto. Mi fece grande 5610 10| destra e a manca guardando i vichi; e quelli con gli occhi 5611 28| cavalleria, per ridurle piú vicine al probabile, immeschiní 5612 12| Avellino e in molti paesi vicini, e c’era chi sosteneva di 5613 28| del poema epico nelle sue vicissitudini, feci una specie di quadro 5614 27| Staël, di Chateaubriand, di Victor Hugo, di Lamartine. Io mi 5615 27| suo classicismo.~Allora, vietata la politica, comparivano 5616 8 | cinquecentisti; i moderni poi vietati affatto, massime i poeti. 5617 27| falso e strano. Il marchese vietava la lettura dei giornali; 5618 19| e accusavano la mia poca vigilanza. Rimasi per due giorni balordo, 5619 22| domani mi giunse questo vigliettino: “Carino. Con un po’ piú 5620 28| l’Ugolino, il Pier delle Vigne, il Sordello, l’apostrofe 5621 26| incosciente, che lo attinse nella vigoria e originalità del suo pensiero. 5622 2 | squadra da compasso, assaliva vigorosamente Argante, e lo gittavo rovescio 5623 8 | dizionario geografico tra i villaggi di Firenze indicato Signa. 5624 11| rispose con una lettera villana, conchiudendo col minacciare. 5625 27| voleva, e lo sfogo furono villanie e polemiche, che si gittavano 5626 26| Francesco Bax, Pasquale Villari, Domenico Müller Ferdinando 5627 12| agiati fuggivano alle loro ville; la plebe squallida e sudicia 5628 6 | si pose sotto il braccio Vincenzina, la piú grande delle sorelle, 5629 2 | memoria. In queste gare vincevo sempre io; pure questa facilità 5630 2 | verso:~Ecco in un pugno il vincitor del mondo.~Questo sonetto 5631 27| e contava le sue cause vinte, e si prometteva grandi 5632 2 | cuore avevano ragione i vinti, quelli appunto a cui la 5633 26| trionfale d’un imperatore che ha vinto la battaglia. Ci fu un urlo, 5634 25| Socrate, che flagellò come violazione dell’umana coscienza questi 5635 27| e non so che situazione violenta nell’Orfana della Nunziata, 5636 27| quelle situazioni tese e violente: tutto mi pareva falso e 5637 20| vi si piegava, e divenne violento e talvolta manesco. Io pensai 5638 25| Temevo di errare, pesai le virgole, usando i modi e le parole 5639 11| e Santi. Era in lui piú virilità che tenerezza; io capivo 5640 22| gola. Mi narrò che quella virtuosa giovane andava spesso a 5641 22| per bene, e purissima e virtuosissima, e gli raccontai le passeggiate. 5642 13| lavano in famiglia, e che vis unita fortior. Invano. A 5643 28| traggono il loro succo ex visceribus causae, dalle viscere del 5644 22| cappellino che ombreggiava un visetto grazioso; era una simpatica 5645 14| il marchese ci si seccava visibilmente. Amava meglio starsene tra 5646 28| Dante è il gran poeta delle visioni religiose; Petrarca è il 5647 6 | di rito. Il appresso visitai tutti i luoghi dov’era passata 5648 22| dove fui cosí spesso a visitare zia Marianna, con zio Carlo 5649 3 | tardi andavamo noi e zio a visitarla, e si passava la serata 5650 1 | contadino. Andavo spesso a visitarlo, e sua mamma Rachele mi 5651 26| una villetta. Venivano a visitarmi i miei giovani, e passavano 5652 16| sali, e mi entrò in casa, e visitò le stanze, e poi si ficcò 5653 28| spirito poco resistente, visse in perpetua lotta tra questi 5654 22| evocare la mia giovinezza, vissuta in quelle parti. Giungo 5655 28| esterne, raggiunge una forma vitale; cosí il contenuto poetico, 5656 9 | delle foglie di fico o del vitello d’oro, quei birichini ridevano, 5657 22| garbo ti avrei fatto mia vittima. Del resto, quel brutto 5658 14| talora non bastavano al vitto. Un venne Enrico, mentre 5659 4 | narravo tra molti vanti le mie vittorie scolastiche, dicevo spesso: 5660 27| lasciasse correre tanti vituperi su di una certa stampa, 5661 23| e pallido, con due occhi vivacissimi. Mi dissero che si chiamava 5662 24| un giovane sveltissimo e vivacissimo, l’allegria della casa. 5663 27| dall’altra, come poco una vivanda dall’altra: avevo altro 5664 3 | me piacevano piú che le vivande delicate. Ma ciò che non 5665 16| novità delle cose, che presto vivemmo tutti insieme entro quegli 5666 18| che li teneva tutti a me, vivendo tutti la stessa vita.~In 5667 26| purificando, e quel mio viver dentro nella lettura, 5668 18| attento, caldo, come se vivessi entro, e quella serietà, 5669 21| era ancora formato, e mal vivevano insieme. Cosí nella scuola 5670 15| Caffè, la mia impazienza era vivissima, e, mentre bevevo, divoravo 5671 27| peggio, perché se quello vizia la lingua, questo rode come 5672 3 | lavata di capo. Come ragazzi viziati, ci raccogliemmo nell’ultima 5673 2 | come a un caro fanciullo viziato. Ma, a trarre il sugo, di 5674 8 | tolsi in gran parte quel vizioso leggere e parlare che mi 5675 22| con zio Peppe; io me ne vosola”. E mi fece un tale 5676 17| sopra un certo scambio di vocali o di consonanti, mi parevano 5677 22| zio Peppe con quella sua vociona”. “E conoscete pure zio 5678 | vogliono 5679 22| quale faccenda, mi vedo volare sulla testa un involto di 5680 26| in quelle poesie. Fu una volata d’ingegno, dalla quale uscirono 5681 27| rispetto: i miei danari volavano, non sapevo come, e ci avevo 5682 | volea 5683 | volente 5684 27| pettoruto, con l’aria di volerci inghiottire tutti. E tutti 5685 15| ragione, quell’alzar la voce e volere imporsi, quel dire quando 5686 | volerla 5687 | volersi 5688 | volessero 5689 7 | scrittore piú recente era Volfio, che aveva disciplinato 5690 17| in corpo i Dialoghi della volgar lingua di Pietro Bembo, 5691 27| sentimentale, sciarade, logogrifi, volgarità e puerilità in prosa e in 5692 11| di Cornelio Nipote da noi volgarizzato; ma s’era distratti, si 5693 15| potevo distrarre gli occhi e volgerli in giro, e gli occhiali 5694 16| barzelletta, e salute a voi. Volgete le spalle e non ci pensate 5695 14| quasi l’aria mancasse ai voli della mia immaginazione. 5696 17| moto che le veniva dalla volontà in atto. I giovani sentivano 5697 5 | e tutti gli occhi si volsero verso la tribuna. Chi è, 5698 16| con scioltezza si mise a voltolarmi libri e carte, e chiacchierava, 5699 22| la bricconcella si fosse voluta pigliare gioco di me. “Tanto 5700 21| questi di dai confini voluti dalla Crusca. La mia inclinazione 5701 5 | ci andavo io con l’amara voluttà della cosa proibita. Queste 5702 3 | purganti, salassi, clisteri, vomitivi e digiuni. Un salasso mi 5703 | vorranno 5704 | vorrebbe 5705 | vorrete 5706 21| sulla lingua? Questo ci vorría; i giovani mi lapiderebbero. 5707 6 | figli zappano la terra.~Votati i boccali, e sgombrata la 5708 22| gloria, alla quale mi sono votato”. Ruppe in una risata sonora: “ 5709 26| a sciogliere non so qual voto. Noi ci fermammo con religioso 5710 19| quando giunsi al calore nel vôto delle mani e al rossore 5711 19| Tu stai benone, via! vuo’ farmi il malato di Molière?” 5712 2 | capitarono i romanzi di Walter Scott. Leggevamo in segreto 5713 | XVI 5714 6 | va stracciato, e i figli zappano la terra.~Votati i boccali, 5715 12| sopra la sua arte un volume, zeppo di particolarità e minuterie. 5716 28| Rodomonte in Parigi, la morte di Zerbino, la pazzia di Orlando, l’ 5717 17| dentro per ordine dall’a alla zeta, tirato da una specie di 5718 7 | iscritto. Accettai. Scrissi uno zibaldone; ma i compagni ai quali 5719 12| mano, molti baciozzi di zie e di comari. Il discorso 5720 15| messo al ritiro, divenuto zimbello di quei ragazzi vivaci. “ 5721 19| Rosa e donna Maddalena, due zitellone, tutte paternostri, che 5722 21| birboni che volevano mettere zizzania tra me ed il marchese, e 5723 27| studenti, accensibili come un zolfino.~La scuola tenne fermo; 5724 10| camerale. Quanti libri di zoologia, di chimica, di geologia, 5725 24| ingentiliva gli animi piú zotici, e li disponeva a sentimenti 5726 7 | Pasqua gliene mandava, con lo zucchero e il caffè. mi mancava


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