CAPITOLO XLII
LA SOLITARIA
Nell’arcipelago italiano, che comincia al mezzogiorno colla
Sicilia, e termina a tramontana colla Corsica, trovasi un’isola quasi deserta.
Composta di puro granito, le sue sorgenti d’acqua dolce sono stupende benché
non siano in estate abbondanti. L’isola è ricca di vegetazione, non d’alto
fusto, non concedendolo le buffere, che la spazzan via senza misericordia. Il
guaio dei venti quasi continui e troppo forti vi produce il beneficio della
salubrità dell’aria. I cespugli surti nell’interstizio de’ massi, sono tutti
aromatici; e se ospite su questa terra deserta tu accendi il fuoco senti la
fragranza dei rami bruciati imbalsamare l’aria.
Il poco bestiame che pascola, vagando per i dirupi, è basso di
statura, ma robustissimo. Così i pochi suoi abitatori, i quali vivono non
splendidamente ma in un’abbondante agiatezza, coi prodotti della pesca e della
caccia, un po’ coll’agricoltura, e molto mercé la generosa provvidenza d’amici
che dal continente inviano il necessario.
Il numero ristretto degli abitanti rende superflui Governo e
Polizia. L’assenza dei preti è la maggior benedizione dell’isola. Dio vi si
adora come si deve, col culto dell’anima, senza sfarzo, nel grandioso tempio
della natura che ha il cielo per volta e gli astri per luminari.
Il capo della famiglia, che primeggia in quell’isola, è un uomo come
gli altri, colle sue fortune e i suoi malanni. Ebbe la sorte di servire qualche
volta la causa dei popoli servi come qualunque mortale, ha la sua dose di
difetti. Cosmopolita, egli ama però svisceratamente il suo paese, l’Italia, e
Roma, con idolatria. Odia i preti, come istituzione menzognera e nociva, ma il
giorno in cui spoglino il lor carattere, malignamente buffone, e tornino
uomini, egli è pronto ad accoglierli e perdonare i loro errori passati.
Professa idee di tolleranza universale e vi si uniforma, ma i preti, come preti
non li accetta perché egli non intende siano tollerati malfattori, ladri e
assassini; e considera i preti quali assassini dell’anima, peggiori degli
altri.
Egli ha passato la sua vita colla speranza di vedere nobilitata la
plebe e ne ha propugnato dovunque i diritti e sempre. Ma con rammarico confessa
pure che egli è rimasto in parte deluso poiché il plebeo innalzato dalla
fortuna a più alto stato, ha patteggiato col dispotismo ed è diventato peggiore
forse del patrizio.
Per questo non dispera del miglioramento umano; si duole soltanto
di vederlo progredire lentamente.
Per lui, i peggiori nemici della libertà dei popoli, sono i
dottrinari democratici o repubblicani, che hanno predicato e predicano le
rivoluzioni per mestiere e per avanzamento proprio e ritiene sian stati loro
che hanno rovinato tutte le Repubbliche, non solo, ma screditato il sistema e
il nome repubblicano. Cita ad esempio le grandi e gloriose Repubbliche
Francesi, quella dell’ottantanove particolarmente, la cui memoria s’adopera dal
despotismo come spauracchio contro coloro che predicano la bontà e l’eccellenza
di una tal forma di reggimento.
Quanto a lui, crede che Repubblica sia: «il governo della gente
onesta» e lo prova: accennando alla caduta delle Repubbliche quando i cittadini
sprofondandosi nel vizio, hanno cessato di esser virtuosi. Non crede però alla
durata del governo Repubblicano composto da cinquecento individui.
Egli è d’avviso che la libertà d’un popolo consista nella facoltà
di eleggersi il proprio governo. Questo governo, secondo lui, dev’essere
dittatoriale, cioè d’un uomo solo. A questa istituzione dovette la propria
grandezza il più grande dei popoli della terra.
Sventura però a chi in luogo di un Cincinnato elegge un Cesare!
Vuole poi limitata a tempo determinato la Dittatura, e solo in
caso straordinario, come quello di Lincoln nell’ultima guerra degli Stati
Uniti, consentirebbe la proroga. In nessun caso accorderebbe ereditario il
potere.
Egli però non è esclusivo: pensa che il sistema del Governo
veramente voluto dalla maggioranza della Nazione, qualunque esso sia, equivalga
alla Repubblica, come avviene, per esempio, del Governo Inglese.
Giudica il sistema presente Europeo un bordello e i Governi tutti
colpevoli dello scandalo perché tutti, anzi che cercare la prosperità dei
popoli non fanno altro che assicurarsi nella loro posizione di despotismo
mascherato od aperto. Di qua gl’immensi eserciti stanziali di truppe,
d’impiegati e di birri che divorano la produzione del paese senza faticare, con
rinascente appetito e senza produrre altro che corruzione.
E la parte più improduttiva e prava della Nazione non si contenta
di consumar per uno co’ suoi vizi, le sue lussurie ed il suo sfarzo, ciascuno
vuol consumare per cinquanta.
Così la parte laboriosa del popolo è caricata d’imposte e priva
della miglior gioventù che si strappa dai campi e dagli opifizi per l’esercito
col pretesto della difesa della patria, ma in realtà per sostenere un sistema
di Governo mostruoso. Le campagne abbandonate e sterili e le popolazioni
malcontente ed immiserite ne sono il finale risultato
Prova che l’Europa è scelleratamente governata, si è pure lo stato
di guerra quasi continuo in cui essa si trova sotto uno od altro pretesto.
Colpa e vergogna questa poiché se i popoli fossero ben governati non avrebbero
bisogno di uccidersi reciprocamente per intendersi.
Date un’Unione europea delle nazioni con un rappresentante
per ciascuna e uno statuto fondamentale il cui primo articolo suoni: «La guerra
è impossibile» ed il secondo: «Ogni lite fra le Nazioni sarà liquidata dal
Congresso». Ecco veramente la guerra, flagello e vergogna umana, divenuta
impossibile. Allora non più eserciti permanenti ed i figli del popolo che si
guidavano al macello, coi boriosi nomi di patriottismo e di gloria resi alle
loro famiglie ed ai campi, che fecondati col lor sudore, contribuirebbero
davvero a migliorare la condizione generale delle nazioni.
Ecco quali sono le credenze del solitario, e confesso anche la
mia.
Quest’isola era il luogo di rifugio, che Giulia avea scelto,
d’accordo con Manlio, per i fuggitivi suoi amici. Ma poiché erano rimaste
Clelia e Silvia senza poter raggiungere lo Yacht, essa avea modificata tale
decisione a questo modo: si visiterebbe cioè l’isoletta per prendervi parere ma
si tornerebbe sul continente per aver notizia del resto della famiglia.
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