De’ beni delle città, e’ quali el tiranno
impedisce;
e che il governo del tiranno, infra l’altre città,
è
massimamente nocivo alla città di Firenze.
Capitolo terzio
S’el governo
del tiranno è pessimo in ogni città e provincia, massimamente parmi
questo essere vero nella città di Firenze, volendo noi parlare come Cristiani.
Perché tutti li governi delli uomini cristiani debbono
essere ordinati finalmente alla beatitudine a noi da Cristo promessa: e perché
a quella non si va, se non per el mezzo del ben vivere cristiano, del quale
(come abbiamo provato in altri luoghi) niuno può essere migliore, debbono li
Cristiani instituire tutti li loro governi, e particulari e universali, per
tale modo, che questo ben vivere cristiano consèguiti da quelli principalmente
e sopra ogni altra cosa. E perché questo ben vivere si nutrisce e augumenta dal
vero culto divino, debbono sempre sforzarsi di
mantenere e conservare e augumentare questo culto, non tanto di cerimonie,
quanto di verità, e di buoni e santi e dotti ministri della Chiesa, e
relligiosi, e dalla città, quanto è lecito e quanto possono, rimuovere li
cattivi preti e relligiosi: perché non si trovano, come dicono li santi,
peggiori uomini di questi, né che piú guastino el vero culto divino e ben
vivere cristiano e ogni bono governo. E piú tosto avere pochi e buoni ministri,
che assai e cattivi: perché li cattivi provocano l’ira di Dio contra la città,
e, procedendo ogni bono governo da lui, sono causa che Dio tira a sé la mano, e
non lascia correre la grazia del bon governo per la gravezza e multiplicazione
delli lor peccati, per li quali si tirano dietro gran
parte del popolo e perseguitano sempre li boni e iusti uomini; onde leggete e
rileggete nel vecchio e nuovo Testamento, e troverrete che tutte le
persecuzione de’ iusti sono da tali uomini principalmente procedute, e che per
li loro peccati son venuti li flagelli di Dio nel popolo, e che loro hanno
sempre guasto ogni bono governo, corrompendo le menti delli re e principi e
altri governatori.
Bisogna
dunque avere gran diligenzia, che nella città si viva
bene e ch’ella sia piena di buoni uomini, massime ministri dello altare: perché
crescendo el culto divino e il bene vivere, è necessario ch’el governo si facci
perfetto. Prima, perché Dio e li angeli suoi ne hanno
speziale cura, come si legge spesso nel vecchio Testamento, che quando il culto
divino stava o cresceva, sempre il regno delli Giudei andava di bene in meglio:
e questo medesimo si legge nel novo Testamento, di Constantino Grande e di
Teodosio e d’altri principi relligiosi. Secundo, per le
orazione, che continuamente si fanno da quelli che sono deputati al
culto divino e dalli boni che sono nella città, ed etiam per le orazioni
communi di tutto el popolo nelle sollennità; onde leggiamo nel vecchio e nuovo
Testamento le città per le orazione essere state cavate di grandissimi pericoli
e da Dio dotate di innumerabili beni spirituali e temporali. Terzio, per li buoni consigli, per li quali si conservano e augumentano
li regni; perché essendo buoni li cittadini, sono specialmente illuminati da
Dio, come è scritto: Exortum est in tenebris lumen rectis corde, cioè:
nelle tenebre delle difficultà di questo mondo li retti di core sono da Dio
illuminati. Quarto, per la loro unione, perché dove è il ben vivere cristiano non può essere discordia, però che tutte le radice
della discordia sono rimosse, cioè, la superbia e ambizione, avarizia e
lussuria: e dove è unione, bisogna che sia forza; onde si è provato nelli tempi
passati, che li regni piccoli per la unione son fatti grandi e li grandi per la
discordia si sono dissipati. Quinto, per la iustizia e per le buone legge, le
quali amano li buoni cristiani; onde dice Salamone: Iustitia
firmatur solium, cioè: per la iustizia si ferma el regno. Cresceria ancora
per questo ben vivere el regno in ricchezze, perché, non spendendo
superfluamente, congregariano nello erario publico
infinito tesoro, per el quale pagheriano li soldati e officiali, e pasceriano
li poveri, e fariano stare in timore li suoi inimici; e massime che, intendendo
el loro buon governo, li mercatanti e altri uomini ricchi volentieri
concorreriano alla città; e li vicini, che fussino mal governati da altri,
desiderrieno il loro governo. E per la unione loro e
benivolenzia delli amici averiano bisogno di pochi soldati, e tutte le arti e
scienzie e virtú verriano nella città, e quivi si congregheria uno infinito
tesoro, e dilateriasi el regno suo in molte parte; la qual cosa sería buona,
non solamente alla città, ma etiam alli altri popoli, perché seriano
bene governati, e il culto divino si dilateria, e la fede e il ben vivere
cristiano cresceria; la qual cosa sería grande gloria di Dio, e del nostro
salvatore Iesú Cristo, re de’ re e signore de’ signori.
Ora,
tutto questo bene impedisce e guasta il governo tirannico: perché non è cosa
che piú abbia in odio el tiranno che il culto di Cristo e il ben vivere
cristiano, però che è direttamente suo contrario, e uno contrario, cerca
discacciare l’altro; e però el tiranno si sforza, quanto può, ch’el vero culto di Cristo si lievi della città, benché lo
facci occultamente. E se si truova qualche buono
vescovo, o sacerdote, o religioso, massime che sia libero in dire la verità,
cautamente lo cerca di rimuovere dalla città, o di corrompere la mente sua con
adulazione e presenti. E fa dare li beneficii alli cattivi
preti, e alli suoi ministri, e a quelli che sono suoi complici; e favorisce li
cattivi religiosi e quelli che lo adulano. E sempre cerca di corrompere
la gioventú, e tutto el ben vivere della città, come cosa a lui sommamente
contraria: e se questo è grande, anzi sommo male in ogni città e regno, massime e gravissimo in quelle de’ Cristiani, tra le
quale a me pare che sia ancora maggiore nella città di Firenze. Prima, perché
questo popolo è molto inclinato al culto divino, come sa chi ne ha pratica;
onde saria facilissima cosa instituire in lui uno
perfettissimo culto e ottimo vivere cristiano, se fussi in lui un buono
governo; chè certo, come noi proviamo ogni giorno, se non fussino li cattivi
preti e religiosi, Firenze si ridurria al vivere de’ primi Cristiani e sería
come uno specchio di religione a tutto el mondo: onde noi vediamo al presente,
che fra tante persecuzioni contra al ben vivere de’ buoni, e tanti impedimenti
di dentro e di fuori, e fra escommunicazioni e male persuasioni, si vive per
tale modo nella città da’ boni, che (sia detto con pace di ogni altra) non si
nomina, né è alcuna altra città, dove sia maggiore numero e di maggiore perfezione
di vita della città di Firenze. Se dunque, fra tante persecuzioni e
impedimenti, la cresce e fruttifica per el verbo di Dio, che farebbe lei,
quando fussi in essa uno quieto vivere dentro, rimossa
la contradizione de’ tepidi e cattivi preti e relligiosi e cittaddini?
Questo
ancora piú conferma la sottilità delli ingegni che si trovano in lei, però che
è noto a tutto el mondo, che li Fiorentini hanno
spiriti sottili: e noi sappiamo essere cosa pericolosissima, che tali spiriti
si volghino al male, e massime che in quello si avezzino da fanciullo, perché
sono dipoi piú difficili a sanare e piú atti a fare multiplicare li peccati in
terra. E per contrario, se si volgono al bene, serà difficile
a pervertirli, e seranno atti a multiplicare tale bene in diverse parti.
E però bisogna nella città di Firenze avere gran diligenzia, che li sia buono governo e per modo alcuno non vi sia tiranno,
sappiendo noi quanto male ha fatto in lei e nell’altre città el governo
tirannico; però che tante sono state le loro astuzie, che hanno molte volte
ingannati li principi della Italia, e tenute in divisione non solamente le
città vicine, ma etiam le remote: e questo tanto piú facilmente può
fare, quanto che è città pecuniosa e industriosa; onde ha molte volte messo in
confusione tutta la Italia.
Ancora
piú confirma el detto nostro, che non può durare el governo tirannico
longamente, perché niuno violento (come abbiamo detto) può essere perpetuo, e
perché parlando come Cristiano, il governo tirannico è permesso da Dio per
punire e purgare li peccati del popolo; li quali, poi
che sono purgati, bisogna che cessi tale governo, perché, rimossa la causa,
bisogna che sia rimosso ancora lo effetto. Se dunque tal governo non può durare
nell’altre città e regni, massimamente a Firenze non può
durare longo tempo in pace, però che tali ingegni non si possano riposare; onde
si è visto per esperienzia che spesso in lei è stata qualche commozione di
cittadini contra a chi governava; e da queste commozione e guerre civili ne è
seguita alcuna volta la commozione di tutta Italia, e sonsi fatti di molti
mali.
Per
queste ragioni, dunque, e altre che per brevità lascio, appare manifestamente
che, se in ogni città si debbe rimuovere il governo tirannico e piú tosto
patire ogni altro governo imperfetto che quello del tiranno, dal quale ne
seguita tanti e cosí grandi mali che non se ne può trovare né piú né maggiori, molto maggiormente si debbe questo fare nella
città di Firenze. E chi bene gusterà le cose
precedenti, senza difficultà intenderà che non è pena, né flagello alcuno tanto
grave in questo mondo, che sia proporzionato alla gravità del peccato di colui
che cercasse o tentasse, o ancora desiderasse di essere o di fare tiranno nella
città di Firenze, però che ogni pena, che si può pensare nella vita presente, è
piccola a comparazione di tale peccato: ma lo onnipotente Dio, iusto iudice, lo
saperrà punire come merita e in questa e nell’altra vita.
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